Eighty Seventh Shade [R]
In quel caldo pomeriggio di giugno, Richard era intento a chiacchierare con Alan nello studio di quest'ultimo dopo giorni di duro lavoro quando Moses fece il suo ingresso, borbottando tra sé.
«Oh, scusate» esordì non appena si rese conto che Alan aveva visite. «Mi dispiace d'aver interrotto la vostra conversazione...»
«Non interrompi nulla» lo tranquillizzò Richard, prendendo il proprio bicchiere di the freddo e osservando il liquido aromatizzato con estrema attenzione: intuiva che Moses e Alan desiderassero salutarsi in modo un po' più intimo, e non voleva dare l'impressione di osservarli.
«Allora, Moses» disse Alan neanche dieci secondi più tardi: il bacio frettoloso che l'altro gli aveva dato, insieme all'aria fosca, gli avevano fatto intuire subito che il venticinquenne non era in vena di smancerie. «Perché quel muso lungo e tanti brontolii?»
L'unica risposta di Moses furono altri mugugni incomprensibili; Richard e Alan si scambiarono uno sguardo, chiedendosi cosa potesse infastidire tanto quell'uomo abitualmente placido.
«Io giuro» esplose Moses poco più tardi, «che non capisco perché quell'imbecille di mio fratello non possa starsene al college anche dopo la fine delle lezioni: maledizione! È una dannata piaga!».
«Però» commentò tranquillo Alan; gli versò una tazza di the e gliela porse. «Deve averti fatto arrabbiare parecchio, stavolta...»
L'altro prese la tazza e la posò sulla scrivania senza degnarla di uno sguardo. «È il suo essere immaturo e ostinato, che mi fa arrabbiare» precisò. «Arriva il primo caldo e comincia a sbavare come un animale in calore: passa metà del suo tempo a importunare la maggior parte delle donne che gli capitano a tiro e l'altra metà a parlarne. È... è snervante!»
«È tuo fratello» disse il giornalista in tono conciliante.
«È un idiota» replicò sbrigativo Moses. «Il che spiega anche come mai la quasi totalità delle donne che approccia lo respinga: bisognerebbe essere pazzi per voler uscire con quell'insulso, fastidioso, vanesio...»
Il più grande dei fratelli Pearson non poté concludere la propria tirata contro il minore: gli altri due uomini presenti, infatti, erano appena scoppiati a ridere.
«Dio mio, Moses, sei uno spasso» esalò Alan con le lacrime agli occhi.
«Secondo me invece è un ottimo osservatore» ridacchiò Richard con una punta di perfidia: nonostante la sua strada e quella di Agathe si fossero divise, il pensiero di Noah ancora lo infastidiva. «Quel piccolo imbecille vive in una dimensione tutta sua...»
Moses lo indicò. «Visto?» esclamò trionfante, rivolto al giornalista. «Anche lui mi dà ragione: Noah è talmente stupido che a una gara di stupidità arriverebbe secondo, quindi per quale motivo non dovrei essere irritato da lui?»
«Perché è tuo fratello» ripeté paziente Alan, scoccando un'occhiataccia a Richard che invece di aiutarlo gettava benzina sul fuoco.
«E in che modo il fatto che sia mio fratello mi costringe ad ascoltare i racconti – decisamente edulcorati – delle sue presunte conquiste ogni volta che sono a tiro di voce?» chiese indignato l'altro. «Al mio posto, qualunque persona di buonsenso impazzirebbe!»
«Sono assolutamente d'accordo con Mr. Pearson» s'intromise Richard.
«RICK!» ululò Alan, esasperato. «Darmi una mano no, eh?»
Richard gli rivolse un sorrisetto a dir poco irritante. «Dopo tutte le volte che mi hai preso in giro e ti sei schierato contro di me negli ultimi mesi? Non ci penso neanche!»
«Sei un perfido bastardo» l'accusò il giornalista.
«Grazie» rispose l'interessato, genuinamente compiaciuto.
