Fourth Shade [R]
Nonostante le suppliche che Agathe aveva rivolto al cielo – compresa quella di far precipitare un meteorite su Londra – il venerdì sera era arrivato e, con esso, il momento di andare alla famosa cena a cui era stata invitata insieme a Lara.
Quando misero piede nell'ampio, lussuoso salone di uno degli hotel più rinomati della City, le due ragazze si fermarono per un istante, presero un respiro profondo e si scambiarono un'occhiata risoluta prima di addentrarsi tra le persone che già riempivano la sala.
Giusto un minuto più tardi Vivienne si fece largo tra la folla.
«Lara, bimba mia. Eccoti qui, finalmente!» salutò la donna con un tono di voce altissimo e un entusiasmo eccessivo, tutto a favore delle persone che le circondavano. Stando attenta a non toccare sua figlia per non sgualcirsi l'abito, abbracciò Lara, che da parte sua ricambiò il gesto con gioia sincera.
Agathe storse il naso: Vivienne era sempre stata un po' troppo teatrale, per i suoi gusti.
«Will» salutò poi la donna. Guardò Agathe con evidente antipatia e la ragazza non fece nulla per nascondere la reciprocità di tale sentimento.
«Vivienne, stai benissimo, come sempre. Porti splendidamente i tuoi... quanti anni hai, ormai? Quarantaquattro, giusto?» ribatté maligna, a voce abbastanza alta perché chiunque nel raggio di almeno tre metri la sentisse. L'altra donna strinse gli occhi e tentò con scarso successo di mascherare la stizza: Agathe aveva ufficialmente dato il via alle ostilità e non si sarebbe fermata lì, se non avesse colto lo sguardo implorante della sua migliore amica. Così si morse la lingua prima di scrollare le spalle. «Credo che andrò alla toilette, ho bisogno di rinfrescarmi» annunciò, inarcando un sopracciglio in direzione di Lara. Lei annuì riconoscente e si lasciò trascinare via da sua madre, che pareva decisa a presentarla a chissà quale importante personaggio.
Agathe decise che tanto valeva approfittarne per rinfrescarsi un momento e si diresse davvero verso il bagno; ne riemerse qualche minuto più tardi e si sistemò vicino a una colonna, pronta ad attendere che l'amica venisse piantata in asso da Vivienne. Mentre ascoltava distratta il vociare confuso degli invitati, un paio di uomini passarono lì accanto e le lanciarono delle occhiate maliziose; d'istinto la ragazza si nascose un po' di più all'ombra della colonna e maledisse Vivienne tra sé. L'abito che aveva confezionato per lei era splendido, ma non era proprio il suo genere: un tubino di pesante broccato rosso cupo, con le decorazioni in rilievo di un tono più scuro e tanto aderente da permetterle a malapena di respirare normalmente. Quantomeno la gonna le arrivava quasi al ginocchio, il che era una misera consolazione, ma le lasciava le spalle completamente scoperte e aveva una scollatura a cuore molto più azzardata di quanto Agathe desiderasse. Un abito fatto apposta per attirare l'attenzione, e Vivienne sapeva benissimo quanto Agathe preferisse tenere un profilo basso.
La ragazza cercò con gli occhi la sua amica, invidiosa dell'abito in stile impero di chiffon blu notte che indossava e che segnava le sue curve in modo morbido ma non eccessivo. Sempre più arrabbiata con Vivienne, si chiese perché non potesse averne anche lei uno così, invece di quel pezzetto striminzito di stoffa che le stava torturando le costole.
Se almeno in quel dannato posto non avesse fatto tanto caldo, avrebbe potuto tenere addosso il bolero che Vivienne le aveva fornito col tubino – e che era l'unico motivo per cui aveva accettato di indossare quel vestito – ma no: il riscaldamento era così alto che aveva iniziato a sudare più o meno dodici secondi dopo essere entrata nell'hotel, e togliersi la giacca era stato inevitabile.
Un paio di minuti dopo, Vivienne era già pronta ad abbandonare Lara a se stessa: non appena la donna scorse Agathe, infatti, lasciò sua figlia da sola e si inserì nella conversazione di una mezza dozzina di donne lì accanto, ma non senza aver lanciato alla diciassettenne mora un sorrisetto compiaciuto.
Agathe digrignò i denti: se anche non avesse sospettato che Vivienne sapesse in anticipo che in quella sala avrebbe fatto un caldo d'inferno, quel sogghigno compiaciuto le avrebbe tolto comunque ogni dubbio. Furibonda, la ragazza chiuse gli occhi per un istante e immaginò un mondo in cui poteva avvicinarsi a quell'arpia e scaraventarle sul volto un bicchiere di vino rosso, inzuppandola e macchiando in modo irrecuperabile il suo vestito di costosissima seta dipinta a mano, facendola franca...
«Andiamo al nostro tavolo» borbottò Agathe quando Lara la raggiunse con aria mesta. Strada facendo scoccò un'occhiata truce a Noah Pearson, un ragazzo che conosceva bene e che detestava con tutto il cuore... specialmente quando la guardava in modo lascivo come stava facendo in quel momento.
«Sai, Will» disse Lara quando, dopo aver controllato la piantina dei posti, furono sedute al piccolo tavolo circolare, ancora deserto, «comincio a credere che per mia madre il lavoro sarà sempre al primo posto. Forse dovrei rassegnarmi».
«Dopo dieci anni finalmente l'hai capito anche tu!» esultò Agathe. Alzò un braccio per catturare l'attenzione di un cameriere. «Cameriere! Champagne! Qui c'è da festeggiare!»
«E piantala!» la rimbrottò Lara, ma non poté fare a meno di sorridere: le buffonate della sua migliore amica riuscivano sempre a risollevarle l'umore. «Be', adesso non ci resta che aspettare che questa stupida serata arrivi al termine» concluse, lasciandosi andare contro lo schienale della sedia come se fosse già esausta.
«Potrebbe andare peggio» replicò Agathe. «Noah potrebbe essere seduto a questo tavolo e...» s'interruppe, lo sguardo fisso verso il posto di fronte a sé. «E questa è una congiura!» sbottò.
Lara, che stava scandagliando con lo sguardo la sala alla ricerca di qualcuno che conoscessero, si voltò e quasi ebbe un infarto: l'uomo che giusto una settimana prima aveva urtato Agathe al Luxury si era appena seduto di fronte alla sua migliore amica.
Gli occhi della ragazza rimbalzarono dallo sguardo esasperato di Agathe a quello divertito dell'uomo, aspettando l'esplosione.
Che però non arrivò.
Vivienne infatti, con un tempismo non voluto ma perfetto, raggiunse il tavolo e si chinò a baciare l'uomo sulle guance.
«Guarda un po' chi si è finalmente degnato di farsi vedere!» disse allegra. «Richard, queste sono Lara, mia figlia, e Will... scusami, volevo dire Agathe, la sua migliore amica. Ragazze, vi presento Richard Prescott: è uno studioso e un filantropo... e anche un ottimo partito» aggiunse, facendo l'occhiolino a sua figlia.
«Mamma...» gemette Lara, imbarazzata dall'allusione non troppo velata di sua madre. Agathe alzò gli occhi al cielo e sbuffò con aria sprezzante.
«Non abbia timore, Miss Zimmermann: non sono alla ricerca di una moglie, neanche se fosse graziosa e gentile come lei» la rassicurò Richard.
«Prima o poi dovrai sposarti anche tu» finse di rimproverarlo Vivienne. «La famiglia è importante!» concluse con un gran sorriso.
«Detto da una divorziata che ha abbandonato suo marito e sua figlia letteralmente dalla sera al mattino...». Richard lasciò a metà l'osservazione tagliente, ma Vivienne non ne fu per nulla toccata: la sua attenzione era già appuntata su altro.
«Lara, amore, vieni: devo assolutamente presentarti il ministro degli Interni!» disse: agguantò sua figlia per un polso e la trascinò via.
Richard guardò Agathe fissare truce Vivienne mentre si allontanava e poi rivolgere un'occhiata ancora peggiore oltre la sua testa, verso qualcosa che lui non poteva vedere.
«A quanto pare, Miss Williams, ci incontriamo di nuovo» disse allegro.
«Quale gioia» replicò lei. «Era proprio quello che ci voleva per rendere perfetta questa serata!»
L'entusiasmo pressoché inesistente della diciassette non bastò a dissuadere Richard dal parlare. «Non è felice di vedermi?» la punzecchiò.
«Non sono solo felice: sono estasiata, non si nota?» rispose Agathe. «Mi stavo giusto chiedendo come ho fatto a vivere per diciassette anni senza avere lei sempre in mezzo ai piedi!»
Richard decise di ignorare quelle parole così rudi. La scrutò di sottecchi per qualche istante mentre giocherellava col proprio orologio da polso, incurante dello sguardo scocciato che la diciassettenne gli teneva puntato addosso. «La stavo osservando, prima...»
«E ti pareva» bofonchiò la ragazza a mezza voce.
«...e ho notato che c'è un certo astio tra lei e Vivienne» proseguì imperterrito l'uomo.
«Vivienne ha abbandonato Lara quando era solo una bambina e a causa sua ho visto la mia migliore amica piangere per mesi» rispose brusca Agathe. «L'ho vista piangere in ogni luogo e in ogni momento possibile: di giorno, di notte, in aula, nei bagni della scuola, a casa mia, a casa sua, mentre facevamo i compiti, all'ora di merenda, a lezione di danza... e nonostante tutto, dopo dieci anni, Lara le vuole ancora bene, un dono meraviglioso che quella donna orribile e superficiale si ostina a disprezzare e ignorare. Quindi dire che c'è dell'astio è inesatto: io detesto quella donna con tutta me stessa, e se la tollero, è solo per Lara!»
Richard si ritrasse istintivamente di fronte alla veemenza di quell'affermazione e all'espressione fosca della ragazza.
«E il fatto che mi abbia rifilato questo vestito non aiuta» aggiunse Agathe.
L'uomo puntellò i gomiti sul tavolo, intrecciò le dita e vi poggiò il mento, gli occhi fissi sulla ragazza.
«Miss Williams, a lei questo vestito potrà non piacere, ma non può negare che le stia d'incanto».
«Lo so, lo so» sbuffò lei, «ma è rosso! E vistoso!». Di colpo il suo tono divenne lamentoso. «Io odio essere al centro dell'attenzione!»
Richard la studiò per qualche istante con grande attenzione.
«Miss Williams, considerati il colore dei suoi occhi, quello dei suoi capelli e la sua carnagione, è probabile che le doni qualsiasi colore» disse Richard. «Tuttavia – per quanto possa detestare ciò che sto per dire – io sono dell'idea che lei sia nata per vestire di rosso».
Agathe gli rivolse un'occhiata scettica – che lui ignorò – ma quasi subito assunse un'aria curiosa.
«Davvero lei è uno studioso e un filantropo?» domandò. Richard si strinse nelle spalle.
«Non sono solo questo. Sono impegnato anche in attività più pratiche: per esempio, possiedo una casa editrice e sono uno degli azionisti di maggioranza di un noto quotidiano di Londra» rispose.
Agathe lo guardò, pensierosa. «Queste sono attività economiche, non pratiche: in un certo senso hanno a che fare con la parte più... nobile dell'uomo, se vogliamo. In fondo informarsi e accrescere la propria cultura sono alcune delle vie attraverso cui una persona cresce, si evolve e migliora, no?»
L'uomo si limitò a fissarla, piacevolmente sorpreso dal ragionamento di Agathe, ma non ebbe il tempo di rispondere perché Lara, Vivienne e altre persone presero posto a tavola.
Durante tutta la cena, Richard non ebbe più modo di parlare con Agathe: lei si intrattenne quasi esclusivamente con Lara, e lui invece fu assediato dalle sciocche osservazioni di Vivienne e di una coppia di amici della donna.
Ma anche la cena finì. Iniziarono le danze; quasi tutti si affrettarono ad affollare la pista da ballo e al tavolo non rimasero che Richard, Lara e Agathe. Le due ragazze erano intente a parlottare piano tra loro quando un ragazzo alto e allampanato raggiunse il loro tavolo, occupato a sistemarsi gli occhiali rettangolari e a raddrizzarsi con cura la cravatta.
«Lara, Agathe, ciao!» salutò con un sorriso.
Le ragazze sorrisero in risposta con grande entusiasmo e si alzarono per abbracciarlo.
«Thomas! Che bello vederti... finalmente una faccia amica!» disse Agathe, palesemente felice. «Non mi aspettavo di trovarti qui».
Thomas si strinse nelle spalle. «Papà aveva detto che se volevo potevo restare a casa, ma ho immaginato che ci sareste state voi e ho pensato che allora... che allora valeva la pena di venirci» farfugliò.
Le due ragazze ridacchiarono.
«Hai fatto bene» disse Lara. «Almeno possiamo farci compagnia tra di noi...»
Il ragazzo le scoccò un piccolo sorriso e annuì. Rilassati, i tre adolescenti chiacchierarono per qualche minuto di sciocchezze e della scuola, dato che erano nella stessa classe, mentre Richard fingeva di non ascoltare. Poi Thomas si rivolse a Lara.
«Lara, mi chiedevo... ti andrebbe di ballare?» le domandò; le sue guance si tinsero di un bel rosa acceso, ma non distolse lo sguardo.
Anche Lara arrossì appena, e d'istinto si voltò verso Agathe.
«Che vuoi, mezza tedesca? A te non serve uno chaperon e a me non serve una balia... va' pure a ballare!» la spronò. Alla sua amica non servì altro: si alzò con un gran sorriso e permise a Thomas di condurla sulla pista. Il volto del ragazzo era ormai paonazzo, ma raggiante.
Richard li indicò discretamente. «Approva, Miss Williams?»
«Senza riserve» rispose la ragazza. «Lo scorso Natale il ragazzo di Lara l'ha lasciata a una festa dopo averla umiliata davanti a tutti. Tom è intervenuto: l'ha affrontato, riempito di pugni e ha riaccompagnato Lara a casa dopo averla consolata e fatta calmare un po', in modo che suo padre non andasse fuori di testa. Thomas Medwall è l'unico ragazzo che io conosca a meritare Lara: ne è innamorato cotto da tre anni, ma non ha ancora trovato il coraggio di farsi avanti». Agathe sorrise tra sé. «Spero che ci riesca presto. Ho idea che a Lara non dispiacerebbe affatto...»
Una parte del cervello di Richard – quella curiosa in modo implacabile – lo esortava a chiederle se ci fosse qualcuno che meritasse lei, un'altra gli diceva di star zitto: la fatica di prendere una decisione gli fu risparmiata da un ragazzo alto e biondo che aveva appena raggiunto il loro tavolo e si era piazzato a pochi centimetri da Agathe.
«Balliamo, splendore?» chiese sfacciato. Richard aggrottò le sopracciglia: quel giovanotto aveva sì e no vent'anni, ma si comportava e si muoveva come un uomo. E aveva qualcosa di familiare.
«Sparisci, Noah» replicò secca Agathe.
Noah non si lasciò scoraggiare; sedette accanto a lei e le passò un braccio intorno alle spalle, incurante dei tentativi della ragazza di scrollarselo di dosso.
«E dai, tanto lo sai che ti piaccio» disse. «Potremmo divertirci parecchio, se la smettessi di fare la principessina di ghiaccio e ammettessi che vuoi uscire con me...»
«Pearson, vattene o finisce come l'ultima volta» lo avvertì Agathe, una sfumatura minacciosa chiaramente riconoscibile nella sua voce. A quel punto Richard capì perché quel ragazzo gli era familiare: era il figlio di un noto giudice di Londra, che lui stesso conosceva.
«Non me ne vado se prima non balli con me» insisté il ragazzo. Richard notò che con la mano libera cercava di arrivare alla coscia di Agathe, sordo alle proteste di lei, e si arrabbiò: se c'era una cosa che non tollerava, era che si mancasse di rispetto a una donna.
«Miss Williams non può accondiscendere alla sua richiesta» disse gelido, alzandosi in piedi, «perché ha già promesso di ballare con me».
Entrambi si voltarono a guardarlo: Noah con fastidio, Agathe semplicemente sbalordita.
«È vero?» chiese il ragazzo, aggressivo. «Preferisci ballare con questo vecchio?»
«Considerato che chiunque è meglio di te...» replicò Agathe, affilando di nuovo la lingua.
Richard tagliò corto: andò da Agathe e le tese la mano con un gesto elegante. Lei l'afferrò prontamente e gli permise di condurla lontano da un infuriato Noah Pearson.
«Grazie» disse Agathe un po' di malavoglia mentre iniziavano a danzare.
«Le mie orecchie mi ingannano o mi ha appena ringraziato?» disse Richard, fingendo di essere sorpreso. «Miss Williams, stia attenta o finirà per innamorarsi di me!» la prese in giro.
Agathe sbuffò piano ma non rispose. Richard poté intravedere l'ombra di un sorriso sulle sue labbra e pensò che era bella, quando perdeva l'espressione cupa che si portava sempre dietro. Per chissà quale motivo si sentì fiero, sapendo che quel sorriso l'aveva provocato lui.
«Odio Noah» disse lei dopo un po'. «Mio padre invece lo adora, perché è il figlio del giudice Pearson. Vorrebbe che uscissi con lui, mi tormenta con questa storia ogni volta che può, mentre io vorrei solo che mi stesse lontano» concluse scoraggiata.
Lo stomaco di Richard si strinse quando udì quelle parole: lo disturbava profondamente l'idea di Agathe Williams tra le braccia di un individuo volgare e prepotente come il giovane Pearson.
«Non resti mai da sola con lui» disse in tono autoritario. La ragazza alzò di scatto la testa e gli lanciò un'occhiata ostinata.
«Mi sta forse dando ordini?» sibilò.
Lui sospirò. «Non oserei mai, Miss Williams. Lo consideri un desiderio espresso ad alta voce: sia buona, lo esaudisca» la pregò.
Agathe lo scrutò con i suoi occhi limpidi e duri, poi qualcosa nel suo sguardo si ammorbidì appena.
«Non è un desiderio difficile da esaudire» mormorò.
In quel momento, l'orchestra attaccò un lento; Agathe, che aveva notato un discreto gesto di Richard, lo guardò con sospetto mentre lui la attirava a sé appena un po' di più, lasciando comunque qualche centimetro tra i loro corpi per non metterla in imbarazzo.
«Un lento, Mr. Prescott? Davvero?» disse lei, senza però sottrarsi alla sua presa delicata.
«Cosa vuole che le dica? Sono un inguaribile romantico» rispose Richard. Non resistette alla tentazione di scoccare uno sguardo di trionfo a Noah, che li fissava sbuffando come un toro inferocito, e trascinò Agathe in un angolo della sala, dove non avrebbero attirato l'attenzione.
«Come un innamorato» rispose lei con cinismo.
«E cosa ci sarebbe di male?» replicò piano l'uomo. «L'esistenza di ogni persona è fatta di infiniti momenti unici e irripetibili, e non è detto che l'amore debba inevitabilmente essere eterno: può durare un solo istante, oppure una vita intera. Non si privi di uno sprazzo di bellezza e d'emozione solo perché appare destinato a morire nel momento stesso in cui nasce».
Agathe lo guardò per un breve istante, colpita dalle sue parole; poi appoggiò la tempia alla guancia di Richard, chiuse gli occhi e si lasciò guidare da lui.
Spiazzato dalla sua arrendevolezza, Richard quasi inciampò nei propri passi; per un brevissimo istante le sue dita si contrassero intorno alla mano sottile di Agathe e d'un tratto l'uomo fu più consapevole che mai di quanto quella mano fosse liscia e calda, e dei ricami del vestito di lei sotto i polpastrelli della sua mano sinistra. Quasi inconsapevolmente affondò il naso tra i capelli della ragazza per sentirne il profumo; e quando la sentì sospirare piano tra le sue braccia, anche lui chiuse gli occhi.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro