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#4 "L'Angelo della Buona Morte"/ "Il gioco dei Jones": Jack/ Emily


Eccoci al quarto viaggio inter librario... Preparate gli occhietti...E via!

Un'altra giornata era trascorsa nel totale caos. Jack era stanco di dover rincorrere le persone: la Vampira, la Lamia e Michelle.

Michelle! Croce e delizia di questo posto. Pensò passandosi una mano tra i capelli scuri.

Iniziò a camminare tra i sentieri ghiaiosi che si intrecciavano in mezzo agli alberi tropicali, mentre una leggera brezza gli colpiva il viso. Non aveva una meta quella sera: voleva solo divertirsi un po'.

Imboccò una tenue salita alla cui sommità spiccava l'insegna di un pub in legno grezzo. A catturare la propria attenzione però,  non fu tanto l'insegna quanto la giovane che scomparve in quel locale. 

Incuriosito, solo lui sapeva da cosa, la seguì cercandola con lo sguardo. Gli bastò un attimo per scorgerla seduta al bancone. I capelli castani erano raccolti e lasciavano scoperti il collo sottile e le spalle esili.

Sorrise alla Dea fortuna per averla trovata da sola e le andò vicino.

Con la disinvoltura di chi è consapevole del proprio fascino poggiò il gomito al bancone e chiese: "Siete sola?" 

La giovane Emily poggiò le iridi verdi sul giovane che quella sera le aveva rivolto la parola. Era uscita principalmente per dimenticare, dimenticare l'incidente che l'aveva coinvolta pochi mesi prima.  

Le sue amiche le avevano suggerito un'isola sperduta per passare una vacanza insieme, bere e dimenticare: la parola d'ordine.  

Così era giunta in quel grezzo pub a mezzanotte e mezza, un abito rosso fuoco succinto le fasciava i fianchi coordinato con delle decolleté nere. Un ombretto color bordeaux richiamava il rosso fuoco del vestito ed infine, come acconciatura un raccolto con dei boccoli lasciati liberi sulle spalle.

Sentendosi a disagio ci mise qualche secondo per capire che il giovane, affascinante a prima vista, le aveva rivolto la parola. "A quanto pare..." rispose sorseggiando del whisky sempre col medesimo scopo di dimenticare.

Jack si lasciò andare a una risata genuina prima di sedersi al suo fianco e dire: "Non me la renderai semplice, vero?"

La giovane Emily finito di sorseggiare il secondo bicchiere di whisky, uno degli alcolici preferiti, con lo sguardo di una che al momento era irritata dal cromosoma Y rispose "Perché dovrebbe essere semplice?" chiese girandosi del tutto in direzione del giovane.  

Un breve rossore tinse le sue guance facendole immediatamente abbassare il vestito non impedendole però di fissare in modo enigmatico le iridi dell'uomo dicendogli "E poi la semplicità  è superflua, con la semplicità l'arte perde senso." Mostrando il linguaggio dotto al quale era stata indotta fin in tenera età, e con il quale di solito allontanava molti ragazzi.  

Sorpreso da una tale risposta l'uomo ordinò da bere, solo per sé, poi tornò a guardarla con uno sguardo divertito: "Vero, la semplicità annoia", concordò grattando un sopracciglio con un gesto distratto, "ma l'arte è l'esaltazione di un talento ed io conosco bene il mio", lasciò scorrere lo sguardo su quel corpo magnificamente fasciato e aggiunse: "e ho supposto che una tale mise fosse il chiaro invito di una donna che desidera distrarsi, ma avrò frainteso." Prese il bicchiere e si allontanò dirigendosi dal Dj, e scelse una canzone che non ascoltava da molto tempo, ma che quella ragazza gli aveva portato alla mente:  One Way Or Another.

Se cambia idea sa dove trovarmi! Pensò sedendosi ad un tavolino accanto al pezzo d'antiquariato.

Emily rimase del tutto sorpresa dall'atteggiamento del giovane, Eh no! Sono io che devo essere cercata non il contrario!, pensò tra sé.

