Cap. 32 - Incontenibile follia
Non posso crederci. Non posso credere che mi abbia appena detto una cosa del genere. Forse avrei preferito che mi insultasse, che mi urlasse contro, ma sentirlo così rigido e posato è ancora peggio. Come può pensare che io voglia lasciarlo?
"Hobi ma... Sei serio?" "Mai stato più serio di così..." "Ti rendi conto di cosa mi stai dicendo?" "E' quello che dovresti fare, Yari. Io non potrò mai darti una famiglia come quella che hai in Malesia..." Mi stacco completamente da lui e lo faccio voltare verso di me per guardarlo in faccia. È serio. Non l'ho mai visto così serio.
"Voglio essere sincero con te, Yari. Prima ero arrabbiato perché mi hai escluso dalla tua vita, mi hai lanciato una bomba atomica chiedendomi tempo e sei sparito nel nulla, senza darmi l'opportunità di starti vicino. Ora sono arrabbiato perché se anche fossimo stati nella stessa città non avrei comunque potuto fare niente..." Faccio un passo indietro, sempre più incredulo. Non è possibile che stia parlando seriamente.
"Non guardarmi così, Yari. Sarei venuto in Malesia con te? Ovviamente no. Non posso andare in giro liberamente per Seoul, figuriamoci se posso prendere un aereo e accompagnare il mio fidanzato a conoscere la propria figlia sbucata dal nulla. Sarei stato solo un peso per te. Non solo mi avresti chiesto comunque tempo per digerire la notizia, ma avresti sofferto le pene dell'inferno per mesi facendoti duemila paranoie e probabilmente non saresti nemmeno partito per non ferirmi... E invece decidere di conoscere Safìa era la scelta più giusta che tu potessi fare..."
Non ci riesco. Non posso più starmene qui zitto ad ascoltare le sue assurdità. "Hobi smettila per piacere. Non puoi sapere come sarebbe andata e in ogni caso non me ne importa un accidente. Non ha nessun senso star qui a fare teorie. Insultami, ma non venire a dirmi che è colpa tua. Sono stato uno stronzo..." "Mi hai chiesto tempo per te stesso... Probabilmente lo farei anch'io se venissero a dirmi che ho una figlia di otto anni a Gwangju..." Mi stanno salendo i brividi solo a sentirlo provare a mettersi nei miei panni. "Potevo scriverti un messaggio..." "Eri rinchiuso in un monastero buddista..." "Sono stato tre giorni in Malesia dopo..." "Eri con la tua famiglia. Sei scappato di casa a diciotto anni, era giusto che passassi del tempo con tua madre, con tuo fratello e soprattutto con Safìa..."
Non posso credere che ora sia lui quello a giustificarmi. Cosa cazzo sta succedendo? "E va bene Hobi. Allora non capisco quale sia il problema..." "Il problema è che non voglio che tu rinunci alla tua vita per me."
Sbam. Questo è peggio di un ceffone in pieno volto. E non mi sta bene, per niente.
"Non dire cazzate Hobi. La mia vita è qui a Seoul, con te." "La tua vita è con tua figlia, con la tua famiglia, in Malesia. Non con un idol con cui stai da meno di un anno, che sei costretto a vedere di nascosto, che ha una schedule da delirio, che ha passato sette mesi in tour e che ha già le date fissate per quello successivo..." "Anche io ho le tournée, Hobi. Sono stato via due mesi mentre non c'eri..." "Non saresti costretto a farle se tornassi a casa. Hai la tua azienda, sei nato per fare il dirigente, no?" Ok, sta ufficialmente delirando, oppure ha deciso di farmi incazzare. Ma non attacca.
"Hobi, ma ti rendi conto di cosa stai dicendo? Non ho nessuna intenzione di andare a lavorare con mio fratello! La danza è il mio ossigeno, il motivo per cui mi sveglio ogni santo giorno, e tu lo sai perfettamente..." "Scommetto che ci sono ottime compagnie di contemporaneo anche in Malesia..."
È decisamente troppo. Devo assolutamente calmarmi o va a finire che spacco qualcosa. Chiudo gli occhi ed espiro profondamente, concentrandomi per fermare il pizzicore delle mie mani. "E va bene Hobi, come vuoi. Ma almeno tira fuori i coglioni e dimmi in faccia che vuoi mollarmi, invece di dirmi che voglio lasciarti io!" "E' quello che dovresti fare..." "Non è quello che voglio fare! Non puoi costringermi!" "Però posso farti ragionare... Io non posso darti il futuro che vuoi, Yari..."
Sbam!
Lo sapevo. Lo sapevo che avrei perso il controllo. Ho tirato un pugno talmente forte alla scrivania che hanno vibrato anche le pareti. "Il futuro che voglio. Sai cos'è che voglio? Voglio aprire una scuola di danza con la mia migliore amica qui a Seoul. Voglio andare a vivere con te, voglio che tu sia la prima persona che vedo quando apro gli occhi e l'ultima che saluto prima di addormentarmi dopo una giornata massacrante. Voglio dimostrare a questa società di merda che essere omosessuali non è una colpa e che averti conosciuto è stata la cosa più bella che mi sia capitata. Voglio mantenere i rapporti con la mia famiglia in Malesia, andare a trovarli il più possibile, con te. Adesso non è possibile, ok, ma non sarà così per sempre. Voglio andare da mia madre, da mio fratello e da mia figlia e dirgli "Signori, lui è Jung Hoseok, il mio ragazzo. Chiamatelo pure Hobi...". Voglio stare con te. Il mio futuro è con te. Punto."
Una lacrima mi scende lungo la guancia, quasi a scandire il percorso delle mie parole e dei miei passi che man mano si avvicinano sempre di più a lui. Ora è immobile, in silenzio. Non importa. Non voglio che mi risponda, non ho ancora finito. Mi avvicino lentamente alla sua bocca, gli occhi puntati su quelle labbra a forma di cuore che tanto amo. Mi avvicino, sempre di più, con calma, dandogli il tempo di capire le mie intenzioni e di fermarmi, se vuole.
"Yari..." "Baciami, Hobi... Baciami e poi dimmi che vuoi chiuderla qui. E io aprirò quella fottutissima porta e sparirò dalla tua vita..."
E senza aggiungere altro lo afferro per la nuca e mi avvento sulle sue labbra, disperato, come se questo fosse veramente il nostro ultimo bacio. Inspiro profondamente dal naso e mi muovo sul contorno della sua bocca perfetta, cercando uno spazio, un appiglio, un segnale che mi dica che mi vuole ancora. Un segnale che non arriva.
Mi allontano, le lacrime che ormai scendono senza un freno. È finita. Ho lottato con tutte le mie forze ma non è servito. Mi costringo a muovere un piede in avanti, poi l'altro, fino a raggiungere la porta. Addio, Hobi.
Pov Hobi
Tu tum... Tu tum... Tu tum...
Il suono del mio cuore impazzito, il petto che sta per esplodermi. Mi sono appigliato a qualunque cosa, ma non è bastato. Gli ho fatto credere che la sua dichiarazione non mi abbia suscitato nessuna emozione, ho rifiutato il suo bacio che agognavo da mesi, mi sono costretto a rimanere impassibile, ma non posso continuare a mentire a me stesso. Perché la verità è che la vocina che ho nella mia testa mi sta urlando che sto facendo la stronzata più grande della mia vita.
"Yari, aspetta..."
Non posso lasciarlo andare, non così. Yari si blocca, lo sguardo imperscrutabile. "Dammi due minuti e poi potrai varcare quella porta..." Non ha il coraggio di guardarmi, non dopo quello che gli ho detto, non dopo quello che ho fatto. Mi avvicino, costringendolo ad alzare la testa nella mia direzione, fregandomene delle lacrime che ormai scorrono impazzite sui volti di entrambi.
"Ho paura, Yari. Paura del mio lavoro. Paura del mio futuro. Paura di quello che ci sarà dopo. Paura che quando dirò al mondo intero che sono omosessuale la gente mi metterà al rogo o, peggio, se la prenderà con te. Ho paura di perderti. Di non essere abbastanza. Di non riuscire a renderti felice. Ho paura che un giorno ti sveglierai, ti guarderai intorno e capirai che non vale la pena di rinunciare a tutto per me. Alla tua famiglia. Alla tua bambina. Alla tua privacy. Alla tua sicurezza..." Il suo sguardo è attento, mi sta ascoltando ma ha smesso di combattere. "Però... sai che c'è, Yari? Il futuro che vuoi tu è mille volte più bello. Quindi, ti prego. Aiutami a superare le mie paure..."
La sua bocca è sulla mia, prima che me ne renda conto, prima che io stesso possa comprendere a fondo quello che gli ho detto. Adesso basta. Non voglio più nascondermi dietro le cazzate, dietro le paranoie, dietro le assurdità, non voglio più fingere. Voglio, baciarlo, a lungo, a fondo, voglio assaporare le sue labbra che mi cercano, mi inseguono, mi uccidono. Ti amo Yari, ti amo dalla prima volta che ti ho visto, e ti amerò fino alla fine della mia futile vita. Non dar retta a quello che ti ho detto, sono tutte stronzate, tutte bugie che mi raccontavo per convincermi di star facendo la cosa giusta, quando invece stavo rischiando di mandare tutto a puttane e pentirmene per il resto dei miei giorni.
Mi aggrappo alle sue spalle, forti, possenti, sentendomi subito al sicuro, realizzando immediatamente che questo è esattamente il posto in cui voglio essere, tra le sue braccia. Forse sarò un pazzo egoista ma me ne frego, perché Yari mi ha dimostrato di essere ancora più pazzo di me. Spengo il cervello e mi lascio andare al flusso delle nostre lingue che finalmente si sono rincontrate, che si inseguono, si scontrano, si avvinghiano, complici, euforiche, pazze di felicità per essere finalmente insieme dopo mesi di lontananza, di sofferenza, di videochiamate ad orari assurdi per i fusi orari da un lato all'altro del pianeta. E lascio che il mio corpo parli al posto mio, sfogando ogni desiderio, come un'invocazione al cielo.
Lingua, stringi forte la sua, falle capire che non si libererà mai più di te. Labbra, assaporate ogni centimetro della sua bocca, rassicuratela, coccolatela, prendetevi cura di lei. Respiro, fammi arrivare l'ossigeno di cui ho bisogno, perché non voglio mai più staccarmi da lui. Mani, trasmettetemi il calore della sua pelle, le vibrazioni che solo lui sa creare, l'eccitazione che ci siamo portati addosso per mesi e che finalmente possiamo sfogare. Dita, rimanete intrecciate alle sue, ed io farò in modo che non vi dobbiate più lasciare, che non dobbiate più soffrire, che non dobbiate più rimanere nell'incertezza e nel dubbio. Gambe, sorreggetemi, perché potrei cadere da un momento all'altro per questa incontenibile follia.
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