Sixty Eighth Shade [R]
Leah non aveva resistito: dopo aver speso un paio d'ore in compagnia di Richard, infatti, era uscita da casa dell'amico soltanto per andare dritta da Alan, un paio d'isolati più giù.
La reazione del giornalista nel trovarsela fuori dalla porta di casa fu proprio quella che lei sperava.
«LEAH!» urlò Alan con quanto fiato aveva in gola. L'afferrò e iniziò a saltellare sul posto tenendola stretta. «La mia amica! La più divertente! Sei tornata! Finalmente non sarò più solo ad animare le feste!» gridò, elettrizzato.
«E meno male, direi» ridacchiò la donna non appena Alan la rimise coi piedi per terra. «Ho saputo del tuo show a Capodanno con il boa di piume...»
Anche Alan si lasciò sfuggire una breve risata divertita. «È stato memorabile».
Leah inarcò un sopracciglio. «Quanto avevi bevuto?»
«Troppo» rispose sicuro il padrone di casa, trascinandola all'interno. «Di' la verità, sei solo infastidita per esserti persa la scena... e il divertimento!»
La donna alzò le mani. «Lo confesso, hai ragione: mi sono mancate le tue feste e quelle di Damon!»
«A me sono mancate le tue: tenevano testa a quelle del nostro caro dottorino...». Alan si grattò il mento. «Ti va un the?»
«Per l'amor del cielo, no!» rispose Leah all'istante. «Richard me ne ha fatto bere tanto da riempirmi fino alla punta delle orecchie».
«E allora cosa posso offrirti?» ridacchiò il giornalista.
Gli occhi di Leah brillarono vivaci. «Pettegolezzi!» disse all'istante. «Devi aggiornarmi su tutto quello che è successo durante la mia assenza...»
«Quanti mesi ho?» la irrise Alan.
Lei gli diede uno schiaffo sul braccio. «Fammi un riassunto e dilungati soltanto sulle questioni importanti».
«Definisci "questioni importanti"».
«Tanto per cominciare, tutto quello che riguarda la mia figlioccia e la mia nipote onoraria».
Alan si sfregò le mani, contento. Leah voleva pettegolezzi? E lui glieli avrebbe dati.
******
Agathe e Lara erano intente a studiare: o meglio, la prima teneva ostinatamente il naso ficcato in un libro mentre la seconda saltellava entusiasta per la cucina.
«Non posso credere che la zia Leah sia tornata!» cinguettò entusiasta per quella che Agathe credeva fosse la ventisettesima volta: dopo la numero quindici, aveva perso il conto. «Adesso che siamo maggiorenni potremo goderci ancora di più la sua compagnia: niente più limitazioni, niente più restrizioni!»
«Tranne quelle che le detterà il buonsenso, intendi?» disse distratta l'altra. «Te lo ricordi che è la tua madrina e ci ha viste crescere, sì?»
Lara agitò una mano, liquidando così le parole dell'amica. «Dettagli» commentò. «Conosci la zia quanto la conosco io, e lo sai che non è esattamente... come dire...»
«Un modello di virtù e maturità?» concluse Agathe al suo posto. «Sì, lo so. Me lo ricordo che è stata lei a spiegarci come baciare i ragazzi, in che modo picchiarli se qualcuno si faceva troppo intraprendente... e a strepitare via Skype sanguinosi piani di vendetta contro Marcus e Colin. Fosse per lei, a quest'ora quei due sarebbero tre metri sottoterra...»
«Visto?» esclamò trionfante Lara. «Ho ragione io!»
«Il fatto che si comporti come se avesse la nostra età non significa che ragioni allo stesso modo» le fece notare paziente Agathe. «Si concede delle libertà, vive con spensieratezza, ma all'occorrenza sono certa che saprebbe farci delle prediche peggio di quelle di tuo padre. Voglio dire, Leah è una donna di grande intelligenza: mica come Séline!»
L'altra scoppiò a ridere.
«Sì, forse hai ragione» concesse. «Eppure resto convinta che combinerà qualcosa degno di noi».
Agathe alzò gli occhi al cielo. «Questo è scontato, dai: quante volte ci ha aiutate a progettare le nostre piccole vendette contro chi ci pestava i piedi? E quando ci difendeva, dopo le nostre schermaglie verbali – e nel mio caso fisiche – con chi ci faceva infuriare?»
