Natale? Bah! Sciocchezze!
-Assolutamente no. Levatelo dalla testa. E parlo sul serio!
-Sherlock, adesso stai proprio esagerando! Te ne ho parlato neanche due giorni fa, e tu hai acconsentito!
-Cosa ti avrei risposto, esattamente?? Sentiamo!
-Hai risposto, e cito testualmente: "Come vuoi tu, John".
-AH! Ecco! È la mia risposta standard quando sono nel mio Palazzo Mentale e non ti sto ascoltando! E tu dovresti saperlo!
-Si può sapere qual è il tuo dannatissimo problema, questa volta?? Oltre quelli innumerevoli che già ti affliggono, sia ben chiaro!
Come avrete facilmente intuito, queste due voci decisamente alterate appartenevano rispettivamente a Sherlock Holmes, consulente investigatore unico al mondo, e al suo fidato blogger, John Watson, intenti a fronteggiarsi nel piccolo salotto a noi ormai ben noto. Un particolare, però, lo rendeva diverso dal solito: un abete verde, di plastica, ricoperto di neve finta, posizionato proprio vicino alla poltrona del detective, ancora spoglio, ma con attorno diverse scatole contenenti addobbi natalizi.
Questo, e la ghirlanda appesa alla porta-che lui si era affrettato a staccare- erano, però, stati solo dei pretesti perché il corvino si lanciasse in una vera e propria guerra in forma oratoria contro il Natale e tutto ciò che ne derivava. Era solo ciò che aveva dato fuoco alla miccia.
"È un giorno come un altro. Anzi, peggio. Uno durante il quale devi fingere più del solito di sopportare gente che in realtà detesti, esibendo sorrisi più falsi di una banconota del Monopoli!"
"Una scusa per spillare soldi dalle tasche della gente per acquistare oggetti superflui e decorazioni pacchiane al limite della comune decenza!"
"Una inutile celebrazione che gli allocchi definiscono pure religiosa, basata su qualcosa che sicuramente neppure esiste!"
Queste erano solo tre delle tante affermazioni uscite dalla bocca sempre più velenosa del detective, che si aggirava furioso per il salotto, la vestaglia color cammello che, dietro, si gonfiava ad ogni suo passo, enfatizzando la sua scenata da "regina del dramma" quale lui era. Quella relativa alle "decorazioni pacchiane", in verità, non era riferita solo alla ghirlanda- che il detective aveva trovata appesa sulla porta al suo ritorno da Scotland Yard, con la conseguente reazione che ormai conosciamo- ma anche da una delle poche palline che il biondo era riuscito ad appendere all'albero: una sfera trasparente con, all'interno, un Tardis in miniatura, affiancato da un albero di Natale, entrambi posati su un letto di ovatta, a rappresentare la neve. Era stato un acquisto che il blogger aveva fatto giusto due giorni prima, ricordando con un sorriso le volte in cui aveva costretto l'amico a vedersi un episodio di Doctor Who dopo l'altro. Anche se durante la visione non mancava di sottolineare l'illogicità di ogni più piccolo dettaglio, era comunque una delle innumerevoli cose che avevano condiviso insieme. E con piacere da parte di entrambi, per quanto ne dicesse quel sociopatico.
John dovette ammettere che, a parte lo sconcerto per quell'esplosione di rabbia-del tutto esagerata e immotivata- aveva dovuto trattenere una risatina a quel "più falsi delle banconote del Monopoli". Ma l'astio che in quel momento l'amico stava mostrando verso il Natale l'aveva lasciato talmente stupito che il divertimento aveva lasciato il posto alla rabbia e alla inevitabile protesta. Non gli sembrava, infatti, di pretendere tanto!
Quel mese era stato particolarmente duro e faticoso, almeno per quanto riguardava i casi che avevano affrontato- ai criminali, infatti, non sembrava importare un granché delle feste comandate- ma il blogger desiderava, almeno per una volta, celebrare un Natale tranquillo e normale. Per quanto possibile, considerato il suo coinquilino...
Per colpa, oltretutto, dei continui casi in cui il detective l'aveva coinvolto, aveva a malapena fatto in tempo ad acquistare gli ultimi regali e l'occorrente per la cena; che, tra parentesi, non aveva ancora neppure iniziato a preparare, preso com'era da quel litigio. Non era neppure riuscito ad addobbare la casa!
Nonostante tutti quei contrattempi, però, la sua determinazione non era venuta meno: voleva trascorrere un Natale degno di questo nome. Ma non era solo per sé che lo desiderava. Era infatti il primo vero Natale di Rosie, il primo vero in cui sarebbe stata consapevole dei festeggiamenti, avendo già passato i due anni. Il primo senza Mary...
Il medico, a quel pensiero, trattenne a stento un triste sospiro. Dopo tutto quello che era accaduto, voleva regalare a sua figlia il miglior Natale possibile. Quest'ultima, per fortuna, non era lì ad assistere a quell'assurdo litigio. Mrs.Hudson, infatti, si era affrettata a condurla con sé in cucina al primo urlo, rimpinzando la piccola di biscotti allo zenzero.
-Sherlock, non mi sembra un dramma. È solo una sera. E tutti già sanno che sarà qui la festa. Non posso certo annullarla così! E, inoltre, sarà un buon pretesto per scusarti con Molly, tra parentesi.
-...In merito a cosa??
Il medico alzò gli occhi al cielo.
-Lo sai perfettamente.-Lo guardò con rimprovero, le braccia conserte al petto.-L'altro giorno, al Barts, quando ci ha invitato alla festa di sua zia nel Dorset, il 26.
Il volto del detective si fece confuso.
-Non ricordo assolutamente cosa le ho detto.
