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Capitolo 2

Elizabeth's pov

Sono passati tre giorni da quando Eric ha fatto l'incidente ed è entrato in coma.

E sono tre giorni che io sono qui su questa sedia nella sua camera, con una mano stretta alla sua sperando che si svegli.

Gli ho parlato in continuazione, praticamente per tutto il tempo.
L'ho supplicato di svegliarsi perché io senza lui sto impazzendo.

Ma ancora niente, nessuna reazione da parte sua.
Anche ora sono qui, con la sua mano tra le mie e gli occhi fissi sul suo viso.

"Eric, amore. Ti prego svegliati. Mi manchi un casino, ho bisogno di te" stringo forte la sua mano.

"Questa mattina sono venuti anche i ragazzi a trovarti, manchi tanto anche a loro. Se puoi sentirmi ti prego torna da me" dico per poi scoppiare a piangere.

Mi manca così tanto, mi manca la sua voce roca, le sue mani sfiorarmi il viso, la sua risata, i suoi occhi magnetici scrutarmi da capo a piedi.

Mi manca il mio Eric...

Mi asciugo le lacrime e esco fuori andando a prendere un caffè nella macchinetta, sono tre giorni che non dormo e che non torno a casa.

Ho bisogno di una doccia, Dio, puzzo più di un bidone della spazzatura.

Arrivata alla macchinetta, prendo gli spiccioli che ho in tasca e ne metto uno dentro, il rumore del metallo scontrarsi con la macchinetta mi fa rabbrividire.

Clicco su caffè macchiato e aspetto che il bicchiere si riempi.
Una volta fatto, lo prendo e lo porto alle labbra.

Cavolo scotta, così ci soffio sopra e lo bevo lentamente.
Mi guardo intorno e vedo persone disperate che aspettano che qualcuno gli dia notizie sui propri cari.

Vedo una signora con suo marito presumo, alzarsi e avvicinarsi al dottore appena arrivato.

Lui gli dice qualcosa e poi entrambi scoppiano a piangere, la signora si accascia per terra e il marito le poggia una mano dietro la schiena e piange con lei.

Mio Dio non voglio neanche sapere cosa ha detto il medico.
Così ritorno in camera da Eric, mi siedo e continuo a bere il mio caffè.

Finito butto il bicchiere nel cestino in camera e riprendo la mano di Eric nella mia.

Senza rendermene conto mi addormento con la testa sul letto.
La suoneria del cellulare è a svegliarmi, alzo la testa e mi passo una mano sulla faccia.

Prendo il cellulare e vedo che sono le otto di sera, ho dormito due ore.

Non rispondo in tempo alla chiamata di mio padre, così esco fuori e lo richiamo.

"Lizzy."
"Papà, qualcosa non va?"
"No tutto bene, volevo sapere tu come stavi, che ne dici di venire a casa a riposarti un po'?"
"No papà e se nel frattempo Eric dovesse svegliarsi?"
"Capisco tesoro, ma tu hai bisogno di riposare."
"No papà, sto bene. Ci sentiamo" dico riattaccando.

Non voglio tornare a casa e se mentre sto li', Eric si sveglia? Non voglio che non trovi nessuno al suo fianco.

Passano altri tre giorni e Eric ancora non si è svegliato, ora sono a casa.
È stato Benjamin a convincermi, ha detto che sarebbe rimasto lui accanto ad Eric mentre io stavo a casa.

Così prendo dei jeans con una maglia e vado in bagno per fare una doccia. Ne ho davvero bisogno!

Resto qualche minuti in più, insaponando anche i capelli.
Finito metto dell'intimo nero e mi asciugo velocemente, mentre i capelli li lego in una treccia non ho il tempo di asciugarli.

Poi mi vesto e scendo di sotto per mangiare qualcosa.
Sento bussare alla porta così vado ad aprire e dietro ci trovo Hannah.
"Ei" mi saluta, la lascio entrare, mentre metto le scarpe.

Poi prendo le chiavi di casa ed entrambe ci avviamo all'ospedale.
Arrivate, Hannah parcheggia e poi entriamo, saliamo di sopra e faccio una via diritta verso camera di Eric.

Entro dentro e trovo Benjamin seduto accanto al suo letto con lo sguardo fisso su di lui.

Sussulta al rumore della porta e si volta verso noi con gli occhi pieni di lacrime.

Hannah si avvicina e gli lascia un dolce bacio sulla fronte.
"Tutto bene?" chiedo avvicinandomi.
Lui annuisce e si alza facendomi segno di sedermi.

Così mi siedo e prendo come sempre la mano di Eric tra le mie.
"Noi andiamo fuori, ho bisogno di una boccata d'aria" dice Ben prendendo Hannah per mano.

Io annuisco e loro escono.
Mi volto verso Eric e lo guardo, per poi iniziare la nostra chiacchierata giornaliera.

