Twenty Fourth Shade [R]
Quel lunedì mattina iniziò con un passo diverso rispetto alla settimana precedente: Agathe non sembrava più pronta a sbranare chiunque avesse avuto l'ardire di rivolgerle la parola e, dopo tanti giorni di tensione e malumore, appariva più calma di quanto i suoi amici avessero osato sperare.
Agathe aveva preso sul serio le parole di Damon: l'esplosione emotiva del giovedì precedente l'aveva lasciata esausta e sconvolta e si era resa conto che, senza un pizzico di buonsenso e autocontrollo, la situazione sarebbe soltanto potuta peggiorare. Così, dopo un fine settimana passato quasi per intero con Lara e Thomas, Agathe si era calmata abbastanza da riuscire a dormire per quasi cinque ore nella notte tra domenica e lunedì.
Peccato che quella stessa mattina, pochi minuti prima di arrivare a scuola, Agathe avesse visto i suoi sforzi essere messi a dura prova: per la prima volta da quel fatidico pomeriggio a Villa Prescott, infatti, si era ritrovata faccia a faccia con Richard. Non che fosse successo chissà cosa, si erano solo incrociati per strada, ma Agathe ormai lo conosceva abbastanza bene e le era bastato uno sguardo per cogliere la sua intenzione di parlarle. Terrorizzata all'idea di confrontarsi con lui, Agathe aveva cambiato strada e, una volta fuori dal raggio visivo dell'uomo, aveva corso a perdifiato fino alla St. Margaret sperando che gli altri studenti potessero fornirle una sufficiente protezione da Richard, sebbene i precedenti fossero contro di lei. Contrariamente alle sue aspettative, lo storico non s'era visto, ma questo non aveva tranquillizzato la ragazza: aveva la spiacevole sensazione che Richard non avrebbe desistito tanto facilmente dai propri propositi.
Al momento di uscire da scuola per tornare a casa, Agathe si aggrappò al braccio della sua migliore amica come se avesse paura che Richard potesse sbucare dal nulla e ghermirla.
Sia Lara che Thomas la scrutarono allarmati.
«Will?» tentò la prima.
«Shhht» la zittì l'altra. Si guardò intorno tre o quattro volte prima di prendere un respiro profondo. «Andiamo».
I due fidanzati si scambiarono un'occhiata prima di mettersi in marcia. Per quasi tutto il tragitto i tre proseguirono in silenzio; Lara cominciava addirittura a credere che Agathe si fosse calmata, ma quando arrivarono in vista dell'otto, quest'ultima piantò i piedi a terra e bloccò l'avanzata dell'amica con uno strattone.
«Will!» sibilò Lara, massaggiandosi la spalla. «Adesso che c'è?»
«Io...». Agathe scrutò scontenta la metà dell'otto in cui c'erano la villa dei suoi genitori e quella di Richard. «Possiamo andare a casa tua, Lara? Per favore?»
Lara osservò Agathe con aria preoccupata. «Per caso hai paura di vedere Prescott?» chiese sottovoce.
L'altra scosse la testa. «Non ho paura. È solo che...». S'interruppe e deglutì. «Non voglio».
Thomas scoccò uno sguardo perplesso a Lara, che scosse appena la testa e gli fece cenno di proseguire; il ragazzo annuì e, dopo averle salutate, riprese a camminare con passo veloce verso casa propria.
Non appena rimasero sole, Lara si voltò a guardare Agathe con un'espressione particolarmente seria.
«Se la tua non è paura, sorellina... allora cos'è?»
Agathe si morse le labbra.
«Stamattina ho incrociato Prescott» rivelò. «E, non lo so... non te lo so spiegare, ma ho come avuto l'impressione che voglia parlarmi».
«E tu non vuoi» commentò Lara.
«Neanche un po'» confermò Agathe. «E visto quanto è bravo a tendermi agguati, preferisco non dargli l'opportunità di prendermi alla sprovvista e costringermi ad ascoltarlo. Penso...». Esitò e puntò lo sguardo sul marciapiede. «Penso che mi farebbe stare più male di quanto già non stia» bisbigliò.
A Lara non serviva altro; appoggiò la mano su quella dell'amica, che ancora le stringeva il braccio, e la guidò verso casa propria.
******
Richard aveva rimuginato per tre giorni su cosa fare con Agathe: supponeva che fosse arrabbiata con lui – no, non arrabbiata, furiosa a dir poco – e non era certo di quale fosse la strategia migliore da adottare per farsi perdonare.
Sì, perché Richard Prescott aveva deciso che, in un modo o nell'altro, Agathe l'avrebbe perdonato: solo, non sapeva ancora come né quando.
