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Thirty Third Shade [R]

Lara non aveva idea che la sua preghiera sarebbe stata esaudita; se l'avesse saputo, la sera precedente, invece di sperare in modo generico che Agathe superasse le proprie incertezze, sarebbe stata un po' più precisa... così, almeno, avrebbe saputo cosa stesse passando per la testa della sua migliore amica in quel momento.

Erano quasi le otto di sera; a minuti le due ragazze sarebbero dovute uscire insieme a Damon per andare alla festa di Capodanno a cui erano stati invitati, e Lara stava cercando – inutilmente, peraltro – di capire cosa tramasse Agathe, perché il sorrisetto che si portava dietro da quel mattino era tutt'altro che rassicurante.

«Allora, si può sapere cos'hai in mente?» le domandò per la quinta volta.

Agathe si raddrizzò il cerchietto ornato di strass che portava sui capelli ed esibì un'aria offesa.

«Perché ti comporti come se stessi ordendo una qualche malefica macchinazione?» disse.

«Perché ho visto come ti sei vestita per la festa di stasera» replicò l'altra.

«Cos'ho che non va?» chiese Agathe, allargando le braccia. «Non sono mica nuda!»

«Per essere vestita, sei vestita» concesse l'altra. «Il punto è che quando non hai intenzioni strane scegli degli abiti un po' più discreti. E poi non potresti eliminare quelle piume?»

«No» fu la risposta recisa di Agathe.

«Oh, andiamo, hai un mucchio di bei vestiti... non che questo non lo sia, ma... non è neanche rosso, e si sa che a Capodanno si deve indossare qualcosa di questo colore!» disse Lara.

Agathe le puntò contro un dito con fare minaccioso. «Allora, Lara. Punto primo: sono stanca di sentir parlare di vestiti, le lagne di Penelope sei volte al giorno per telefono sono più che sufficienti. Punto secondo: questo abito è splendido e io lo adoro, ho voglia di indossarlo ed è proprio quello che farò. Punto terzo: sai bene che non mi piace il rosso, attira troppo l'attenzione...»

«Certo, perché la tua mise di stasera è proprio discreta» la sbeffeggiò Lara.

«E non osare più parlar male delle mie piume» concluse sdegnosa l'altra, ignorando del tutto la frecciatina dell'amica.

«Va bene, ci rinuncio: immagino che scoprirò che diamine hai in testa solo quando lo metterai in pratica» si arrese Lara mentre indossava la giacca.

Vittoriosa, anche Agathe s'infilò il cappotto, e le due ragazze scesero al piano terra dove Damon le aspettava. Finalmente i tre uscirono e salirono in macchina: non che la loro meta fosso molto distante, ma avevano deciso di risparmiarsi una camminata in mezzo al gelo e alla neve.

Quando arrivarono a destinazione una buona ventina di invitati era già lì, compresa la famiglia Medwall. Thomas lasciò i propri genitori e si avvicinò alle due ragazze per salutarle con discrezione.

Agathe lanciò un'occhiata tutt'intorno: l'ampio salone era già pieno per metà. «Credete che arriverà ancora tanta gente?» chiese piano.

«Almeno altre trenta persone... così diceva mio padre poco fa» rispose Thomas stringendosi nelle spalle. «Speriamo solo di non incontrare persone sgradite».

«Sgradite come il professor Davenport e Miss King, o come Marcus Bolton e Noah Pearson?» chiese Agathe, le sopracciglia inarcate. «Cioè, fastidiosi ma tollerabili o del tutto insopportabili?»

«Non – nominare – quell'idiota» scandirono rabbiosamente Lara e Thomas in perfetta sincronia al nome dell'ex fidanzato della ragazza.

Agathe alzò le mani. «Siete proprio fatti l'uno per l'altra, non c'è che dire!»

«In ogni caso, dubito che quella carogna abbia il coraggio di farsi vedere» sibilò Thomas.

«Anch'io avrei paura a farmi vedere dal tizio che mi ha quasi mandato all'ospedale con la faccia ridotta a un ammasso di carne pesta e sanguinante» replicò pungente Agathe. «Se non avessi voluto picchiarlo io stessa, forse mi avrebbe fatto un po' pena...». La ragazza s'interruppe e ci pensò su. «No, ma che dico. Non mi farebbe pena neanche se qualcuno lo gettasse in una fossa piena di leoni affamati!»