Quella sera si era ripromessa di cambiare vita, cambiare se stessa eppure la voce della sua amica, Katy, la quale l'aveva invogliata a recarsi nel pub, la tormentava. "Devi divertirti! Per una notte Emily!" oppure "Gioca! Devi distrarti!" le parole di Katy sembravano condurla dal giovane. Infondo perché era lì se non per divertirsi? Una ragazza di buona famiglia come lei, ricca, nonostante i problemi degli ultimi tempi, per quale altro motivo si sarebbe dovuta recare in quel pub?   Così si fece forza, infondo doveva in qualche modo attirare l'attenzione del giovane, spinse la parte più timida del suo carattere nei confronti degli uomini nel profondo del suo cuore; si diresse dal DJ chiedendo mostrando i classici "occhi dolci" un ballo lento.  La scelta cadde sul brano al pianoforte di Yiruma River Flows in You e armata di tanto coraggio si diresse dal giovane "Okay sono stata scortese te lo concedo..." disse mentre si sedeva accanto all'uomo che in qualche strano modo aveva colto la sua attenzione; "Ti propongo una sfida: ci stai?" chiese con una punta di sarcasmo.

Un sorriso soddisfatto gli illuminò il viso nel sentirla parlare e rispose: "Adoro le sfide", appoggiò il bicchiere e sporgendosi leggermente verso di lei aggiunse: "Spara!"

Emily osservò per qualche momento gli occhi del giovane per poi rispondergli "Pensi di essere un ragazzo intelligente?" chiese dopo qualche minuto di attesa.  

"No, non intelligente, ma esperto", la scrutò con occhi seri, "tu credi di essere furba?" Chiese, curioso di scoprire cosa avesse in mente.

"Furba? Ti sembro una ragazza furba?" chiese Emily sorridendo cercando di mantenere quella fastidiosa e allo stesso tempo interessante linea di attenzione che si era creata tra lei e quell'affascinante ragazzo.

Jack si picchiettò il mento ispido con l'indice in modo pensoso: "Forse", disse, "ma dovrei conoscerti meglio." Riprese a sorseggiare il suo Brandy prima di chiedere: "Non dovevamo giocare?"

Emily annuì alla domanda di Jack e con sguardo provocatorio disse "Già dovevamo... Volevo vedere se riconoscevi un... Un quadro... Dici di essere esperto in fatto di donne, vero? Sarai esperto anche nel capire i gusti di una ragazza difficile come me?" chiese marcando la parola esperto.

Quella ragazza lo incuriosiva, tanto anche, visto che da quando aveva iniziato a parlare con lei non aveva pensato neanche per un secondo a Michelle e alle altre.

Abbozzò un mezzo sorriso e accettò: "Sono pronto per la domanda."

"Okay..." disse Emily scrutando in modo enigmatico il coraggio del ragazzo, "Conosci il quadro de "l'albero grigio"? È uno dei miei quadri preferiti. Se non sai la risposta dovrai..." disse pensandoci qualche secondo toccandosi il mento con un dito, "Dovrai cancellare cinque numeri che sceglierò io dal tuo telefono." concluse chiedendo il terzo bicchiere di whisky.

"Prima dimmi cosa vinco se indovino?"

La ragazza iniziò a toccarsi qualche ciocca biondo cenere mordendosi la lingua per non aver pensato che anche lei avrebbe dovuto scontare una qualche pena in caso di sconfitta.  

"Ehm... Non so..." disse sentendosi a disagio, "Okay facciamo così: decidi tu cosa farò" concluse mordendosi nuovamente la lingua, Cosa stava facendo? si chiese poco dopo.

"Mai lasciare a uno sconosciuto un simile potere: potrebbe approfittarne." Rise tranquillo e allungò la mano per presentarsi: "Piacere, Jack."

