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I giorni erano sempre uguali.
Questa era una delle prime cose che Izuku aveva imparato quando aveva capito che per stare in pace, e tranquillo, doveva necessariamente sparire dai radar dei bulli della sua scuola capeggiati, ovviamente, dal suo ex migliore amico
Aveva quindi preso l'abitudine di muoversi un'ora prima alla mattina, anche se arrivare in largo anticipo gli aveva fatto guadagnare tante di quelle influenze che ormai avevano la scorta famiglia di Tachipirina in casa, ed aveva anche cambiato strada allungandola e passando per il piccolo paesino invece che tagliare per la ferrovia
Non era un grosso problema in fondo no?
In realtà gli era stato anche utile perché aveva trovato un delizioso bar che apriva presto, alla mattina, e che sfornava dei fantastici croissant caldi e fragranti!
E poi poteva sfruttare quel tempo extra per studiare no?
E ripassare quello che aveva già studiato il giorno prima fino alla nausea dato che, nel nuovo manuale del sopravvissuto, c'era scritto a chiare lettere che uscire, ovviamente, non era una buona opzione.
Poi c'erano le regole di sopravvivenza base, quelle proprio elementari, come il non rivolgere MAI la parola a Katsuki, o ai suoi amici, ed anche lo sbagliare qualcosa in ogni compito in modo che il biondo mantenesse la prima posizione e non lo usasse per sfogare la rabbia per la perdita di quella posizione.
L'ultima postilla era proprio la ciliegina sulla torta, un microscopio dettaglio che però gli aveva evitato gli incubi orribili dei primi anni, che era quella di non accettare MAI un invito a cena a casa Bakugou
Cioè...accettare lo accettava, perché sapeva che sua madre amava passare del tempo con Mitsuki, ma poi a poche ore dalla cena inventava una balla, mal di testa, mal di stomaco, crampi improvvisi o mal di gola, e si tirava indietro ritrovandosi a mangiare dei tristissimi noodles precotti davanti alla TV ma, stranamente, ancora vivo.
E queste tecniche perfettamente studiate, e perfezionate dagli errori commesso, gli avevano concesso un intero anno di pace seppur di totale solitudine
Vedeva Katsuki soltanto a scuola e soltanto per poche ore e questo, fortunatamente, lo aveva fatto sparire anche dai radar dei suoi seguaci
In pausa pranzo consumava un ramen sul tetto, vento, freddo , pioggia o neve non faceva la differenza, e quando l'ultima campanella suonava scheggiava a casa alla velocità della luce oppure, se gli toccavano i turni di pulizie, faceva in modo di partire sempre dai bagni in modo che tutta la classe fosse già andata a casa quando si ritrovava a pulire le classi.
Fine.
Izuku era estremamente orgoglioso della sua pianificazione e fu proprio per questo che rimase imbambolato, e terrorizzato, quando si ritrovò Katsuki davanti al cancello scolastico e si vide completamente da solo e senza possibilità di scappare
Il sudore iniziò a scorrere sulla sua pelle, soprattutto sulla zona della schiena e della fronte, e fu quasi tentato dal mettersi preventivamente ad urlare e scappare verso la scuola
Ma Katsuki sembrava stranamente calmo, per quanto possa esserlo qualcuno che guarda ossessivamente l'orologio e batte nervosamente un piede a terra, ed Izuku era Izuku...
La curiosità batte l'istinto di conservazione no?
Quindi i piedi iniziarono a muoversi in avanti mentre il cervello si sforzava di farsi venire immediatamente un quirk, un sogno ad occhi aperti dove lui diventava improvvisamente invisibile, e quando anche il volto di Katsuki si alzò Izuku capì che l'infarto a quindici anni non è poi un'eventualità così remota
K:" Quanto cazzo di tempo ci metti a cambiarti?'
Un brivido gelido attraversò la schiena tesa del minore, la sensazione che se si fosse aperta una voragine sotto i suoi piedi sarebbe improvvisamente diventato il giorno più bello della sua vita, e la lingua si incartocciò talmente tanto, nel tentativo di rispondere, che alla fine vennero fuori due vocali e qualche consonante...
Un po' come se stesse ripetendo il suo codice fiscale insomma!!
La lingua di Katsuki schioccò immediatamente, gli occhi rossi che tornavano a guardare l'orologio continuando a battere il piede a terra, per poi iniziare a camminare mettendosi le mani in tasca e schioccando di nuovo la lingua
K:" Datti una mossa nerd di merda. Oggi andiamo a casa insieme"
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