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# 2 "L'angelo della Buona Morte" / "Cattivo Sangue": Anna/Stefano


Eccoci al secondo viaggio inter librario...Preparate gli occhietti... VIA!

La luce delle candele sparse sul pavimento in pietra e sui tavoli rotondi, creavano un'atmosfera elegante e intima difficile da ignorare. 'Il Paradise' era un ritrovo per coppiette scavato nella roccia, dove l'unica cosa possibile era quella di lasciarsi trasportare dal romanticismo avvolgendosi di dolcezza. Anna se ne stava seduta al limitare della terrazza esterna a un piccolo tavolino. Gli occhi puntati al mare nero che continuava a infrangersi sulla scogliera sottostante mentre una musica soffusa si diffondeva per l'ambiente. Quel locale non era proprio nel suo stile, ma per quella sera voleva stare lontana da eventuali ragazzi e dalle proprie amiche. Voleva solo essere lasciata in pace.

Un pizzicorino alla base della nuca la costrinse a voltarsi. Alle proprie spalle c'era un ragazzo alto e slanciato che si guardava intorno in modo confuso.

Dimmi che cerchi la tua fidanzata! Pregò, osservandone il viso dai bei lineamenti.

Molto carino! Aggiunse con un sorriso malizioso.

Ok è proprio figo, ma smettila di fargli la radiografia e stai buona! Rettificò costringendosi a guardare il bicchiere che aveva tra le mani.

Si morse il labbro interno con un accenno di sorriso sulle labbra. Non era da lei farsi da parte.

Accuccia Anna! Si ammonì ridendo di se stessa e delle proprie intenzioni. Quando imparerai? Non volevi quietare? Quindi ubriacati e non rompere! Ma mentre la sua mente continuava ad ammonirla, gli occhi lanciarono ancora uno sguardo alle proprie spalle.

Era ancora lì in cerca di qualcuno. Uffa! Pensò affranta, tornando ad ammirare l'orizzonte perso nella notte.

Il Paradise quella sera sembrava affollato ma, nonostante ciò, la folla di coppiette non creava molto rumore e permetteva alla musica di scorrere lieve per destare ogni pensiero dalla sua mente; anche se alcune domande restavo impresse.

Perché mi ha dato appuntamento qui? Il ragazzo scrutava tra i tavoli nella speranza di incontrare la vecchia donna misteriosa che l'aveva chiamato quella mattina. Se mi vedesse Serena...

Era in ansia per aver mentito alla sua fidanzata, ma fortunatamente il luogo era lontano dalla propria città.

Si grattò la nuca, ancora immerso nella ricerca di quella vecchia donna quando, guardando verso la terrazza, incrociò lo sguardo di una ragazza. La osservò qualche secondo e capì che era da sola.

Cosa ci fa una come te sola soletta? La curiosità di Stefano crebbe a tal punto da avvicinarsi alla giovane. Era un ragazzo troppo solare per starsene fermo e solo ad aspettare qualcuno che, forse, non si sarebbe fatto vedere.

Sorpassando i due tavoli che lo dividevano dalla ragazza si avvicinò, per poi sedersi al tavolo senza invito.

"Buonasera signorina, non mi sembra galante far attendere una bella ragazza come lei da sola, potrei farle compagnia?" disse con un sorriso sornione "Almeno fino a quando non arrivi il suo compagno" proseguì fissandola intensamente con i suoi occhi verdi per captarne ogni possibile reazione.

La soddisfazione che provò Anna nel vederlo sedere al proprio fianco era talmente tanta che non si preoccupò neanche di celarla.

Un sorriso sfrontato, infatti, le illuminò il viso quando rispose: "In realtà, per ora sono sola", posò il bicchiere e si inclinò leggermente con il busto verso il ragazzo per sussurrare come se fosse un segreto: "ma mentre aspetti la tua compagna, se vuoi, puoi farmi compagnia."