Solo in quel momento Emily si rese conto che per tutta l'ora passata insieme lei e quel Jack non si erano minimamente presentati; "Giusto! Piacere, Emily" disse stringendo la sua esile mano in quella decisamente più grossa dell'uomo.  

"Comunque... Normalmente non lascio questo potere sono molto più prudente, vedi come una fortuna ad aver beccato la serata giusta" disse sorseggiando qualche sorso dal suo bicchiere.

Jack le sorrise divertito prima di aggiustarsi sulla seduta e rispondere: "Allora, visto che sono fortunato, ti dico che l'opera di cui parli ritrae un albero grigio." Strinse le labbra per non scoppiare a ridere ma poi si lasciò andare. Non sapeva un bel niente di arte.

Emily sorrise in una situazione normale avrebbe abbandonato il tavolo non trovando un ragazzo che  apprezzava l'arte invece lì in quel pub sorrise anche lei avvicinandosi a Jack.  

"Ah ho vinto io" disse sorridendo ancora sotto i baffi, "Vuoi ancora continuare la scommessa?" chiese in tono gentile, infondo riconosceva di aver fatto una domanda difficile.

Jack si fermò solo un attimo a fissarle le labbra e dovette ammettere che aveva un bel sorriso. 

"Amo il pericolo!" Dichiarò serio. "Però lascia che ti offra un altro giro." Disse alzando un braccio per chiamare un cameriere.

Dopo aver ordinato tornò a guardarla e chiese: "Continuiamo?"

Emily ringraziò mentalmente quel ragazzo per la bella serata, forse per l'alcol fatto sta che in quel momento aveva del tutto dimenticato i suoi problemi.  

"Okay: continuiamo" disse sorridendogli, era attratta da lui in un modo fatale. "Posso... Posso avere il tuo..." cominciò non trovando le parole decisamente imbarazzata.  

Voleva continuare la sfida ma non sapeva davvero come chiedere a quel giovane che, in qualche strano modo l'aveva stregata, di consegnarli il telefono così al posto di mostrare il suo solito lato sulla difensiva nel confronti del sesso maschile, un rossore abbastanza forte prese possesso delle sue guance.

"Non ti facevo balbuziente!" Rise Jack con un sorriso sfrontato e abbagliante. Stava iniziando a prenderci gusto con quel giochino fatto di sguardi. "Avanti: dimmi quello che vuoi?" La domanda suonò provocante proprio com'era nella propria Natura. Non si scompose, anzi, ne approfittò per lanciarle uno sguardo di intesa, mentre le labbra si modellavano in una posa seducente.

Lo sguardo di Emily si riprese dal rossore per la sfrontatezza del giovane: la irritava ed attirava allo stesso tempo. Quel gioco di sguardi le piaceva, la noia era stata del tutto esclusa. 

"Ehm... Punto primo non sono balbuziente, punto secondo... Posso avere lo strumento con il quale comunichi?" chiese deviando la parola "telefono" per non sentirsi troppo in imbarazzo. Era come se si sentisse in soggezione, in un continuo dibattito ed ogni minuto l'attirava di più.

Il sorriso sulle labbra di Jack aumentò. Si era reso conto di metterla in imbarazzo, ma si stava divertendo troppo a stuzzicarla così chiese: "Quindi vorresti la mia bocca?"

Ora era proprio curioso di vedere cosa si sarebbe inventata per uscire da quella situazione.

"Ehm... Ehm..." l'aveva ingabbiata, e ora come ne esco?, si chiese Emily sentendosi sempre più accaldata. Non sapeva davvero  cosa rispondere vista la chiarezza del riferimento, furbo il ragazzo pensò mentre fingeva di sentirsi tranquilla.  

Sorseggiò un po' di whisky sperando in una illuminazione che fortunatamente venne "Certo, mi riferivo proprio a quello. Alle "labbra digitali" con le quali parli in rete" rispose tirando un sospiro di sollievo mentre ringraziava quelle noiose ore del progetto di informatica.

L'uomo appoggiò il gomito sul tavolino per far scivolare la mano tra i capelli e poggiandosi su di essa le lanciò uno sguardo divertito. Si prese il labbro inferiore tra i denti per trattenere la risata: era stata furba.

"Ok, diciamo che te la do per buona" , disse, "sono proprio curioso di vedere cosa vuoi fare."

Si alzò in piedi per prendere dalla tasca il telefonino privato e glielo pose: lì non c'era niente di compromettente.

Emily rise per la situazione, era riuscita a non lasciare a quel Jack l'intera mano di quel gioco.  

Prese in mano il telefono cominciando a guardare qualche chat, messaggi, numeri eppure non c'era assolutamente niente. Strano, troppo strano. Possibile che quel ragazzo tanto affascinante non avesse nemmeno qualche segreto?  

"Così non vale! Cavolo... Dovevo scegliere un obbligo più difficile..." pensò poggiando il telefono sul tavolino attirata dalla voglia di andare a ballare ma troppo timida per poterlo chiedere al ragazzo.

"Obbligo?" Domandò l'uomo più a se stesso che a lei, ma quella parola gli fece venire in mente quello strano gioco che facevano gli umani e allora disse: "Ora tocca a me farti una domanda." 

Si grattò il mento e, aiutato dal proprio potere di persuasione, chiese: "Dimmi qual è il tuo desiderio più grande?" 

Non era giusto farlo, era contro le regole, ma non voleva farle del male e non aveva intenzione di approfittare di lei: era solo estremamente curioso di sapere perché una ragazza così giovane e carina se ne andasse in giro in piena notte da sola.

"Quale è il mio desiderio? Hmm... Ho frequentato il liceo classico prima di scoprire all'Università di avere una grande passione per il disegno; così in seguito ho cominciato ad appassionarmi ed è diventato un po' un passatempo ed uno sfogo..." disse intuendo però quale fosse in realtà la vera domanda di Jack, "Ti chiedi perché me ve vada in giro ubriaca, vero?" chiese sorridendo ampliando gli occhi verdi ancora freschi dell'incidente del mese prima.

"Sì, è una delle tante cose che mi chiedo." 

Fece vagare lo sguardo per il pub ormai semi deserto e aggiunse: "Vorrei la verità."

Era attratto dall'alone di mistero che percepiva intorno alla sua figura e voleva sapere.

"Okay. Però queste sono due domande" disse la ragazza cercando di resistere dal raccontare subito al giovane il tutto; temeva per qualche strano motivo un calo di interesse ed inoltre aveva ancora voglia di ballare un lento. 

"Ora tocca a me Jack" disse facendogli l'occhiolino mentre le varie luci permettevano ai suoi occhi di cambiare colore, "È l'una e mezza: mica confesso tutto così in fretta" concluse finendo del tutto il terzo giro di whisky.

"Stai girando intorno alle mie domande senza mai rispondere", le fece notare inarcando un sopracciglio, "sono un uomo che ama essere diretto e mi piace se anche gli altri lo siano. Dimmi cosa vuoi da me?"

Questa volta non usò il suo potere, lasciò alla natura della giovane fare il suo corso.

"Okay te lo concedo, non mi piace parlare molto di come sono io..." ammise Emily sentendo un leggero senso di fame, "Comunque anche tu mi sembri un tipo riservato." disse sorridendogli.  

"Come mai sei su questa isola?" chiese la giovane sorridendo per aver fatto la domanda che al suo interno avrebbe inglobato altre risposte.

"Per lavoro. Tu, invece?"

"Non ho motivi particolari... avevo voglia di riposarmi" rispose Emily guardando dritto negli occhi del giovane, un miscuglio verde e azzurro, difficile da distinguere visto il troppo alcool che le circolava nel corpo.  

"Come mai sei venuto da solo?" chiese la ragazza, una domanda che le circolava nella testa ormai da un'oretta buona. Lei infondo era venuta lì per dimenticare da sola, ma si chiedeva come mai un ragazzo così affascinante e esperto in fatto di donne fosse venuto lì senza una compagna.

"Il lavoro non mi lascia molto tempo libero e poi, stasera avevo voglia di conoscere gente nuova. Donne nuove." Rise mordendosi un labbro e aggiunse: "E non credevo di essere così fortunato." 

Emily sorrise mentre si mordeva la lingua, Da cosa scappi Jack?, si chiedeva nella sua testa.  

Intanto il pub si era nuovamente riempito, aveva una voglia matta di ballare nonostante fosse totalmente incapace.  

"Fortunato, molto fortunato. " disse sorridendogli cercando anche di calmarsi visto che toccava a lei.

L'uomo stava per rispondere quando il telefonino che aveva in tasca prese a vibrare, lo estrasse per vedere chi fosse e si rabbuiò. Ogni volta che posso divertirmi succede qualcosa che me lo impedisce!

"Scusa, devo rispondere" informò la ragazza allontanandosi da orecchie indiscrete.

"Nessun problema" rispose Emily anche se dentro di se voleva davvero sapere cosa si celava dietro ad un corpo perfetto e a degli occhi verdi.

Il ragazzo si diresse fuori dal pub, nel suo piccolo cuoricino temeva di poterlo perdere; magari una chiamata di lavoro avrebbe interrotto il loro incontro e non si sarebbero più rivisti.  

Così presa dalla curiosità appena vide Jack uscire dalla porta del pub si alzò in piedi camminando tra uomini ubriachi che tentavano di toccarla, si fermò sull'uscio per poterlo ascoltare meglio.

"Capisco, Capo."

Silenzio.

"Potrei andarci domani, avrei da fare adesso."

Silenzio.

"Sì, Capo."

Jack chiuse la telefonata con un po' di amaro in bocca. Una volta tanto che si stava divertendo il lavoro era arrivato a rovinare tutto. Picchiettò il palmo della mano con il telefonino un paio di volte prima di decidersi a rientrare.

La vide sedersi proprio in quel momento e non seppe se si era alzata per andare in bagno o per spiarlo, comunque ormai non importava. La serata era finita.

"Mi dispiace, devo andare", disse, non appena incrociò il suo sguardo.

La giovane Emily ancora con gli occhi lucidi, dovuti principalmente all'alcool, guardò verso la direzione di Jack.  

"Okay... Però prima... Mi concedi un ballo?" chiese alzandosi dalla sedia con le guance arrossate ed i capelli scompigliati, anche lei doveva tornare nella sua San Francisco: nei suoi enormi problemi.  

Il solo pensiero fece scendere sul suo viso una lacrima, avrebbe dovuto rivedere il viso di quella che lei considerava la sua vittima, eppure si fece forza non era bello salutare ripensando ai suoi problemi.  

Chiese gentilmente di far partire l'ultima canzone che avrebbe accompagnato la fine della serata; la scelta cadde su Thinking Out Loud, pensare ad alta voce, Jack, è quello che dovrei fare. 

La cupa espressione che vide in quegli occhi lo colpì particolarmente. Non era un tipo sensibile e tantomeno gentile, ma era pur sempre un Demone che amava le belle donne, ed Emily lo era.

Rimise il telefonino in tasca e la guardò rivolgendole un sorriso travolgente mentre le porgeva la mano per invitarla a seguirlo.

Con passi eleganti l'accompagnò al centro della pista e con deliberata lentezza fece scivolare le mani sulle braccia della ragazza dalle spalle ai polsi. Li prese con garbo e se li portò dietro al collo prima di portare le proprie mani sui fianchi di lei per stringerla a sé. La musica suonava una melodia a lui sconosciuta che però si prestava bene per quella danza fatta di passi lievi e carezze appena accennate. Senza sapere come si ritrovò il volto di Emily appoggiato al proprio petto. Si lasciarono cullare da quei movimenti che sembravano essere creati per essere ballati insieme. Sorrise tra i capelli della giovane e si beò di quel momento di inaspettata e insperata serenità.

