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Reika's pov

«Quindi è lui la ragione per cui non hai risposto a nessun messaggio.» Riflettei a voce alta, lasciando che i miei occhi trovassero quelli di Ren. Quest'ultimo si limitò ad annuire col viso zeppo di cerotti, rigido sulla sedia come un blocco di ghiaccio; era evidente che la presenza dell'uomo al suo fianco lo mettesse in soggezione e, a dirla tutta, persino io trovai difficile anche solo riuscire a reggere il suo sguardo cupo.

«A fine esame sono andato a cercarlo come voleva papà, così abbiamo parlato. Oh, e mi ha confiscato il cellulare. Ha detto che la suoneria lo infastidiva.» Rivelò, ed io sbarrai gli occhi.

«Ah, già.» Aizawa affondò la mano nella tasca destra, tirando fuori l'oggetto in questione e porgendolo in seguito a mio fratello. «Quasi dimenticavo.»

L'osservai incrociare poi le braccia al petto, mentre la gamba sinistra iniziò a traballare su e giù. Dava l'impressione di star aspettando qualcosa, cercando al contempo di trattenere l'impazienza che tuttavia lo assillava dentro sé; Ren mi lanciò un'occhiata eloquente, indicando con una mossa del collo la sedia vuota lì affianco. Immediatamente presi posto, recependo il messaggio. Ogni mio iniziale tentativo o proposito di cercare di tenere testa a quell'uomo, sembrò volatilizzarsi in una nuvola di fumo nell'istante in cui ci trovammo faccia a faccia.

Mette i brividi.

«Capisco ma...posso sapere perché è qui? Intendo a casa nostra.» Domandai incerta, riuscendo ad abbattere il muro di silenzio creatosi. Ciononostante, l'atmosfera continuava ad essere tesa come una corda di violino.

«Sono solo venuto a trovare un vecchio amico.»

«Ok, ma-»

«Se non sbaglio ti ho fatto una domanda.» M'interruppe brusco. «Sono passati due minuti e ancora non hai risposto.»

«E-Eh...?»

Un sospirò annoiato sgusciò via dalle labbra di Aizawa, il quale nascose il volto con la mano un istante prima che tornasse a fissarmi con espressione impassibile.

«La Yuuei. Perché non ti sei iscritta anche tu?»

E a lui che diavolo importa?

«Perché avrei dovuto? Non m'interessa diventare un'eroina, di conseguenza non m'interessa la vostra scuola» Confessai. Probabilmente lui non si aspettava una risposta così schietta da parte mia; lo intuii dalla scintilla di sorpresa in quegli occhi neri.

Sebbene, dovevo ammettere che neanch'io fui mai realmente in grado di capire dove avessi trovato il coraggio di rispondergli a quel modo.

Probabilmente era colpa dello stress accumulato; insomma, prima Bakugou, poi l'ansia per Ren, lo spavento con Midoriya e adesso come se non bastasse, anche il vecchio amico di papà che improvvisamente si presenta a casa e decide di immischiarsi in cose che non lo riguardano.

Decisamente fin troppo per un'unica mattinata.

E siamo solo a ora di pranzo...può andare peggio di così?

Ad ogni modo, Aizawa non impiegò molto a ricomporsi e indossare nuovamente la sua maschera d'apatia.

«Ne sono consapevole. Ren mi ha parlato del tuo...scetticismo verso la nostra professione.»

«Oh.»

Imbarazzata ed anche leggermente infastidita presi ad oscillare sulla sedia, tentando con aria incerta di sistemarmi meglio su di essa. Percepivo gli artigli ora fuori grattarne il legno al disotto, mentre di sottecchi volsi lo sguardo in direzione di mio fratello, il quale sembrava invece impegnato a fischiettare con aria innocente ed improvvisamente interessato alla maniglia del frigorifero difronte a lui.

«Un attimo. Se sa ciò che penso, allora perché me l'ha chiesto?» Domandai, inarcando un sopracciglio confusa.

«Perché tu, come purtroppo molti altri, fai l'errore di considerare la Yuuei un liceo per soli eroi, quando la verità è che deteniamo soltanto il primato di avere il corso migliore, ma non è di certo l'unico che offriamo. Inoltre, sarebbe un vero peccato non allenare e migliorare un quirk come il tuo.»

«È vero.» S'intromise Ren, facendo sì che notassi solamente in quel momento che avesse smesso di fischiare.

Entrambi ci voltammo nella sua direzione, trovandolo stavolta col capo chino e intento a leggere una delle centinaia di pagine della guida informativa alla scuola, che giaceva aperta sulle sue ginocchia.

«Qui dice che oltre alle sezioni per eroi, ci sono anche quelle ordinarie, di supporto e di gestio-»

«Lei cosa ne sa del mio quirk?» Per qualche istante, il silenzio tornò a regnare come padrone onnipotente in quella cucina. Presto l'attenzione di Aizawa fu ancora una volta concentrata su di me, che avevo assottigliato gli occhi e abbandonato la precedente espressione confusa, lasciando invece ad una sospettosa il compito di rubarle il posto.

«Ero presente quando l'hai manifestato per la prima volta. Kyousuke non ve l'ha mai detto?»

«In realtà...» Ren si portò una mano dietro la nuca, accarezzandosi i capelli ancora legati in un mezzo codino con evidente disagio. «Nostro padre ci ha parlato di lei per la prima volta solo una settimana fa. Anche se, onestamente, non ho idea del perché.»

Durò pochi attimi, si trattò di una visione fugace, ma all'udire quella rivelazione la maligna ombra di ciò che sembrava tristezza, gettò il proprio velo oscuro sul viso del Pro Hero.

Era ovvio che non si aspettasse un gesto del genere da colui che un tempo considerava il suo secondo migliore amico.

«Perché mai avrebbe dovuto parlarci di qualcuno che lo ha abbandonato?» Esordii, guadagnandomi un'occhiata di rimprovero da parte di mio fratello che, nonostante fosse silenziosa, urlava a gran voce un chiaro messaggio.

Ti conviene stare zitta.

«Con tutto il rispetto, ma neanch'io fossi stata in lui avrei parlato ai miei figli di un amico che nel momento del bisogno non c'era per me.»

«Non sai di cosa parli.» Mormorò secco Aizawa.

Le sue parole erano venute fuori quasi nascoste a causa della sciarpa in cui aveva sepolto mezza faccia barbuta.

«Ah, no? Strano. Eppure io non ricordo di averla mai vista quando nostra madre ci ha abbandonati e ha lasciato papà da solo, con quattro figli a cui badare.»

Flash di quel giorno, dell'ultimo grande litigio tra i miei genitori, iniziarono a sfrecciarmi davanti agli occhi alternandosi in una rapida successione, come la proiezione di un film muto. Non avevo bisogno di parole, i ricordi erano un dolore più che sufficiente. Mi chiedevo soltanto se anche mio fratello stesse percependo la stessa fitta al cuore che sentivo io.

«Rea, dammi retta è meglio che-»

«Oppure quando nei due anni successivi si è indebitato fino al collo perché era depresso a tal punto da spendere tutti i soldi in alcool, e noi due siamo stati costretti a iniziare a rubargli il denaro di nascosto o non avremmo potuto comprarci da mangiare.» Detto ciò mi abbandonai ad una risata amara, continuando con finta aria nostalgica. «Cavolo, di sicuro la signora Harui infondo alla strada ci avrà odiati per tutte le volte che ha dovuto portarci del cibo.»

Il fragore della sedia di Ren che veniva calciata all'indietro, ritrovandosi poi a crollare sul pavimento, mi perforò le orecchie.

«Ora stai esagerando. Se lo lasciassi spiegare-»

«Spiegare? Spiegare cosa, esattamente? Eravamo nella merda, papà stava una merda e non ricordo nessuno dei suoi "cari" amici essere venuto per stargli vicino. Lo ha detto anche lui, ricordi? Da Okinawa in poi hanno interrotto ogni rapporto.» Il mio sguardo accusatore piombò nuovamente su Aizawa. «Scommetto che dopo aver saputo in che situazione era, hanno deciso di non voler avere più nulla a che fare con lui per non macchiare la loro immagine da ero-»

«MALEDIZIONE, REA! LORO NON NE SAPEVANO NULLA!» Ren aveva urlato a pieni polmoni, sbattendo il pugno chiuso sul legno del tavolo con una forza tale da farmi balzare sulla sedia per lo spavento.