In ogni caso, stabilito il punto fondamentale della questione – e cioè che doveva tornare nelle buone grazie di quella diciassettenne – Richard aveva optato per una strategia molto cauta. Il primo passo era scoprire come avrebbe reagito Agathe nel rivederlo e, per riuscirci, l'uomo era capitato per caso sulla strada che la ragazza percorreva ogni mattina per andare a scuola.
Il risultato non avrebbe potuto essere più deprimente: non appena l'aveva scorto, Agathe gli aveva rivolto un'occhiata brevissima, a metà tra il terrore e il disgusto, e si era allontanata a passo veloce. Richard era pronto a scommettere che, voltato l'angolo, si fosse messa a correre per paura che lui la seguisse.
Però non era questo il suo piano. Appurato che Agathe era a dir poco ostile alla sua sola presenza, era chiaro che per avere anche solo una piccola, remota possibilità di chiarirsi con lei, Richard avrebbe dovuto trovare – o creare – l'occasione per parlarle lontano da occhi indiscreti. Purtroppo per lui, lo storico ormai conosceva Agathe abbastanza da sapere con certezza che la ragazza avrebbe fatto di tutto per evitare una situazione del genere; in più aveva il fondato sospetto che se avesse provato a trascinarla a tradimento in casa propria come aveva fatto tante altre volte, si sarebbe ritrovato in un mare di guai e con qualcosa di rotto. Questo complicava notevolmente la sua posizione: senza forzare Agathe a incontrarlo in privato, non avrebbe mai avuto l'opportunità di spiegarsi e fare appello all'attrazione che la ragazza provava per lui; ma d'altro canto, se l'avesse forzata, sarebbe riuscito soltanto a farsi odiare una volta per tutte. Avrebbe potuto provare a vederla mentre c'erano altre persone presenti, così che lei non potesse scappare né tentare di strangolarlo... ma a cosa sarebbe servito, visto che in quel modo lui stesso avrebbe avuto le mani legate e non avrebbe potuto parlare apertamente dell'argomento che più gli premeva?
In parole povere, Richard non sapeva dove mettere le mani.
Una provvidenziale visita di Alan gli permise almeno di sapere qualcosa su di lei.
«La storia di come hai buttato fuori da casa tua Valentine Miller diventerà leggenda» decretò il giornalista non appena mise piede in casa dell'amico. «Damon mi ha raccontato tutto e, Dio, sei stato grandioso!»
«In realtà è stato tutto merito suo se finalmente sono riuscito a levarmela dai piedi, ma non dirgli che l'ho detto o me lo rinfaccerà per il resto della vita» replicò Richard. «In ogni caso, ormai Valentine è una storia vecchia. Parliamo d'altro: qualche pettegolezzo sugli abitanti dell'otto?»
Alan ammiccò. «Ti interessano tutti gli abitanti dell'otto... o una in particolare?»
«Mi affido alla tua perspicacia» rispose l'altro.
Il giornalista si sfregò le mani. «Molto bene. Allora, negli ultimi giorni i bisbigli di mezza Hersham si sono concentrati su Agathe Williams. Quella ragazza non sta bene, non sta affatto bene, e ovviamente tutti hanno la loro opinione al riguardo».
«Che significa, che non sta bene?» chiese Richard, allarmato.
«Andiamo, Rick, non dirmi che non l'hai vista. È pallida come una morta e deve aver perso almeno quattro chili: basta darle un'occhiata per accorgersene, i vestiti le abbondano da tutte le parti» rispose Alan. «C'è stata una brutta lite con la madre, giovedì, all'ora di cena: le hanno sentite urlare come pazze e poco dopo la ragazza se n'è andata... in direzione casa Zimmermann, com'era prevedibile».
Richard sgranò gli occhi. «Quindi giovedì sera era a casa di Damon» sussurrò. «Non è possibile! Non l'ho vista!»
«Dormiva» spiegò l'altro. «Era parecchio sconvolta; Damon le ha dato qualche goccia di tranquillante e l'ha spedita a letto, visto che a quanto pare, oltre a non mangiare, non dorme nemmeno». Alan inarcò le sopracciglia. «I classici sintomi dell'innamoramento, vero? Chissà chi è il fortunato. Forse Noah Pearson...»
«Falla finita e dimmi di lei» disse brusco Richard, infastidito al solo pensiero che Agathe potesse provare qualcosa che non fosse repulsione nei confronti di Noah.
«Ho già detto tutto. Anzi no, c'è ancora una cosetta ma non so se può interessarti: quasi tutti riconducono l'inizio del malessere della giovane Williams a una decina di giorni fa... più o meno quando Valentine Miller è ricomparsa e si è piazzata in casa tua» rispose Alan in tono scaltro. «Richard, di' la verità: è a causa tua e di quella pazza di Valentine se quella ragazza sta così».
Richard si passò una mano sul volto. «Era qui quando è arrivata Valentine. Stava facendo una ricerca, le ho concesso il libero uso della mia biblioteca, ma di certo lo sapevi già» disse in tono pungente.
«Lo sapevo, sì, e incredibilmente sono uno dei pochi» replicò Alan. «Quella ragazza è pazza di te, è evidente. E tu? Cosa provi?». L'altro lo guardò sospettoso e Alan, per una volta molto serio, sospirò. «Te lo sto chiedendo da amico, Richard, non da giornalista mondano» precisò. «Non dovresti avere dubbi, non ho mai usato la vita privata dei miei amici per scrivere un articolo e lo sai bene».
«Non riesco a togliermela dalla testa» ammise Richard. «Ma ho fatto un danno enorme, il giorno in cui Valentine è piombata qui. La sua comparsa è stata così... così inaspettata! Non avrei mai pensato di rivederla, men che meno qui dentro; si è avvinghiata a me come se fossi stato una sua proprietà e mi ha preso così alla sprovvista che non ho fatto nulla. Sono rimasto imbambolato come un idiota, a guardarla cacciare Agathe da casa mia, senza riuscire a staccarmela di dosso o a intervenire».
«Chiamarlo "danno enorme" mi pare un eufemismo: hai fatto un maledetto, irrimediabile casino!» replicò Alan, a metà tra l'incredulità e l'indignazione. «Lo credo bene, che quella povera ragazza è ridotta a uno straccio!»
«Non c'è bisogno di farmi sentire ancora più in colpa» scattò Richard.
«Invece te lo sei meritato. Insomma, Rick, Agathe Williams può essere matura quanto vogliamo, ma ha comunque diciassette anni: riesci a immaginare che colpo deve essere stato, per lei, vedere Valentine spalmata su di te e tu che non facevi niente per respingerla? Deve aver creduto che tu avessi scelto quella pazza!»
«Oh, andiamo, non può averlo pensato» disse impaziente Richard. «Le ho dato più di una prova di quanto mi piaccia!»
«Qualsiasi cosa ci fosse tra di voi – e se ti conosco bene sarà stato un rapporto quasi interamente platonico, vista la sua età – sono sicuro che neanche tu la consideravi una frequentazione o addirittura una relazione» ribatté Alan. Richard s'incupì e non rispose, e l'altro lo indicò con un gesto plateale. «Come volevasi dimostrare!»
«Non è una situazione semplice» sibilò il padrone di casa.
«Altroché se lo è. Il fatto è che tu per primo non sai cosa vuoi; e stando così le cose, forse è un bene che sia accaduto tutto questo gran pasticcio. Quella ragazza ora sta soffrendo molto, ma sarebbe stata molto peggio se avesse capito tra sei mesi, o un anno, di non essere nient'altro che un passatempo per te» disse Alan con voce dura.
Richard arrossì violentemente e per qualche istante digrignò i denti con tanta forza da sentirli dolere. «Lei non è un passatempo!» ringhiò.
«Ma non lo sai per certo!» gridò Alan in risposta. «Se l'avessi saputo, se fossi stato sicuro, dentro di te, che Agathe Williams non è solo un intrigante passatempo, allora quel giorno ti saresti tolto Valentine di dosso e l'avresti cacciata, invece di farla restare in casa tua per una settimana intera!»
Richard crollò su una sedia e si nascose il volto tra le mani. «Sono terrorizzato, Alan» confessò sottovoce. «Quella ragazzina... quella ragazzina ha una presa su di me che mai nessuna donna ha avuto. Ma è una bambina, ho venticinque anni più di lei e non posso coinvolgerla in una... in una relazione, in niente! Cosa potrebbe mai esserci tra di noi? E comunque, un giorno si stancherebbe di me: è giovane, bella, intelligente, può avere il mondo ai suoi piedi. Io sono già a metà della mia vita». Rise amaro. «Quale donna così sceglierebbe di prendersi un uomo che presto sarebbe solo un fardello, per lei?»
Alan rimase in silenzio per un po', pensieroso. «Sai, Richard, questo discorso sa molto di vigliaccheria, e tu non sei mai stato un codardo» disse infine. «Rifletti attentamente su quello che provi. Se quella ragazza ti piace davvero, allora smetti di preoccuparti e fa' tutto quello che è in tuo potere per riconquistarla. Se invece il tuo è solo un capriccio, dimenticati subito di lei e lasciala in pace. Non ha bisogno di altri uomini che la trattino come un oggetto: è giovane, ingenua, fiduciosa, e la distruggeresti».
«Come faccio a capirlo? Come faccio a esserne sicuro?» chiese Richard, sollevando le braccia al cielo.