Moses ridacchiò sotto i baffi, il nervosismo del tutto sparito. «Siete divertenti da morire».
«Sono felice di vedere che ti sei calmato» bofonchiò Alan: tutta l'irritazione di Moses sembrava essere passata a lui.
«Non sono calmo, ma rassegnato» precisò il giovane uomo. «Conosco Noah fin troppo bene, e comunque abbastanza da sapere che entro poco tempo combinerà qualche guaio» spiegò. «L'unico dubbio che ho, riguarda le mie emozioni: non so se sperare che se la cavi come fa di solito o augurarmi che qualcuno gli dia una bella lezione, dura abbastanza da far sì che smetta di comportarsi in questo modo».
L'espressione di Richard diceva chiaramente che gli sarebbe piaciuto avere quell'onore, mentre quella di Alan era soltanto scettica.
«Credi davvero che tuo fratello finirà per cacciarsi in qualche situazione spiacevole?» domandò infatti il giornalista.
Il più grande dei fratelli Pearson annuì con aria convinta. «Ci puoi giurare: entro una settimana al massimo Noah creerà un nuovo problema, come solo lui sa fare».
******
Una cosa era certa: Moses conosceva suo fratello come le proprie tasche.
Mentre si trovava a casa di Alan e pronunciava la sua predizione, infatti, Agathe – che camminava a ritmo sostenuto sei isolati più giù, una borsa piena di libri a tracolla e sulle labbra un paio di imprecazioni contro la scarsa varietà di testi disponibili alla biblioteca pubblica della città – stava per tornare a essere la vittima preferita di Noah.
La ragazza era tutta intenta a mandare un messaggio a Lara per avvisarla che sarebbe stata da lei di lì a poco, quando il suono di passi veloci la raggiunse un attimo prima che qualcuno le si avvinghiasse addosso come una piovra antropofaga digiuna da mesi. E Agathe conosceva una sola persona tanto stupida da prendersi simili libertà e per di più in pubblico.
«Noah» esordì dopo aver preso un respiro profondo, senza neanche voltarsi: sapeva perfettamente di non sbagliare, sull'identità del suo molestatore. «Hai tre secondi per togliere le tue zampacce e qualunque altra parte del tuo corpo dalla mia persona, dopodiché prenderò misure drastiche».
Noah, che da quell'orecchio aveva sempre dimostrato di sentirci meno di Quasimodo, fece l'esatto opposto, strizzandola come un animaletto di pezza. «Sempre fredda, eh, principessa?»
«Non abbastanza da placare i tuoi bollori, a quanto pare» ribatté sarcastica lei. «Mollami, Noah. Uno...»
«Oh, andiamo, lo so che non sei irraggiungibile come vorresti far credere a tutti» sogghignò il ragazzo. «Me lo ricordo ancora, il nostro piccolo incontro alla boutique di Armani...»
Avere Noah appiccato addosso peggio di una cozza allo scoglio già metteva Agathe di pessimo umore, ma ricordarle come l'avesse assalita quel giorno, mesi prima, non serviva che a peggiorare la situazione; e il fatto che la giovane non potesse richiamare alla mente quell'evento a dir poco sgradevole senza ricordare anche Richard Prescott e il modo in cui le aveva tolto di dosso Noah per poi baciarla fino a lasciarla senza fiato, era la ciliegina sulla sua torta fatta di rabbia e risentimento.
«Se avessi potuto, quel giorno ti avrei tagliato le due uvette rinsecchite con cui cerchi invano di riempire le mutande» disse brusca Agathe, contenendo a stento la furia cieca che la riempiva. «Due...»
«Chi ti dice che siano rinsecchite?» replicò Noah, per un attimo offeso. «Magari puoi toccarle con mano e verificare la qualità della merce...» sussurrò con una voce che la ragazza trovò rivoltante mentre le prendeva una mano e cercava di portarsela sul cavallo dei pantaloni.
Ma come al solito, non aveva fatto i conti con il temperamento di Agathe Williams e del suo sangue irlandese.