-Oh, tranquillo che me lo ricordo io!-ribattè John, sarcastico.-Le hai detto di non farsi troppe illusioni su quella festa, perché tanto il personal trainer per cui ha una cotta non la guarderá mai, perchè è troppo grassa per i suoi standard.
Il detective sgranò gli occhi, allibito.
-È tutto qui?? Dove sarebbe il grande problema?? Le ho fatto un favore! È ingrassata di almeno un chilo e mezzo, e così non si fisserà sull'uomo sbagliato. Forse starà persino più attenta ai dolci! Sono stato gentile!
- Questa, Sherlock, non è gentilezza!-esplose il biondo, sull'orlo di una crisi di nervi. A volte infondere un briciolo di tatto e umanità nel suo coinquilino gli sembrava una missione impossibile degna di quelle di Tom Cruise. E non era neppure un'esagerazione... I salti dai tetti non mancavano neppure nel suo caso....
-Aspetta un momento... Tutti chi?-sibilò all'improvviso il corvino, gli occhi ridotti a due fessure.
-... Cosa?
-A questa... festa-precisò l'altro, pronunciando l'ultima parola con la stessa intonazione con cui avrebbe pronunciato il peggiore degli insulti.-Chi ci verrebbe?
-Lo sai perfettamente-ribattè il blogger, sempre più innervosito e sfiancato da quella discussione.-Molly, Lestrade... Mike... Forse Anderson... Non potevo non invitarlo!-aggiunse, prevedendo la replica dell'altro, che pareva sul punto di esplodere.-Non saremo neppure in tanti! Ho provato anche a contattare tuo fratello, ma ha detto di aver un'importante riunione proprio oggi.
-Questo perché il Natale è anche per lui un giorno qualunque. L'unica cosa su cui siamo d'accordo!-puntualizzò il detective, ritornando però subito all'attacco su quello che veramente gli importava ribadire.-La risposta, John, è sempre la stessa. Io non festeggio il Natale. Perciò non vedo per quale motivo dovrei farlo festeggiare agli altri, sotto al mio tetto per di più. Vuoi festeggiarlo? Sei libero di farlo. Ma non qui.
La prima istintiva replica di John sarebbe stata che quella era anche casa sua, e che aveva dunque tutti i diritti di organizzare una festa. Ma quella replica venne soffocata, come prima, dallo stupore per quelle parole così rabbiose, a cui proprio non riusciva a dare una spiegazione.
-Davvero non ti capisco. Non mi sembra che tu abbia fatto così tante storie, qualche anno fa!-gli fece infatti notare.-Abbiamo già festeggiato qui. All'epoca uscivo con...
-Janette. Sì, ricordo perfettamente quella ragazza odiosa-lo prevenne il detective, sempre più rabbuiato. -E infatti quella è stata un'eccezione. E non si ripeterà. È la mia ultima parola.
Stavolta scese, nella stanza, un profondo silenzio, mentre il detective si sedeva sulla sua solita poltrona di pelle nera, senza neppure degnare di uno sguardo il blogger; che, d'altro canto, strinse le mani a pugno al punto di sbiancarsi le nocche.
Ma le parole che seguirono a quel gesto furono più di tristezza, che di rabbia. Non aveva infatti più neppure la forza, o la voglia, di urlargli contro.
-Sherlock... Tu sarai anche un genio, ma su certe cose sei davvero ottuso-disse infatti, e il dispiacere nella sua voce era evidente.-Il Natale non è questo. Quella è solo la superficie. Il Natale è un momento per stare con la famiglia, con gli amici, con le persone che più ci stanno a cuore. E persino tu ne hai, anche se non vuoi ammetterlo. Un giorno in cui si dovrebbe pensare agli altri, prima che a sé stessi. Mi dispiace che tu non riesca a vederlo in questo modo. Ma potresti fare uno sforzo, se non altro. Per Rosie, quantomeno.
Quell'ultima frase pronunciata era stata una mossa un po' infida, da parte sua, lo riconosceva. Ma era anche consapevole del fatto che nulla, o quasi, poteva smuovere il detective più di quello.
Fu certo, infatti, di vedere le mani del corvino stringere impercettibilmente i braccioli della poltrona.
Ma, purtroppo, non ottenne più di questo. I suoi occhi color acquamarina rimasero fissi sulle fiamme del caminetto.
Il silenzio, infatti, perdurò, finché, per John, la misura fu colma.
-Benissimo. Fa' come credi-ringhiò infatti, ormai del tutto furibondo, afferrando con veemenza il cellulare lasciato sul tavolino, e premendo i tasti in modo altrettanto brusco.-Passa il Natale da solo, se è questo che vuoi. Io e Rosie andremo altrove.
Aveva fatto pochi passi verso la porta, che la voce del corvino, con sua sorpresa, lo bloccò.
-Dove?
Il tono era stato piatto, ma con, gli parve, una punta di delusione. Forse aveva sperato di convincerlo comunque a restare, pur senza festeggiamenti. Credeva che la sua testardaggine, come sempre, anche se irrazionale, l'avrebbe avuta vinta.
Ma aveva fatto male i suoi conti. John non si sarebbe lasciato convincere. E non avrebbe ceduto ai suoi capricci, come spesso faceva. Non questa volta.
-Ha importanza?-ribattè infatti il medico, con ira crescente. -Forse da Molly. O da Lestrade. Anche Anderson o sotto un ponte andrebbero bene. Sempre meglio che a casa di Scrooge!
Fu a quel punto che John uscì definitivamente dalla stanza, sbattendo la porta.
Ma ciò non gli impedì di sentire il detective pronunciare un'ultima domanda, a dispetto della porta chiusa, ma a cui lui neppure si degnò di rispondere.
-... E chi diavolo sarebbe, ora, questo Scrooge??
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