Cap. 19 - La prima volta
"Yari!!"
Mi preparo a sorreggere la mia migliore amica che appena mi ha allumato da lontano ha iniziato a correre tipo scheggia attraverso i corridoi del backstage, fino a saltami addosso cingendomi i fianchi con le gambe. Il vestito di scena color carne si intravede al di sotto della sua meravigliosa vestaglia bordeaux, a quanto pare non ha avuto ancora modo di cambiarsi. Probabilmente voleva godersi anche lei lo spettacolo fino all'ultimo. La stringo forte tra le braccia e le schiocco un sonoro bacio sulla guancia, incurante dei tecnici che ci guardano divertiti.
"Sei stata meravigliosa, Queen. Semplicemente spettacolare..." "Oh, Yari..." Il suo sguardo è terribilmente tenero e dolce, non l'ho mai vista così felice. Mando giù il magone che mi sta risalendo e le sorrido. Kumiko mi scosta una ciocca di capelli sfuggita dallo chignon durante la foga del concerto e mi perfora con un'espressione inquisitoria. "Quanto hai pianto da uno a dieci?" "Bah... Direi un due scarso..." Non mi vergogno ad ammettere che stavo letteralmente singhiozzando durante il suo passo a due con la Dance Line, mi piace solo stuzzicarla. "Sei un cazzo di bugiardo!" Mi conosce bene. E senza aggiungere altro mi stritola il collo tra le braccia e appoggia la fronte sulla mia, rilasciandomi tutto il calore della sua adrenalina post esibizione. E per un istante mi sembra come se nulla fosse cambiato, come mi fossi appena esibito con lei.
Un vociare entusiasta seguito da dei passi cadenzati risuonano dal fondo del corridoio e il mio cuore ha un sussulto nel visualizzare la scena oltre la spalla di Kumiko. Hobi sta camminando verso di noi, discutendo animatamente con Yoongi e rivivendo i momenti più esilaranti del live appena concluso con gli altri membri, ma non appena i suoi occhi incontrano i miei la sua bocca si scioglie in uno dei suoi sorrisi abbagliati. Quasi trattengo il fiato per quanto è bello, e la mia amica avvinghiata a me non può non accorgersene. "Stasera dormo da Tae così ti lascio casa libera. Ma domani mi aiuti a fare la valigia, sottone!" La voce sussurrata di Kumiko arriva impercettibilmente solo al mio orecchio e con un bacio riconoscente sulla fronte annuisco e la appoggio delicatamente per terra.
"Complimenti ragazzi, è stato un concerto meraviglioso!!" Mi inchino leggermente verso i Bangtan che mi osservano divertiti per il tono semi-formale che date le circostante sono costretto a sfoggiare. Kumiko ha ancora una mano appoggiata al mio braccio, come se volesse trattenermi dal saltare addosso ad Hobi e farmelo nel primo camerino libero. Mi piacerebbe molto in effetti. "Grazie Yari, è un onore ricevere un complimento del genere da un professionista come te non che partner storico di Kumiko..." Il tono di Jimin è decisamente più sciolto del mio, ma lui non deve fare i conti con la visione tritacervello del proprio ragazzo sudato marcio in tenuta da concerto. Il mio interno coscia sta andando a fuoco.
"Ciao cognatino!!" Vivi si avvicina abbracciandomi da dietro, attenta a non farsi sentire dai tecnici attorno a noi. Ha il viso stravolto e decisamente provato, ma tutto sommato soddisfatto. "Ciao figona... Hai fatto un ottimo lavoro stasera, non che avessi dubbi..." Abbiamo avuto modo di conoscerci meglio mentre Kumiko era in ospedale e siamo entrati subito in confidenza, come se fossimo già parenti. Del resto Hobi, Tae e Jungkook sono praticamente fratelli, no? "Si, dai, diciamo che non ho fatto troppe stronzate..." "Sei stata perfetta tesoro..." A giudicare da come Jungkook sta mangiando con gli occhi la sua ragazza direi che è arrivato il momento di abbandonare i convenevoli e passare al post serata.
"Beh che dire ragazzi... Buon tour! Sono sicuro butterete giù tutti gli stadi del pianeta!!" "Non ci sei alle altre due date di Seoul, Yari?" "Eh no, mi hanno aggiunto tre repliche a Jeju, parto domani pomeriggio e al mio rientro voi sarete già in America..." Proprio così. La vita è una merda. "Beh allora ci si vede quando torniamo, ok? Magari organizziamo un'altra serata al Plastique!" "Ci conto, JK!" Sì, tra sette infiniti mesi vorrei aggiungere, ma non è questo il momento di deprimersi. Questo è il momento di lanciare uno sguardo allusivo ad Hobi e riceverne uno ancora peggio in risposta.
Ci vediamo tra un'ora. A casa mia.
