Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Violet red

Richard ignorò il brusio che aveva accompagnato le sue ultime parole e cercò il volto di Agathe tra la folla.

«Auguro a ognuno di voi di essere amato nello stesso modo in cui sono stato amato io: è qualcosa che ti riempie l'anima. E se avrete questa fortuna, non gettatela al vento: custoditela con cura, perché diventerà la vostra stessa vita. Tutto quello che mi rimane da fare, adesso, è chiedere perdono all'unica donna che amerò mai: Agathe Williams».

Il silenzio venne spezzato da una cacofonia di voci urlanti. Richard non batté ciglio: rimase impassibile sul palco, a cerca­re con gli occhi le persone che conosceva. I suoi migliori amici battevano le mani al suo indirizzo, sorridendo e gridando qual­cosa che non poteva capire attraverso la folla rumoreggiante; Penelope aveva l'espressione compiaciuta e annuiva soddisfatta; poco più a destra, Ri­chard scorse Evan rivolgergli uno sguardo furioso e omicida digrignando i denti. Guardando la folla, si rese conto che più d'u­no lo scrutava con disgusto e rimprovero... ma quando incon­trò gli occhi di Agathe e lei non distolse lo sguardo, pensò che valeva la pena affrontare chiunque si fosse messo sulla sua strada solo perché lei lo guardasse ancora.

Richard rimase immobile a fissare Agathe; vide la sua espressione passare dallo shock alla semplice incredulità, e infine il suo volto schiudersi in un largo sorriso. Quel sorriso lo fece sentire come se qualcuno gli avesse riempito il petto, completamente e di colpo, di acqua bollente: sul viso di Agathe c'era tutto quello che aveva sperato e pregato di vedere – amore e perdono.

D'improvviso gli occhi della diciottenne si sgranarono, allarmati; Richard la vide boccheggiare e poi dire qualcosa, ma da quella distanza – e con tutto quel frastuono – il movimento delle labbra di lei non era che un vano aprire e chiudersi.

Lo storico aggrottò le sopracciglia, tentando di capire cosa non andasse, quando Evan saltò i quattro gradini con un'unica falcata e piombò come una furia sul palco.

«Brutto maiale!» ululò l'avvocato; afferrò Richard per la cravatta e portò il naso a un centimetro dal suo, ringhiando furibondo. «Lo sapevo che qualcosa non quadrava!»

Richard lo fissò gelido: sebbene Evan fosse almeno quindici centimetri più alto di lui e decisamente ben piazzato, lo storico non aveva nessuna intenzione di farsi intimorire. Quando aveva deciso di uscire allo scoperto nel tentativo di riconquistare Agathe si era ripromesso di lottare con le unghie e con i denti contro qualsiasi cosa o persona si fosse messo tra lui e la ragazza, e se questo comprendeva farsi pestare da Evan Williams, era pronto ad affrontarlo.

«Temo, Evan, che tu non capisca» disse con voce salda.

«Io non capisco!». L'altro uomo sbuffò come un toro circondato da drappi scarlatti, mentre il suo volto – già paonazzo – raggiungeva una preoccupante sfumatura vicina al marrone. Scrollò Richard, la mano ancora stretta intorno alla sua cravatta di seta. «Tu hai plagiato mia figlia! Ti sei approfittato di lei, e giuro su Dio e tutti i santi del Paradiso che non permetterò a un vecchio porco come te di avvicinarsi ancora alla mia bambina!»

«Tua figlia non è più una bambina, Evan» replicò tagliente Richard. «È una donna, ormai, perfettamente in grado di fare le sue scelte». Non poté impedirsi di rivolgere un sogghigno compiaciuto a Evan. «E lei ha scelto me».

Le ultime tracce dell'autocontrollo di Evan svanirono nel nulla; con un ruggito di rabbia, l'uomo tirò indietro il braccio libero e sferrò un gran pugno alla mascella di Richard.

«Papà!». Agathe, pallidissima, si scaraventò sul palco seguita da alcuni altri, e quando suo padre caricò il braccio per colpire di nuovo Richard, la ragazza gli si aggrappò addosso. «Papà, fermati! Ti prego, fermati!»

«Sta' tranquilla, Ura, questo pervertito non ti farà più nulla» ringhiò feroce Evan, scrollandosela di dosso. «Prima lo ammazzo e poi lo denuncio!»

Agathe si mise le mani nei capelli, disperata. «Evan Jonathan Williams, fermati immediatamente!» tuonò.

Sconcertato, Evan s'immobilizzò e si voltò verso sua figlia: lo stava fissando con durezza e qualcosa, nella sua voce, per un istante gli aveva ricordato Penelope.

«Agathe, lo capisci che questo schifoso ha approfittato di te?» scandì con calma forzata.

La diciottenne gli rivolse uno sguardo severo. «Tu sai solo quello che hai deciso di credere, Evan» rispose secca. «Richard non ha mai approfittato di me».

«Tesoro, è normale che pensi questo: sei troppo giovane per capire di essere stata manipolata e raggirata» tentò di farla ragionare Evan.

Agathe alzò gli occhi al cielo. «Ti prego, Evan, risparmiami» sbuffò. «Sono giovane, non stupida, e tu non sei lucido: pensi davvero che Richard sia così imbecille da esporsi in modo tanto plateale, se avesse mai approfittato di me o se questo fosse il suo solo scopo?»

«Urania, ti supplico di sentire ragione: tu non sai di cosa parli» la implorò Evan.

Lo sguardo della ragazza si ammorbidì. «Papà, lo so che Richard non è la persona con cui pensavi o speravi di vedermi, ma conoscerlo e innamorarmi di lui è stata la cosa migliore che mi sia capitata» disse con dolcezza.

«Innamorata?» ripeté suo padre con voce strozzata. «Avanti, Urania, non puoi essere seria!» protestò. «Che vita ti aspetta, con lui? Cosa farai tra venti o trent'anni, quando tu sarai ancora giovane e lui già vecchio? Hai bisogno di qualcuno più adatto a te, qualcuno della tua età – come Noah, per esempio!»

Agathe si fece di nuovo seria. «Noah Pearson è un essere spregevole» dichiarò asciutta. «Lo sai che ha provato a molestarmi per anni, e in qualche caso ci è anche riuscito?». Evan impallidì vistosamente, ma sua figlia non si fermò. «Lo sai che solo qualche mese fa è arrivato al punto di aggredirmi alla luce del giorno, nel camerino di un negozio, per baciarmi e toccarmi contro la mia volontà? E sai chi c'era quel giorno, ad aiutarmi?». Indicò Richard, che Evan ancora tratteneva per la cravatta e sul cui volto spiccava una chiazza rosso vivido lì dove si era abbattuto il pugno dell'avvocato. «Richard me lo ha letteralmente strappato di dosso e l'ha terrorizzato, e a differenza sua, non si è mai permesso di sfiorarmi senza il mio consenso – e spesso neanche quando lo aveva». Chiuse gli occhi per un momento e prese un gran respiro. «Richard ormai è parte della mia vita ed è esattamente lì che lo voglio: sarà meglio che te ne faccia una ragione».

Damon – che aveva seguito Agathe sul palco – chiuse la propria mano intorno a quella di Evan, ostinatamente aggrappata alla cravatta di Richard.

«Lascialo, Evan» disse pacato.

Stupefatto, l'avvocato schiuse le dita e finalmente lasciò andare lo storico.

«Abbiamo finito?» intervenne una nuova voce: Penelope, che li aveva raggiunti con tutta calma, aveva appena finito di salire i gradini al braccio di Benedict. Rivolse uno sguardo severo a Evan e batté il bastone da passeggio sul pavimento di legno. «Hai dato un gran bello spettacolo, nipote».

Evan non rispose: sembrava incapace di formulare frasi coerenti. Benedict, invece, scoccò uno sguardo irato a sua sorella.

