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Correre con il Dottore

Monique si appoggiò allo schienale della sedia di metallo e vimini davanti al caffé e sorseggiò un po' di frullato di frutta che aveva ordinato.
Il Dottore non riusciva a stare fermo: si girava, cambiava posizione, accavallava una gamba e poi l'altra.

-Quindi... Qual era la cosa di cui devi occuparti qui?-

-Oh, certo. A dire il vero, non lo so.-
-Che vuol dire "non lo so"?-

L'altro sporse la schiena sul tavolino e poggiò i gomiti sul tavolo.

-Quasi mai vado dove voglio. Molto spesso è il T.A.R.D.I.S. che mi fa arrivare dove qualcuno ha bisogno di me.-

La ragazza smise di bere, giocherellando con la cannuccia di plastica nera.

-E quindi Rue des Jardins è in pericolo...-

-Esattamente.-

Monique piantò gli occhi in quelli del nuovo amico e sul viso le si dipinse un'espressione seria e preoccupata.

-Quanto in pericolo?-

Il Dottore mise sbuffò appoggiando la testa sui palmi delle mani aperti e alzò gli occhi verso il cielo, come per sfuggire allo sguardo della ragazza.

-Non vorrei che ti preoccupassi...-

-Sono già preoccupata.- lo interruppe.

-Ma non lo so.-

Monique sgranò gli occhi.

-Non sai neanche questo? Poco fa il mio cervello stava per diventare granita. Quello però lo sapevi!-

-Sì, il Sonico aveva rilevato un'anomalia nella tua stanza, anzi, per la precisione nelle tue scarpe. In teoria quello sarebbe dovuto essere solo questo il mio compito per questa volta. Ma...-

Sì interruppe e tornò ad appoggiare la schiena contro la sedia.

-Ma?- chiese la ragazza, che sentiva di poter esplodere di curiosità da un momento all'altro.
-Ma poi ho rilevato altro.-

-Il Dottore! Il Dottore è sulla Terra!-
Gracchiò una fastidiosa e acuta voce metallica.
La sala di controllo era bene illuminata, enorme, e una mezza dozzina di esseri armeggiavano ai comandi con i loro strani bracci metallici.
La porta scorrevole si spalancò e ne entrò un altro più grande, nero e splendente, mentre tutti gli altri erano di un marrone metallico a metà tra il vecchio e il consumato.
-Il Dottore è sulla Terra!- ripeté.
-Avvertire la flotta! Il Dottore è sulla Terra! Presto il supremo nemico dei Dalek sarà sterminato!-
Tutti gridarono in coro la stessa parola, come se fosse la loro unica ragione di vita.
-Sterminare! Sterminare!-

Nel T.A.R.D.I.S., intanto, Monique e il Dottore stavano programmando il viaggio successivo.

-Allora? Dove ti piacerebbe andare?-

Lei ci pensò su. In effetti c'era un posto che avrebbe sempre voluto visitare, ma non era sicura.

-Ma sei certo che non sarebbe meglio rimanere qui e indagare sull'altro dato che hai rilevato?-

-Cara Monique, la seconda cosa che devi sapere quando sei con il Dottore è che procrastinare è bene.-

-E la prima qual è?-

-Non toccare mai le mie Converse.
Insomma, dove vuoi andare?-

-Antica Grecia!- buttò fuori tutto d'un fiato Monique.

Il Dottore tirò una grossa leva senza fiatare con un sorriso a trentadue denti sulle labbra e, dopo qualche minuto durante il quale il T.A.R.D.I.S. continuò a cigolare come se avesse dovuto sfasciarsi da un istante all'altro, aprì la porta.
Si affacciò per controllare, ma ritrasse la testa subito.

-Mi sa che ho sbagliato le coordinate...-

Monique alzò un sopracciglio e si avvicinò all'uscita per controllare a sua volta.
Rimase senza fiato.

Erano atterrati proprio al centro di un teatro, e sembrava proprio che la tragedia fosse sul punto di finire dallo sguardo infuocato che le lanciavano gli attori.

Dal pubblico si alzò un mormorio sorpreso e nervoso al tempo stesso: nessuno si aspettava una simile scena, soprattutto come conclusione di una rappresentazione teatrale come l'Antigone.

Il coro ammutolì e gli attori sbigottiti rimasero per alcuni istanti con lo sguardo fisso sui due personaggi che erano appena sbucati fuori dal nulla, poi qualcuno di loro aggrottò le sopracciglia e fece per aprire la bocca per parlare, ma prima che potesse fiatare dal pubblico partì un applauso scrosciante che li fece girare di scatto.

- Bravi, bravi! - gridavano gli uomini seduti sulle gradinate.

Allora gli attori si guardarono confusi e fecero un inchino incerto, del tutto sorpresi dalla reazione del pubblico e incapaci di capire cosa stesse succedendo.

Nel frattempo, il Dottore e Monique erano arrossiti fino alla punta dei capelli e si guardavano le scarpe imbarazzati mentre intorno a loro la folla scemava abbandonando le gradinate e tornando ognuno a casa propria.

- Devo calibrare meglio l'atterraggio...- sussurrò il Dottore prima che un uomo molto basso ma altrettanto robusto gli si avvicinasse e gli passasse un braccio intorno al collo, costringendolo a chinarsi con uno sbuffo.

- Amico mio, è stata una rappresentazione fantastica! Dimmi, come ti chiami?-

-Io sono...-

Sì bloccò per qualche secondo, colto di sorpresa, quindi Monique prese la parola.

-Lui è Lica, mentre io sono Etra.-

-Esattamente.-

L'uomo si voltò verso Monique e solo allora si accorse della sua presenza. Mollò la presa aggrottando le sopracciglia e il Dottore si raddrizzò tossicchiando.

-Siamo attori e...-

-Perdonami, amico, ma... La ragazza che ci fa qui?-

-Te l'ha appena detto, siamo attori!- ribatté Monique innervosita. Sapeva già dove voleva andare a parare l'ometto.

-Ma... Lica, amico, ti porti dietro una donna? Per caso è la tua concubina?- chiese al Dottore marcando la parola donna.

-Puoi parlare anche con me, caro amico, non sono una statua!- sputò la ragazza.

-Porta rispetto, donna! Non ti hanno insegnato l'educazione?- abbaiò l'altro.

-Sì, a me l'hanno insegnata, e a te? No, non sono la sua concubina, se proprio vuoi saperlo. E non sono sua moglie, né sua figlia!-

-Lica, non la riprendi?-

Il Dottore lo guardò storto, il mento alzato e gli occhi stretti in due fessure, e fece un passo di lato, verso Monique, mentre l'uomo lo fissava stranito.

-Come giustifichi questa impudenza? Ma non sarete mica di Sparta?- chiese confuso.

Ancora una volta fu Monique a prendere la parola.

-Ebbene sì, se proprio vuoi saperlo. Siamo di Sparta, nati e cresciuti guerrieri, ma artisti per scelta. Ormai da due anni giriamo tutta la Grecia e tutti reclamano i nostri spettacoli e i nostri trucchi!-

L'uomo allora si ricordò della grande scatola blu dietro di loro. Si voltò velocemente e poi riportò lo sguardo sui due.

-E questo... Come avete fatto a fare questo? E certo avete degli strani abiti!-

-Amico mio, siamo una razza di attori molto particolare. Noi non rappresentiamo ciò che è già accaduto come usa, noi rappresentiamo ciò che accadrà nel futuro, o meglio, ciò che pensiamo che accadrà.-

-Interessante... Ma venite, oggi è una giornata molto calda. Permettetemi di ospitarvi nella mia umile casa, solo per oggi!-

I due viaggiatori nel tempo si guardarono sorpresi, poi si affrettarono a ringraziare profusamente l'uomo. Infine tutti e tre si incamminarono verso la loro destinazione, ancora inconsci del motivo per cui erano lì.

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