Sbam! La porta d'ingresso si chiude rumorosamente mentre strappo la mascherina dal volto di Hobi e mi avvento sulle sue labbra, ancora calde per l'eccitazione del debutto. Avrei voluto dirgli quanto sia stato incredibile in ogni singolo minuto e soprattutto quanto il suo assolo mi sia arrivato fino al midollo ma il mio corpo ha reagito prima del mio cervello e non me l'ha permesso. Gli ho concesso giusto il tempo di entrare in casa e gli sono saltato addosso. Non che la cosa gli dispiaccia a quanto pare. "Cazzo Yari, se non ci fossero state le telecamere ti avrei portato direttamente nel camerino dello stadio..." E senza un attimo di respiro torna a succhiarmi le labbra, stritolandomi i capelli, quasi tirandomeli tra le dita. Non l'ho mai visto così carico, così eccitato tra le mie braccia.
Iniziamo a spogliarci presi dalla foga, ancora nell'atrio, senza nemmeno staccarci per verificare che fine stiano facendo i vestiti lanciati in aria. Chissenefrega. Finalmente le nostre epidermidi entrano in contatto, libere da qualsiasi strato inutile e le mani ne approfittano per esplorare ogni centimetro disponibile: collo, spalla, schiena, petto, addome, sedere, come per marchiare il territorio sul corpo dell'altro. Dovrei godermi il momento, prendermela con calma, salutarlo come si deve, ma a quanto pare stasera non sono io che decido, ma la mia pulsione erotica pressoché ingestibile. Senza che me ne renda conto afferro brutalmente il polso di Hobi trascinandolo verso la mia entrata, impaziente di essere pronto ad accoglierlo. E la sua reazione è a dir poco spiazzante.
"No Yari. Non così. Voglio te."
Ci metto un attimo a razionalizzare quello che mi sta dicendo. E ci metto ancora di più a formulare una risposta.
"Hobi io non... Io non ho mai..."
Come posso spiegarglielo? Che parole devo usare? Sono sempre stato passivo? Ho sempre preferito prenderlo? Sinceramente non mi sono mai posto il problema, davo semplicemente per scontato che il ragazzo che avevo di fronte preferisse dominarmi e ho imparato a farmela andare bene. Come se non ci fosse un'alternativa. Che a quanto pare c'è.
"Anche io non ho mai, Yari."
Questo sì che ha dell'incredibile. Mi sforzo di recuperare un minimo di lucidità per metabolizzare la situazione. Per capirne l'effettiva portata. La schiena nuda di Hobi è ancora completamente appoggiata alla porta d'ingesso, le sue dita mi stanno stritolando i bicipiti, come volesse tenermi bloccato e impedirmi di ricominciare a baciarlo per fargli cambiare idea. Dal suo sguardo traspare risolutezza, determinazione.
"Voglio che sia tu il primo. Ti prego."
Abbasso la testa, invaso da mille dubbi. E se gli faccio male? E se non gli piace? E se non sono capace? E se faccio qualche stronzata? Non posso rovinare la nostra ultima serata insieme, non voglio che il ricordo che avrà di me per i prossimi sette mesi sia oscurato dalla mia inesperienza. Mi mordo il labbro inferiore, incapace di rispondergli. "So che sei nervoso Yari, ti stai trucidando il labbro con i denti da quanto sei a disagio. Non devi esserlo. Sono convinto al cento percento di quello che dico. Ho sempre voluto aspettare il momento giusto, e il momento giusto sei tu, adesso. Ti prego. Non avere paura."
La sua mano si solleva per accarezzarmi il mento e un bacio dolce mi riporta alla realtà. D'accordo. Voglio provarci. Voglio vivere questa esperienza con lui, voglio costruire questa prima volta con Hobi, il mio unico vero amore, il ragazzo che stavo aspettando da una vita. Se non lui, chi? Disegno il profilo della sua schiena con i polpastrelli, rilassandomi pian piano, assaporando questa nuova atmosfera che si è creata, piena di curiosità, di desiderio, di aspettative. E realizzando che la mia prima volta, la nostra prima volta non può essere in piedi davanti all'ingresso di casa.
Gli stringo la mano e camminando all'indietro percorro a memoria la strada che conduce alla mia stanza, il suo sorriso a forma di cuore che mi infonde sempre più coraggio e sicurezza. Hobi è sereno, per nulla preoccupato, anzi, la scintilla che illumina i suoi occhi è ancora più infuocata di prima. Entro in camera e accendendo la fioca luce della lampada sul comodino inizio a baciargli il collo, lentamente, sfiorandogli con l'indice la punta del naso, le labbra, la mandibola, la spalla. Non devo lasciarmi prendere dalla fretta, devo fare le cose per bene, e questo significa prima di tutto farlo rilassare. E Hobi recepisce alla perfezione le mie intenzioni e si lascia andare, i suoi muscoli si fanno meno tesi man mano che la mia lingua disegna il contorno della sua clavicola, aprendo verso il deltoide e risalendo lungo il pomo d'Adamo.
Le sue dita si intrecciano alle mie e con cautela le solleva avvicinandosele alle labbra, lasciando dei piccoli baci sulla punta di ogni polpastrello, per poi iniziare a succhiare l'indice, aggiungere il medio, fino ad inglobarli del tutto. La sua lingua incuriosita gioca con le mie nocche, stuzzicandole, inumidendole, facendomi eccitare più di quanto non lo sia già. Non avevo considerato quanto anche solo la parte più semplice dei preliminari potesse essere destabilizzante. Lo lascio fare, godendomi la sua espressione terribilmente sensuale e compiaciuta, i suoi occhi chiusi che stanno assaporando il gusto della mia pelle, le sue guance arrossate nella penombra, le sue labbra già gonfie per lo sforzo. Voglio che sia lui a decidere quando è il momento, quando si sente pronto.
Solleva gli occhi e tenendomi bloccate le falangi tra gli incisivi mi rivolge un sorriso ammiccante, risoluto. Porca troia Hobi, se fai così mi è proprio difficile andarci piano. Ritraggo la dita e come prevedevo piccole piaghette si sono formate al di sotto dei miei polpastrelli umidi. Accarezzo lentamente il fianco di Hobi e disegnando dei piccoli cerchi mi spingo fino al suo sedere, avvicinandomi sempre di più al centro. Annuisce, mi sorride e ricomincia a baciarmi, cercando ansiosamente la mia lingua come valvola di sfogo. Spingo delicatamente ma con precisione l'indice, poi il medio, sempre più in fondo e di rimando lo sento gemere nella mia bocca, eccitato, voglioso, impaziente, le sue braccia che mi avvolgono il collo, le sue mani che si infilano tra i miei capelli ormai sciolti per cercare un appiglio.
Lo attiro con me verso il basso, coprendo il poco spazio che mi separa dal raggiungere l'ultimo cassetto in basso del mio comodino, quello dove tengo i preservativi e il lubrificante. Piego il braccio dietro la nuca per lasciargli la boccetta tra le mani e una bustina tra l'anulare e il mignolo, eccitato dall'idea che sia Hobi a condurre il gioco, almeno in questa fase. Aspetto, paziente, e mi lascio completamente andare ai suoni che raccontano alle mie orecchie la scena che si sta svolgendo alle mie spalle. Il rumore della confezione del preservativo che si strappa, il risucchio del liquido rovesciato sul palmo della sua mano, il colpo secco del tappo che si richiude, il tonfo della boccetta lanciata sul letto. Il tutto cadenzato dalla morbidezza delle sue labbra che non si scollano dalle mie nemmeno per un secondo. Gli occhi chiusi non sono un ostacolo per i suoi gesti, sa perfettamente cosa fare, dove toccare, anche senza bisogno di guardare.
Ma la sua calma apparente lascia trasparire il suo desiderio di avermi dentro di lui, lasciando subito il posto alla foga. Mi afferra l'erezione con entrambi i pugni, mi infila il preservativo con un gesto deciso e con movimenti secchi e mortali inizia a cospargerlo di lubrificante, poi con la sinistra estrae le mie dita dalla sua entrata e le intreccia alle sue per inumidirle con i residui di liquido. Ora posso scivolare più facilmente dentro di lui, arrivare in profondità, crearmi spazio, prepararlo bene per evitare di fargli male. Deve essere speciale, per lui e per me.
Esco per un istante e con una leggera spinta lo faccio girare di spalle, appoggiando il petto sulla sua schiena e strusciandomi contro di lui, la punta del pene molto molto vicina alla sua entrata. "Yari, cazzo mi stai facendo sbroccare..." Sorrido beffardo e inizio a baciargli la scapola, mordicchiandogli dolcemente la pelle diafana e morbidissima, quasi a volerlo distrarre da quello che sto per fare. Non riuscendoci. Un impagabile gemito esce dalla sua bocca quando finalmente entro dentro di lui, spingendo piano in avanti il bacino per accompagnare il movimento senza essere brusco. Ci metto un attimo ad abituarmi a questa nuova sensazione, alle sue pareti calde e umide che mi accolgono, quasi coccolandomi. La tentazione di aumentare subito il ritmo è fortissima ma mi costringo a non essere egoista. "Hobi... Va tutto bene?" In questo momento è immobile, le dita intrecciate alle mie appoggiate sui fianchi, il collo abbandonato alla mia spalla. Potrebbe voler dire tutto, da "esci subito che mi stai uccidendo" a "cosa stai aspettando?".