«E meno male che tra voi due non c'era niente» sibilò.

A quelle parole, Evan si voltò di scatto verso il suo primogenito. «Tu lo sapevi?»

«Lo sospettava, ma non ha trovato prove e quando me l'ha chiesto, io ho negato in modo piuttosto convincente» replicò gelida Agathe, le braccia incrociate sul petto. «E farebbe meglio a pensare agli affari suoi» aggiunse minacciosa.

«Ora basta!» sbottò Penelope, impedendo a un Benedict rosso di rabbia di replicare. «Questo non è il momento né il luogo di discutere ancora». Un movimento sul prato attirò la sua attenzione: Séline doveva essere arrivata in tempo per sentire almeno la parte finale del discorso di Richard, perché stava marciando verso di loro con aria furiosa. Persino Gisèle, dietro di lei, non riusciva a tenere il suo passo. «Imeacht gan teacht ort!*» imprecò.

Alan prese Richard per un braccio; Damon fece lo stesso con Evan.

«Andiamo via di qui, prima di cominciare il secondo atto» borbottò il giornalista.

Moses, James, Benedict e Thomas li aiutarono a trascinare giù dal palco e lontano dalla folla lo storico e l'avvocato; Penelope sospinse Agathe e Lara avanti a sé, nella scia degli uomini, mentre Leah lasciava a tutta velocità la propria sedia e intercettava Séline nel vano tentativo di fermarla.

Quando il gruppo raggiunse le porte dell'istituto, Evan aveva recuperato l'uso della parola e parecchia della sua rabbia iniziale.

«Da quanto tempo va avanti?» chiese tra i denti.

Agathe ignorò suo padre, si avvicinò a Richard e ne esaminò la mascella gonfia.

«Ti verrà il livido» decretò.

Lo storico si strinse nelle spalle. «Passerà» rispose, noncurante.

Evan ringhiò, frustrato. «Ho chiesto da quanto va avanti questa cosa tra voi due!» abbaiò.

«Non abbiamo avuto rapporti intimi fino a parecchio tempo dopo il mio compleanno» disse Agathe in tono asettico. «Quindi, Evan, se ti fosse venuta la malsana idea di denunciare Richard, mi sa che farai meglio a togliertela dalla testa».

L'avvocato boccheggiò, in parte indignato, in parte imbarazzato: la vita sessuale di sua figlia era in cima alla lista degli argomenti che desiderava non affrontare mai. Fatta eccezione per Evan, tuttavia, la situazione generale sembrava stesse iniziando a calmarsi: gli altri componenti del gruppo apparivano meno tesi e il brusio della folla si era fatto notevolmente meno rumoroso.

L'arrivo delle sorelle Dubois fece di nuovo schizzare il nervosismo alle stelle.

Séline avanzò pestando i piedi, l'espressione furibonda sul bel viso; dietro di lei, Gisèle andò ad affiancare Evan, mentre Leah sbuffò alzando gli occhi al cielo e si mise accanto a Lara.

«Non sono riuscita a fermarla» disse la biologa a mo' di scusa.

«Non importa» sussurrò Thomas, che si era spostato all'altro lato di Lara, con un luccichio malizioso negli occhi. «Adesso Will ha via libera: ne vedremo delle belle».

Séline si fermò di fronte a Richard, le mani sui fianchi.

«Che significa tutto questo, Richard?» domandò in tono indignato. «Voglio sperare si tratti solo di uno scherzo di pessimo gusto» aggiunse, scoccando un'occhiata tremenda a sua nipote.

Richard si strinse la radice del naso tra pollice e indice e chiuse gli occhi, come a invocare la pazienza che sapeva di stare per esaurire.

«Non è uno scherzo, Séline» dichiarò. «Sono innamorato di Agathe, e in ogni caso, non vedo come questo ti riguardi».

«Innamorato? Di questa... ragazzina?» ripeté Séline. «È una bambina, è scialba, è... non è me!». Si voltò come una furia verso Evan. «Come puoi permetterlo? Fermala subito!»

Evan si lasciò sfuggire una smorfia scontenta e si scrollò di dosso la mano di Gisèle, appoggiata alla sua spalla. «Mi è appena stato spiegato con una certa chiarezza che non ho voce in capitolo» rispose gelido. «Se ammazzare Richard Prescott servisse a tenerli lontani, lo ucciderei con le mie stesse mani qui e ora, ma ho come l'impressione che non risolverebbe il problema» aggiunse con uno sguardo incendiario a sua figlia.

Agathe non batté ciglio. «Le parole "legalmente adulta" ti dicono niente?»

«Faresti meglio a stare zitta» le sussurrò con disprezzo Gisèle. «Hai già fatto abbastanza danni con la tua sola esistenza, e con il tuo comportamento hai coperto di vergogna questa famiglia!»

Madre e figlia si scambiarono uno sguardo truce.

«Evan, non ti stavo certo suggerendo di toccare Richard!» protestò Séline, ignorando sua sorella. «Devi solo tenere a bada questa sgualdrina di tua figlia!»

Evan e Agathe si voltarono verso la modella in perfetta sincronia. «Prego?» dissero all'unisono.

Thomas sogghignò e si sporse verso Damon. «Cinque sterline che Evan la denuncia».

«Dieci che Agathe le mette le mani addosso» rilanciò l'altro.

«Venti che Penelope la picchia col bastone» s'intromise Alan sottovoce.

Leah prese a schiaffi tutti e tre. «Non si scommette su queste cose!» li redarguì in un bisbiglio furioso.

Séline intanto, ignara del loro bisbigliare, aveva deciso di rivolgersi direttamente ad Agathe.

«Sapevo che l'avresti fatto» la accusò. «Sapevo da mesi che avresti cercato in ogni modo di mettermi i bastoni tra le ruote e che avresti fatto di tutto per manipolare Richard e ostacolarmi: sei sempre stata invidiosa di me, ma arrivare a sedurlo per impedirmi di sposarlo è fin troppo meschino anche per una ragazzina vendicativa come te!»

Agathe, che aveva seguito la tirata di sua zia con espressione incredula, scoppiò a ridere.

«Dio, Séline, sei così stupida da non sembrare neanche vera!» commentò. «Quando mai Richard ti ha fatto credere non solo di essere interessato a te, ma addirittura di esserlo al punto da far presagire una proposta di matrimonio?»

La francese la guardò col naso per aria e l'espressione arrogante. «Forse l'hai dimenticato, ma meno di un mese fa Richard è stato il mio cavaliere alla cena a casa tua» disse compiaciuta.

Agathe incrociò le braccia al petto e si voltò verso lo storico con le sopracciglia inarcate. «È vero, l'ha fatto. Magari ha anche voglia di dirci perché l'ha fatto?» sibilò mordace.

Richard sbuffò: sapeva che a un certo punto avrebbe dovuto rispondere di quella particolare decisione, ma aveva sinceramente sperato di evitare quel momento molto, molto a lungo.

«È stata un'idea stupida» dichiarò senza mezzi termini. «Dettata interamente dal desiderio di far ingelosire Agathe per essere diventata tanto indifferente nei miei confronti, anche se, quando ho deciso di farlo, mi sono detto che era solo per dimostrarle che non m'importava più nulla di lei». Guardò Séline dritto negli occhi. «La mia condotta nei tuoi confronti è stata deplorevole, Séline, ma in tutta onestà non susciti in me nessun tipo di attrazione».

La modella arrossì di collera. «C'est impossible!» strillò. «Come può un uomo preferire Agathe a me? Questa è la prova che deve averti ingannato in qualche modo!»

Gisèle raggiunse sua sorella; le passò un braccio intorno alle spalle e le sussurrò qualcosa in francese, col chiaro intento di consolarla.

Evan tossicchiò. «Sono costretto ad ammettere, Séline cara, che qualche tempo fa ho cercato di convincere Prescott a uscire con te».

Il volto di Séline s'illuminò. «E lui ti ha dato retta! Visto?»

L'avvocato incrociò le braccia al petto. «L'unica cosa che ho visto è stato Prescott inorridire alla sola idea di frequentarti».

Séline boccheggiò, offesa e scioccata, e così Gisèle; Richard, da parte sua, si voltò verso Evan... curandosi di restare a distanza di sicurezza dai suoi pugni.

«Questo significa che hai cambiato idea su me e Agathe?» chiese scettico.

Evan soffocò l'impulso che l'aveva spinto a schierarsi dalla parte di Agathe nell'istante in cui Séline l'aveva insultata e lanciò allo storico uno sguardo in grado di uccidere. «No» ringhiò. «In un modo o nell'altro, terrò mia figlia al sicuro da te».

Penelope scosse la testa con fare teatrale. «Sei proprio una testa di legno» commentò. «Agathe è maggiorenne e può fare quello che preferisce: vorrei davvero vederti mentre provi a fermarla... soprattutto a novecento miglia di distanza».

«Che significa, a novecento miglia di distanza?» ripeté brusco Evan.

La vecchia irlandese si appoggiò con entrambe le mani al bastone e sogghignò compiaciuta.

«Significa che Agathe non frequenterà la facoltà di Legge qui in Gran Bretagna, bensì una prestigiosa accademia di design in Italia» rivelò. «Le ho già pagato la retta e farò lo stesso col vitto, l'alloggio e qualsiasi altra sua necessità».

Incredulo, Evan si voltò a guardare sua figlia. «Agathe! Cos'è questa storia?» chiese imperioso.

«Un'altra che non ti riguarda» sibilò la diciottenne. «Per oltre due anni ti ho detto di non avere nessuna voglia di diventare un avvocato come te, ma tu hai fatto orecchie da mercante ogni singola volta, quindi ho preso in mano la situazione e ho scelto quello che è meglio per me».

«Io ho fatto prosperare lo studio perché tu e tuo fratello portaste avanti l'attività dopo il mio ritiro» disse Evan a denti stretti. «Ti impedirò di mandare in rovina tutto quello che ho costruito!»

«Peccato che la decisione non spetti a te!» sbottò Agathe. «Vuoi fermarmi? Provaci. Vederti fallire in modo tanto spettacolare sarà una soddisfazione!»

«Come osi parlare così a tuo padre?» s'intromise Gisèle, indignata, prima che suo marito avesse l'opportunità di replicare. «Non ti stanchi mai di rovinare ogni cosa? Di metterci in imbarazzo e crearci problemi?»

«Se fare ciò che mi rende felice significa mettervi in imbarazzo e crearvi problemi, allora no – non mi stancherò mai di farlo» replicò Agathe. «Mettiti l'anima in pace, Evan: non diventerò un avvocato. Quanto a te, Gisèle, sarà una gioia non doverti più vedere» aggiunse gelida.

«Non capisco perché ti stia opponendo alla sua decisione di andarsene in Italia, Evan!» commentò Séline. Tutti si voltarono verso di lei, increduli, fino a quando la donna non aggiunse: «Finalmente sarà fuori dai piedi, e in più, è la prova che tra lei e Richard non ci può essere nulla!».

Agathe sbuffò. «Ancora con Richard? Dio, Séline, capisco che sia ricco e influente, ma tu sei davvero ossessionata!»

Séline andò dritta verso Richard e avvolse le proprie braccia intorno a quello dello storico. «Tu non sei alla sua altezza, Agathe, e non lo sarai mai» dichiarò sprezzante.

La diciottenne non si curò affatto della provocazione di sua zia: il suo sguardo si appuntò sulle mani di Séline, aggrappate al bicipite di Richard, che tentava invano di scrollarsela di dosso senza essere troppo rude. La ragazza affilò lo sguardo.

«Allontanati da lui, Séline» disse minacciosa.

Per tutta risposta, la modella rafforzò la presa sull'uomo. «Richard ha bisogno di una vera donna, non di una bambinetta priva di moralità».

Un ringhio inarticolato risalì la gola di Agathe. «Te lo dirò solo un'altra volta, Séline: allontanati da Richard».

«Non ci penso affatto» replicò arrogante Séline.

Agathe fece un passo avanti, tirò indietro il braccio e, in un'esatta replica di quanto aveva fatto suo padre poco prima, sferrò un pugno a Séline, centrandola in piena faccia.

La modella lasciò andare Richard e barcollò indietro, portandosi le mani al volto con aria scioccata. Per un lungo istante, tutti fissarono sbigottiti la diciottenne: poi accaddero parecchie cose contemporaneamente.

Penelope scoppiò a ridere e batté a terra il bastone da passeggio per sottolineare il proprio divertimento; Gisèle scattò verso sua sorella e tentò di spostarle le mani dal viso per controllare l'entità del danno; Damon sbatté una mano sul petto di Alan e l'altra su quello di Thomas per poi rivolgere i palmi verso l'alto in una chiara richiesta, mentre gli altri due si frugavano in tasca con aria scocciata; Leah sghignazzò e diede un colpo di gomito a Lara, che fissava rassegnata la sua migliore amica, mentre Evan scuoteva la testa e si massaggiava la fronte.

Agathe agitò la mano dolorante, ma sorrise soddisfatta. «Dio, era un pezzo che volevo farlo!»

Richard la raggiunse, le cinse la vita con un braccio e le scoccò un bacio sui capelli.

«Satana in gonnella» ridacchiò.

«Grazie» rispose compiaciuta la ragazza.

Agathe sentì qualcuno afferrarle una mano e si voltò: Benedict si era scaraventato da lei e le stava stritolando le dita in una morsa ferrea, l'espressione meravigliata.

«Gliel'hai detto» sussurrò incredulo. Sua sorella gli rivolse un'occhiata perplessa e lui le si avvicinò ancora di più. «Hai detto a papà che non studierai Legge, che... che hai deciso da sola!»

Il volto della diciottenne si ammorbidì; posò la mano libera sulla guancia di Benedict e gli sorrise.

«Ben, papà è umano, proprio come noi» mormorò. «Non puoi aver paura di lui e delle sue reazioni: devi fare quello che desideri davvero, oppure un giorno, quando lui non ci sarà più, ti sveglierai e ti renderai conto di essere stato infelice soltanto per timore del suo giudizio».

Benedict la fissò, esitante; fece saettare lo sguardo da lei a Richard, e poi di nuovo su sua sorella. «Io non lo so se sei sempre stata così o se è anche merito suo» disse, accennando con la testa allo storico, «ma... adesso riesco a capirlo. Non importa cosa fai o con chi stai, sorellina: se tu sei felice, io sono felice».

Agathe gettò le braccia al collo di Benedict e lo abbracciò.

«Grazie, Ben» bisbigliò; per la prima volta in quella giornata, la sua voce tremò.

«Grazie a te, Agathe» rispose piano suo fratello.

Penelope, di nuovo calma, batté forte il bastone da passeggio sul lastricato.

«Abbiamo finito con questo dramma? Perché c'è una consegna dei diplomi che deve riprendere» disse burbera, indicando il preside Collins che li scrutava nervoso a distanza di sicurezza.

Agathe rise; lasciò Benedict e scoccò un rapido bacio sulla bocca di Richard prima di prendere sottobraccio Lara e Thomas per tornare sul prato. Di sicuro il dramma, come l'aveva definito Penelope, non era finito; era certa che avrebbe dovuto ascoltare molte altre obiezioni ancora... ma se Richard era finalmente deciso ad affrontare il resto del mondo per costruire il loro futuro insieme, non sarebbe certo stata lei a sottrarsi alla battaglia con la propria famiglia.



*Che tu possa andartene e non tornare più

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro