Giro di Prova
Monique sedeva su uno scalino con la sua tazza di tè in mano guardandosi intorno estasiata mentre il suo curioso nuovo amico saltellava intorno alla console come una falena davanti ad una lampadina.
Quel posto era pieno di cose incredibili: aveva provato a sgattaiolare via per qualche minuto mentre il Dottore non guardava, ma si era persa fra le centinaia di stanze contenute in quella bizzarra cabina telefonica blu: aveva contato quattro camere da letto, due cucine, cinque bar, una decina di bagni, tre sale da ballo ed una mezza dozzina di giardinetti... Ed aveva ancora la sensazione di non aver finito.
Ad un certo punto aveva completamente perso il senso dell'orientamento tra quei corridoi infiniti, quindi presa dal panico aveva cominciato a correre alla cieca gridando aiuto finché non si era ritrovata al punto di partenza, la sala di controllo.
Aveva guardato il Dottore con gli occhi spalancati e la bocca leggermente aperta per la sorpresa.
-È... È più grande all'interno!-
Da quel momento il Dottore non l'aveva più persa di vista.
-Il T.A.R.D.I.S. non è la simpatica casetta coloniale dei nonni che ti puoi divertire ad esplorare con le amichette!- l'aveva rimproverata.
-Potresti seriamente farti del male.-
Questo piccolo inconveniente non le aveva però impedito di passeggiare allegramente per la sala di controllo, spiando ogni movimento del Dottore e curiosando tra i pulsanti colorati e luminosi.
-Ho... Finito!- esclamò trionfante il Dottore abbassando una leva.
Il T.A.R.D.I.S. cominciò ad emettere un forte rumore, come quello che aveva sentito Monique prima che quel tipo entrasse nella sua camera e nella sua vita.
-Allora... Non mi hai ancora detto il tuo nome.- cominciò Monique. Se proprio doveva viaggiare con qualcuno, preferiva almeno che non fosse un completo sconosciuto.
-Sì invece.-
-Andiamo, "il Dottore" non è un nome, è un titolo, come maestro, avvocato, ingegnere...-
-Da dove vengo io lo è. E lo è anche "il Maestro", già.-
-Ma sul serio, i tuoi genitori non possono averti davvero chiamato così. Ce l'avrai un nome come Russell, Mike, John, Harry...-
-In effetti sì...-
-E allora qual'è?-
Il Dottore rimase in silenzio guardando Monique negli occhi.
-Andiamo, siamo arrivati.- disse con un sospiro.
Con una mezza piroetta prese la sua lunga giacca beige, se la infilò con un gesto fluido ed uscì dal T.A.R.D.I.S., facendole cenno di seguirlo.
Monique uscì a sua volta e rimase di nuovo strabiliata.
Davanti a loro si apriva una splendida valle in mezzo a gigantesche montagne innevate, ai cui piedi si alzavano boschi di altissimi alberi; da uno di questi sbucava un gorgogliante fiume di acqua limpida e cristallina e, sulle sue rive, un piccolo villaggio circondato da prati fioriti e campi di grano dorati.
Stregata da questo paesaggio incantevole, Monique non si accorse che il Dottore si era già avviato verso le casette.
Si precipitò verso di lui, lo raggiunse ed insieme entrarono in una graziosa locanda dal tetto rossiccio.
All'interno gruppi di esseri dalle fattezze più strane e disparate mangiavano e bevevano (ma soprattutto bevevano) allegramente, nell'aria si spandeva un ottimo profumo di qualcosa di dolce che tuttavia Monique non riuscì a riconoscere; ad un certo punto qualcuno gridò qualcosa in una strana lingua, e probabilmente si trattava di qualcosa di piacevole dato che tutti esultarono e l'oste accese un trabiccolo con delle enormi scatole simili a casse per la musica da cui, effettivamente, cominciò ad uscire una canzone allegra e dal motivetto orecchiabile.
