Cap. 14 - Mille ore di sonno arretrato
Avete presente al telegiornale, quando intervistano una coppia di vecchietti che sostengono che il vicino di casa sembrava una persona così gentile e a modo, che li aiutava a portar su la spesa e bla bla bla... E poi si scopre che era un serial killer? Ecco. Una cosa del genere. Da quanti anni conosco Kumiko? Tre. Da quanti anni vivo con lei? Facciamo due e mezzo. Pensavo di conoscerla alla perfezione ma non era così. Sapevo perfettamente che soffriva di depressione, che era andata via da Tokyo per motivi personali ma mai mi sarei aspettato una cosa del genere. Mai avrei immaginato che si stesse nascondendo da un gruppo di pazze psicopatiche che non aspettavano altro di sputtanarla pubblicamente e indurla al suicidio.
Adesso capisco molte cose. Capisco perché teneva così tanto alla sua privacy, perché al Plastique si ostinava ad esibirsi con la mascherina, perché non ha mai voluto fare nessuna audizione da ballerina nelle agenzie degli idol, fatta eccezione per quello alla Big Hit. Che poi la Big Hit era esattamente la tana dei lupi a ben vedere.
Se solo non l'avessi costretta a partecipare a quel maledetto provino...
Fanculo Yari, non le devi nemmeno pensare certe cose. Kumiko non è morta, si sveglierà presto dal coma e starà bene. Le stronze sono state identificate e segnalate alle autorità competenti e lei non sarà più costretta a nascondersi. E grazie a quel provino tu sei arrivato a conoscere Hobi. Già. Hobi. Per fortuna avevo il suo numero di telefono. Per fortuna mi ha risposto subito. Per fortuna è arrivato prima che fosse troppo tardi. Per fortuna...
Basta. Stare qui a rimuginare non serve a una minchia. Anche perché ormai ci siamo, cinque minuti e atterrerò a Incheon. Marcissimo, senza nemmeno essermi fatto una doccia, dopo una notte di merda in cui non ho dormito un cazzo, con due ore di jetlag sulle spalle, ma sono a casa. Le ultime ventiquattro ore mi sembrano confuse, ovattate, come se non le avessi vissute veramente, come se fossi improvvisamente precipitato in un universo parallelo. E invece è tutto vero, mostruosamente vero.
La signora Min è stata estremamente comprensiva. Sono andato da lei in uno stato pietoso dopo la telefonata con Hobi, incapace di mettere due parole una in fila all'altra. L'unica cosa che riuscivo a dire era "Kumiko...". Ma lei ha capito, e senza fare domande mi ha comprato il biglietto per tornare in Corea. Mi ha chiesto solo il favore di ballare allo spettacolo di ieri sera, mancava mezz'ora all'apertura del sipario e non avrebbe mai fatto in tempo a sostituirmi. L'ho accontentata, era il minimo che potessi fare, anche perché il primo aereo disponibile era quello che ho preso stamattina. Sono salito sul palco in qualche modo, ho ballato in qualche modo, rendendomi a malapena conto di dove fossi. Ho aspettato a stento che terminassero i saluti finali, ho fatto le valigie e mi sono precipitato in aeroporto con mille ore di anticipo. Non sarei mai riuscito a dormire.
Hobi è stato con me al telefono tutta la notte, per tenermi aggiornato. Parlare con lui in un certo senso mi rassicurava, era come essere lì con Kumiko. Anche lui non ha potuto fare altro che stare sveglio e aspettare, esattamente come me. Mi ha raccontato bene com'è andata: i commenti che ho visto su YouTube erano solo la punta dell'iceberg. Il telefono di Kumiko era pieno di mail, messaggi minatori, foto compromettenti. Avrebbero sconvolto chiunque, figuriamoci una ragazza che soffriva di depressione. Ora capisco come mai il suo atteggiamento nell'ultimo periodo era così strano: rispondeva a stento, non mi videochiamava più, le era pensino venuta la febbre. Ha resistito più di un mese ma l'uscita del music video è stata il colpo di grazia finale. Ha buttato giù un mix di alcool e farmaci per farla finita, quando Hobi, Tae e Jungkook sono arrivati sul terrazzo di casa nostra aveva già perso conoscenza. All'ospedale le hanno fatto una lavanda gastrica e le hanno indotto il coma. Non si è ancora svegliata.
E poi è arrivato il momento peggiore: le mie sei ore di volo da Bangkok a Seoul. Sei ore senza poter rispondere al telefono o controllare i messaggi. Troppo preoccupato per riuscire a dormire, troppo in ansia per guardare un film o ascoltare un po' di musica, il terrore costante che potesse succedere qualcosa di irrimediabile proprio in quelle sei ore. Il volo più lungo della mia vita. Per fortuna è finito.
Riaccendo il telefono. Nessun messaggio. Meglio. Avviso Hobi, tra un'ora sarò in clinica da Kumiko. Adesso c'è lì Tae; a quanto pare ha passato anche lui la notte in ospedale ed è rimasto in camera con lei per tutto il giorno, in attesa che si svegliasse dal coma. Già. Tae. Che si sentirà terribilmente in colpa per non averle parlato un mese e mezzo dopo la loro pseudo litigata. Che è sempre stato follemente innamorato di lei e non è mai riuscito ad ammetterlo. Non posso nemmeno immaginare come si senta in questo momento.
Sbatto la portiera del taxi, mi fiondo verso l'ingresso dell'ospedale e salgo le scale a due a due, trascinandomi dietro la valigia. L'ultima stanza in fondo al corridoio, la più defilata, come richiesto dalla Big Hit per non far trapelare la notizia del tentativo di suicidio di Kumiko. Continuo a correre e in due secondi arrivo davanti alla porta, ma mi blocco cercando di mettere a fuoco la scena che mi si para davanti. Ho la mente annebbiata per l'asia e le ore di sonno arretrate, la mia vista è offuscata dalle lacrime e forse ho visto male, forse è una specie di miraggio o un sogno ad occhi aperti. E invece no, è tutto meravigliosamente vero.
Kumiko si è svegliata dal coma. Ha gli occhi chiusi ma respira. Le braccia avvolte intorno al collo di Tae, che la stringe singhiozzando con lei.
"Kumiko!"
"Ya-Yari..."
Lancio la valigia in un angolo e mi avvicino dall'altro lato del letto per stringerla forte. Sorrido. L'incubo è finito amica mia, ora ci sono io qui con te. Non ti lascerò più da sola. Mai più.
"Yari, mi dispiace..."
"Shhht... Non dire niente..."
E così è ricominciata la nostra convivenza, dopo quasi due mesi di lontananza. Non esattamente nella nostra bella casa di Gangnam ma non importa, l'importante è rimanere fedele alla promessa che mi sono fatto tre anni fa: farla sorridere, sempre.
*
"Yari ti prego... Mi sento già abbastanza una merda perché ti ho fatto saltare la tournée..." "Non esiste, Queen. Quelli là possono benissimo fare a meno di me, non penso che il pubblico di Singapore sentirà la mia mancanza..." "Non dire cazzate per piacere. Sei il ballerino di punta..." "E tu sei la mia migliore amica e in questo momento hai bisogno di me. Quindi taci." Pausa. Non riesco a zittirla nemmeno mentre è intubata sul lettino di un ospedale. "Dimmi solo che ballerai a Seoul per la data finale..." "Se per la settimana prossima ti avranno dimesso non vedo perché dovrei saltarla... E ovviamente tu verrai a vedermi..." "Ovvio... Ho già chiesto alla Min di riservarmi la balconata di galleria..."