"Amore mio, oggi sono dovuta andare a casa non hai neanche idea di quanto puzzavo, giuro, peggio di un sacco della spazzatura" dico con un sorriso.

"I-io ecco non so se mi senti ma, volevo chiederti scusa per quello che ti ho detto quella sera, tu non sei come tuo padre, non gli somiglia minimamente e, io non voglio che finisca tra noi, ho bisogno di te, ti voglio al mio fianco, perché ti amo" abbasso lo sguardo e porto la sua mano alla mia bocca per poi lasciargli un bacio sopra.

"Sai nella mia testa ho solo la tua voce, la tua splendida voce dirmi che mi ama, quando te l'ho sentito dire il mio cuore ha perso un battito, volevo venirti incontro e riempirti di baci, ma ero troppo arrabbiata e sconvolta per tutto quello che era successo... Ma ora non vedo l'ora che ti svegli per sentirtelo dire ancora, ancora e ancora."

Continuo a fissarlo, immobile su questo letto di ospedale.
"Ti devi svegliare Eric, abbiamo ancora tante cose da fare insieme, per favore fallo per me, per noi" dico per poi poggiare la faccia sulle nostre mani intrecciate.

Nel preciso istante sento stringere leggermente la presa sulla mia mano, così alzo la testa e guardo Eric e poi le nostre mani e, lo vedo muovere le dite e stringere la mia mano.

In automatico inizio a piangere e sposto il mio sguardo verso il suo viso, lo vedo strizzare gli occhi e poi aprirli lentamente.

"Eric" sussurro con le lacrime che non hanno intenzione di fermarsi.
Lui apre del tutto gli occhi e mi guarda senza proferire parole.

"Eric sei sveglio?" dico avvicinandomi di più al suo viso.
"Ma cosa è successo? Dove sono?" chiede con fatica, mentre prova a guardarsi intorno.
"Sei in ospedale amore, hai avuto un incidente, adesso non muoverti vado a chiamare un dottore" dico alzandomi e avviandomi di corsa fuori.

Corro per il corridoio, e alla fine di esso trovo due medici parlare tra di loro.
"Dottore" urlo avvicinandomi.
"Signorina tutto bene?" chiede.

"Ehm, si il mio ragazzo si è svegliato" dico velocemente.
Lui si volta di scatto verso la fine del corridoio.
"Il paziente Williams?" chiede.
Annuisco.
"Aspetti qui."

Poi chiama un infermiere ed entrambi si avviano nella stanza di Eric.
Io nel frattempo decido di uscire fuori per avvisare Ben e Hannah.

Una volta fuori, Ben mi guarda con aria interrogativa.
"Eric si è svegliato" dico sorridendo e piangendo contemporaneamente.

Ben mi guarda sbarrando gli occhi e poi sorride venendomi incontro e abbracciandomi, lo stesso fa anche Hannah.

Tutti e tre entriamo dentro e aspettiamo notizia dal medico.
Dopo poco lo vediamo uscire e avvicinarsi a noi.
"Il ragazzo sta bene, si è svegliato con qualche dolore ovviamente. Ma sta bene, lo terremo qualche altro giorno sotto osservazione poi potrà anche tornare a casa" ci dice con un sorriso.

Noi lo ringraziamo e poi ci avviamo in camera per poter parlare con Eric.
Entrati io mi fermo vicino alla porta mentre Ben si avvicina a lui e Eric inizia a parlare.
"Speravi di esserti liberato di me"
Ben nega con la testa e lo abbraccia.

Anche Hannah fa lo stesso, poi lo sguardo di Eric si sposta verso me.
Ci guardiamo per secondi negli occhi, poi lui mi fa un sorriso e io mi avvicino a lui.

Mentre Ben e Hannah si avviano di fuori lasciandoci soli.
Gli poggio una mano sulla guancia e come solito degli ultimi giorni, lacrime calde mi scendono sul viso.

Lui allunga una mano e me ne asciuga una.
"Avevo così paura, così paura di non rincontrare più i tuoi occhi" la mia voce è così bassa.
"Sei stata per tutto il tempo qui?" chiede dolcemente.
"Ovviamente, non avrei mai potuto lasciarti solo."

Lui mi tira verso se' e mi lascia un bacio sulle labbra.
"Promettimi che non proverai più ad andartene via da me" la sua voce diventa dura, autoritaria.
"Te lo prometto! Ero solo arrabbiata con mia madre e me la sono presa con te, scusami."

"Lo so" mi dice con un sorriso.
Lo guardo non capendo.
"Ti sentivo... ho sentito tutto quello che hai detto in questi giorni."
"Davvero? Pensavo fosse solo una diceria."
Lui nega con la testa per poi parlare.

"Ti amo piccola Beth."
"Ti amo anch'io Eric."

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