«Lo sai benissimo come; ma qualunque sia la tua decisione, vedi di prenderla in fretta» gli consigliò l'amico mentre si alzava. «Ora me ne vado, e sappi che da me non avrai più notizie di Agathe Williams fino a quando non avrai fatto chiarezza su quello che vuoi e che provi» lo avvertì.
Alan uscì con passo marziale senza mai guardarsi indietro e Richard rimase solo con i propri pensieri: la compagnia peggiore che potesse avere in quel momento.
******
Per due giorni interi, Richard rifletté sulle parole del suo amico. Non rispose alle chiamate di lavoro, non lesse le email, non controllò incartamenti e non fece ricerche per i suoi libri: le sue sinapsi erano occupate tutte, dalla prima all'ultima, a pensare a quello che gli aveva detto Alan.
C'era voluto il suo amico, frivolo ma perspicace, per fargli capire che non aveva mai inquadrato Agathe in una delle tante categorie create dal suo ordinato e schematico cervello; quella ragazza era entrata nella sua vita come un dettaglio marginale e accessorio per diventare rapidamente una variabile impazzita, in grado di sconvolgere uno dopo l'altro più aspetti della sua vita. Da quando c'era lei aveva affrontato un nubifragio solo per sincerarsi che stesse bene, minacciato e fisicamente aggredito un altro uomo, si era intromesso svariate volte negli affari altrui – cosa che si era ripromesso di non fare mai più moltissimo tempo prima e che era riuscito a mettere in pratica per ben vent'anni – e le aveva addirittura dato libero accesso alla propria casa; fatto che, come si era premurato di sottolineare Damon settimane prima, era a dir poco incredibile!
Quello che ora doveva capire era se tutti quei piccoli indizi fossero solo il prodotto della noia e della curiosità o se dietro di essi si celasse qualcosa di più importante.
La sua mente rifiutò d'istinto l'idea. Di sicuro non sono così stupido da innamorarmi di una ragazzina, disse caustica una voce dentro di lui. Le sue dita tormentarono la sciarpa che Agathe aveva dimenticato a casa sua durante quell'ultima visita e che lui si era trascinato dietro nelle ultime quarantotto ore, come se in quel pezzo di stoffa fosse scritta la risposta alle sue domande.
Eppure, in un modo o nell'altro, lui doveva capire se nutriva qualcosa nei confronti della giovane figlia di Evan Williams. Anzi, non se ma cosa, si corresse mentalmente Richard: perché, per quanto gli costasse ammetterlo, ormai era chiaro che la parte più irrazionale di lui provava un qualche sentimento per la ragazza. Ma di che genere? Era a questa domanda che lo storico non riusciva a trovare una risposta, e lui detestava con tutta l'anima non essere in possesso di tutte le informazioni: gli rendeva impossibile prendere una decisione di cui sentirsi sicuro.
Se solo fosse riuscito a rivedere Agathe! Così, forse, sarebbe stato capace di dare un nome a quella strana sensazione che gli si era annidata da qualche parte tra lo stomaco e il diaframma e che lo punzecchiava feroce simile alla punta di un coltello.
La sola idea di rivedere la diciassettenne fece riemergere il ricordo come lei l'aveva guardato dopo averlo baciato di propria iniziativa quella volta, sulla poltrona in biblioteca; bastò questo perché il suo cuore accelerasse i battiti e lo stomaco gli si stringesse in modo spiacevole al pensiero di non vedere più lo sguardo timido che per un istante Agathe era solita rivolgergli quando le loro bocche si separavano.
Richard si strofinò la fronte, confuso. Cos'era a mancargli davvero? Il modo in cui Agathe lo faceva sentire, o Agathe stessa?
Gli bastò rifletterci per un minuto per scoprire la risposta a quella domanda. Sì, Agathe lo faceva sentire desiderato, e giovane, e vivo come non si era sentito per tanti anni... ma era l'assenza di altre cose, a provocargli quella nausea sottile e strisciante che lo attanagliava da più di una settimana. L'impertinenza e lo spirito caustico con cui la ragazza gli teneva testa l'avevano tenuto sulla corda giorno dopo giorno e avevano fatto germogliare il rispetto e l'ammirazione che provava per lei; la sua timidezza e la sua fragilità – quasi sempre nascoste tanto bene – avevano risvegliato il suo istinto di protezione; l'attenzione e la dolcezza che Agathe aveva dimostrato nei suoi confronti avevano fatto schiudere le porte di quella prigione di ferrea razionalità in cui era solito tenere rinchiuse le sue emozioni e reazioni istintive.
Era decisamente Agathe, nella sua interezza, a mancargli; e per un qualche bizzarro motivo, questa consapevolezza fece sentire Richard più leggero.
Adesso non gli restava che riconquistarla.
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