Cap. 20 - A volte ritornano
Sbatti. Sbat-ti. Già non ho un cazzo di voglia di uscire stasera, figuriamoci di andare da solo al Plastique. Ma è il compleanno del signor Lee e ha insistito tanto perché mi esibissi. E purtroppo al momento non posso rifiutare nemmeno mezzo won. Kumiko è in tour con i BTS da un mese e le ho impedito di pagarmi le bollette in sua assenza. Già non mi ha mai chiesto niente per l'affitto, ci manca solo che mi mantenga anche mentre è via per lavoro.
Mi guardo allo specchio, pettinandomi all'indietro i capelli con le dita. Come al solito dovrò ballare a petto nudo ma a parte quei tre minuti preferisco rimanere anonimo. Una semplice camicia nera e dei jeans sobri senza strappi andranno più che bene. È già tanto se non mi presento in tuta. Recupero il giubbotto e infilo gli anfibi, cercando di trovare la motivazione per uscire dalla porta. Soldi. Mi servono soldi. Se un giorno vorrò aprire una scuola di danza con la mia migliore amica ogni centesimo è importante. Vado, spacco i culi ai merli in pista, mi faccio un Angelo Azzurro con il Signor Lee e mi eclisso. Fine della serata.
Sai che non c'è modo di evitare il coglione, vero?
Certo che c'è. Ha-joon dovrà rimanere incollato alla consolle, mi basterà semplicemente concentrare lo sguardo sui restanti tre angoli del locale e far finta che quella parete sia in ristrutturazione. Non che io abbia paura di ricaderci, assolutamente, semplicemente non ho nessuna voglia di rivedere la sua faccia di cazzo. Sono passati quattro mesi dall'ultima volta che ci siamo incontrati e sinceramente non ho niente da dirgli.
Scendo dalla metro e mi avvio verso il vicoletto poco illuminato che porta al Plastique. Forza Yari, ce la puoi fare. Vai, spacchi i culi ai merli in pista, ti bevi un Angelo Azzurro con il Signor Lee e ti eclissi. Fine della serata. Faccio un cenno al bodyguard all'ingresso che annuisce, scosta la corda e mi fa passare. Soldi. Mi servono soldi.
"Saaaandokan!! Ra-ragazzo mio!! Co-come sono felice di vederti!! Lady Saw non c'è?? È malata?" Un barcollante signor Lee si avvicina e mi stritola tra le sue braccia paffute in un abbraccio spaccacostole. E' già talmente sbronzo da essersi completamente dimenticato che Kumiko gli ha scritto tre volte per fargli gli auguri e scusarsi della sua assenza alla festa. "No, signor Lee, è via per lavoro, si ricorda? Torna tra sei mesi!" "Ah già, già... Vieni vieni ragazzo mio, ti offro un Angelo Azzurro!"
Seguo il proprietario verso il bancone del bar, lo sguardo fisso davanti a me. Dai che mi levo subito dal cazzo la bevuta con il festeggiato e dopo l'esibizione torno a casa. Il signor Lee sbatte il pugno cicciotto sul bancone, l'espressione di chi è ubriaco perso ma persevera nel voler dimostrare il contrario. "Due Angeli Azzurri, che qua Sandokan ha bisogno di carburare!!" Il barista si avvicina a noi e mentre recupera due bicchieri vuoti mi fa l'occhiolino. "Ciao Kei. Non farglielo troppo carico, mi sembra abbia già bevuto abbastanza..." "Non preoccuparti, è da due giri che gli sto dando solo analcolici. È un po' che non ti fai vedere, come stai?" Ha ragione. L'ultima volta che sono venuto al Plastique è stato per la serata Bomboclaat. La famosa serata Bomboclaat, quando ho conosciuto Hobi. Sono passati solo quattro mesi ma mi sembrano molti, molti di più. "Sono stato in tournée con la compagnia..." "Ah sì, Lady Saw mi aveva anticipato qualcosa..." E senza aggiungere altro afferra tre bottiglie contemporaneamente con la mano destra e ne rovescia il contenuto nello shaker. Per essere un barista è uno che si fa i cazzi suoi. O forse più semplicemente ha imparato a sopravvivere in un posto come questo.
"Tanti auguri Signor Lee!!" "A te giovanotto! Resta sempre in salute, come oggi!" E senza nemmeno prendere fiato il proprietario prosciuga il contenuto azzurro puffo del suo bicchiere in colpo solo e lo rovescia rumorosamente sul bancone. "Kei, brutto maledetto! Mi hai messo l'acqua nel cocktail!! Guarda che ti licenzio!" Il barista non sembra per niente preoccupato della minaccia e indica divertito l'etichetta della bottiglia di vodka. "Non lo farei mai Signor Lee, che compleanno sarebbe senza alcolici?" "Bravo figliolo, ben detto! Fammene un altro, su! Sandokan, anche tu!" Avrei dovuto immaginare che non l'avrei scampata con un giro solo. "Va bene Signor Lee, ma poi devo andare a prepararmi!" "Giusto, giusto!"
Butto giù il secondo Angelo Azzurro e aspetto che faccia effetto prima di alzarmi dallo sgabello e dirigermi verso il microscopico armadietto dell'antibagno. Un principio di sbornia mi sembra un ottimo modo per portare avanti la serata. Piego il giubbotto e la camicia e chiudo l'anta a chiave. Forza Yari. È il momento di spaccare i culi.
"Ladies and Gentleman prima di tutto vorrei che vi uniste a me nel fare gli auguri all'uomo senza la quale tutto questo non esisterebbe! Forza spellatevi le mani per il signoooor Leeeeee!!"
Solo a sentire la voce microfonata di Ha-joon che risuona per tutta la discoteca mi sale un conato di vomito. Non mi ricordavo che fosse così fastidiosa. O forse non l'ho mai trovata fastidiosa perché avevo due fette di salame al posto delle orecchie.
"E adesso diamo il bentornato alla Tigre della Malesia, perché sì Ladies and Gentlemen, il redivivo Sandokan è di nuovo al Plastique!! Su-quelle-cazzo-di-maniiii!!"
Mamma mia che prurito, ho una voglia assurda di prenderlo a sberle. Mi incammino con passo cadenzato verso il centro della pista, dove la bolgia si è già aperta per farmi spazio. Percepisco chiaramente lo sguardo viscido di Ha-joon fissarmi il culo e mi giro appositamente di spalle senza degnarlo di uno sguardo. Fai partire la musica, coglione, così la facciamo finire alla svelta e mi posso levare dal cazzo.
Un boato si eleva dalla folla quando tutti riconoscono già dalle prime note il pezzo che ho scelto, anzi il pezzo che ho fatto scegliere al festeggiato perché a me non poteva fregarne di meno. Ho inventato la coreografia in tre minuti netti mentre mi vestivo per venire qua. In effetti già che c'ero avrei anche potuto improvvisare. Mi lascio andare alle cadenze dei bassi e all'aggressività della voce di Stefflon Don, gli occhi puntati nelle telecamere dei ragazzi in prima fila che mi stanno filmando. Tutto sommato mi mancava ballare al Plastique.
Rah-ta, rah-ta
Ka-kah, ka-kah, ka-kah
Rah-ka-ka-ka-ka-rahh!
E con la mano destra a pistola e la sinistra a sorreggermi il gomito teso simulo una scarica di fucile e concludo la mia performance. A giudicare dal bordello che stanno facendo i ragazzi intorno a me ho spaccato sul serio. Bella. Massimo risultato con il minimo sforzo ma soprattutto rapido e indolore. Saluto con un leggero inchino e corro verso il mio armadietto, pregustandomi già lo stufato di kimchi che mi cucinerò una volta arrivato a casa e mangerò rigorosamente svaccato sul divano.
"Ehi ehi... Dove te ne vai così di fretta, senza nemmeno salutare?" La voce di Ha-joon mi segue attraverso l'uscita secondaria. Ma porca troia. Continuo a camminare lungo il vicolo poco illuminato, senza voltarmi, e mi sento strattonare da dietro per il polso. Mi divincolo all'istante e infilo di nuovo le mani nella tasca del giubbotto. "Cosa vuoi Ha-joon? Non dovresti essere in consolle?" I suoi capelli sono di un rivoltante biondo platino, ma il suo sguardo è lo stesso che ricordavo. Il tipico sguardo da stronzo. Certo che ero proprio un coglione. "Il signor Lee mi ha chiesto di fargli mettere un paio di pezzi come regalo di compleanno. Volevo approfittarne per salutarti... Mi sei mancato..." Mamma mia che fottone che mi sta salendo.