«C-Cosa...?»

Ci volle un po, tuttavia notai come il suo respiro lentamente iniziasse a tornare ad un ritmo meno concitato. Anche la vena che gli pulsava in fronte prese man mano a svanire.

«È stato papà a tagliare i ponti con loro. Non avevano la minima idea di cosa stessimo passando...È di questo che abbiamo parlato stamattina.»

Fu come ricevere una scossa elettrica nel bel mezzo della fronte.

Lo shock di quella rivelazione mi aveva completamente paralizzata e per la prima volta, capii davvero come si sentissero le vittime del mio quirk.

«Ma non ha alcun senso! Perché mai avrebbe dovuto fare una cosa del genere?!»

«Perché mi vergognavo.»

Tutti ci voltammo all'unisono in direzione di quella voce così calda e familiare. Scoprimmo subito nostro padre osservarci con sguardo triste sull'uscio della porta; in braccio aveva Yue, la quale stringeva vigorosa un set di acquerelli nuovo di zecca. Il corpicino minuto era affondato nel pesante cappotto invernale. Alla sua sinistra invece, Yuri osservava confuso l'uomo sconosciuto davanti a lui, mentre finiva di dare un morso alla propria mela caramellata e cercava al contempo di non sporcarsi i guanti.

«Perché c'è un barbone in casa? Sia chiaro, la mia mela non la divido con nessuno.»

«Finalmente hai deciso di uscire dal tuo nascondiglio.» Prese parola Aizawa, in evidente tono sarcastico.

«Mi dispiace, Shouta. Dico davvero. Non passa giorno senza che io mi penta del modo in cui vi ho tagliato fuori dalla mia vita, ma...sentivo che era la cosa giusta da fare.» Papà aveva abbassato la testa. Sembrava quasi che un'ombra cupa gli si fosse abbattuta sul volto, con l'intento di impedirne a chiunque la vista.

«La cosa giusta?! Quando sei diventato così stupido da credere che rimanere solo con un peso del genere sia giusto?!» Sbottò il Pro Hero, alzandosi dalla sedia per poi avvicinarglisi.

Nonostante la fronte coperta dai capelli neri e scompigliati, notai come fosse aggrottata dalla rabbia mentre teneva i pugni stretti lungo i fianchi. Yuri, dal canto suo, aveva evidentemente capito l'andazzo di quella situazione, perché costrinse Yue a tornare coi piedi per terra, per poi allontanarsi e trascinarla a forza con lui alla destra di Ren.

«Tu e Mic eravate eroi rispettati ormai. Le vostre agenzie andavano alla grande, stavate praticamente vivendo un sogno! Sembravate così felici che-»

«Lo eravamo soprattutto perché credevamo che anche tu lo fossi!»

«E lo ero!» Si affrettò a precisare. «Ma quando Xialing mi ha lasciato...»

La sua voce si spezzò, e fu in quel momento che iniziai a percepire un'irritante pizzicore agli occhi. Subito afferrai la mano di Ren, stringendola in cerca di conforto.

«Mi sono sentito completamente fottuto, ok? La verità è che non riuscivo ad immaginare una vita senza la donna che amavo e quando alla fine ho realizzato che lei non sarebbe più tornata, ho perso la testa! Io...non lo so. Avevo appena trent'anni dopotutto e, ecco, immagino di essermi semplicemente arreso al buio. Ma una volta ricordatomi di voi, la situazione purtroppo era già disastrosa. Capiscimi, Shouta; cercavo solo di impedirvi di rimanere delusi vedendomi in quello stato. Gli sguardi dei miei figli erano già abbastanza dolorosi...inoltre, speravo che almeno così sarei stato capace di salvare quel poco di dignità che mi rest-»

I lembi della sciarpa di Aizawa improvvisamente aquistarono vita propria, espandendosi ed iniziando a galleggiare a mezz'aria attorno al suo collo.

Senza che nessuno di noi lo notasse muovere persino il minimo muscolo, aveva utilizzato la stoffa, ora divenuta rigida e spessa, come tessuto legante per avvolgere nostro padre in una morsa all'apparenza indissolubile.

Gli occhi un tempo nero pece mutarono in un vivo rosso ed i capelli corvini, seguendo l'esatto esempio della sciarpa, presero a levitare all'insù.

«Per le mutande di All Might, sto forse sognando?! Un eroe professionista sta davvero utilizzando il suo quirk in casa mia?!» Esclamò Ren euforico. In preda all'eccitazione più totale, lo vidi raccogliere svelto il proprio cellulare dal tavolo. 

«Ti sembra il momento di fare un video?!» Lo rimbeccai, guardando poi Yue tirare leggermente i pantaloni a entrambi.

«Papà e l'uomo arrabbiato ora fanno a botte?» Domandò.

«No!»

«Magari! Sarebbe fichissimo!»

«"Restare delusi"...credevi davvero che dopo vent'anni insieme ci bastasse vederti piagnucolare un po per voltarti le spalle?! Che non avremmo volentieri tolto del tempo al nostro lavoro per aiutare un amico in difficoltà?!» Ad ogni frase la morsa della sciarpa sembrò aumentare. Ciononostante, papà continuava ad agitarsi e muoversi frenetico al suo interno, non dando il minimo accenno di volersi arrendere.

«Non hai avuto neanche la decenza di avvisarci del tuo ritorno e raccontarci la verità di persona! Hai preferito mandare tuo figlio.»

«Ok, Ok! Ho sbagliato! Ma non puoi negare sia stata una bella sorpres-...CAZZO!» Imprecò, gemendo dal dolore quando la sciarpa venne stretta per la terza volta. «Non ricordavo fossi così forte. Senti un po: dovevi proprio togliermi anche il quirk, sadico bastardo?!»

«Meriteresti decisamente di peggio. Hai idea di quanti danni abbiano subito le mie orecchie passando gli ultimi dieci anni con Mic? E poi...» Con un gesto del capo, Aizawa puntò il mento in direzione dei capelli di papà. «Cosa diavolo sono quelli? La tinta nera ti sta uno schifo tanto quanto quegli orribili tatuaggi.»

Ok...perché ho la sensazione che quei due non stiano davvero litigando?

■○○○○■

«Merda! È tardi, è tardi!»

Tra un imprecazione e l'altra correvo a più non posso, sfrecciando tra le strade a quell'ora solitarie del piccolo quartiere in cui si trovava il Minimarket della signora Shimizu. Con l'arrivo di Aizawa avevo totalmente perso la condizione del tempo, finendo con l'accorgermi troppo tardi che mancassero solo cinque minuti alla fine della mia pausa pranzo.

Di conseguenza eccomi qui, a lasciare che il vento mi scompigliasse i capelli e tagliasse il mio viso arrossato con le proprie lame di ghiaccio.

Avevo il fiato corto ed ero più che sicura che le ginocchia avrebbero finito col cedermi di lì a poco, se non avessi dato loro un briciolo di tregua. Tuttavia, quello era un lusso di cui, sfortunatamente, non potevo approfittare.

Meglio un giorno a letto che venire licenziata, Rea.

Con quel pensiero in testa, svoltai il terzultimo angolo che mi separava dalla destinazione finale, quando la suoneria del telefono prese a cantare all'interno della borsa.

«Si può sapere dove accidenti sei finito?!» Dissi, cercandolo in ogni angolo o tasca possibile.

Correvo senza guardare il percorso lì davanti. Il mio sguardo era concentrato soltanto sulla borsa.

E quando finalmente riuscii a trovarlo, sentii il mio corpo urtare con forza qualcosa di duro, un istante prima di ritrovarmi spiaccicata sul cemento.

Massaggiandomi il fondoschiena, alzai la testa alla curiosa ricerca di cosa mi avesse sbarrato la strada e subito spalancai gli occhi, alla vista di una a me purtroppo conosciuta chioma bionda, e due pietre di magma rosse che mi fissivano.

«Ma ciao, Zombie. Che fortuna. Stavo giusto pensando a te, sai?»













Non ho idea del perché, ma Wattpad non mi fa caricare l'immagine a inizio capitolo. Quindi, ecco a voi i giovani Present Mic, Aizawa e il papà di Reika!

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