Ho trascorso i sette giorni successivi in clinica con Kumiko, sfruttando i momenti in cui dormiva per farmi la doccia nel bagno della sua stanza e approfittando impunemente della gentilezza di Jin e Yoongi: ci hanno sommersi a pranzo e a cena di cibo buonissimo cucinato da loro, schiavizzando Jimin come fattorino. L'ho conosciuto meglio in questa settimana, visto che al Plastique non abbiamo avuto modo di parlare più di tanto, e devo dire che è veramente un ragazzo dolcissimo e molto premuroso. A dire la verità l'ho sempre immaginato un po' stronzetto ma mi sono ricreduto completamente. Mi ha perfino regalato il pass per andare con Kumiko al loro concerto allo stadio di Seoul tra due settimane. Non vedo l'ora.
Jungkook invece è esattamente come lo immaginavo: tamarro al punto giusto e fiero della sua donna. Lui e Vivi sono stati creati per stare insieme. Sono entrambi molto affezionati a Kumiko e hanno passato ogni momento libero con lei, nonostante la schedule impossibile per il tour imminente.
Anche Tae è passato spesso a trovare la mia migliore amica, ogni sera alle sette per la precisione. Ovviamente mi sono puntualmente levato dal cazzo per lasciarli soli, approfittandone per sgranchirmi le gambe e farmi una passeggiata nel meraviglioso giardino privato dell'ospedale. Con Hobi. Il nostro incontro dopo un mese e mezzo è stato per forza di cose diverso da come l'avevamo programmato, quasi in sordina. È passato al volo in clinica la sera stessa del risveglio di Kumiko ed io ero ancora stravolto per l'accaduto e mezzo rincoglionito.
"Kumiko sta dormendo?" "Sì... È ancora sotto l'effetto dei farmaci, non riesce a stare sveglia a lungo..." "Dovresti riposarti anche tu, Yari... Sembri distrutto..." "Ho paura ad addormentarmi. Temo che possa succederle qualcosa se la lascio da sola..." "Non è da sola... Ci sono io..." "Un motivo in più per restare sveglio, Hobi..." Pausa. E uno dei suoi meravigliosi sorrisi, senza nessuna mascherina a nasconderlo. "Sono così felice di vederti, Yari..." "Anche io Hobi... Mi sei mancato..."
Il tacito accordo di non toccarci in pubblico è rimasto, nonostante ormai tutti sappiano di noi: gli altri Bangtan, Vivi, Kumiko. La paura che l'agenzia possa intralciare la nostra relazione rimane, ma se non diamo nell'occhio nessuno potrà dirci niente.
"Come l'hanno presa gli altri ragazzi?" Scoppia in una delle sue risate cristalline e si siede sulla panchina del giardino interno all'ospedale. "Piuttosto bene direi. Anzi mi hanno confessato che dopo la serata al Plastique sono diventato piuttosto sospetto: la scusa di fermarmi in Big Hit per lavorare non ha molto funzionato, pare. In effetti all'improvviso sono tornato alle quattro del mattino per tre giorni praticamente di fila, e non era mai successo in anni che mi conoscono..." "Beh, era un po' dura nasconderglielo, visto che vivete insieme..." "Anche tu vivi con Kumiko, eppure lei non sospettava niente..." "Beh ma lei è un po' babba, si sa!" Ridiamo insieme al pensiero della mia migliore amica, che in questo momento è con Namjoon. A quanto pare è arrivato il momento di chiarire anche con lui.
"Kumiko come l'ha presa quando ha scoperto di noi due?" "Le sue testuali parole sono state: sono abituata ad essere presa per il culo da te, e mi sta bene, ma da Hobi proprio non me l'aspettavo! Cioè, di giorno ballava con me e la sera usciva con te di nascosto, ti rendi conto? Mi ha perculata di brutto!" E giù, un'altra bella risata. Ne abbiamo bisogno entrambi. "Direi che mi ha perdonato in fretta..." "E come potrebbe essere diversamente, Hobi... È la tua fan numero uno..." "Più fan di te?" Lo guardo intensamente negli occhi, che tanto mi sono mancati in questo mese e mezzo.
"Io sono molto più che un tuo fan, Hobi. Io ti amo."
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro