Capitolo 29
Eric's pov
Sono seduto nel cortile del college con le mie adorate cuffie alle orecchie, e con una sigaretta tra le labbra.
In questa settimana mi sono estraniato da tutto e tutti, avevo bisogno di stare da solo e soprattutto di riflettere.
Con ancora le cuffie alle orecchie alzo lo sguardo e lo punto verso l'entrata del college, e nello stesso momento vedo una figura familiare uscire da esso.
È Elizabeth, così abbasso lo sguardo e cerco di non farmi notare, lei è l'ultima persona con la quale vorrei parlare.
Probabilmente sto passando per un vigliacco, beh si! Forse lo sono.
Vedo qualcuno sedersi al mio fianco, già so di chi si tratta. Ma io continuo a tenere lo sguardo basso, non mi va di incrociare i suoi occhi.
Ma lei è Liz! E quindi mi toglie le cuffie e io in automatico alzo il viso verso di lei, che mi guarda con aria interrogativa, ha le braccia incrociate, un sopracciglio alzato e lo sguardo fisso nei mie occhi.
Io allora la guardo nello stesso modo...
"Si può sapere che fine hai fatto Williams?" dice con tono preoccupato.
Mi ha chiamato Williams? Mi ha chiamato per cognome? Non lo faceva da quando eravamo bambini.
"Sono stato occupato" dico guardandola serio.
Come faccio a dirglielo? Non riuscirò mai a trovare le parole giuste per dirlo. E poi non credo debba dirglielo io, non spetta a me!
"È una settimana che non ti fai vedere, ogni giorno speravo di incontrarti in mensa ma tu non c'eri mai, chiedevo notizie di te a Ben ma neanche lui sapeva che fine avevi fatto, non puoi sparire da un giorno all'altro, non è un comportamento maturo" dice tutto d'un fiato, ha il viso rosso e le vene del collo sembrano per scoppiare.
A questa immagine mi viene da ridere ma cerco di trattenermi, sarei davvero inopportuno.
"Beh mi dispiace se sono un immaturo, ma ho avuto i miei motivi per non farmi vedere, ma poi perché a te ti interessa così tanto di me?" chiedo.
"Perché, perché... ooh ma che importa!" dice iniziando ad agitarsi.
Mi piace vederla così in difficoltà, e mi piace vederla così preoccupata per me, ma a chi voglio prendere in giro mi piace sempre.
"Non hai risposto alla mia domanda" dico io, con un mezzo sorriso.
"Perché tu sei mio amico e io mi preoccupo per i miei amici" dice lei fiera della sua risposta.
Cazzo ho una voglia matta di baciarla in questo momento, ha un piccolo sorriso sulle labbra, su quelle labbra così carnose e rosee, le guance un po' rosse per il freddo.
"Eric ci sei?" fa volteggiare una mano davanti al mio viso.
"Ti va di andare a fare un giro?" chiedo d'un tratto.
Lei mi guarda per un istante, poi apre la bocca in un sorriso.
"Si, basta che non finisca come l'ultima volta" dice lei ridendo.
Rido con lei poi mi alzo e le prendo la mano per aiutarla ad alzarsi.
Alzati ci avviamo alla mia macchina, ed entriamo dentro.
Poso le borse dietro, e poi parto.
Decidiamo di andare a prendere una cioccolata calda, dato che fa abbastanza freddo.
Arrivati, parcheggio ed entriamo dentro, ci accomodiamo ad un tavolino e poi aspettiamo che arrivi il cameriere.
Dopo neanche qualche minuto, arriva il cameriere, e noi ordiniamo due cioccolate calde.
Lei mi guarda e fa per dire qualcosa ma ogni volta si ferma e abbassa lo sguardo.
Sicuramente vorrà domandarmi di quel giorno, ma meglio per lei che non apre l'argomento, non la risponderei affatto e finiremo per discutere.
Arriva il cameriere con le nostre cioccolate, e noi iniziamo a sorseggiarle in silenzio.
Poi lei inizia a parlare delle lezioni, e degli esami e io la ascolto in silenzio e di tanto in tanto dico il mio pensiero.
Ogni tanto mi perdo e non riesco a seguire ciò che sta dicendo, perché mi incanto a guardarla.
Non credo che riuscirò a toglierla dalla testa tanto facilmente.
E se invece ci proviamo? Potrebbe anche andare bene.
Si ma dopo quello che ho visto l'altro giorno, non riesco.
"Ti va di camminare un po'?" chiede lei sorridendo.
"Si" rispondo con lo stesso sorriso.
Così paghiamo e ci avviamo di fuori, lei mette le mani attorno al mio braccio e ci incamminiamo.
"Allora tra poco finisce l'anno, e tu torni a casa giusto?" chiedo provando ad aprire un argomento.
Anche se non potevo fargli domanda più stupida.
"Si, torno dai miei. E poi io e Hannah stavamo organizzando qualche settimana a Miami" dice lei con un sorriso.
Miami! Wow.
"È una bella idea" rispondo ricambiando il sorriso.
"E tu invece? torni da tuo padre?" chiede guardando davanti a se.
Credo che lei sa di aver toccato un tasto dolente.
"Penso di si, non lo so. Cioè, se avessi un altro posto in cui andare, non ci penserei due volte" dico ridendo.
"Non hai un buon rapporto con tuo padre vero?" chiede ma la vedo bloccarsi un secondo dopo.
"No non è dei migliori" dico semplicemente.
"Diciamo, che non è il padre che tutti vorrebbero" continuo questa volta con un sorriso.
Non voglio che pensi che la sua domanda mi abbia dato fastidio.
"Ma nessun padre è quello che tutti vorrebbero" dice lei ridendo.
"Cosa vuoi dire che il signor Reynolds non è così perfetto come sembra?" chiedo prendendola in giro.
"Oh no, mio padre è proprio come sembra!" dice lei con un sorriso.
Il rapporto con suo padre è davvero bello, ho sempre invidiato il loro legame.
"E invece con tua madre?" chiedo per poi pentirmene il secondo dopo.
Non voglio parlare di sua madre.
"Mia madre è fantastica, è una donna eccezionale, una moglie fedele e una mamma straordinaria" dice lei con un sorriso.
Si certo, è proprio come pensi.
"Mi fa piacere che pensi tutto ciò di tua madre" la mia voce si fa dura.
Okay Eric perché ti arrabbi? Infondo lei non sa un cazzo.
"E tua madre? L'hai vista più dopo il divorzio?" chiede lei.
"No" rispondo secco.
"Scusami" dice lei vedendo la mia faccia.
"No, scusami tu. E che non amo parlare di mia madre" dico cercando di sembrare il più calmo possibile.
Anche se dentro di me sta scoppiando una guerra.
"Okay, cambiamo argomento" dice lei.
"Meglio" dico ridendo.
Ci accomodiamo su una panchina e la vedo stringersi nel cappotto.
"Se hai freddo, rientriamo" mi a guardarla.
Ti prego di, di no.
"No, sto bene" dice.
"Meno male" dico senza riuscire a trattenermi.
Lei si volta verso di me con un sorriso.
"Oh quindi ti piace stare con me" mi prende in giro.
"Si, mi piace stare in tua compagnia" rispondo sincero.
"Anche a me" le si crea un sorriso sul volto.
Ricambio il sorriso e poi in automatico vedendola ancora stretta nel suo cappotto, mi avvicino a lei e la stringo.
Lei all'inizio si irrigidisce, ma poi si lascia andare.
Restiamo così per un po' di tempo, in silenzio, ognuno con i proprio pensieri frullare per la testa.
Mi basta anche solo sapere che è qui accanto a me, non chiedo molto davvero.
Poi ci alziamo e ci avviamo alla macchina, entriamo dentro e io aspetto un attimo, per poi accendere il riscaldamento.
Mi avvio in dormitorio con Elizabeth, che di tanto in tanto canticchia qualche canzone. Mi piace sentirla cantare, la sua voce cambia, diventa più dolce.
Durante il tragitto inizia a piovere, allora inizio a rallentare, arrivati, parcheggio l'auto e scendiamo, avviandoci di corsa fino all'entrata del dormitorio.
"Beh io adesso andrei" dico cercando di ripararmi, dato che qui non c'è neanche un cazzo di cornicione per ripararsi.
Lei inizia a ridere come una matta, io la guardo alzando un sopracciglio e poi rido con lei.
"Ma perché ridi?" poi chiedo continuando a sorridere.
"Perché è divertente, hai le mani in testa, con la speranza che possano ripararti" dice continuando a ridere.
E io non posso non ridere con lei. Ho voglia di baciarla cazzo, voglio sentire di nuove le sua labbra sulle mie. Voglio sentirla di nuovo mia per qualche istante o magari per tutta la vita.
La vedo smettere di ridere e fissare i suoi occhi sulle mie labbra, e io in automatico le incollo alle sue.
Ed ecco che sento di nuovo il cuore accelerare per l'emozione, le mani sudarmi e la lingua danzare in contemporanea con la sua.
Mi sento come se tutto intorno a me non esistesse, come se ci fossimo solo io e lei, siamo da soli nel nostro mondo.
In un mondo fatto di gioia, amore, passione, in un mondo dove il dolore e la frustrazione non esistono.
Metto la mano destra sul suo viso e l'altra sul suo fianco, e lei mi mette le mani tra i capelli e li tira leggermente.
A quel gesto, vedo il mio corpo reagire, sento dei brividi percorrermi tutto, e sento il cuore arrivarmi in gola.
Dopo poco, ci stacchiamo e io la fisso negli occhi.
"Ma non dovevamo dimenticarci del bacio precedente perché era stato un errore?" chiede lei con gli occhi che le brillano.
"Per me quel bacio non è stato un errore, e non lo è stato neanche questo. Io volevo baciarti quel giorno e lo volevo anche ora e lo voglio ancora, e ancora" dico catapultandomi di nuovo sulle sue labbra.
Sento la pioggia caderci addosso, il rumore che produce cadendo sull'asfalto, è l'unico sottofondo creatosi al nostro bacio.
Lei poi si stacca da me per dire:
"Si ma domani non provare ad evitarmi o far finta che tutto ciò non sia successo, perché io questa volta non lo dimentico" il suo tono si fa serio.
"Non lo farò, promesso" le dico sorridendo.
Mio Dio non mi sembra vero tutto questo, non la lascerò mai.
"Adesso però devo andare" dico alzando la testa verso l'alto.
La pioggia sta diventando sempre più forte, meglio che vada.
"Si, hai ragione" dice lei ridendo.
Mi avvicino e la baciò altre due, tre, quattro volte. Okay, forse sono molte di più.
E poi mi allontano da lei, salgo in macchina, per avviarmi alla confraternita.
Una volta arrivato, parcheggio l'auto al solito posto, e poi entro dentro, vado in camera mia e solo ora mi rendo conto di essere diverso, il mio viso è diverso, io sono diverso.
Ed è solo grazie a lei.
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