Fissò gli occhi del ragazzo che la stava conducendo in uno dei balli più facili eppure si sentiva comunque impacciata.  

Nel suo cuore sentiva che in qualche modo doveva sfogarsi, doveva dire a qualcuno quello che si portava dentro da uno, due mesi; il dramma che aveva macchiato la sua vita per sempre.  

"Jack ascolta: vuoi sapere perché me ne vado in giro la notte ubriaca, vero?" chiese sapendo già la riposta, era già da due notti che i ragazzi che incontrava rimanevano incuriositi da tutto ciò che si portava dietro.  

"Io... Io vado in giro ubriaca, drogata, senza regole..." cominciò con voce flebile, "Io cerco sempre di mettermi nei guai, io cerco sempre di mettermi a disagio, di mettermi in difficoltà. Ma sai perché lo faccio?" chiese al giovane senza preoccuparsi, non l'avrebbe più rivisto probabilmente, perché lasciarlo andare via con la sua probabile curiosità su di lei?

"Perché ami il pericolo?" Chiese guardandola negli occhi.

Emily cercò di mantenere una possibile colata di lacrime dalle sue pupille, perché amo il pericolo? si chiese fissando Jack.  

"Anche, anche... Amo il pericolo, amo mettermi in difficoltà, amo farmi del male principalmente perché io ho fatto del male..." disse mentre gli occhi si facevano umidi, "Da quel giorno in cui ho segnato la fine di qualcuno... Da quel giorno Jack, da quel giorno ho amato farmi del male e con esso anche il pericolo." concluse stringendosi più forte a lui.  

Voleva piangere, si rendeva conto di comportarsi come una bambina e per questo ancora una volta tentò, con un discreto successo, di impedire che le sue lacrime prendessero il sopravvento.  

"Da quel giorno Jack, non ho più saputo farmi amare e anche ora non so farmi amare: non so cos'è l'amore." concluse togliendosi un peso incessante asciugandosi qualche lacrima.

Quella confessione fu del tutto inaspettata. Le prese il volto tra le mani per sondarle gli occhi, che erano talmente sinceri e tristi da scuoterlo sul serio. Non se la sentiva di giudicare e non ne aveva il diritto, così le disse la stessa cose che dissero a lui il primo giorno della sua nuova vita: "Gli errori fanno parte della vita, Emily, e sono quelli che ci rendono ciò che siamo. Devi solo cercare di andare avanti facendone tesoro."

Lei annuì.

"Ora devo proprio andare, ma mi piacerebbe rivederti per sapere come stai?"

Il perché glielo avesse chiesto era un mistero. Le lasciò il proprio numero di telefono, le diede un bacio sulla guancia ed uscì. Augurandosi, chissà perché, che stesse bene.

Rimase lì con quel foglietto tra le mani indecisa sul da farsi, erano incontri lampo, li faceva un po' così per caso senza aspettarsi niente e senza chiedere niente.

Sentì subito freddo, sola con quel misero pezzo di carta si diresse al bancone pagando per poi uscire anche lei. La sua San Francisco, avrebbe dovuto rivederla. 

Percosse il sentiero erboso fino ad arrivare al porto con le poche cose che si era portata dietro: uno zainetto e tanto ma tanto rancore. Eppure dentro di sé sentiva come un fuoco, come se in qualche modo sapesse che avrebbe rivisto quel ragazzo, però si chiedeva chissà quando e dove. 

"Addio Jack" disse mentre la nave salpava, chissà cosa avrà pensato si chiese mentre le onde del mare concludevano quell'incontro così speciale.

*Viaggiatore Inter librario: Emily Jones*
Dal libro: "Il gioco dei Jones" di @ciola17

Un commentino da @ciola17   
su questa esperienza? Dicci: come è stata? Ti sei divertita?

E voi che siete giunti fino a qui, fateci sapere cosa ne pensate?

Grazie a tutti per seguire questa iniziativa :-)

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