«Tre» disse gelida Agathe, rifilandogli una violenta gomitata allo stomaco e girandosi di scatto. La sua mano andò proprio lì dove Noah aveva tentato di posarla, ma con intenzioni molto più nefaste: senza pensarci un attimo, infatti, la ragazza afferrò l'oggetto della discussione e strinse con lo stesso vigore con cui Noah l'aveva trattenuta.
«Che – diavolo – fai!» scandì lui in un ansito terrorizzato.
«Visto che mi hai invitata a toccare con mano, ho deciso di farlo» replicò soave Agathe, stringendo la presa: Noah gemette di dolore e si piegò su se stesso. «O forse non era questo che intendevi?»
«Lasciami, piccola pazza!» guaì Noah. «Mi fai male!»
«Ma che peccato...». Agathe allentò un po' la stretta; non appena il ragazzo si rilassò, serrò di nuovo le dita con un gesto secco, facendolo ululare di dolore una seconda volta. «Ti avevo avvertito che se non ti fossi tolto di mezzo ci avrei pensato io» sottolineò senza pietà: strizzare le parti basse di Noah Pearson erano l'unico motivo che potesse indurla a mettere le mani tra le gambe di quell'irritante ragazzo e visto che ormai era in ballo, tanto valeva ballare e divertirsi. «Secondo me hai un problema, Noah: forse dovresti farti curare» lo irrise, decidendosi a malincuore a lasciarlo andare.
Non appena fu libero Noah fece un passo indietro, guardandola con un misto di odio e terrore.
«Sei una piccola pazza bastarda» la insultò mentre si massaggiava la parte lesa.
«Come? Poco fa non ero la tua principessa?» disse Agathe, fingendosi ferita. «È bastato così poco perché tu smettessi di adorarmi?». Sulle sue labbra si dipinse un ghigno malvagio. «Se l'avessi saputo l'avrei fatto molto, molto tempo fa!»
«Un giorno verrai a cercarmi, e quel giorno ti lascerò strisciare ai miei piedi» sibilò Noah.
Lei rise sprezzante. «Se mai arrivasse quel giorno infausto, Noah, non resisteresti un attimo prima di correre da me e fare tutto quello che decidessi di chiederti, esattamente come un animaletto bene addestrato» ribatté. «Adesso scusami, ma ho altro da fare che perdere tempo in schermaglie verbali con un patetico molestatore» aggiunse, dopodiché lo squadrò con arroganza un'ultima volta e riprese il proprio cammino: doveva arrivare da Lara prima che quest'ultima le venisse incontro e decidesse di evirare Noah Pearson con il primo oggetto a sua disposizione.
******
Richard e Moses erano impegnati in un'accesa discussione sui vantaggi e gli svantaggi di vivere a Hersham quando il telefono fisso di casa Bell squillò.
Alan, che stava seguendo con una certa dose di divertimento il dibattito tra i due uomini, accolse con malagrazia la distrazione.
«Pronto?» brontolò nel ricevitore. Dopo pochi istanti d'ascolto, però, il fastidio scivolò via dal suo volto, lasciando spazio soltanto a un'esaltata incredulità e a una risata a stento trattenuta. «No! Non ci credo. E dici che l'hai visto con i tuoi occhi?». L'interlocutore rispose e il giornalista divenne paonazzo, mentre la risata malamente soffocata gli gonfiava il petto. «O mio Dio. O. Mio. Dio!» scandì: finalmente si lasciò andare e scoppiò a ridere, creando un frastuono tanto assordante da lasciare senza parole i suoi ospiti. «L'ho sempre detto che è un fenomeno. Una furia, eh, ma anche un fenomeno... una furia fenomenale». Alan sghignazzò senza ritegno e, a quanto pareva, anche la persona all'altro capo del telefono stava facendo lo stesso. «Ripetimi un po' com'è andata...» incalzò Alan, afferrando blocco e penna e iniziando a scribacchiare furiosamente. «Sì. Sì, assolutamente...». Rise di nuovo. «Oh, sì. Che caratterino! Non si smentisce mai, e meno male: almeno mette un po' di pepe nelle noiose giornate di questa città! Ora, però, sarò costretto a fare le mie scuse a una persona». Il suo sguardo saettò per un istante verso Moses e Richard. «A due persone, in effetti». Tacque mentre prendeva gli ultimi appunti e ascoltava con attenzione. «Dio, James, non so come ringraziarti: questa chicca ha reso a dir poco radiosa la mia giornata! Sì. Sì, certo. Ancora grazie, e se scopri altro, non esitare a chiamarmi!»
Alan chiuse la chiamata e rise un'ultima volta fino a restare senza fiato.
«Be'? Che c'è di tanto divertente?» si decise a chiedergli Richard: non che fosse insolito vedere Alan ridere di gusto, ma gli sembrava un po' troppo allegro.
«E soprattutto, chi era al telefono?» aggiunse Moses. Sembrava tranquillo, ma le spalle rigide la dicevano lunga sulla sua gelosia.
Il giornalista si asciugò gli occhi. «Era uno dei miei informatori, un vecchio amico» rispose infine. Moses si rilassò all'istante; Richard, invece, assottigliò lo sguardo tenendo a freno la curiosità. Cosa poteva mai avergli mai detto una delle sue vedette per farlo divertire così tanto?
Come se gli avesse letto nel pensiero, il giornalista decise di rispondere anche alla sua domanda.
«James mi ha chiamato per riferirmi una scena esilarante a cui ha assistito poco fa» esordì. «Sua moglie l'aveva spedito a comprare il pane, e lui stava tornando a casa quando si è quasi imbattuto in una coppia davvero male assortita». Lanciò uno sguardo teso a Richard, che intuì quasi all'istante dove l'amico sarebbe andato a parare.
«Agathe» mormorò.
«Sì, Agathe. Agathe Williams» confermò Alan. «E poco dietro di lei, come un segugio sulle tracce della volpe...»
«Non mio fratello!» gemette sconfortato Moses.
«Proprio lui» confermò di nuovo Alan, allargando le braccia in un gesto di scuse. La mascella di Richard s'irrigidì. «A quanto pare, l'ha vista camminare per strada e l'ha seguita per poi saltarle addosso: insomma, tutto come al solito... compresa la reazione di Agathe». Soffocò una risata sotto due paia d'occhi tutt'altro che felici. «Il caro Noah – che a quanto pare è davvero un idiota incapace di imparare dai propri errori – le si è avvinghiato addosso prima di provocarla come fa sempre e...», il giornalista esitò, sapendo come sarebbe stato accolto quello che stava per riferire, «be', e ha provato a mettere la mano di Agathe su...» tossicchiò, a disagio, «sul cavallo dei propri pantaloni».
Il volto di Richard divenne pallido per la rabbia; quello di Moses, al contrario, si colorò di una vistosa sfumatura color porpora.
«Io mio fratello lo ammazzo!» tuonò Moses, fuori di sé.
«Oh, non credo ce ne sarà bisogno» commentò Alan, recuperando tutta la propria allegria. «Conoscendo Agathe come la conosci, dovresti sapere che non l'ha fatta passare liscia a Noah».
Il fratello dell'interessato si calmò un poco, ma l'espressione di grande disapprovazione che gli torceva il volto non cambiò di una virgola. «Sentiamo».
«Be', a quanto pare la nostra cara ragazza ha deciso di accogliere l'invito di tuo fratello, se vogliamo definirlo così, e ha effettivamente messo la sua delicata manina in quel punto molto sensibile...» proseguì Alan, sghignazzando, «ma con ben poca grazia».
«Il punto, Alan!» scattò Richard, incapace di trattenersi oltre.
Il giornalista si ritrasse con espressione ferita. «Gli ha strizzato i gioielli di famiglia» disse, immusonito dall'atteggiamento brusco dell'amico. «E con parecchia cattiveria, stando a quanto mi ha detto James: pare che Noah sia scappato terrorizzato e quasi in lacrime, quando Agathe ha finito con lui».