«Sei feroce» disse Thomas, le sopracciglia aggrottate.

«E tu sei un picchiatore mascherato da bravo ragazzo» ribatté lei all'istante.

Il ragazzo s'infilò le mani in tasca e guardò Agathe con espressione malandrina. «Chissà se a Prescott piaceresti lo stesso, se sapesse le vette di perfidia che puoi raggiungere. Ricordo ancora quello che hai fatto all'auto di Marcus e a quel poveretto di Colin Scott...»

«Prima di tutto, quelle sull'auto di Marcus sono solo illazioni: non ci sono prove, che sia stata io a farle quei ritocchini» disse Agathe col naso per aria. «Poi, Colin Scott di sicuro non è un poveretto e, se la memoria non m'inganna, c'eravate anche voi due quando gli ho reso pan per focaccia» proseguì la ragazza. «E in ogni caso, se t'interessa tanto sapere cosa pensa Prescott della mia perfidia, puoi sempre chiederglielo» concluse tranquilla indicando con un cenno discreto proprio Richard, che era appena arrivato e si stava togliendo il soprabito.

«Non ci credo... c'è anche lui!» bisbigliò Lara, stupita. Guardò la sua migliore amica. «Perché non mi hai detto che era tra gli invitati?»

«Come facevo a dirtelo, se non lo sapevo neanche io?» replicò Agathe.

Thomas incrociò le braccia. «Secondo te dovremmo crederci? Hai registrato la sua presenza con una tale calma che è ovvio che sapevi già che sarebbe venuto!»

«Ripeto: non avevo idea che ci sarebbe stato anche Prescott, stasera» ripeté Agathe, sempre calmissima. «Forse l'avete dimenticato ma, eccettuate le ultime settimane, ho sempre preso le cose con un certo distacco, comprese tutte le vicende che hanno visto protagonista quell'uomo».

«Eccettuate le ultime settimane» le fece eco Thomas in tono beffardo.

«Lara, da' al tuo ragazzo qualcosa da fare che non sia sfottermi o ti ritroverai single prima di poter capire cosa sia successo» minacciò Agathe.

«Sbruffona» la provocò il ragazzo.

«Smettetela, voi due!» li rimproverò Lara. «Will, sul serio: come mai vedere Prescott ti lascia così... indifferente?»

La sua amica si strinse nelle spalle. «Non è che mi sia indifferente: più che altro ho finalmente capito quanto sia inutile e controproducente stare a rimuginare su quanto mi abbia fatta star male. Ho quasi diciotto anni e aver conosciuto Marco mi ha fatto capire che non voglio passare il mio tempo piangendomi addosso: preferisco usarlo per divertirmi!»

«Divertirti?» ripeté la sua migliore amica, per nulla rassicurata dal tono dell'altra. «E come?»

Thomas alzò gli occhi al cielo. «Credo che la domanda giusta sia: "Con chi?"»

Gli occhi di Lara si spalancarono per l'orrore. «Oh Agathe ti prego, ti prego, ti supplico, non fare niente di stupido!» pianse.

«Fare sesso nel bagno di questa casa rientra tra le cose stupide?» indagò l'altra.

Thomas strizzò gli occhi e si tappò le orecchie con le mani. «Questo non volevo saperlo!» ululò.

«Non provarci neanche!» strillò invece Lara.

Agathe sbuffò forte e scosse la testa. «Dio, quanto siete noiosi. Stavo solo scherzando!»

«Non era divertente» ribatté la sua migliore amica, imbronciata. Thomas, invece, sospirò di sollievo.

«Non dovrò avere il terrore di entrare in bagno, stasera, se dovessi averne bisogno» disse, di nuovo tranquillo.

Lara sferrò un pugno al braccio del fidanzato. «Possibile che ti preoccupi solo di questo?» lo rimproverò. «Guarda che quando Agathe fa così, la situazione è... è...»

Di colpo, la ragazza sgranò gli occhi e mosse le labbra per qualche istante senza emettere suoni; poi si appese al braccio della sua migliore amica e tirò la manica di Thomas con la mano libera.

«Thomas... perché i tuoi genitori ci fissano e fanno dei cenni verso di noi?» sussurrò frenetica.

«Perché vogliono conoscerti. Ho detto loro che usciamo insieme» rispose placido lui.

Lo sguardo che Lara gli scoccò era incendiario. «Tu cosa

«Dai pescetto, non farla tanto lunga: prima o poi sareste dovuti uscire allo scoperto, no?» cercò di blandirla Agathe. «E comunque il braccio mi serve» aggiunse con una smorfia quando la stretta dell'amica si fece così forte da risultarle dolorosa.

«Scusa, Will, ma la scelta è tra il tuo braccio e il suo collo» bisbigliò furiosa, accennando a Thomas.

«Che sia il suo collo, allora!» rispose Agathe. «In fondo è stato lui a farti arrabbiare, non io!»

«Non sei d'aiuto» brontolò Thomas.

«Ci sto rimettendo un braccio senza aver fatto niente per meritarlo e dovrei anche essere d'aiuto? Ah, i giovani d'oggi...» sospirò Agathe con fare melodrammatico. «Su, Lara, smettila di agitarti: sei bella, sei gentile, sei educata e sei intelligente, in pratica sei perfetta per fare colpo sui genitori di chiunque. E poi non dovete sposarvi, state solo uscendo insieme... probabilmente i signori Medwall non apriranno neanche l'argomento, butteranno lì il fatto di non averti mai conosciuta bene di persona anche se sei in classe con Tom da quasi quattro anni e parleranno un po' del più e del meno».

«Allora vieni anche tu!» sussurrò Lara.

«Intanto ci vai tu, che sei quella che vogliono conoscere» rispose l'altra. «Poi magari mi fermo anch'io a salutarli, visto che mio padre è loro amico...» concesse.

«E tu che farai? Mica puoi restare da sola!» tentò di opporsi Lara.

«C'è un sacco di gente che conosco... sono certa che troverò qualcosa di interessante da fare» replicò Agathe in tono leggero.

La sua amica la guardò male. «Tu vuoi andare da Prescott!» l'accusò sottovoce. «Non posso andare e lasciarti commettere un simile errore!»

Agathe lottò con più energia per staccare Lara dal proprio braccio: essendo decisamente meno delicata e cortese dell'amica le ci volle poco e, non appena ebbe ripreso possesso di entrambe le sue braccia, diede una spintarella all'altra. «So badare a me stessa. Vai, su, non ti mangiano e poi ci sarà sempre Tom con te: sono i suoi genitori, ti pare che non sappia tenerli a bada?»

Thomas, che aveva subito preso Lara sottobraccio, iniziò a trascinarla quasi di peso verso il punto in cui i coniugi Medwall erano in piedi. «Grazie Will, ti devo un favore».

«Tienimi lontana questa mamma chioccia per mezz'ora e siamo pari» rispose la ragazza con uno sguardo eloquente. Thomas rispose facendole l'occhiolino e si allontanò, sempre tenendo saldamente sottobraccio una Lara recalcitrante.

Non appena i suoi amici si furono allontanati abbastanza, Agathe sondò la sala con lo sguardo fino a quando non individuò Richard insieme a un altro uomo che riconobbe come il padrone di casa, che Damon le aveva presentato al loro arrivo.

Senza pensarci due volte, la ragazza marciò nella loro direzione e si fermò di fronte ai due con un sorriso smagliante.

«Mr. Prescott, buonasera» gnaulò in tono mellifluo. «Mr. Bell, prima non ho avuto l'occasione di ringraziarla per aver invitato anche me alla sua festa nonostante non ci conoscessimo e volevo rimediare» aggiunse sincera, rivolta all'altro uomo.

Alan prese la mano di Agathe tra le proprie e la strinse con tanto vigore da scuoterla tutta; lei non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere.