"È ... È strano..." Il suo tono è dolce, lo definirei quasi incuriosito, e lo prendo come un invito ad andare avanti. Ricomincio a muovermi sinuosamente dentro di lui con un ritmo cadenzato ma rilassato per farlo abituare alla mia grandezza. "Strano bello, strano inutile o strano doloroso?" Sospira, accarezzandomi il dorso della mano con il pollice. Non sto andando tanto male se involontariamente ha attaccato a farmi le coccole. "Inutile direi proprio di no, anzi... Doloroso... Forse all'inizio..." Sospira di nuovo e impercettibilmente inizia a controbilanciare le mie spinte spingendo il sedere contro le mie anche. Sta iniziando a piacergli.
"Tu...?" Io? Io sto letteralmente uscendo di testa. Non avrei mai pensato che mi sarebbe piaciuto così tanto essere dall'altra parte, condurre il gioco, ma forse solo perché avevo perso le speranze di trovare qualcuno che me lo lasciasse fare. Ancora una volta non avevo calcolato la fortuna di trovare uno come Hobi, disposto a sperimentare cose nuove, a dare e ricevere, a scambiarsi. Perché la verità è che in questo momento mi sta piacendo tantissimo ma se fossi stato io quello davanti mi sarebbe piaciuto tantissimo lo stesso.
"Yari..." "Sì?" "Più... Più veloce..." La sua richiesta mi arriva come un fulmine a ciel sereno e mi distoglie dai miei pensieri. È pronto, pronto a fare sul serio. Io lo sono da un pezzo. Sollevo le nostre mani intrecciate, gli afferro la mandibola per farlo ruotare verso di me e inclino il collo per cercare la sua lingua, il ritmo frenetico che segue quello sempre più incalzante delle mie stoccate dentro di lui. E immediatamente anche i nostri gemiti diventano affannosi, i respiri sempre più corti, le gambe sempre più molli. È stupendo. Talmente stupendo che a poco a poco perdo la percezione del mio corpo, come se mi stessi congiungendo totalmente a lui, i nasi incollati che inspirano ed espirano all'unisono, le lingue avvinghiate in uno scambio frenetico, le mani ancora intrecciate a bloccargli il mento, il petto che si solleva e si abbassa in sincrono con la sua schiena, i fianchi che spingono in avanti alla stessa velocità con cui lui spinge all'indietro. È troppo, sempre peggio, sempre meno sopportabile. Ma non posso venire da solo. Non voglio venire da solo.
Senza sciogliere l'intreccio delle nostre dita porto il braccio in avanti, per raggiungere la sua erezione pulsante quanto dimenticata e mi lascio guidare per tutta la lunghezza, al ritmo che vuole lui, con la stretta di cui ha bisogno per raggiungere l'apice. E questo pensiero mi fa eccitare ancora di più e allo stesso tempo mi invoglia a resistere ancora un pochino, a trattenermi per aspettarlo, per sentire i suoi gemiti diventare sempre più consistenti, sempre più forti, sempre più appagati.
Fino a quando involontariamente sposto un piede in avanti e cambio l'angolazione delle mie spinte.
"L-lì! Ti- ti prego!" Senza nemmeno farlo apposta ho beccato la sua prostata, la ciliegina sulla torta a questo amplesso che ricorderò in eterno. Continuo a colpire lo stesso punto, cerando di non lasciarmi prendere dalla foga per non modificare la posizione del mio corpo sbilanciandomi in avanti. Ma immediatamente mi rendo conto che non c'è bisogno di strafare, mi basta solo fare attenzione a quello che sta succedendo. Mi lascio andare, godendomi ogni singolo segnale che mi sta manda il corpo di Hobi: i suoi muscoli che fremono, la sua mano che stringe forte la mia mentre ci prendiamo cura della sua erezione, i suoi gemiti cadenzati ogni volta che colpisco il punto giusto, sempre più frequentemente, sempre con più precisione, fino a non sbagliare un colpo.
E mattoncino dopo mattoncino costruisco il nostro orgasmo, fatto di un piacere nuovo, inedito, impareggiabile. Il piacere della prima volta. Una scossa mi parte dalla punta dei piedi attraversandomi le gambe fino a convergere nel bassoventre e con un gemito sordo mi riverso nel preservativo, mentre il liquido caldo di Hobi mi cosparge la mano. Do due ultime spinte morbide e mi fermo, riprendendo fiato. Sono inspiegabilmente esausto, come dopo una giornata di prove. Appoggio la guancia sulla sua spalla, completamente appagato, senza alcuna fretta di uscire. Potrei rimanere così in eterno. Le sue dita si infilano tra le mie ciocche corvine, accarezzandomi dolcemente la cute, e con un tenero bacio a fior di labbra mi sussurra una semplice frase, più forte di qualsiasi dichiarazione d'amore, di qualsiasi giuramento di fedeltà eterna.
"Grazie Yari... É stato... stupendo..."
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