L'intera locanda si alzò e cominciò a ballare, persino un paio di vecchiette incartapecorite dalla pelle violacea e le orecchie enormi lasciarono il loro tavolo per piazzarsi in un angolo e muovere i fianchi a tempo.
Il Dottore rise e si lanciò in mezzo alla pista, acchiappando una creatura presumibilmente femmina dal modo in cui la trattava, ondeggiando e volteggiando da una parte all'altra, mentre Monique rimase all'ingresso imbarazzata finché non si sentì afferrare per un fianco: l'attimo prima stava ferma a guardarsi le scarpe, quello dopo stava ballando con un tizio che nemmeno conosceva. Trascinata qua e là, Monique perse l'orientamento e ben presto si accorse di non trovare più il Dottore; guardandosi in giro, spintonandosi fra la folla, scusandosi a destra e a manca, non riusciva più a capire dove fosse finito.
-Dottore!- gridò alzando la testa per scandagliare meglio la fiumana di creature danzanti ammucchiate in quella locanda.
Veniva sballottata in giro, ballando un po' con questo, un po' con quello, finché qualcuno non le prese il polso e, stringendola, la trascinò fuori.
Si ritrovò a correre nella direzione da cui erano venuti.
-Scusa, Monique, temo che dobbiamo andare!-
-Ma cosa...-
-Ho fatto arrabbiare dei tizi lì dentro, e credimi, sarebbe stato meglio non farlo...-
Monique guardò verso la locanda e ne vide sbucare due energumeni che non sembravano molto allegri a giudicare dai gesti che lanciavano al Dottore.
-Ti rendi conto che se ci avessero preso ci avrebbero riempiti di botte?-
Chiese seria Monique al Dottore quando il T.A.R.D.I.S. fu partito.
Questo sembrò accorgersi solo ora di aver messo in pericolo anche la sua nuova amica e si rabbuiò all'improvviso.
-Hai ragione. Mi dispiace.-
-Anche a me dispiace di aver rischiato di essere stata quasi presa a mazzate per colpa tua.- solo dopo aver brontolato queste parole Monique si morse il labbro e pensò che non avrebbe dovuto infierire.
-Scusa... Non intendevo...- cercò di giustificarsi, ma il Dottore la interruppe.
-No, non preoccuparti, hai ragione. Sono troppo irresponsabile, sapevo di non poterti gestire. Ti riporto a casa.-
Era davvero giù di morale...
Per tutto il viaggio stette in silenzio fissando la consolle. Aprì bocca solo all'arrivo, per salutarla.
Entrarono dalla finestra, proprio come quando erano partiti, e non era cambiato assolutamente nulla tranne le lancette dell'orologio, che segnavano soltanto dieci minuti in più.
Continuarono a rimanere in silenzio in un imbarazzo collettivo che si poteva quasi toccare, finché il Dottore non fece per uscire.
-Allora te ne vai...-
Lui si girò verso di lei.
-No... Torno nel T.A.R.D.I.S., ho un affare da sistemare qui a Rue des Jardins, come ti avevo detto.-
-Farai tutto da solo?-
-Temo di sì. A meno che...-
-A meno che...?-
-Potresti... Darmi una mano... Che ne dici?-
Il viso della ragazza si illuminò.
-Davvero?-
-Certo. Sempre che tu non creda ancora che io sia un pazzo...-
-Scherzi, vero? Non vorrai certo farmi credere che quel posto fosse la terra? Voglio dire... Ho ballato con una lucertola enorme blu!-
Il Dottore annuì divertito e le porse la mano: lei la prese e raggiunse lui sul cornicione e da lì saltarono sul balcone, per poi aggrapparsi alla spiovenza del tetto e issarvisi non senza qualche difficoltà.
Monique sorrise: era sicura che quello sarebbe stato il giorno più bello della sua vita.
Ooooh, sono riuscita ad aggiornare! Dove sono le medaglie?
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