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28 - Sesso a prima vista

L'urlo della creatura sembra ancora echeggiare attorno a me.

Sono passate decine di minuti da quel momento, eppure mi ritrovo a rabbrividire al solo pensiero di tutta quella massa grigia librarsi nel cielo. Gordon l'ha chiamato Principe delle Ombre, considerato un Demone Vostra Bassezza, ed è noto per la sua particolarità più interessante: non emette suoni.

Per l'ennesima volta in questi giorni, infatti, mi sento come speciale, anche se questa non è proprio la parola adatta. Forse l'attira-cose-strane andrebbe bene.

Né Kit né Gordon mi hanno saputo spiegare cosa avesse il Principe delle Ombre, o cosa avessi fatto di sbagliato io. Quegli occhi... quel corpo... quella pelle... quelle ali... elementi così inquietanti da farmi rabbrividire anche sotto gli spessi raggi di luce del Purgatorio.

Finalmente mi sono messa seduta, e ora mi trovo molto distante da Hardblood, dove Figli e Nephilim mi hanno lanciato occhiate indimenticabili. Posso descrivervi ogni anima che mi ha guardata. E non sto giocando.

Una delle particolarità dei Figli è che i loro occhi superano ogni aspettative di un qualunque essere umano, e le aspettative di qualsiasi altro Nephilim. Occhi di tutti i tipi: da quelli color smeraldo a quelli color lilla, da quelli con le iridi bianche a quelli con le iridi scintillanti, un mix di arcobaleni di altri pianeti.

Ho notato poche creature, ma comunque le ho viste, e le ricorderò per sempre. Creature dalle ombre sanguinose e creature dai lineamenti angelici, con spade conficcate nella schiena al posto della colonna vertebrale e con la pelle fatta di fuoco e di ghiaccio.

Gordon mi ha spiegato che sia le truppe demoniache sia quelle angeliche hanno le proprie creature. Alcuni Demoni sono già delle creature, mentre gli Angeli posseggono creature che non mi spaventerebbero mai, eccetto per la loro abilità di fare cose straordinarie: quelle sì, che mi spaventano abbastanza, oltre ad incuriosirmi.

E vi ho mai parlato della vera forma degli Angeli e dei Demoni? Be', i Demoni sono stati condannati a patire nella Terra, e quindi hanno piuttosto una forma umana. Gli Angeli, invece, hanno una forma corporea del tutto diversa da quella di noi umani. Una forma inesistente perfino nella mente più ardua, nei film più fantasiosi. Il vero corpo di un Figlio del Cielo è imponente, maestrale, lucente, accecante, pungente come una spada; questo è quello che mi ha sussurrato Kit.

Kit non parla. Lui sussurra solo. Ha quella voce che danza nell'aria sotto il cielo puro che sembra unirsi ai raggi di luce del posto, piccole note di una canzone senza ritmo. Kit sembra ossessionato dalle mie labbra e dalle mie orecchie, perché quando parla o mi fissa la bocca o mi sfiora le orecchie con le labbra.

Lui è anche un Noncoforma, creature che hanno il potere di mutare la loro forma corporea ma che non sono in grado di usare la magia. Ma non lui. Lui è uno dei pochi Noncoforma che riesce a praticare la magia: la potenza che scorre nelle vene di Kit è così antica che riesce tranquillamente a evocare incantesimi e trasformarsi nelle creature che gli piacciono.

Anche se Kit non ha parlato molto durante il mio piccolo, colorato e sanguinoso tour a Hardblood, molti sono stati i racconti che il mio cervello ha immagazzinato, la maggio parte dettimi da Gordon. Racconti di migliaia d'anni, racconti che sono stati cantati e sognati da generazioni di Nephilim e Figli. Uno di questo è stato proprio una piccola storiella sul Principe delle Ombre, chiamato così per la sua tristezza, per la sua svogliatezza di parlare e per il colore della sua pelle, un grigio punzecchiato qua e là da protuberanze e pezzi di acciaio, gli occhi bianchi come la neve a significare la cecità che deve subire dinnanzi gli Angeli. Sì, i Principi delle Ombre sono incapaci di vedere qualsiasi Figlio del Cielo, ma comunque possono percepirli, sia dall'odore sia dall'aura che trasmettono.

Il loro raro urlo di disperazione è un segno di arresa, mi ha spiegato Gordon, un segno di debolezza e di terrore. Un urlo infantile, di un bambino che si spaventa di fronte un uomo alto e brutto. Un urlo diretto a me, mentre lui con le sue doppie ali spariva tra le nuvole vorticose, e mi lasciava con un amaro in bocca che non avevo mai gustato.

Ne ho sentita di urla, a Hardblood, sì. Le urla dei Demoni di San Pietro.

Ora. Quando Kit mi ha sussurrato chi sono veramente i Demoni di San Pietro non ho voluto crederci, e non perché sono testarda, bensì perché l'ho trovato impossibile, o almeno era quello che ho pensato fino a mezz'ora fa.

In parole povere, sono tutti quei papi che, dopo la morte, hanno provato a sfidare Dio.

Per questo imperdonabile atto i sommi pontefici venivano trasformati in orrende creature demoniache, condannati a vita nel fuoco e nel dolore e nel sangue, la vita alla Basilica di San Pietro un piccolo ricordo cestinato nelle loro povere menti. E sono stati molti i papi che, dopo aver lasciato le loro vite, hanno tentato di sfidare l'Altissimo.

Non me lo sarei mai aspettato, ma più di cinquanta papi hanno osato farlo, sporcandosi le mani di una goccia di sangue che poi si è ingrandita fino al dolore del fuoco degli inferi.

"Dio non perdona colui che sfida, Colleen" queste sono state le parole di Kit. Dio non perdona colui che sfida, ma perdona colui che pecca immensamente.

La cosa peggiore di un Demone di San Pietro è l'aspetto. Più che umani, sembrano dei corvi unti di sangue e coperti di croste e di squarci, grosse ali fatte di marmo che spaccano loro la schiena giorno dopo giorno, anno dopo anno, decennio dopo decennio. Indossano comunque l'abito corale, ma un abito corale ridotto a qualcosa che non oso nemmeno descrivervi. E le loro braccia... Le loro braccia sono lunghe il doppio di quello che dovrebbero essere, lunghi artigli che toccano quasi terra, e le gambe scheletriche che tremano e che emanano fumo e puzza di carne bruciata.

"Colleen, non meravigliarti di loro. Meravigliati piuttosto quando incontrerai creature più ripugnanti. E comunque ricordati, se loro sono qui, in parte sono buoni: stanno aiutando i Nephilim del Sud. Aiutano voi. Aiutano te." Mi ha rassicurato Gordon mentre io guardavo per la prima volta un Demone di San Pietro che si inginocchiava, gli spasmi che assalivano il suo corpo deforme. Non so con quale papa stessi avendo a che fare, ma sembrava uno antico, forse uno prima del Medioevo.

Man mano, comunque, la vista mi è cominciata a funzionare bene. Quelle che credevo ombre si sono rivelate altri Demoni, e le luci altri Angeli.

C'è ne è stato uno, di Angelo, che mi ha colpito nel profondo del cuore. Un Angelo molto più vecchio di me, forse sulla quarantina. Ma non era l'età che contava in quel momento, bensì la sua forma. Era alto due paia di metri, con la pelle abbronzata e lucente come il mare al tramonto. Le sue ali erano grosse come quelle del Principe delle Ombre, ma non erano doppie, bensì triple: tre paia d'ali giallo ocra che toccavano il cielo con maestosa eleganza. Ma la cosa che mi ha toccato di più è che quando i nostri occhi si sono incontrati, sorpresa e felicità sono comparsi sul suo volto, come se fossi una sua vecchia amica che non vedeva da tanto.

Ora, seduta sull'erba, posso vedere ancora il suo volto tra i ciuffetti di smeraldo. Un viso ospite di due bei grossi occhi color miele, quasi simili a quelli di Erwood, e un sorriso che, anche ora, mi sa di familiare.

"L'Universo ha creato e distrutto migliaia di specie di Demoni e creature, Colleen. Queste di Hardblood sono solo un granello di sabbia dell'immensa spiaggia universale. Qui potrai fare i tuoi primi passi. Fuori, nel mondo in cui sei cresciuta, non potresti mai. La presenza di Figli e creature sono rare nel Sud." Mi dice Gordon spostandomi una ciocca di capelli dalla fronte. "Qui potrai esplorare più il nostro mondo. Se vai via, non potrai mai. Se rimani, potrai diventare come i Nephilim che hai visto giù a Hardblood."

I Nephilim che ho visto a Hardblood. Adolescenti come me. Solo adolescenti, o ragazzi che comunque non superano i ventitré anni, con abilità spaventose che hanno appreso qui alla Poctilla col passare dei mesi. Alcuni hanno la capacità di leggere nella mente, una pratica che, come mi ha detto prima Gordon, potrebbe creare molti problemi al sistema nervoso, causando disagi e sindromi.

Seduta accanto a Kit, che mi fissa con uno sguardo da bambino e da adulto allo stesso tempo, respiro profondamente il sangue e il sale e l'erba, che si mischiano insieme in una fragranza che, fino a pochi momenti fa, mi faceva venire la nausea. Ora sembra che le mie narici si siano abituate. Cose che invece non faccio io. Non mi sto per niente abituando allo sguardo penetrante di Kit, con le iridi bianche immerse in un qualcosa che non riesco a capire.

Tutto il paesaggio davanti a noi sembra svanire quando lui mi afferra violentemente per i capelli e mi tira indietro la testa, mentre preme le labbra sulle mie, sprigionando sulla mia lingua un sapore divino, riempiendomi l'interno delle guance con un calore infernale.

La mia lingua afferra la sua, intrecciandosi appassionatamente e muovendosi velocemente, come se lui avesse desiderato fare questo dal primo momento in cui mi ha vista.

E quando lo fisso diritto negli occhi, mentre lui continua a muovere con agilità e forza le sue labbra sulle mie, vedo le sue iridi tingersi di rosso, e una goccia di sangue uscirgli dall'occhio destro. Una goccia di sangue che gli solca le guance in un attimo, finendo sulle mie labbra e scaricandomi addosso un'energia tale che lo prendo per il petto e glielo graffio come se fossi la sua leonessa, e lui il mio leone.

Non so nemmeno perché il mio corpo sta accettando di fare tutto questo, e mai lo saprò, se lui continua a lacrimare sangue e riempiendomi la bocca del suo io, della sua sostanza che mi sta facendo impazzire.

Quando sembra che lui stia rallentando, io gli strappo letteralmente i pantaloni di flanella giallo ocra, raggiungendo con le mani sudate il suo organo, stringendolo fino a farlo gemere e farlo cantare con la sua voce angelica.

Sento il liquido tra le mie gambe bagnare il mio ultimo briciolo di coscienza. Non so dove sia Gordon. Ora c'è solo Kit.

Il suo fiato mi scosta i capelli dalla fronte sudata quando il paesaggio intorno a noi comincia a riprendere forma, l'azzurro e il grigio e il verde e il rosso dominare su tutto, esplodendomi negli occhi insieme a migliaia di piccole luci.

Ci è voluto un attimo.

Kit non è sopra di me, e io non sono bagnata.

Kit è accanto a me, i pantaloni di flanella giallo ocra intatti e lisci. Il suo occhio destro non sta lacrimando sangue, e non mi sta baciando, ovviamente. Ma mi sta fissando, esattamente come prima.

E mi chiedo se anche lui si sia immaginato tutto.

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