«In questo è uguale a papà» ridacchiò Lara.
Agathe sogghignò. «Sarebbe strano il contrario: se sono amici da quando erano bambini ci sarà pure un motivo, no?»
«Più di uno, credo» disse Lara, seria. «A volte penso che sarebbe stato più logico che papà si fosse sposato con lei, piuttosto che con mia madre...»
L'altra quasi si strozzò con la propria saliva. Senza saperlo, Lara stava confermando la teoria di Richard e Alan su come Leah e Damon fossero perfetti l'uno per l'altra. «Sì, be', magari è così, ma ringraziamo il cielo che tuo padre sia finito con Vivienne, altrimenti tu ora non saresti qui!»
«Vero» convenne Lara. Mise un dito sul libro che l'altra aveva tra le mani e lo spinse in giù per sbirciare. «Che leggi?»
«Il capitolo sul Futurismo» brontolò Agathe, scostando con un gesto rude la mano di Lara e tornando a concentrarsi sulle pagine stampate. «Cosa che dovresti fare anche tu, se non vuoi restare indietro col nostro programma di studi».
«Oh, ma andiamo!» gemette Lara. «Non ho diritto a una pausa neanche per festeggiare il ritorno della mia adorata madrina?»
«Ce l'avresti, se non ti conoscessi abbastanza da sapere che per te ogni scusa è buona per non studiare» replicò distratta Agathe. «Facciamo così: va' da Thomas a rallegrarti, così potrai perdere un'altra mezz'ora prima che lui si unisca a me nel rimproverarti la tua poca costanza nello studio».
«Stronza» borbottò Lara.
Agathe si mise una mano sul cuore e la guardò con espressione sofferente. «Così mi ferisci».
«Stronza due volte».
«Oh, via, basta con i complimenti o mi metterai in imbarazzo» sbadigliò Agathe. «Vattene da Thomas, cammina, e ricordargli di riportarmi gli appunti che gli ho prestato due giorni fa».
«Sissignora» rispose beffarda Lara, uscendo dalla porta sul retro.
******
Si scoprì presto che il ritorno di Leah a Hersham era una grave minaccia agli studi dei tre ragazzi.
Qualche giorno dopo il suo ritorno a casa, infatti, la biologa fece irruzione in casa di Damon, dove Lara, Thomas e Agathe si interrogavano l'un l'altro, proclamando a gran voce il proprio disappunto per la gran quantità di tempo che i tre passavano sui libri.
«Ma insomma, a che vi serve studiare così tanto?» chiese scandalizzata, facendosi largo nel mare di libri e fogli sparpagliati sul tappeto dove i ragazzi sedevano.
«A concludere degnamente la scuola e mantenere alta la media?» chiese incerto Thomas.
«Ma questo è tutto tempo che se ne va e non torna più!» replicò Leah. «Tempo in cui potreste divertirvi e costruirvi fantastici ricordi ed esperienze!»
«Presumendo di non morire domani, credo che avremo altre occasioni per folleggiare e divertirci» intervenne Agathe. «Non dirmi che quando è toccato a te non hai sgobbato per settimane intere sui libri: lo sappiamo tutti che hai finito la scuola con un'ottima media e che ti sei laureata con il massimo dei voti...»
«Davvero?» disse sorpreso Thomas. «Io non lo sapevo!»
«Lo sai adesso» rispose sbrigativa Agathe. «Allora, zia?»
La donna s'imbronciò. «Non posso credere che siate così... così... responsabili!» esalò incredula. «Io non mi sarei mai impegnata così tanto, e forse neanche Damon, se Richard non ci avesse tirati per le orecchie tutti i giorni costringendoci a studiare...»
Lara soffocò malamente una risatina e lanciò uno sguardo eloquente ad Agathe, che le fece la linguaccia.
«Be', io sono sola contro questi due secchioni» disse la prima, accennando ad Agathe e Thomas. «Se fosse per me non passerei sui libri neanche la metà del tempo che mi tocca dedicargli a causa loro».
«Non ti preoccupare, amore: ci ringrazierai quando sarai ammessa al college» ribatté ironico il ragazzo.
