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18 - Il frutto degli errori

Solamente quando poso gli occhi sulla gran fetta di torta alla menta e al cioccolato sotto di me riesco a trattenermi dai conati di vomito. L'ultima cosa avrei desiderato vedere mangiare da un essere umano (sempre ammesso che Marjoire lo sia) era proprio un cuore. Nemmeno frugando nella mia memoria riesco a trovare un film in cui un personaggio mangia un qualsiasi organo su un piatto d'oro come se stesse mangiando un cibo prelibatissimo. Va bene, in Indiana Jones Mola Ram strappa i cuori a mani nude dal petto delle vittime, ma qui stiamo parlando di un'altra cosa.

Quando i miei amici notano il mio sguardo, capiscono anche loro che quella che sta mangiando Marjoire non è della carne animale, bensì l'organo vitale più importante del corpo umano, crudo, servito su un piatto raffinato.

La Salvatrice alza gli occhi su di noi per la prima volta da quando ci siamo messi seduti e ci sorride dolcemente con una guancia gonfia, e due profonde fossette mi fanno venire voglia di ridere. Una goccia di sangue le cola sul mento per poi farsi strada sul collo lungo e perlaceo. È una scena così inquietante e contrastante, proprio come le cascate della Poctilla. Una donna così bella, che potrebbe sembrare Afrodite, la dea della bellezza, con i denti macchiati di sangue fresco e luccicante.

Sento il conato di vomito farsi strada nella mia povera gola.

«Oookay, se quello là è il cuore che ha strappato a quell'uomo lì in strada, io direi che possiamo vomitare tutti felicemente insieme.» Dusnatt ci fa un larghissimo sorriso e si china, come per raccogliere qualcosa a terra. Sento improvvisamente qualcosa di denso sfracellarsi sul tappeto. Poi Mister Cazzo si rialza, mantenendo il suo sorriso da pedofilo. «Ora va molto meglio. Sapete, dovevo farlo anche prima, ma mi sono trattenuto.»

«Ottimo segno. Almeno potrai mangiare di più, no?» La butta lì Marjoire strizzandogli l'occhio. «C'è quel Vostra Altezza di nome Leonardo che vomita tutto il giorno per poi sfondarsi di cibo la notte. Ricordi, Vectis, le strani voci sul party di Axiokersos prima del Giorno Vuoto?»

«Come potrei mai dimenticarlo. I Vostra Altezza hanno strane abitudini. D'altronde, sono anche i più raffinati nelle loro azioni.»

Sbaglio o stanno parlando del Giorno Vuoto? Ne sanno qualcosa? Ma certo che ne sanno qualcosa. Forse sono stati loro la causa di tutti quei cambiamenti. Leviamo il forse. Ne sono sicura. Dovevo pensarci prima.

Il tono che usa poi Consuelo mi fa allungare le labbra in un sorriso:«Potete per favore parlare inglese?»

Marjoire la guarda di sottecchi, passandosi un dito sulla goccia di sangue sul collo. Sembra trarre piacere da quel gesto, inondandosi le labbra di saliva. «Ma noi stiamo parlando inglese. Solo, con nomi che voi bestioli non potete capire. Per ora.»

«Bestioli?» Chiedo io con un tono del tipo ma-come-parli?

«Bestioli. Sì. Gli umani non sono bestie, mia cara? Creano e distruggono tutto, perfino loro stessi. Sono attratti dal piacere e dal potere, e si possono manipolare con il denaro. Fanno certe cose che Satana si sognerebbe. Penso che siano la razza più brutale che abbia mai conosciuto, e fidati di me quando ti dico che l'Inferno è più puro della terra. Personalmente, farei sesso su un letto dell'inferno che su un letto di una città della terra.»

«L'Inferno è più puro della terra?» Chiede accigliato Erwood, ancora tenendo le mani dietro la testa. Gli manca solo un sigaro in bocca, e sarebbe perfetto per un ruolo ne Il Padrino.

Marjoire prende un altro boccone di pezzo di cuore e se lo infila in bocca appassionatamente, come se stesse girando un film... avete capito. Ci mette vari secondi prima di rispondere. «Per Inferno voi bestioli intendete un posto immenso sommerso dalle fiamme e dal dolore. Avete sempre pensato così. Non vi siete mai accorti che l'Inferno è il terreno che calpestate ogni giorno, che le fiamme è il denaro e il dolore sono le altre persone. Gli Inferi che intendo io, oh, quelli sono altri tipi di Inferi. Questi si inchinerebbero tanto di cappello agli Inferi che hanno creato l'uomo.»

«Esistono due tipi di Inferi?» Chiede ancora il mio migliore amico.

«Certo. Ognuno di noi è il suo proprio diavolo, e noi facciamo di questo mondo il nostro inferno. Così scrisse Oscar Wilde.»

«Capisco esattamente quello che vuoi dire.» Conviene Danielius con asperità, le braccia conserte. «Intendi che ci sono due tipi di inferni: quello umano e quello di Satana. Due inferni. Semplice.»

Le sue parole mi spiazzano totalmente. Guarda Marjoire come se fosse una maestra e lui fosse uno studente improvvisamente interessato all'argomento.

Non so cosa pensare. Non so cosa dire.

«Perspicace. Certi bestioli non ci arrivano mai. Credono che non credendo al diavolo possano andare in Cielo, ma si sbagliano di grosso: Satana vuole proprio che l'uomo non creda in lui. Il non credere è il punto partenza del male. Finché si credeva al diavolo, tutto quel che accadeva era intelligibile e chiaro; da quando non ci si crede più, bisogna, per ogni evento, cercare una spiegazione nuova, tanto laboriosa quanto arbitraria, che incuriosisce tutti e non soddisfa nessuno. La più grande astuzia del diavolo è farci credere che non esiste.»

«E tu chi sei per dire queste cose? Un demone a lui stretto?» Si intromette Dusnatt, la chioma tinta di viola che gli copre metà fronte corrugata.

Come fanno a fare tutte queste domande di fila? Mi si secca la bocca solo ad ascoltare le loro voci.

«Io, sì, sono una Figlia del Dolore, ma non ho rapporti con il Signore del Dolore, o almeno non più. I demoni, sai, non sono tutti cattivi: ne esistono di buoni, molto buoni.»

«Demoni buoni?» Ride Dusnatt come se stesse dicendo "sole freddo"?

«Sì. George Washington era un demone, lo sapevi? Nelson Mandela aveva sangue di demone, eppure mi sembra che sia stato un grande pacifista nel mondo. Molti personaggi importanti hanno avuto sangue demoniaco nelle vene, ma sono pur sempre state brave persone. Tralasciando Osama bin Laden, che è stato un Figlio del Dolore a tutti gli effetti. Anche io lo sono...» Aggiunge, ingollando un altro pezzo di cuore. «...eppure sono colei che ha disintegrato un esercito di demoni; precisamente, verso la fine del 2004, quando l'Indonesia fu colpita da quello spaventoso tsunami. Da cosa credi sia stato provocato?»

Dusnatt sussurra:«Ma...»

«La maggior parte delle catastrofi naturali sono dovute alle guerre fra demoni, perché c'è di mezzo Madre Demone. Il terremoto di Haiti, il tornado Katrina, perfino l'affondamento del Titanic fu colpa dei Figli del Dolore: l'iceberg lì piazzato fu creato dalle lacrime ghiacciate dei Demoni dopo la Ribellione, una cosa che forse vi spiegherò più in là. Ma ora non voglio farvi pensare a questo. Noi siamo qui per quello che è accaduto questa notte, no?» E ci guarda uno per uno, assaporando, oltre al sangue della carne umana, i nostri sguardi confusi e allarmati. Almeno non quello di Erwood: lui se ne sta lì, come se stesse ascoltando quanti filtri bisogna mettere in un mega spinello. Io, invece, rimango del tutto trasecolata.

«Non credo a nemmeno una parola di quello che hai detto.» Annuncia Dusnatt, chiaramente troppo stordito da tutto ciò. «Insomma, come cavolo può essere che... Andiamo! Non... Cosa? Perché ho detto "cavolo"? Io volevo dire "cavolo"! Ma che cavolo...»

«Vuoi dire quella parola con le due z? Oh, caro Dusnatt, qui non si possono dire le brutte parole.» La donna fa un largo sorriso. È un sorriso inquietante, più simile al bagliore di una spada sguainata che a un lampo di divertimento.