"Beh, ciao." Secco e conciso, e sono stato fin troppo educato. "Cosa c'è Yari? L'ultima volta che ci siamo visti mi hai tirato un limone da dieci e lode e sei sparito nel nulla. Pensavo avessimo chiarito ma hai bloccato il mio numero senza darmi spiegazioni. Come pensi ci sia rimasto?" Non ci posso credere. Sarebbe lui la vittima? Ma per me può benissimo andarsene a fanculo. "Consideralo un limone d'addio Ha-joon. Non ho niente da dirti. Buonanotte." Mi giro per andarmene ma si avvicina di nuovo bloccandomi per la spalla.
"Non ci credo che tra noi sia finita, Yari. Mi manchi terribilmente. Ti voglio. E so che anche tu mi vuoi... Lo capisco da come mi guardi..." No caro, il mio è uno sguardo di puro schifo, non certo di attrazione, ma sinceramente non ho voglia di star qua a discuterne. Faccio per voltarmi di nuovo ma prima che possa rendermene conto Ha-joon mi dà uno spintone e mi sbatte contro la prima macchina parcheggiata, infilandomi la lingua in gola. Vorrei tirargli il secondo cazzotto della mia vita ma mi sta bloccando i polsi contro il finestrino, stringendoli fino a farmi male. Deve essersi allenato parecchio negli ultimi mesi. Impossibilitato a muovermi con il corpo passo all'unica arma di difesa che mi ha lasciato: i denti. Peccato che lui interpreti il mio morso come un atto di seduzione.
"Mmmmh... Non ti ricordavo così arrapato..."
E incollandosi ancora di più a me mi appoggia una mano sul pacco da sopra i jeans, aspettandosi una mia reazione. Che non c'è. "Levati Ha-joon..." Senza darmi ascolto inizia a strusciare il palmo sulla cerniera, convinto di farmi eccitare all'istante. Sicuramente un tempo ci sarebbe riuscito, peccato che non mi abbia mai fatto di sua spontanea volontà una sega. Sollevo il mento, guardandolo negli occhi. Non potrei eccitarmi nemmeno se si inginocchiasse e iniziasse a succhiarmelo, cosa che comunque non farebbe mai nella vita. "Levati Ha-joon..." Ma non è un tipo da mollare, nemmeno davanti all'erezione inesistente del suo ex sotto il palmo.
Mi fa inclinare la testa di lato ed aprendomi leggermente la cerniera del giubbotto inizia a leccarmi, esattamente come avrebbe fatto per marchiare il territorio quando scopavamo, quando mi arrapavo di brutto se mi stampava i suoi baci umidi sul collo. E io lo lascio fare. Non tanto perché mi stia piacendo, anzi, mi sto trattenendo dall'assestargli un calcio nei coglioni; al momento il sentimento che sta prevaricando in me è la voglia di fargli provare una sensazione che probabilmente non ha mai avuto il piacere di conoscere in vita sua. L'umiliazione.
Ma la sua perseveranza è encomiabile: sta continuando a strusciarsi contro di me e a leccarmi il collo, convinto che prima o poi qualcosa si alzi, ma io sono ancora più testardo e soprattutto non ho nessuna intenzione di farmi scopare da lui. Chi la dura la vince. Di colpo si blocca, si stacca e fa un passo indietro.
"Dovrei offendermi?"
Sostengo il suo sguardo, risoluto. "No Ha-joon, magari ad una delle tue puttanelle sarebbe anche piaciuto ma se vuoi scusarmi adesso vorrei andare a casa. E tu dovresti tornartene in consolle..." Mi stacco dalla portiera della povera macchina che sta facendo da testimone a questa scena ridicola ma mi ingabbia tra le sue braccia divaricate, le mani appoggiate al tettuccio. Niente, non mi molla. "Guardami in faccia e dimmi che non provi più niente per me..." Sospiro profondamente, mi chiudo il giubbotto e lo guardo dritto negli occhi. "Penso te l'abbia già detto il mio cazzo, Ha-joon. Addio."
E con una spallata mi libero dalla sua morsa, gli volto le spalle e me ne vado.
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