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1 Licenziato in tronco

Gennaio 1959

"Mi mancherai quando andrai al college".
"Eddai Minho!" esclamò Thomas "Mica andrò dall'altra parte del mondo per sempre! Andrò in Michigan che poi non è lontanissimo da noi. E comunque puoi sempre venirmi a trovare".
"Ma come osi! Per una volta che ammetto la mia sensibilità mi screditi in questo modo? Sei crudele!".
L'asiatico gli diede le spalle mettendo un finto broncio. Il castano ridacchiò scompigliandogli i capelli; anche se Minho era stato adottato, si consideravano fratelli dato che entrò in famiglia all'età di quattro anni. Erano inseparabili, ed uno era il migliore amico dell'altro. Visto che il moro non si decideva di girarsi né di parlargli, il più piccolo cominciò a fargli il solletico sul collo, facendogli crollare il muro di finta indifferenza che aveva eretto.
"THOMAS! BASTAAAAA!".
"Mi devi supplicare".
"Giammai! Preferisco la morte che al disonore!".
I due caddero dalla muretta su cui si erano seduti e si fecero il solletico a vicenda, rotolando sull'erba fresca del giardino dietro casa.
"Thomas non respiro piuuu!".
"Tu sai che fare!".
"Va bene va bene! Smettila ti supplico!".
"Bravo Minnie".
Si separò da lui e i due si misero seduti cercando di riprendere fiato.
"Non. Chiamarmi. Minne!".
"Come vuoi, raggio di sole".
"E che sono un indiano?".
"Non eri coreano?".
"Ma vaffancaspio".
Un vento gelido li travolse non appena si alzarono. Il cielo prometteva tempesta, con nuvole più nere del petrolio e dei fulmini in lontananza che non presagivano nulla di buono.
"Sarà meglio rientrare" commentò l'asiatico "non voglio che la pioggia rovini la mia bellezza e i capelli".
"Ora capisco perché sei single".
Thomas iniziò a correre verso casa, inseguito da un Minho fintamente arrabbiato.

La casa dove abitavano era una piccola villa risalente alla fine dell'ottocento, in un'area campagnola limitrofa alla regione montuosa del Montana. La famiglia di Thomas non si era mai definita ricca a tal punto da vivere di rendita, ma diciamo che si potevano permettere un paio di servitori. La tavola per la cena era ricca di leccornie, cosa poco comune: soltanto durante le festività si mangiavano così tante cose. Era segno di umiltà e di non-ingordigia, anche se da molti ricconi era vista come avarizia.
"Che c'è di nuovo mamma?", domandò Thomas.
"A momenti tornerà a casa papà", rispose la madre Ava.
Era vestita con un abito a gonna completamente bianco, i capelli legati con uno chignon e il volto reso luminoso grazie al trucco.
"Ma non doveva tornare tra due mesi?".
"Avrà avuto le sue ragioni" commentò Minho "magari ha una notizia così bella da darci che non poteva dirlo al telefono".
Il cameriere spostò le sedie all'indietro in modo che si potessero sedere, e fu proprio in quel momento che entrò dalla porta un uomo. Era alto e vestito con giacca e cravatta, ma il volto mostrava stanchezza e frustrazione. I capelli erano spettinati e il volto esausto.
"Bentornato tesoro", lo accolse la moglie.
Lui non rispose e si buttò a capofitto sulla sedia, bevendo un grosso bicchiere di vino che gli portò il cameriere.
"È successo qualcosa?", chiese preoccupato Thomas.
"Mi hanno licenziato".
Hans Anderson parlò in maniera schietta.
"E perché licenziato?", domandò Minho.
"Ho presentato la mia relazione sulla formazione geologica del monte Toc alla commissione di amministrazione della SADE. Mi hanno dato dell'americano ignorante, e quel maledetto Semenza mi ha strappato davanti agli occhi il frutto di settimane di lavoro!".
Lanciò il calice contro il muro, scoppiando in lacrime. La moglie gli accarezzò la testa da dietro le spalle, e lui subito si avvinghiò alla sua vita, affondando il volto nell'abito candido.
"Bastardi", sputò acido Minho.
L'altro ragazzo si sedette davanti al padre e gli accarezzò delicatamente il ginocchio, attirando la sua attenzione.
"Non sai il motivo per cui ti hanno cacciato?".
Hans annuì e, rendendosi conto di star piangendo di fronte a tutta la famiglia, si asciugò velocemente la faccia e si riprese.
"Quelli della SADE sanno la verità, ma fingono di non vedere e continuano con i lavori della diga per i loro interessi".
"Qual è la verità?".
"Il monte Toc è friabile come un cracker. A forza di costruire basamenti e, quando sarà il momento, mettere dentro l'acqua, il tutto si sgretolerà peggio di un castello di carte e sarà un disastro per i paesi limitrofi".
"E gli altri geologi?" si intromise Ava "Quelli che lavorano per loro".
"La maggior parte è d'accordo con loro, alcuni invece fanno finta per non perdere il lavoro".
Thomas si alzò furibondo, grattandosi la testa con fare nervoso.
"Thomas, non ti devi preoccupare" lo richiamò il padre "troverò un altro lavoro".
"Non è questo il punto! Hai faticato un sacco per poterci lavorare e sei stato mandato via ingiustamente!".
"Eh lo so, ma non possiamo farci nulla".
"Tsk, patetici".
Calciò una sedia ed uscì dalla sala da pranzo. Salì le scale in fretta e furia, ma si sentì il braccio tirare all'indietro e, girandosi, vide il fratellastro.
"So già cosa vuoi fare Thomas, ma sappi che verrò con te".
Thomas sorrise nel sapere che per comunicare con Minho bastava uno sguardo.

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