«Costanza batte pigrizia due a uno!» la prese in giro Agathe. «Non abbiamo scelta: ci tocca studiare, e questo è quanto!»
«Sì, ma ora io sono qui!» si lamentò Leah.
«E ci resterai ancora per un bel po', credo: non eri tornata per... aspetta, com'era? Ah, sì "mettere radici", quindi immagino che potremmo aspettare la fine degli esami per fare baldoria insieme, no?»
Leah sbuffò. «Quando sei diventata così ligia al dovere, Agathe?»
«Sempre stata» rispose distratta la ragazza. «Piuttosto, perché non ci aiuti a studiare?»
La donna inarcò le sopracciglia e le rivolse uno sguardo beffardo. «Io ho finito di studiare da un pezzo. Perché dovrei ricominciare senza essere costretta a farlo?»
«Perché ci vuoi bene e sei disposta a tutto pur di aiutarci?» rispose Agathe. «Essere una valida guida per le giovani menti non significa soltanto proporre vendette fantasiose, sai» la stuzzicò.
«E va bene, hai vinto» cedette sconsolata Leah prima di posarle addosso uno sguardo che alla ragazza non piacque affatto. «A una condizione, però».
Agathe rabbrividì: se lo sarebbe dovuto aspettare. «Okay. Sentiamo».
L'altra dondolò sui talloni. «Ho saputo che per un po' sei uscita con un ragazzo che non è di queste parti, ma non sono riuscita a scoprire chi è» disse maliziosa. «Come si chiama?»
L'interpellata sospirò – in parte di sollievo, in parte di fastidio – prima di rispondere. «Marco. Marco Tardini» grugnì. Gli occhi di Leah si sgranarono in maniera allarmante e Agathe strizzò i propri. «Adesso per favore, per favore, per favore, possiamo studiare?»
La donna, incredula e un po' soddisfatta, annuì, sedé a terra tra Agathe e Lara e afferrò il libro aperto che la prima le porgeva. «Pronti per il quiz?»
«Almeno ci sono dei premi in palio?» scherzò Thomas.
Leah rise sotto i baffi e la testa di Damon sbucò dalla porta. «Attento, Tom: non metterle strane idee in testa, o finirai per pentirtene!»
«Strane idee?» ripeté il ragazzo, perplesso. «Non ho detto nulla».
«Lo so, ma Leah è talmente portata a combinare guai da essere capace di trovare spunti anche nel vuoto assoluto» replicò il padrone di casa. «Quindi, prima che inizi a mettere in palio alcool, tatuaggi o altre cose del genere come premi per il vostro quiz, me la porto via».
Un coro di proteste si levò dai quattro seduti sul pavimento, e Damon ridacchiò: Leah sembrava la più contrariata.
«Ora basta, bambini» disse indulgente, tenendo a bada la voglia di ridere. «Leah viene con me, così voi potrete studiare come avete fatto finora, senza distrazioni: non credo che ripartirà e avrete tutto il tempo di recuperare».
«Visto? Lo zio è d'accordo con me!». Agathe alzò il pugno e ululò in segno di vittoria, facendo ridere tutti.
Approfittando dell'ilarità generale, Damon afferrò Leah sotto le ascelle e la tirò in piedi per poi trascinarla fuori di casa prima che lei potesse accorgersi di cosa stava succedendo.
«Ehi, si può sapere dove stiamo andando?» protestò la donna quando ebbe smesso di ridere abbastanza da rendersi conto che si trovavano in mezzo alla strada.
«A una riunione» rispose sibillino Damon, ignorando ogni altra domanda e ricominciando a tirarsela dietro.
******
I quattro amici erano seduti nel salotto di casa Prescott e ridevano forte.
«Oh, ragazzi, se penso a quanto mi siete mancati... non so proprio come ho fatto a stare lontana per tutto questo tempo!» disse Leah.
«Immagino ci saranno stati dei vantaggi, nella tua permanenza nel Pacifico» replicò Alan, ammiccando.
Sul volto della donna si schiuse un sorriso malizioso. «Puoi dirlo forte. Ho fatto il bagno nuda nell'oceano: è stato fantastico!»
Damon e Richard sputarono il the in perfetta sincronia. «Tu... cosa... che?» balbettò il primo.
«Hai capito benissimo» rispose vivacemente Leah.
«Oddio, ma la tua equipe... tutta la gente che c'era...» gemette Damon, sconvolto, coprendosi il viso con le mani. «Come hai potuto fare una cosa del genere?»
«Ehi, io non ho mai detto d'averlo fatto in presenza di altre persone» rispose lei, fingendosi offesa prima di scoppiare a ridere. «Ho aspettato che tutti partissero per le ferie e quando finalmente sono rimasta sola, l'ho fatto. Insomma, non potevo stare in un atollo nel Pacifico e non togliermi questo sfizio!»
Damon scosse la testa, scoraggiato: Leah non sarebbe cambiata mai. Alan stava facendo di tutto per soffocare le risate e anche Richard sembrava trattenere a stento un sorrisetto divertito.
«Cambiando argomento» riprese Leah, voltandosi verso il giornalista con le sopracciglia inarcate, «ho scoperto che il ragazzo di cui mi hai parlato, quello che è uscito con Agathe per un po' e di cui non hai voluto dirmi il nome, è tuo nipote!».
Gli occhi di Richard scattarono verso di lei mentre Alan rivolgeva alla donna delle smorfie disperate che significavano chiaramente "ti-supplico-non-dire-altro". Il padrone di casa si girò con un movimento repentino verso Alan; quest'ultimo si affrettò a ricomporre il proprio volto in un'espressione di educata confusione che non convinse affatto l'altro, che aveva avuto il tempo di vedere cosa fosse scritto a chiare lettere sul volto del giornalista.
Leah, invece, non diede cenno d'aver capito il messaggio implicito che Alan le aveva rivolto.
«Ma sì, dai. È stato intorno a Natale, quando Lianne è venuta a trovarti insieme a suo marito e a suo figlio... me l'hai detto tu che sono stati qui per le feste, no?»
Richard si voltò lentamente verso Alan, le labbra tirate e la mascella irrigidita dalla rabbia. Si alzò di scatto e prese la teiera.
«Ci vuole altro the» dichiarò. «Alan, vieni a darmi una mano».
L'altro deglutì a fatica. «Sono certo che sai cavartela anche da solo: ti sarei solo d'impiccio...»
Lo storico socchiuse gli occhi con fare minaccioso. «Vieni. Ad. Aiutarmi» scandì tra i denti. «Ora».
Conscio di non avere scelta, Alan seguì Richard in cucina. Non appena si furono richiusi la porta alle spalle, Richard sbatté la teiera nel lavandino.
«Quando avevi intenzione di dirmi che lo squinternato che voleva portarmi via Agathe è tuo nipote?» chiese furioso.
«Mai» bofonchiò Alan. «Sul serio, Rick, che importanza ha?»
Il giornalista si rattrappì istintivamente di fronte all'espressione rabbiosa dell'amico.
«Che importanza ha?» ripeté quest'ultimo. «Non dirai sul serio, vero?»
«Oh, be', non te l'ho detto perché eri già abbastanza geloso... e avevo paura che te la saresti presa con me» tentò di discolparsi Alan.
«Cosa che ho tutta l'intenzione di fare adesso» sibilò Richard. «Non potevi farlo girare al largo da lei?»
«E perché avrei dovuto?» insorse l'altro. «Con quale motivazione, oltretutto, visto che Marco sapeva benissimo che Agathe era single?»
«Be', potevi inventarti qualcosa!» bisbigliò furibondo Richard. «Che ne so... potevi dirgli che ha un brutto carattere, o... o che è noiosa e pedante, che ne so...»
La sua voce sfumò e si spense sotto lo sguardo di disapprovazione dell'amico.
«Quindi avrei dovuto inventarmi qualche miserabile bugia per screditare la donna di cui sei innamorato, solo perché hai paura della concorrenza. È proprio naturale e ragionevole... come ho fatto a non pensarci da solo?» disse Alan, sarcastico. «Ma ti senti quando parli, Rick?»
Richard si strinse nelle spalle. «Sono geloso di lei. Che posso farci?»
