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Cap. 22 - Indovina chi viene a cena

Uff!!

Lascio andare malamente il borsone sul pavimento e mi svacco sul divano. Sono appena rientrato a casa dopo sette ore di riunione con la compagnia di danza contemporanea. Sette ore di aria fritta. La Min si è fissata che per la prossima tournée dobbiamo cambiare storia perché questa l'ha già stancata ed ha passato l'intero allenamento ad esporci le sue idee per il futuro, una peggiore dell'altra. Quella donna è incredibile. Siamo tornati da due mesi di teatri sold out e vuole ricominciare tutto da capo. Io ne approfitterei per vivere di rendita, almeno per un po': lo spettacolo del Principe Mulatto mi piace un sacco ed evidentemente il pubblico di tutta l'Asia mi dà ragione. Speriamo che il direttore della compagnia le faccia cambiare idea: Kumiko rientrerà tra un mesetto dal tour mondiale con i BTS, se iniziamo subito con delle coreografie nuove non le daranno mai il ruolo da protagonista. E io ho l'assoluto bisogno di tornare a ballare con lei. Certo, Yi-seo è la partner ideale, dà sempre il cento percento e non perde mai la concentrazione ma... non è Kumiko. Mi mancano i suoi scleri prima di ogni spettacolo, gli sguardi d'intesa che ci scambiavamo nei passi a due, l'adrenalina che mi trasmetteva ad ogni presa.

Mi allungo verso il calendario da tavolo appoggiato sul mobiletto del soggiorno e disegno una croce rossa sulla data di oggi. Venticinque giorni. Tra venticinque giorni Hobi tornerà a Seoul e potremo rivederci. Inutile dire che non sto più nella pelle. Mi alzo dal divano con rinnovata energia e mi dirigo verso la zona cucina, cercando qualcosa di commestibile nel frigo. Da quando la mia coinquilina è partita mi sono ripromesso di mangiare fuori solo una volta al mese per tenere le finanze sotto controllo, e purtroppo mi sono giocato questo bonus la cena dopo essere rientrato dalla tournée. Stasera non ho proprio nessuna scusa per ordinare cibo d'asporto.

Devo dire che questa imposizione mi ha reso un ottimo cuoco, prima ruotavo sempre attorno ai soliti piatti, principalmente uova in padella e noodles di vario genere, adesso sono diventato il re degli stufati e delle frittelle di kimchi. Se non mangio una frittella di kimchi un giorno sì e l'altro pure sclero, quindi ho dovuto per forza di cose imparare a cucinarmele da solo. Ovvio, non sono bravo come il proprietario della nostra bettola marcia di fiducia qua di fronte ma non posso lamentarmi.

Visto che non mi sono ancora deciso a fare la spesa nel mio frigorifero al momento sono presenti, in ordine sparso, mezza cipolla, due uova e degli avanzi di pollo. Provo con il freezer ma mi sono rimasti solo dei ritagli di cipollotto e una scodella di riso surgelato. Sospiro e inserisco questi quattro miseri ingredienti in croce su Google, sia mai che mi compaia la ricetta svuotafrigo della vita. Ed eccola qua la soluzione ai miei problemi: si chiama Oyakodon, ed è a base di riso, pollo, uova, cipolle, cipollotto, zucchero, salse varie e poco altro. Una cazzata da preparare e ho tutto quello che serve. Oltretutto è un piatto giapponese, nemmeno a farlo apposta. Ma sì dai, proviamo qualcosa di nuovo stasera, magari diventa il mio nuovo cavallo di battaglia.

Ehi Queen, in tuo onore stasera mi preparo l'Oyakodon, o almeno ci provo. Suggerimenti?

Finisco di digitare il messaggio ed appoggio il telefono sul ripiano del lavandino, sogghignando. Come se la mia coinquilina fosse in grado di cucinare qualcosa che non sia il riso bianco nella cuociriso. Penso di non averla mai vista ai fornelli da quando la conosco. Recupero il tagliere ed allineo gli ingredienti sul tavolo, ascoltando il suo vocale.

Sai cosa vuol dire Oyakodon in giapponese? Significa "scodella genitore e figlio" ... Non è un po' crudele??

Scoppio a ridere al pensiero dell'espressione che avrà fatto mentre pronunciava la parola "crudele". Effettivamente in questo piatto sono presenti contemporaneamente il pollo e le uova, vale a dire il genitore e il figlio. Come nome mi sembra assolutamente geniale. Infilo il telefono nella tasca posteriore dei jeans e mi rimetto all'opera.

Driin!

Il suono del citofono mi distrae dai miei affari culinari e mi fa letteralmente saltare per aria. Chi diamine è? Non aspetto nessuno, non ho comprato nulla su internet e non ho ordinato cibo d'asporto. Provo a far finta di niente, magari hanno sbagliato, ma un secondo squillo mi conferma che qualcuno mi stia cercando sul serio.

"Sì?"

"Ciao Yari... Sono Jun... Posso salire?"

Questa poi. Cosa diamine ci fa la cameriera della bettola di fronte al mio citofono?? Scuoto la testa e schiaccio mio malgrado il pulsante per aprirle. Non posso certo lasciarla per strada.

"Ce-certo. Ultimo piano..."

Mi avvicino perplesso alla porta blindata, aspettando che l'ascensore raggiunga il mio pianerottolo. "Ciao Yari!" "Ciao Jun..." Ha in mano uno strano sacchetto azzurro, che emana un profumo invitante. Le probabilità che si stia imbucando a cena da me sono sempre più quotate. "Ti ho visto passare con l'aria sconsolata, e visto che stasera staccavo presto dal turno ho pensato di portarti qualcosa da mangiare... Che dici, mi fai entrare o rimaniamo sull'uscio?" Bingo. Le sorrido leggermente impacciato e alla fine decido di lasciarla entrare. Dai, in fondo è stato un pensiero carino e tutto sommato mi fa piacere una cena in compagnia a casa dopo mesi di solitudine.

"Ho chiesto al cuoco di prepararti i tuoi piatti preferiti... Frittelle di kimchi, kimbap al tonno e dolsot bibimbap con salsa piccante. Ci ho azzeccato vero?" Annuisco, sconcertato. Se non la conoscessi da quando mi sono trasferito in questo appartamento penserei che sia una stalker. "Grazie Jun, non dovevi." "Ma figurati... E' un sacco che non ti fai vedere e sai cosa si dice vero? Se Maometto non va alla montagna..." Ha già preso pieno possesso della cucina, ha recuperato un paio di ciotole dalla dispensa e sta allineando con cura i vari piatti sul ripiano di marmo. Mi avvicino dall'altro lato per mettere via gli ingredienti che avevo tirato fuori dal frigo. Oyakodon, ci riproviamo domani.

"Oh, Yari scusami, magari avevi altri programmi stasera?" Tipo mangiare al volo e svaccarmi sul divano a guardare un drama BL? Sì, in effetti sì, avevo altri programmi... "Non preoccuparti, non avevo niente di particolare da fare..." "Ma... sei da solo vero?" Ting. Un campanellino d'allarme si accende a questa domanda e decido che la cosa migliore sia rimanere sul vago. "Sì... Sono da solo..." "Bene..."

Bene?? Cosa significa bene??

Vado a sedermi sul lato lungo del tavolo mentre Jun si accomoda di fronte a me, estrae dal sacchetto delle meraviglie due bottiglie di soju e le stappa in un colpo solo con il retro del cucchiaio. Ora che la osservo bene mi sembra diversa dal solito, forse è più... truccata? Da quando mette il rossetto per lavorare alla bettola? Addento una frittella di kimchi per non dare nell'occhio e continuo a scannerizzarla. Ha tolto il cappotto, mostrando un vestito decisamente corto, decisamente attillato e decisamente scollato. Anche i capelli sono diversi, come se fosse appena uscita dal parrucchiere. Ok, non ci capirò un cazzo di donne ma questo non mi sembra affatto il look di una cameriera che ha appena staccato dal turno. Questo è il look di una ragazza che ha passato il pomeriggio a decidere cosa mettersi.

Molto bene... E ora che cazzo faccio?

Opto per la soluzione che al momento mi sembra più pratica: far finta che sia tutto normale. "Grazie per la cena Jun, è veramente tutto buonissimo come al solito..." "Figurati Yari, per me è un piacere... Tu come stai?" Mi sta sorridendo con un'aria sinceramente interessata, magari ho frainteso e mi sono fatto pippe mentali per niente? No, non credo proprio, ma non importa. "Sto bene, grazie. Sono solo un po' stanco..." "È stata una giornata pesante?" "Impegnativa direi..." "Mi dispiace..." "Tu, tutto a posto?" "Sì dai tutto bene. Soliti scleri in cucina, soliti clienti ubriachi che mi fanno morire dal ridere. Niente di nuovo insomma..." Sollevo lo sguardo e le sorrido a mia volta. Un po' mi mancava avere qualcuno che mi facesse trovare la cena pronta e mi chiedesse come è andata la giornata. Qualcuno con cui parlare dal vivo di qualsiasi argomento che non sia il prossimo tema per lo spettacolo e a chi assegnare la parte principale.

"Yari, non te l'ho mai chiesto... Come mai sei venuto a Seoul?" Un brivido mi percorre la schiena quando mi rivolge questa domanda e prendo tempo inforcando un rotolo di kimbap e masticandolo con estrema calma. Ancora una volta decido che la cosa migliore sia rimanere sul vago. "Volevo diventare un ballerino professionista e... diciamo che in Malesia non avevo molte possibilità." Dai, ho saltato qualche dettaglio ma il grosso della storia è più o meno questo. "E ci sei riuscito..." La sua non è una domanda, ma una costatazione di ammirazione pura. "Sì, dai... Ci sono riuscito... Che mi dici di te, invece?" Jun avrà più o meno la mia età e non mi è mai sembrata disposta a fare la cameriera a vita. Già il modo in cui si è imbucata a cena a casa mia stasera dimostra che è una tipa con le palle.

"Sto studiando all'università, voglio diventare maestra d'asilo. E per pagarmi gli studi lavoro alla bettola..." Accidenti questa sì che non me l'aspettavo. "Caspita Jun ma fai degli orari assurdi! Quando trovi il tempo per studiare e... dormire?" "Frequento solo i corsi obbligatori e piano piano sto riuscendo a dare tutti gli esami. Mi laureo a fine anno..." "Wow... Complimenti! Non deve essere stata una passeggiata!" "No... Per niente... Ma chi la dura la vince, no?" "Vorrei tanto avere la tua caparbietà Jun..." "Beh ma mi sembra proprio che tu ce l'abbia Yari..." Mi sta rivolgendo uno sguardo strano, che non sono proprio in grado di decifrare. Finisco i residui di bibimbap che ho nella ciotola e mi alzo per sparecchiare.

"Lascia stare faccio io..." "Ma figurati Jun... Direi che hai già fatto abbastanza..." "Dai ti do una mano... Non riesco a stare seduta a far niente mentre gli altri lavorano..." Annuisco mio malgrado e mentre si alza le do un altro giro di scanner. Indossa degli stivali sopra al ginocchio che da seduta non avevo notato e in questo momento è così vicina che riesco a percepire il profumo floreale provenire dai suoi capelli. Ok, dubito fortemente che la bettola abbia la doccia. Il suo turno deve essere finito ore fa, altrimenti non si spiega. Probabilmente si è studiata accuratamente i miei orari della settimana ed ha aspettato che tornassi a casa per portarmi la cena. E un altro pensiero malsano continua a frullarmi per la testa: non ho potuto fare a meno di notare come non abbia menzionato Kumiko nemmeno una volta.

Ripongo l'ultimo piatto nella lavastoviglie con la speranza che la serata sia finita qua, ma con mio sommo rammarico Jun apre due altre due bottiglie di soju e va a sedersi sul divano. Ok, come si fa a cacciare una ragazza di casa in modo gentile, senza risultare maleducato? Sono stanco? Ho sonno? Calcolando che non sono nemmeno le otto di sera non credo possa funzionare come scusa. Senza contare che sono stato proprio io a dirle che non avevo impegni. Mi sono fottuto da solo.

Mi siedo nell'angolo del divano e lei ne approfitta per avvicinarsi fino a incollare le gambe accavallate ai miei fianchi, bere un sorso di soju e inclinare con noncuranza la testa sulla mia spalla. No ma molto bene Yari, voglio proprio vedere come ne esci adesso. Butto giù anche io un po' di alcool e appoggio la bottiglia sul ginocchio. È tutto così surreale, lei che sta cercando di flirtare con me, il suo vestito giropassera ultrascollato, la mega palla sul turno che mi ha raccontato per non voler ammettere di aver organizzato da giorni questa cena.

"Sai Yari, mi sembra così strano che uno come te sia da solo..." Il suo tono è diventato improvvisamente sospirato e sensuale, rivolto direttamente al mio orecchio. Se fossi stato etero penso sarebbe stata in grado di farmelo alzare all'istante ma purtroppo per lei sono giusto quel tantino gay, possibile che non si noti? Evidentemente no. Sono riuscito a nasconderlo perfino ai ragazzi della compagnia di danza contemporanea, e loro mi vedono tutti i giorni.

I miei pensieri mi distraggono dal replicare e prima che possa spostarmi me la ritrovo a cavalcioni sulle gambe, le mani alla ricerca dei miei addominali e le labbra intente a baciarmi il collo. Ok Yari, è arrivato ufficialmente il momento di fare qualcosa. "Jun..." La afferro per i fianchi per staccarmela di dosso, delicatamente ma con fermezza. Stava già iniziando a salire verso il mento, ci manca solo che provi a infilarmi la lingua in gola. "Jun..." Il mio tono è risoluto, il tanto che basta per convincerla a lasciar perdere. Mi spiace da morire spezzarle il cuore ma sinceramente non penso ci sia un'altra via. "Jun... Io... Non posso..." Si solleva rimanendo seduta a cavalcioni sulle mie cosce, gli occhi lucidi puntati nei miei. "Stai con Kumiko vero? Siete ancora fidanzati? Io non... non la vedo da un po', pensavo vi foste lasciati..." Mi mordo il labbro inferiore, a disagio. Sono stanco di mentirle, stanco di nascondermi dietro una bugia comoda. È arrivato il momento di dire come stanno veramente le cose. "Jun io non... Non sto con Kumiko... Sono omosessuale..."

Occhi sgranati, mani a coprirsi la bocca spalancata, colorito sempre più tendente al bordeaux: sì, decisamente non se l'aspettava. Annuisco e l'aiuto a rialzarsi. "Mi dispiace... Non volevo che lo scoprissi così..." Il suo silenzio imbarazzato vale più di mille parole ed evito di aggiungere altro mentre lei torna nella zona cucina per recuperare la borsa e il cappotto. Mi gratto la nuca aspettando che si vesta, ma prima che esca la blocco per il polso. "Jun... Mi dispiace, sul serio..." Per tutta risposta mi rivolge un profondo inchino, la voce spezzata dalle lacrime. "Scusami tu, Yari... Fai finta che io non sia mai passata da casa tua, ok?"

Non ce la faccio a lasciarla andar via in queste condizioni. La attiro delicatamente a me e l'abbraccio con tutta la dolcezza di cui sono capace. All'inizio la sento rigida ma piano piano il suo copro si ammorbidisce e mi abbraccia a sua volta. "Che gigantesca figura di merda, cazzo..." Scoppio a ridere, accarezzandole la schiena. "Non preoccuparti Jun. Sai, ho sempre pensato che anche Kumiko si fosse presa una bella cotta per me quando ci siamo conosciuti..." Non l'ho mai detto a nessuno, nemmeno alla mia migliore amica, ma non mi sono sfuggiti gli sguardi che mi lanciava durante i primi mesi, spariti magicamente dopo che l'ho portata al Plastique. Per fortuna non ci ha mai provato spudoratamente e sono riuscito a far finta di non essermene accorto.

"Oddio, Kumiko! Dovrò scusarmi anche con lei! L'ho sempre trattata male!" Sono contento che la nuova preoccupazione di Jun sia di non perdere due dei suoi più fidati clienti. Faccio un passo indietro e le sorrido per rassicurarla. "Tranquilla, finché le dai da mangiare lei è contenta!" Ridiamo entrambi, sciogliendo definitivamente qualsiasi imbarazzo. "Dai Jun, resta qui, ci spariamo un film sul divano!" Il suo sguardo è più dolce, ma risoluto come sempre. "Ti ringrazio Yari ma preferisco andare a casa e sfondarmi di gelato per riprendermi da questa batosta... Solo... Tornerai a trovarmi alla bettola, vero?" Vorrei accarezzarle la testa per quanto è tenera ma forse è meglio non infierire ulteriormente. "Certo che tornerò Jun. Promesso."

Aspetto che arrivi l'ascensore, chiudo la porta e mi butto sul divano. Cazzo che serata ragazzi. Recupero il telefono dalla tasca posteriore dei jeans, non l'ho guardato per tutta la sera. Hobi e Kumiko mi hanno mandato la solita foto di rito pre-concerto e sorrido alle loro espressioni cariche a pallettoni nonostante debbano affrontare l'ennesima data di un tour estenuate. Penso che per il momento terrò questo incontro con Jun per me, non voglio sputtanarla più di quanto lei non si sia mortificata da sola.

Ma c'è altro sul mio cellulare. Dieci chiamate perse da un numero sconosciuto. Lo stesso numero che in questo momento sta comparendo sullo schermo. Vorrei spegnere tutto e lasciar perdere ma questa insistenza mi incuriosisce. Schiaccio il tasto verde e rispondo.

<<Pronto?>>

<<Pronto... Yarihe??>>

Un brivido mi percorre la schiena nel sentirmi chiamare in questo modo e soprattutto nel riconoscere all'istante la voce del mio interlocutore.

<<... sono Jarvis...>>

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