La situazione si sta facendo sempre più insolita. Ma tanto è tutto insolito, qui dentro, perfino me stessa.

«Ma cosa dici? Perché cavoletti non posso dire una parolaccia? Porca Atene!» Urla. «Ma cosa... ma io intendevo... Ma dove siamo finiti, accipicchia!? No. "Accipicchia"? Non voglio dire accipicchia. Ma vai a fare il bucato! Il bucato?» Ora si mette a ridere. «Che grandi figli di pupazzi!»

«Sta' zitto, Dusnatt!» Lo rimprovera Mariangel col viso tutto arrossato.

«No! Non sto zitto per niente! Perché mai dovrei credere a cose del genere? E non posso nemmeno dire le parolacce!» Si alza, i pugni stretti come rocce. «Catastrofi naturali generate dai demoni... ma su! Ma dove siamo? Come fate a credere a queste cose?! L'iceberg del Titanic fu l'insieme di lacrime demoniache ghiacciate? Ma dai! Se questo è vero allora Kate Winslet porta una prima, porca puzzola!»

«Io ci credo, amico» Dice calmo Erwood, finalmente poggiando le mani sul tavolo. «Se è vero il posto in cui siamo, è vero anche quello che ci dice. Abbiamo visto tutti che ha comandato un tornado blu. Questa è magia, e se esiste la magia, esiste tutto... non credi?»

Per un momento Ciuffo Viola sembra sul punto di controbattere con un trilione di parolacce modificate, ma l'unica cosa che riesce a fare è a mettersi seduto e tacere. Non so se dargli ragione o meno. In effetti, sembra un po' tutto troppo fantasioso. Ma so che, nel mio profondo, qualcosa mi sta dicendo che è tutto vero. Come avevo detto prima, i demoni hanno la loro parte qui sul pianeta e devo farmelo entrare nella testa. E ne sono perfino una testimone.

«La Poctilla è solo una piccola dimostrazione che l'Universo esiste.» Dice Marjoire rivolta verso Erwood.

«Che l'Universo esiste... cosa intendi?»

«Ah, è vero, dimenticavo che voi bestioli avete un altro concetto di "Universo". Noi con Universo intendiamo tutto quello che approccia alla stregoneria, ai demoni e agli angeli.»

«Una sorta di "paranormale" per noi.» Conclude Erwood.

«Il paranormale è un piccolo passo verso le braccia del nostro Universo.» Lo corregge Marjoire leccandosi le labbra, che, ho notato, non si macchiano mai di sangue.

Il mio migliore amico chiede ancora:«Perché hai chiamato i demoni "Figli del Dolore"?»

Che nome del cavolo. Sembra troppo... triste, a parer mio. Comincio ad odiare questo nome.

«Alcuni angeli, come spero ben sai, si sono ribellati al potere di Dio, e quindi vengono chiamati, nel nostro Universo, e non secondo la Bibbia, Figli del Dolore, quelli che sono stati buttati giù dal Paradiso, proprio perché subiscono le pene più brutali che esistano. Loro soffrono qui sulla terra. Gli angeli ancora fedeli al Signore invece sono i Figli del Cielo, mentre gli umani, be', gli umani, oltre ad essere i discendenti di Caino, sono solamente umani, con la piccola aggiunta che sono i diavoli di se stessi.»

«Non che sia un grande ignorante, ma non ricordo nessun Caino.» Balbetta Danielius stringendo le braccia conserte. Il suo viso è di un rossore intenso, e lui non arrossisce quasi mai. La sua pelle color caffellatte non glielo permette.

Ad essere onesta, nemmeno io so chi sia questo Caino.

«Caino fu il primo uomo nato nella storia umana, figlio di Adamo ed Eva. È anche noto come il primo assassino della storia, poiché uccise suo fratello Abele, e tutti i suoi discendenti furono nientemeno che gli umani. Ma questo non ha importanza. Posso confondervi più di quanto non lo siate già.»

«Esistono anche i Nephilim.» Aggiunge Vectis, e quando pronuncia quello strano nome la sua voce lascia trasparire una certa tensione, come se un acido invisibile gli prosciugasse le sillabe in bocca. Poi aggrotta la fronte, come se si fosse reso conto di aver detto qualcosa di sbagliato.

«I Nephilim?» Chiediamo all'unisono tutti noi ragazzi, creando un coro perfetto.

Marjoire tace per un lungo istante, chiudendo gli occhi. Poi, quando li riapre, il mio cuore fa un piccolo balzo, perché questi sembrano essersi scuriti. «I Nephilim sono i figli degli angeli o demoni e degli umani. Un misto. Sono sotto la forma di un umano, e manifestano poteri. In antichi testi cristiani, c'è scritto che i Nephilim sono un incrocio tra i Figli di Dio, che rappresentato gli angeli caduti, e le figlie degli uomini. O c'è scritto anche che erano Giganti che abitavano la terra di Canaan. Ma alcuni testi si sbagliano, come non lo fanno altri. Le religioni e le teorie sono molteplici, così tante che perfino per una mente ben organizzata è difficile dare retta solo a una teoria.»

Ecco qua. Sono finita in una lezione di pura religione, così chiedo, stavolta piuttosto decisa:«Questi Nephilim... sono una mezza specie di semi angeli e semi demoni?»

È Vectis che mi risponde. «Che loboto di termine, Colleen. Ma sì, per voi bestioli potrebbe andare bene "semi angeli" o "semi demoni". Vedete, esistono angeli e demoni che si riproducono con i bestioli, e creano vere e proprie famiglie. Ma vedi, il Giorno Vuoto ha se...»

«Non ora, Vectis.» Lo rimprovera dolcemente Marjoire. Ha quasi finito il cuore nel piatto d'oro.

«Ho capito!» Esclama divertito Erwood. «Di solito non capisco mai le cose di questo genere. Io da piccolo credevo che la Bibbia fosse una città, quindi potete capire il mio livello di intelligenza nella religione. Però ho capito cos'è un Nephilim. Semplice. Mezzo angelo o demone e mezzo umano.»

Oh cavoli, non posso credere che abbia ammesso che da piccolo credeva che la Bibbia fosse una città.

«Ora lo vuoi un biscotto?» Gli dice acida Consuelo facendogli una mezza smorfia mista tra il divertito e la presa in giro.

«Perché siamo qui?» La domanda di Mariangel mi spiazza. Ha cambiato, e ha fatto piuttosto bene, subito argomento! Vedo che ha spiazzato anche Marjoire, perché posa la forchetta d'argento sul piatto e ci fissa uno per uno.

«Non vi sembra ovvio, ragazzi? Per mettervi il salvo.»

«E da cosa?» Continua la bionda.

«Dalle creature demoniache che, insieme a Corbin Harper, sono state mandate da quelle donne infernali di cui vi parlavo.»

«E perché mai dovrebbero darci la caccia?»

«Non a tutti voi. Solamente ad uno di voi.» Sento improvvisamente gli occhi azzurri posarsi su di me. La guardo con intensità a sua volta, e un piccolo bruciore allo stomaco mi suggerisce di cominciare a mangiare. Ma ora non posso. «Colleen Hardy, è te che vogliono.»

«E, come hai detto nella limousine, anche Dio si sta domandando il perché.» Interviene il mio migliore amico. Tra me e lui ci sono circa due metri di distanza. Il tavolo è più grande di quanto possiate immaginare.

Un brivido mi percorre la schiena, per poi finire sulle cosce e sulle gambe. Con un'occhiata preoccupata di Consuelo, realizzo che sto tremando. Cavolo, devo smettere di agitarmi.

«Esatto» la donna annuisce. «Non è strano? Io sono la Custode di questo posto. Di solito vengo a sapere tutto delle attività universali, tutti i peccati, tutte le azioni, ma... non so perché un branco di demoni voglia catturare una ragazza. O forse...»

Ora la curiosità arde dentro di me, mista ad un senso di confusione. «E... giusto per farmi chiarire le idee su questo posto, cosa è la Poctilla?

«È il centro di tutto. Il centro delle due dimensioni.»

«Ehm, sì. Questo l'avevo capito ma...»

«Ragazzi» Ora il suo sguardo è come un'ancora sbattuta sul fondo del mare e aggrappata ad una grandissima nave. Il fondo del mare siamo noi, mentre la nave lei. «Questo posto è il Purgatorio.»

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