Stefano le rivolse un sorriso a trentadue denti, compiaciuto dell'atteggiamento solare della ragazza "Ottimo! Allora ci terremo compagnia a vicenda visto che..." si avvicinò alla ragazza sporgendosi in avanti e, imitando il suo gesto, continuò la frase quasi sussurrando "strano, ma vero, mi hanno dato buca" disse, portando una mano alla nuca quasi imbarazzato dalla cosa. Allungò poi la mano "Che maleducato, non mi sono neanche presentato, sono Stefano."

"Strano davvero! Da non crederci!" Replicò ridendo e, stringendogli la mano, si presentò: "Anna, piacere di conoscerti."

Sentì la sua presa decisa Che tipetta! Esclamò mentalmente, le stava simpatica e per certi versi Anna le ricordava Serena, solo che non era bionda.

Si sistemò sulla sedia in una posizione più comoda, allungando le gambe e sfiorando, per sbaglio, Anna. Al contatto si schiarì la voce, ma prima di iniziare qualsiasi discorso fu sommerso dalle sue domande.

Infatti, dopo averlo studiato per una frazione di secondo lei gli chiese: "Sei qui sull'isola in vacanza? Con qualcuna? Dove alloggi?" Lo tempestò di domande prima di alleggerirle con un sorriso sbarazzino e un'alzata di spalle con finto imbarazzo. "Scusami non sono uno sbirro", precisò passandosi una mano tra i capelli neri, "sono solo tanto curiosa."

Tenne il labbro tra i denti per tacere, ma era più forte di lei e aggiunse: "Vuoi che chiamo il cameriere?"

Stefano trattenne il sorriso, ma l'idea che avesse davanti una come Serena lo divertiva parecchio. "Accidenti! Da dove inizio?" disse lasciandosi andare ad una risata genuina "E io che pensavo mi stessi facendo il quarto grado" disse sarcastico. Alla sua domanda alzò la mano in direzione di un cameriere poco distante da loro.

"Bene... inizio con l'interrogatorio allora" ammiccò divertito "Sono qui da solo, la mia qualcuna è rimasta in città" disse mascherando un tono quasi colpevole.

Arrivò al tavolo il cameriere, era un giovane ragazzo dai capelli rossicci "Prego, gradite ordinare?" chiese e guardando Anna si fece rosso in volto. "Per me una bistecca con contorno di patatine e per la signorina" si rivolse ad Anna sfoggiando il suo sorriso sgargiante.

"Lo stesso" confermò Anna lanciando una rapida occhiata al cameriere prima di focalizzarsi sul ragazzo che le stava di fronte. Stefano con la sua sola presenza era riuscito a farle dimenticare la propria situazione assurda ed era felice di averlo incontrato. Era riuscito a strapparle più sorrisi lui che le sue amiche in quegli ultimi due giorni.

"Quindi c'è una qualcuna, che peccato!" Esordì, esasperando il dramma.

Poi rise divertita e aggiunse: "Spero per te che non sia una tipa gelosa. Perché ho intenzione di mangiare tutto e non mi fermerò anche se dovesse entrare urlando."

Alle sue parole rimase di sasso, quella ragazza aveva un modo di fare che lo intrigava parecchio. Calma i bollenti spiriti, si rimbeccò mentalmente. "Sarebbe il tipo, ma al momento è a diversi chilometri di distanza" disse con nonchalance. "Ma parlami di te, sei qui in vacanza? E come mai sola soletta? Non mi sembri il tipo da starsene sola in un ristorante" disse incuriosito, iniziò a picchiettare l'indice sul labbro inferiore "O è un modo per adescare ingenui ragazzi?" il tono era divertito e allo stesso tempo quasi provocatorio. Sentiva una strana esigenza di conoscere anche il più piccolo segreto della ragazza, provocarla sarebbe servito a farla parlare? Se lo chiedeva da un po'.

"Sono in vacanza con le mie amiche", rispose semplicemente, "e sono sola soletta perché per una sera volevo stare lontana dai ragazzi." Sorrise ironica e aggiunse: "Ma è inutile, sono i bei ragazzi che non stanno lontani da me" ammiccò divertita dopo averlo indicato.

Anna piantala è fidanzato! Si ammonì mentre gli regalava un altro sorriso.

Finalmente arrivò la cena e ne approfittò per aspettare la sua prossima mossa.

Il cameriere poggiò i piatti, continuando a lanciare occhiate ad Anna, Sei una calamita, pensò sorridendo di rimando.

"Beh, mi hanno sempre detto di essere un tipo fortunato e stasera ne ho avuto la conferma" istintivamente si toccò la spalla destra, pensando che era davvero fortunato ad essere ancora vivo.

"E cosa c'è di bello su quest'isola? A parte qualche bel straniero" disse allusivo, poi si portò un boccone di bistecca in bocca, assaporandola persino con gli occhi, soddisfatto dalla media cottura, Si mangia bene da queste parti.

"A parte qualche bella straniera", gli fece eco sorridendo, "il mare e alcuni percorsi nella natura." Addentò a sua volta la bistecca con fare pensoso, qualcosa in quel ragazzo l'aveva incuriosita e non era la bellezza, era stato il tono nella voce quando aveva detto di essere fortunato.

Se non gli avesse fatto subito la domanda che le frullava nella testa non sarebbe stata lei, quindi, chiese: "Dimmi, qual è il vero motivo per cui ti dicono che sei fortunato?"

Alla domanda rimase spiazzato e quasi stava per soffocarsi, allungò la mano e prese il primo bicchiere pieno che trovò. "Scusa, prendi il mio" e passò ad Anna il suo bicchiere ancora inutilizzato. Che gli dico? Rimase quasi imbambolato non sapendo che pesci prendere. "Perché, eh?" sussurrò tra sé passandosi la mano fra i capelli e distogliendo, per la prima volta, lo sguardo dalla ragazza.

"Mi hai fatto la classica domanda da un milione di euro" disse impacciato, per poi ritornare a guardarla.

"Diciamo che mi capita di mettermi nei guai per Aurora, la mia migliore amica, e mi capita di uscirne vivo per miracolo" disse con una leggera nostalgia visibile sul suo volto.

"È una ragazza speciale, diversa se vogliamo, e questa sua diversità le costa tanto" si sentì triste nel ricordare la sua migliore amica senza memoria e senza più una vera ragione di vita, sembrava assorto nei suoi pensieri. Per un attimo non fece neanche caso alle reazioni di Anna.

"Sono qui per lei stasera, dovevo incontrare una persona che potrebbe aiutarla...scusa, parlo troppo" disse infine, mantenendo un tono e un'espressione più cupa. "Ma grazie a lei ho una cicatrice che mi fa sembrare più figo" le sue labbra si allargarono in un sorriso birichino, e nel frattempo picchiettava la spalla. Voleva far scivolare via la tristezza, cercando di far tornare il sorriso anche ad Anna.

"Scommetto che anche tu hai una vita interessante" riprese a cenare aspettando la risposta di Anna.

"Più che interessante direi assurda", ammise senza neanche rendersene conto, "in questi giorni ho capito che molto spesso niente è come sembra e che, a volte, la realtà supera la fantasia." Si fermò stupendosi di essere stata tanto sincera con uno sconosciuto.

"Mi dispiace che il tuo appuntamento sia saltato" si morse il labbro prima di chiedere: "Ma la tua fidanzata sa che la tua migliore amica è speciale? Io sarei gelosa se il mio ragazzo la definisse così."

Le sorrise dolce. "È sempre stata gelosa del nostro rapporto, ma no, non conosce questo suo lato speciale. È all'oscuro della faccenda, però non pensare male, è solo per proteggerla. Non voglio incasinarle la vita, mi basta già il casino che si è creato nella mia" disse, rise per smorzare la tensione che sentiva dentro. Mantenere un segreto come quello di Aurora era difficile, anche se nutriva un particolare affetto per quella ragazza. Si fermò un attimo, soppesando le reazioni di Anna e le sue parole sulla realtà e la fantasia.

"Tu sei un tipo che parla a ruota libera, ma nonostante ciò, continui ad essere riservata" si portò una mano al mento pensieroso "Mmm... ti definirei enigmatica, quasi."

"Le mie amiche direbbero il contrario, ma oggi mi sento un po' diversa, anzi, lo sono." Anna si passò nuovamente le mani tra i capelli, sempre più confusa dalla facilità con cui gli parlava.

Percepiva nel suo interlocutore la stessa inquietudine. Come se anche lui fosse invischiato in una vita irrazionale. Forse era solo un caso l'essersi incontrati proprio in quel momento o forse era destino, ma di sicuro era stato un bene. Si sentiva meglio.

"Posso aiutarti a cercare il tuo appuntamento? Posso fare qualcosa per la tua amica?" Chiese, non sapendo esattamente il perché o cosa avrebbe potuto realmente fare per loro, ma le era venuto naturale.

Ascoltava Anna quasi rapito dalla sua naturalezza, quando gli dice che è una persona diversa non può fare a meno di empatizzare con la sua frase, che lasciava intendere più di quanto avesse detto realmente. Che ti è successo? Si bloccò la lingua fra i denti per non interrompere Anna, giudicava poco cortese scendere nei dettagli della sua vita, in fondo la conosceva da neanche un'ora e poi, neanche a lui sarebbe piaciuto scendere nei dettagli della sua vita incasinata dal soprannaturale.

"Disponi di qualche pozione magica che possa far ritornare la memoria alla mia Aurora?" rise, per mascherare l'amarezza che sentiva; anche se, nell'esprimere la domanda, aveva inconsciamente dato l'idea di quanto importante fosse Aurora per lui. Era la sua migliore amica, lei era un pezzo del suo mondo che ormai sembrava essere cancellato: si sentiva come se per lei non fosse mai esistito. Continuò facendosi serio e rimirando la bella ragazza che, inconsapevolmente, l'aveva distratto dai suoi problemi "Ma ti ringrazio per esserti offerta; e io? Posso fare qualcosa per te stasera?"

"Non ho una pozione, ma visto le mie recenti scoperte non respingo la possibilità che possa esistere. Per me, invece, qualche idea ce l'avrei", rispose ridendo, "ma per ora mi accontenterò se offri la cena."

Recenti scoperte? Assottigliò lo sguardo, qualcosa nel discorso gli dava l'impressione che entrambi stessero parlando di fenomeni della stessa natura soprannaturale, ma non indagò oltre.

"Sarei curioso di conoscere le altre idee" disse allusivo e palesemente divertito. "Ma mi accontenterò di offrirti la cena", rimarcò il discorso di Anna alzando le mani, come per arrendersi alla sua volontà.

"Non provocarmi, sto cercando di fare la brava. Almeno per una volta" sorrise ancora, combattuta. Quel ragazzo sembrava essere spuntato fuori dai suoi più intimi desideri, ma era impegnato e aveva un profondo affetto per l'amica, insomma, era troppo bello per essere vero.

"Quando riparti?" Chiese d'istinto, mordendosi il labbro inferiore.

Meno male che volevi fare la brava! Si ammonì mentalmente.

L'ascoltò divertito, per un istante le era sembrata una bambina colta con le mani nella marmellata. Ne osservava i più piccoli movimenti sentendosi piacevolmente attratto, alla domanda gli occhi puntarono sui denti che affondavano nelle morbide labbra, viaggiando rapido con i pensieri Smettila subito di farlo o non risponderò delle mie azioni. Si grattò il sopracciglio, imbarazzato dai suoi pensieri.

"Vero!" esclamò portandosi la mano sulla fronte in modo teatrale "Normalmente dovrei ripartire in serata, ma mi stavo talmente divertendo che mi era passato di mente", guardò l'orologio sul polso constatando che il tempo era volato in sua compagnia.

"Quindi ti andrebbe di rimanere?" La domanda uscì provocante e si maledì per essere così sfrontata.

Non voleva certo obbligarlo. Aveva da poco capito la potenza del proprio influsso e non sapeva ancora come gestirlo, ma quel ragazzo le piaceva sul serio e non voleva ammaliarlo.

Sorrise divertita e aggiunse: "Fai finta che non te l'abbia chiesto. È giusto che tu vada a casa" l'aveva detto e già si sentiva svuotata.

Poteva uno sconosciuto conquistarla in quel modo irrazionale?

Ti andrebbe di rimanere? Ripeté la frase nella sua mente. Per quale assurda ragione gli sembrava la cosa più normale da fare? Fissava intensamente Anna mentre continuava il suo discorso. È giusto? Sì, deve esserlo, anche se è uno schifo al momento. Non rivelò i suoi pensieri, si limitò a ricambiare il sorriso.

"Tu mi tenti, Anna" disse rimarcando il suo nome e con gli occhi accesi di uno strano desiderio "Ma sì, è giusto ritornarmene da dove son venuto."

Si alzò dal tavolo e avvicinandosi a lei, si chinò sussurrandole "Grazie della magica serata". Le posò un bacio all'angolo delle labbra, incrociando i suoi occhi quando si scostò.

Quel lieve contatto la scosse nel profondo, ma si costrinse a non reagire. L'unica cosa che si concesse fu quella di ricambiare il suo sguardo appassionato.

"Grazie a te!" Replicò con il respiro corto.

Si alzò e dovette tirare indietro la testa per continuare a guardarlo negli occhi. Quegli occhi verdi così magnetici e comunicativi.

"Spero di rivederti un giorno", sussurrò, "Magari quando la tua amica sarà nuovamente in sé e tu sarai single" Rise per sdrammatizzare il fuoco che le ardeva dentro con la sua sola vicinanza.

"Oh, me lo auguro, e chi se lo perde un altro quasi appuntamento con te!", provò come al suo solito a scherzarci sopra, ma se lei gli avesse chiesto davvero un nuovo incontro era convinto che non sarebbe mai riuscito a rifiutarsi.

La salutò con la mano allontanandosi verso la cassa per saldare il conto della cena e dopo fare ritorno alla sua vita incasinata dalla magia.

La camminata di ritorno all'albergo divenne una passeggiata immersa nei pensieri. Rivedeva quegli occhi verdi accesi e quelle labbra morbide che l'avevano provocata e sedotta per tutta la sera. Un sorriso le si dipinse sul volto all'idea di riuscire ad incontrarlo nuovamente, anche se di lui sapeva soltanto il nome: Stefano.

Una volta uscito dal locale si avviò verso il porto dove prese l'ultima nave in partenza dall'isola. Prima di salire si girò nuovamente ad osservare quel posto intriso di mistero. Quel posto dove un giorno sarebbe tornato, con la speranza, seppur vana, di rincontrare quella ragazza che, con la sua allegria lo aveva allontanato dai problemi e con il suo sorriso l'aveva stregato; ma anche se non l'avesse mai più incontrata era certo che il suo ricordo sarebbe rimasto con lui per sempre.

*Viaggiatore Inter librario: Stefano*
Dal libro: "Cattivo sangue" di gd_dady 



Un commentino da gd_dady su questa esperienza? Dicci, come è stata? Ti sei divertita?
E voi che siete giunti fino a qui, diteci cosa ne pensate?

P.S.: Per chi era in attesa dell'incontro tra Amalia e Marichelle avverrà prossimamente, non disperate. :-)

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