Per un attimo tutti e tre rimasero in silenzio; poi Richard scoppiò a ridere come un pazzo, piegandosi su se stesso e ansimando nel vano tentativo di riprendere fiato, sotto gli sguardi increduli e allarmati degli altri due.
«Lei... lei... lei ha... ha...» singhiozzò tra una risata e l'altra. «Oh, Dio, quella ragazza è una vera diavolessa!»
«Confermo» disse esaltato Alan, superata la sorpresa del vedere un tale torrente di risa uscire dalla bocca dell'amico. «Ti devo delle scuse per non averti mai creduto fino in fondo quando me l'hai detto». Sorrise a Moses. «E devo delle scuse anche a te, amore: a quanto pare, conosci davvero tuo fratello come le tue tasche!»
«Che vuoi farci: ognuno ha le sue croci» bofonchiò il più giovane prima di sciogliersi a sua volta in un sorriso. «Sono felice che Agathe gli abbia dato una lezione, ma ho il timore che non basterà a far sì che Noah si comporti bene».
«È pur sempre un passo nella giusta direzione» lo rincuorò Alan mentre tirava fuori una bottiglia di whisky: serviva qualcosa di più forte del the per omaggiare Agathe. «Che ne dite di un brindisi alla ragazza più indomita di tutta Hersham?»
******
James Medwall riemerse dal proprio studio ancora intento a ridacchiare tra sé: Hersham era una comunità abbastanza piccola e le voci arrivavano alle orecchie di tutti, dunque conosceva bene i trascorsi tra Noah Pearson e Agathe Williams... ma vedere quest'ultima in azione era tutt'altra storia.
Jennifer, sua moglie, lo vide arrivare in cucina ancora divertito e lo squadrò con le sopracciglia inarcate. «Che hai da ridere tanto?» domandò a suo marito. «Sembri una vecchietta impicciona che abbia appena finito di spettegolare» lo prese in giro.
Il sorriso sparì per un attimo dalle labbra di James prima di tornarci prepotente. «Ho visto la figlia di Evan Williams dare il fatto suo al minore dei fratelli Pearson» rivelò.
«E sei corso a chiamare Alan» sbuffò Jennifer, divertita suo malgrado: James era sempre stato un acuto osservatore ed era una delle vedette più attive della città, nonché uno tra i maggiori informatori di Alan, sebbene nessuno tranne lei ne fosse al corrente.
«Non potevo non farlo» replicò l'uomo. «Se l'avessi vista... l'ha conciato veramente male». Rabbrividì impercettibilmente al ricordo, solidarizzando per un attimo con Noah.
«Immagino che se lo sia meritato» disse aspra Jennifer: Thomas si era lasciato sfuggire qualcosa sul comportamento di Noah, ed essere la moglie di una delle vedette di Alan Bell faceva sì che fosse bene informata su chiunque. «Noah Pearson non è certo un angioletto».
«No, direi proprio di no» convenne James, abbracciandola e scoccandole un bacio sulla guancia. «Per fortuna Tom è venuto su bene».
Lo sguardo di Jennifer divenne maniacale. «Se Thomas si azzardasse a fare un centesimo di quello che combina quello sciagurato figlio del giudice, lo ammazzerei con le mie stesse mani» asserì.
«Non ho dubbi che lo faresti, cara, ma grazie al cielo non ce n'è bisogno» replicò placido suo marito. L'afferrò e la fece volteggiare. «Ora basta con questi inutili propositi omicidi, Jen: balliamo!»
Jennifer scoppiò a ridere e si lasciò trascinare da suo marito in un ballo tanto scoordinato quanto divertente, e né lei né James notarono il sorriso dipinto sul volto del loro unico figlio quando quest'ultimo sparì in silenzio su per le scale, incapace di interrompere quel momento che gli faceva immaginare se stesso e Lara di lì a vent'anni.
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