Scarpe Pericolose
-Ma... Ma il Dottore chi, esattamente?-
-Il Dottore e basta...-
L'uomo tornò a scandagliare la stanza con il suo... Che cos'era? Una piccola torcia elettrica blu?
Si muoveva istericamente saltellando e piroettando in lungo e in largo per la camera, ogni tanto spalancava un armadio o un cassetto, ci infilava la testa dentro e dopo qualche secondo lo richiudeva.
Arrivò persino a rovistare fra le cartacce gettate nel bidone accanto alla scrivania ancora con la sua torcia ronzante blu.
-Mi scusi, ma lei non dovrebbe essere tipo in un ospedale o in una clinica a quest'ora?-
-No, non sono quel genere di dottore, e ora scusami ma devo impedire alla tua camera di liquefarsi.-
Si fermò, cominciò a girare su se stesso fremendo e picchiettandosi l'attrezzo sulla fronte.
-Dunque, se io fossi un microrganismo letale per gli altri esseri organici... Dove mi nasconderei?-
Il tizio, a quanto pare Il Dottore E Basta, si girò verso di lei.
-Ovviamente vicino ad un altro essere organico...-
Le puntò contro l'aggeggio luminoso e cercò di tranquillizzarla, anche se la ragazza aveva capito benissimo che neanche lui era sicuro di cosa stesse facendo.
-Ora sta' calma e NON MUOVERTI. Davvero. Hai presente quando ho detto che la camera stava per liquefarsi? Bene, devi sapere che non stavo scherzando.-
Mosse su e giù la torcia che cominciò a vibrare e ronzare, poi la infilò in una tasca della lunga giacca che portava.
-Togliti le scarpe.-
-Scusi?-
-Togliti quelle scarpe, stai ospitando un batterio in grado di ucciderti!-
-Lei è pazzo!- gli urlò la ragazza premendosi un dito sulla tempia.
-Credimi, se fossi in te lo farei. O altrimenti lascerei che il mio cervello si sciolga e fuoriesca dalle orecchie sotto forma di frullato. A te la scelta.-
Monique parve convinta e lanciò le scarpe contro il muro, poi saltò sul letto e si sedette rassegnata. Tanto ormai non avrebbe fatto in tempo a finire i compiti, quindi tanto valeva dargli corda.
Il Dottore rivolse la torcia verso le scarpe e la ripose al suo posto, dopodiché sospirò come se si fosse tolto un peso dallo stomaco e tornò a sorridere verso Monique, che alzò gli occhi al cielo.
-Potrei riavere le mie scarpe per cortesia?-
-Oh, certamente.-
Passò qualche istante durante il quale nessuno disse niente, poi la solita valanga di domande che lui avrebbe voluto evitare arrivò inarrestabile.
-Tu non sei un dottore ma sei il Dottore e vai in giro con una torcia blu...-
-Più o meno è così, anche se non si tratta di una torcia ma di un cacciavite sonico.-
-Quello che è... Insomma, ti sei fumato roba pesante stamattina, eh?-
-Cosa? No!-
Monique lo guardò con un sorriso furbo e gli strizzò un occhio.
-Certo... Come no... Tranquillo amico, non dirò niente a nessuno, ma ora devi tornare a casa, avrai una famiglia, no?-
Il Dottore chinò leggermente la testa.
-Loro... Non ci sono più.-
-Oh, amico, mi dispiace tantissimo... Non volevo essere scortese...-
L'altro sembrò tornare come prima, come se ormai fosse successo da così tanto tempo che ormai aveva imparato a non pensarci.
-No preoccuparti, è tutto a posto. Senti, io ho... Diciamo parcheggiato sul tuo tetto, è un problema per voi?-
-Parcheggiato... Sul tetto?!-
-Sì, sì, è una faccenda un po' complicata, è per caso un disturbo?-
-Dubito fortemente che ci siano leggi che proibiscano la sosta sui tetti delle case altrui.-
-Devo sistemare una faccenda che riguarda Rue des Jardins, quindi dovrà rimanere lassù qualche giorno.-
-Chi è che dovrà rimanere lassù, scusa?-
-La mia piccolina, il T.A.R.D.I.S. ovviamente!-
Monique sospirò e guardò il Dottore dritto negli occhi.
-Ascoltami bene, questa è più che droga, è pazzia. Adesso chiamerò un dottore, un vero dottore, che cercherà di aiutarti in qualche modo, poi tornerai a casa tua alla tua vita normale, o in un manicomio se ti va male.-
Il Dottore la prese per le spalle e la guardò negli occhi.
-Monique Leclaire, io so tutto di te,- annunciò mormorando.
-So che quando ti alzi dal letto la mattina guardi sempre la foto di tua sorella partita per l'America quattro anni fa pensando che ti manca da morire e speri sempre che lei venga a trovarvi quest'estate, so che da grande vorresti lavorare in un ristorante come chef ma che non puoi perché in cucina pensi di essere una frana... E so anche che la sera prima di dormire guardi le stelle immaginando che ci sia qualcosa di più oltre i confini del tuo Sistema Solare.-
-Okay, ora cominci a spaventarmi...-
-Ma non capisci? Tu ci hai sempre visto giusto! Là fuori ci sono mondi che nemmeno immagini, e stanno soltando aspettando che qualcuno vada da loro.-
-E tu... Tu appartieni ad uno di questi?-
-Non esattamente. Faccio parte di tutti e nessuno allo stesso tempo. Tempo, tempo, tempo. Ti spiegherò tutto più tardi, a meno che tu non voglia rimanere qui con le mani in mano.-
Il Dottore le porse la mano e lei la afferrò alzandosi dal letto.
-Hai quattro ore per convincermi, poi mi dovrai riportare a casa, o mia madre tornerà e darà di matto.-
-E chi ha bisogno di quattro ore se si ha una macchina del tempo?-
Balzò sul davanzale della finestra.
-Allons-y!-.
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