«Il piacere è mio, Miss Williams!» disse entusiasta. «Le sue gesta illuminano le mie giornate: il modo in cui ha mandato il minore dei Pearson all'ospedale, quest'estate, è stato assolutamente meraviglioso... e poi mi piacciono le piume» aggiunse mentre indicava il boa di piume nere che Agathe aveva con sé. «Devo procurarmene uno!»

«Per farne cosa?» chiese scioccato Richard, restando però inascoltato.

Agathe a quell'uscita di Alan sembrò a dir poco deliziata. «Sa cosa le dico? Le presto il mio!» decise; si sfilò il boa e con un gesto fluido lo passò intorno al collo del giornalista per poi gettargliene un'estremità oltre la spalla, e lo osservò con aria critica. «Le dona, non c'è che dire».

«Sì, era proprio il dettaglio che mancava per rendere perfetto il mio look» convenne Alan, più serio che mai.

Richard si schiaffò una mano sul volto, esasperato e anche un po' intimorito dal livello di follia che i due stavano raggiungendo: Alan e Agathe sembravano affiatati a un livello bizzarro che non riusciva a comprendere e, ascoltandoli mentre si palleggiavano le battute, si rese conto di essere geloso della facilità con cui Alan parlava con la diciassettenne e la faceva ridere.

«A quanto pare hai fatto conquiste, amico mio» sibilò con un pizzico di acredine; fece roteare il vino che aveva nel bicchiere e ne bevve un sorso prima di rivolgere ad Alan uno sguardo sarcastico. «La tua vita da scapolo è finalmente giunta al termine!»

Alan ricambiò l'occhiata rabbiosa di Richard senza fare una piega. «Non mi dispiacerebbe affatto. Magari sono degno di questa splendida signorina, io» rispose pungente.

Agathe rivolse uno sguardo strano a Richard e poi uno sospettoso ad Alan, che si strinse nelle spalle per un attimo.

«Sono un giornalista mondano, Miss Williams: so di come Noah Pearson le dia il tormento e so anche qualcosina riguardo a Colin Scott» aggiunse, soffocando una risata. «Un giorno o l'altro dovrà raccontarmi come l'ha convinto a trasferirsi in Norvegia!»

La bocca di Agathe si torse in un ghigno perfido. «A patto che mantenga il segreto. Non mi va che tutti conoscano i miei trucchi!». Lanciò uno sguardo al profilo accigliato di Richard, che con espressione di pietra fissava il resto della sala. «Mr. Bell, dovrei parlare con Mr. Prescott. Le spiace se glielo rubo per un po'?»

Alan batté le mani con entusiasmo. «Niente affatto! Magari lei riesce a fargli tornare il buonumore» rispose. «In cima alle scale, corridoio di destra, seconda porta a sinistra» aggiunse, e ammiccò.

«Speriamo solo che non sia un bagno, o il povero Tom rischia di avere un infarto» mormorò divertita Agathe tra sé, precedendo un Richard più immusonito che mai su per le scale. Salirono in silenzio e raggiunsero la stanza che Alan aveva indicato alla ragazza, che si scoprì essere un piccolo studio.

«Allora, Miss Williams, come posso aiutarla?» esordì Richard, gelido: erano lì dentro da un paio di minuti, Agathe non aveva fatto altro che guardarlo e questo lo snervava un po'.

«Avevo solo voglia di parlarti, Prescott» rispose lei con tranquillità. «Non mi serve niente».

Richard incrociò le braccia e la fissò guardingo. «A quanto pare, siamo tornati a darci del "tu"» notò. La misurò con lo sguardo, calmandosi appena. «Carino il vestito. Molto Anni Venti... anche se manca qualcosa di rosso».

«Chi ti dice che io non abbia addosso proprio niente di rosso?» replicò Agathe in tono insinuante. Tirò l'orlo dell'abito beige e grattò i ricami argentati con l'unghia. «Lara non approva: dice che do troppo nell'occhio e che, visto che non lo faccio mai, deve esserci qualcosa sotto».

«E c'è qualcosa sotto?» la incalzò l'uomo.

«Di' un po', Prescott, per caso sei geloso di me?» chiese maliziosa Agathe, ignorando completamente la domanda di lui.

L'uomo s'infilò le mani nelle tasche. «Sì, sono geloso» ammise noncurante, «e parecchio. Ma parliamo d'altro. Per esempio, dimmi del tuo cambiamento d'umore: sei molto più rilassata rispetto a un paio di giorni fa. Come mai adesso sembri non avercela più con me?».

La ragazza lo guardò dritto negli occhi. «Ho riflettuto a fondo su tutto quello che è successo negli ultimi tempi e ho capito due cose». Fece un passo verso di lui, senza mai staccare gli occhi dai suoi. «Primo: continuare a rimuginarci sopra e ad alimentare la rabbia che provavo non mi avrebbe portata a niente, se non a farmi venire un'ulcera... e io non voglio più sprecare il mio tempo stando male».

«E la seconda cosa?» chiese Richard, trattenendosi dall'indietreggiare: Agathe continuava ad avanzare, era sempre più vicina e quel suo sguardo fermo e ardente riusciva a metterlo in soggezione. Da parecchio tempo, ormai, Agathe non lo guardava con tanta fierezza e determinazione.

«La seconda cosa che ho capito» proseguì lei in un sussurro, fermandosi a un soffio dall'uomo «è che voglio di nuovo essere allegra e spensierata. Voglio divertirmi e prendermi quello che desidero». Lo afferrò per i risvolti della giacca e si mise in punta di piedi per avvicinarsi ancora di più a lui. «E quello che desidero in questo momento, sei tu».

La bocca di Agathe si posò su quella di Richard, bollente e morbida; si mosse lenta come le sue mani, che gli percorsero il petto per infilarsi sotto la giacca, dapprima leggere, poi bramose. Quando le sentì armeggiare con la propria cintura, Richard la allontanò da sé con un gesto brusco.

«Che diamine fai?» chiese aspro; la ragazza protese di nuovo le mani verso il suo corpo e lui le bloccò i polsi. «Cos'è, hai fatto pratica col tuo nuovo amichetto e adesso vuoi tenerti in esercizio con me?» ringhiò.

Lei lo fissò sbalordita, ma non durò che un attimo; subito dopo scoppiò a ridere, deliziata.

«Ma allora sei geloso sul serio!» esclamò. «E soprattutto sei sempre il solito spione. La smetterai mai, con quel binocolo?»

«Stavate nel prato di fronte casa mia: era impossibile non vedervi» ribatté secco lui.

Agathe lottò per liberarsi dalla presa ferrea di Richard. «Non ho fatto pratica con nessuno, Prescott: come ho detto poco fa, mi piaci, e questo è quanto».

L'uomo la lasciò andare ma la spinse un po' più lontano. «E dovrei crederci? Fino a due giorni fa mi odiavi» le fece notare, amaro.

«No che non ti odiavo» replicò lei con un pizzico di esasperazione. «Ero arrabbiata e ferita, questo sì: credimi, se quello che provavo nei tuoi confronti fosse stato odio, te ne saresti accorto!»

Richard fece un passo indietro, ancora sospettoso. «Non capisco».

La ragazza sospirò di frustrazione. «Va bene, vediamo se questo ti chiarisce le idee» annunciò, infilandosi le mani sotto la gonna; con un gesto rapido si sfilò la minuscola brasiliana rossa che indossava e la sventolò di fronte a un Richard folgorato.

«Che fai?» esalò lui con voce strozzata.

Per l'ennesima volta, Agathe si strinse nelle spalle. «Una delle risposte possibili è che ti sto dimostrando che ho messo qualcosa di rosso come vuole la tradizione» rispose. Poi sorrise maliziosa. «La risposta sincera è che sto cercando di farti capire che ti desidero» aggiunse; si issò a sedere sulla scrivania e sventolò di nuovo il capo d'abbigliamento come un fazzoletto scarlatto davanti a un toro.

Richard le strappò di mano il misero pezzetto di stoffa. «Rimettile subito!»

Lei lo stuzzicò con la punta di un piede. «Fallo tu» lo provocò.

Esasperato e combattuto tra la necessità di trattenersi e la voglia di mandare tutto al diavolo e godere finalmente del corpo di Agathe, Richard le infilò l'intimo alle caviglie e lo tirò su, cercando di non toccarla e di non spostarle il vestito neanche di un centimetro: un'impresa tutt'altro che semplice, considerata la prontezza con cui la ragazza aveva serrato le ginocchia per ostacolarlo.

«Apri le gambe» mormorò, impaziente e irritato. Si pentì subito di quell'infelice scelta di parole: Agathe infatti lo guardò con un gran sorriso, come se non avesse aspettato altro, e schiuse le gambe mentre si aggrappava alla giacca di Richard.

«Credevo che non me l'avresti mai chiesto» ridacchiò.

L'uomo iniziò a sudare. Finì di rinfilare le mutandine ad Agathe, stupito dall'improvvisa collaborazione della ragazza – che aveva alzato i fianchi per aiutarlo – e capì che in realtà stava solo giocando con lui quando si trovò con le sue gambe avvolte intorno ai fianchi e la bocca di lei di nuovo sulla sua.

Era impossibile resistere di fronte a una simile ostinazione; per Richard era sempre stato difficile non cedere alla tentazione continua che era Agathe per lui, e ora che aveva scelto di sfoderare una simile sfacciataggine, all'uomo fu penosamente chiaro che neanche il suo notevole autocontrollo poteva farcela contro di lei.

Ormai rassegnato al fatto di essere stato sconfitto e manipolato da una diciassettenne, Richard afferrò un pugno dei suoi capelli e la costrinse a reclinare la testa mentre affondava la lingua in quella bocca piccola e calda e premeva di più il proprio corpo tra le cosce di Agathe.

La ragazza, soddisfatta d'aver raggiunto il risultato che si era prefissata, accolse con piacere l'assalto famelico di Richard; gli sbottonò il gilet e la camicia, avida del contatto con la sua pelle, e si spinse contro di lui mentre le dita affusolate dell'uomo le arpionavano le cosce, imprimendovi dei segni rossi. Mettendo da parte ogni timidezza, Agathe gli slacciò la cintura e infilò una mano nei suoi pantaloni, accarezzandolo al di sopra della stoffa sottile dei boxer mentre un fremito la percorreva da capo a piedi. Si chiese come sarebbe stato toccarlo senza i vestiti di mezzo e sentirlo dentro di sé, e per un attimo le mancò il fiato; il calore che l'aveva invasa a quel pensiero rese più audaci le sue carezze, tanto da strappare a Richard un gemito di piacere.

Come colpito da una scarica elettrica, l'uomo sobbalzò e si staccò bruscamente da lei, afferrandole le ginocchia e serrandole. Agathe tentò di attirarlo di nuovo a sé, di avvilupparlo ancora una volta nel suo abbraccio, ma Richard le avvolse il collo con una mano, in un tocco delicato ma deciso.

«Ferma, Agathe» ordinò in tono perentorio. Chiuse gli occhi e appoggiò la fronte alla sua, il respiro affannoso. «Devi tenere le gambe chiuse, perché se ti offri in questo modo io... io non rispondo di me» concluse in un sussurro.

Frustrata e insoddisfatta, lei gli tirò i capelli con cattiveria. «Perché?» piagnucolò.

«Perché sei ancora minorenne, ragazzina insopportabile e tentatrice» sbottò Richard. «Non dovremmo neanche essere qui...». La sua voce sfumò e si spense; come attratto da una calamita, le catturò di nuovo la bocca in un bacio lento e languido mentre le accarezzava il collo sottile.

Agathe gli piazzò una mano al centro del petto e lo spinse via.

«Devi deciderti, Prescott» esordì con una voce gelida quanto poco prima i suoi baci erano stati roventi. «Continui a oscillare tra due posizioni diametralmente opposte e io comincio a esserne stanca». Gli rivolse uno sguardo di pietra. «O mi vuoi, o non mi vuoi; o sei pronto a superare la differenza d'età che ci divide, o mi lasci andare una volta per tutte, perché così non si può andare avanti».

Lo storico la fissò dritto negli occhi. «Parli come se questa situazione fosse semplice».

«Non c'entra la situazione, ma la capacità – e la voglia – di prendere una decisione» sbottò la ragazza. «E tu in questo non sei molto bravo. Almeno, non quando sono coinvolta io».

Richard inarcò un sopracciglio. «Vorresti farmi credere che tu sei in grado di prendere una decisione riguardo quello che c'è tra di noi e di portarla avanti con convinzione?»

«Certo che lo sono; e lo sono perché, a differenza tua, io so cosa voglio e non ho paura di fare quel che devo pur di averlo» lo rimbrottò Agathe. «Io voglio te, Prescott; e se avessi avuto ancora qualche dubbio al riguardo, aver ricominciato a parlarti dopo quello che è successo un mese fa li avrebbe fugati tutti». Tacque per un istante. «Qui, quello che non sa cosa vuole sei tu».

L'uomo si lasciò cadere sulla poltrona più vicina e sbuffò tra sé. «Alle volte sei così incalzante da sfinirmi» confessò.

Agathe si lasciò scivolare giù dalla scrivania e salì a cavalcioni su di lui; gli prese il volto tra le mani e lo costrinse a guardarla negli occhi.

«E tu sei così sfuggente da mandarmi fuori di testa dalla rabbia» replicò. «Prima mi cerchi, poi mi respingi; dopo ancora diventi geloso, mi lasci andare come se niente fosse e per finire mi rincorri di nuovo...». Scosse la testa. «Sei come una banderuola impazzita».

Richard le percorse la gola con la punta dell'indice e poi scese giù, fino a fermarsi tra i seni della ragazza.

«Forse è vero» mormorò. «Forse sono davvero una banderuola impazzita... e il vento che mi scuote sei tu».

«Non provare a blandirmi con la tua vena poetica» lo fermò Agathe con voce sferzante. «Io voglio te, ed è ora che anche tu capisca cos'è che vuoi. Cerca di deciderti in fretta, molto in fretta, o sarò io a decidere anche per te» minacciò.

Nonostante il tono serio della diciassettenne, Richard non poté trattenere un sorriso.

«Mi hai dimostrato più volte di essere attratta da me e me l'hai confermato poco fa con parole inequivocabili» commentò. «E adesso, mio delizioso folletto, vorresti davvero farmi credere di essere in grado di dimenticarti di me come se nulla fosse?»

La ragazza piegò la testa di lato e fissò Richard come se stesse soppesando le sue parole; dopo qualche istante di silenziosa contemplazione si piegò in avanti e strofinò il proprio corpo contro quello di lui per tutta la sua lunghezza. Un singhiozzo strozzato risalì la gola dell'uomo e Agathe appoggiò la guancia alla sua.

«Io penso, Prescott, che tu stia rimpiangendo di non avermi presa su quella scrivania, cinque minuti fa» soffiò a un centimetro dal suo orecchio. «Mi sa che non sono l'unica a non poter negare l'attrazione che c'è tra di noi».

Agathe si rimise in piedi con un gesto agile e si appoggiò alla scrivania, gli occhi fissi sullo storico e un sorrisetto compiaciuto sul volto. Richard, dal canto suo, gemette disperato e cercò di distrarsi riabbottonandosi i vestiti: dopo quel breve interludio – dubitava che sarebbe più riuscito a entrare in casa di Alan senza che gli tornassero alla mente le carezze roventi di Agathe – sentirle dire una cosa del genere non faceva altro che destabilizzarlo un po' di più, e se voleva tornare al piano di sotto, doveva assolutamente darsi una calmata.

«Avanti, torniamo alla festa prima che io perda del tutto la testa e ti strappi i vestiti di dosso» brontolò.

Agathe inarcò le sopracciglia con fare beffardo. «Già, torniamo di sotto: non voglia il cielo che tu debba sbilanciarti, una volta tanto!»

La ragazza lo precedette alla porta e, una volta nel salone, si separarono senza una parola; Richard tornò da Alan, che lo gratificò di un sorriso birbante e un pugno su una spalla, mentre Agathe tornò da Lara e Thomas, ormai rassegnati a quel suo nuovo, folle buonumore. La festa proseguì tranquilla e quando arrivò la mezzanotte quasi nessuno notò come lo sguardo di Richard Prescott cercasse ostinatamente Agathe Williams, né la rapidità con cui lei gli voltò le spalle con aria amareggiata.

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