«Provare a ragionare sarebbe un inizio» sibilò Alan. «Non si merita una cosa del genere, e se ripenso a come stava in quel periodo... era già stata ferita abbastanza. Hai idea di quanto avrebbe sofferto se avessi messo in giro delle voci false sul suo conto per far sì che nessun ragazzo le si avvicinasse? O non ci avevi pensato?»
L'altro chinò la testa: no, non ci aveva affatto pensato. In quel momento aveva pensato soltanto a quanto era stato vicino a perdere Agathe una volta per sempre – la combinazione tra il caos che aveva creato la ricomparsa di Valentine e l'arrivo di un nuovo spasimante avrebbe potuto essergli fatale – e si era curato soltanto di se stesso e dei propri sentimenti.
«Sono un idiota» borbottò.
Alan alzò gli occhi al cielo. «Be', almeno lo riconosci: meglio di niente!». Gli picchiettò la punta dell'indice sullo sterno con tutta la forza che aveva. «Adesso renditi utile e prepara il the!»
«Agli ordini» grugnì scontento Richard mentre il giornalista usciva dalla cucina. Quando lo raggiunse, alcuni minuti più tardi, trovò i suoi ospiti che chiacchieravano animatamente, Alan in testa.
Sul volto di Richard si schiuse quasi inconsapevolmente un ghigno perfido: a quanto pareva il suo amico era il solito pettegolo... e lui ora si chiedeva se, nella sua chiacchierata con Leah, avesse parlato anche della propria vita privata, oltre che di quella degli altri.
Con un gesto fluido Richard posò la teiera sul tavolino e si lasciò scivolare nella poltrona con la grazia di un felino. Seguì ancora per qualche istante i suoi amici parlottare divertiti, poi i suoi occhi si appuntarono su Leah che, colto quello sguardo, lo ricambiò con un pizzico di confusione: era raro vedere quell'espressione predatoria sul volto dell'amico.
«Vuoi dirmi qualcosa, Rick?» chiese per spezzare quell'improvvisa e quasi impalpabile tensione.
«Oh, non è niente» replicò placido lui; fin troppo placido. Damon e Alan, fiutando la stranezza, presero a osservarlo insieme all'unica donna presente. «Stavo solo ripensando a quello che dicevi prima... qualcosa a proposito della figlia dell'avvocato Williams e il nipote di Alan, giusto?»
«Be'... sì» rispose Leah, ancora più confusa. Alan s'irrigidì, incerto su dove Richard volesse andare a parare, e Damon scrutò con sospetto l'amico, perplesso dal modo in cui parlava, come se non conoscesse affatto Agathe.
«Immagino sia stato Alan a raccontartelo» proseguì tranquillo il padrone di casa.
«E chi altri?» ridacchiò Leah. «Solo lui può essere tanto bene informato su tutto! Eppure» proseguì con voce improvvisamente tagliente, «non mi aveva detto che il ragazzo che aveva quasi conquistato il cuore di Agathe era proprio suo nipote... me lo sono dovuto far dire da Agathe stessa con un piccolo ricatto, sebbene non credo che lei sia al corrente della parentela tra Marco e Alan!»
«Proprio non capisco il motivo di tanta segretezza» commentò Richard in tono soave. Le sopracciglia di Damon s'inarcarono in un'espressione beffarda, che il suo migliore amico ignorò. «Mi chiedevo che altro ti ha raccontato... o meglio, che ti ha raccontato riguardo i suoi affari privati».
Alan impallidì di colpo. Deglutì a fatica prima di voltarsi di nuovo verso Leah. «Leah, tesoro, ci stavi raccontando dei tuoi anni nel Pacifico...» tentò debolmente.
Ma Leah, che aveva capito che Richard aveva l'intenzione di punzecchiare ferocemente il giornalista, decise di assecondarlo – anche se in realtà lo faceva più che altro per soddisfare la propria curiosità.
«In effetti non mi ha detto granché su come gli sono andate le cose, negli ultimi tempi» rispose. I suoi occhi brillarono birbanti. «Perché non mi illumini tu?»
Richard colse lo sguardo atterrito di Alan e ammiccò. «Volentieri, Leah cara. Un altro giorno, però» rispose.
Alan tirò un breve respiro di sollievo che gli si strozzò in gola quasi subito: sapeva che il peggio era soltanto rimandato.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro