10
Accadde tutto in una frazione di secondo.
Il corpo viscido di quello che sembrava un ammasso informe di rifiuti e scure sostanze melmose, iniziò a strisciare rapido sul cemento grigio; l'unico tratto che gli donava una parvenza d'umanità, erano i grandi occhi spiritati e la bocca che ora sfoggiava la propria smorfia da brividi in tutta la sua malignità.
Pezzi maleodoranti di quel liquame gelatinoso cominciarono in fretta a sparpagliarsi in vari punti del vicolo, ognuno lasciato come traccia del passaggio del mostro in un determinato punto.
Sgusciando come un'anguilla, lo si vedeva trascinarsi contro la strada ruvida ad una velocità tale da rendere quasi impossibile ai due ragazzi riuscire persino a seguirlo con lo sguardo. Ormai erano pochi i metri di distanza che separavano entrambi da lui, quando Reika con uno strattone liberò il proprio braccio dalla morsa vigorosa di Bakugou, sfruttando a proprio vantaggio lo stato di pura tranche di cui fino ad allora il biondo si era ritrovato succube.
L'osservò sbattere a ripetizione le palpebre ed una volta destatosi da quel torpore d'inconsapevolezza, non ci volle molto perché i lineamenti del suo viso iniziassero a modellarsi sulla base della solita espressione minacciosa. Avvertì i muscoli tendersi così come l'intero corpo, ora rigido ed immobile in una posa di sfida; il pericolo aveva istigato la sua vena combattiva.
Respiri caldi gli fuoriuscivano dalla bocca, consensandosi poco dopo in nuvole di vapore che finivano col disperdersi tra l'aria gelida.
Alzò con un gesto secco il braccio destro, puntandolo come un'arma.
Mancavano soltanto pochi centimetri perché quell'essere fosse in grado di toccarlo.
Poteva sentirne il disgustoso fetore entrargli nelle narici e stordirlo; ciò lo costrinse a serrare le labbra nel tentativo di non respirare oltre quei gas pestilenziali.
Voleva evitare almeno di finire col rigettare qualsiasi cosa avesse in pancia.
Rimasto quasi a corto di fiato, Bakugou gli lanciò poi un'esplosione dritta in gola. Un boato fragoroso intonò la propria sinfonia distruttiva, mentre una cocente brezza graffiava i volti dei due ragazzi e l'intero perimetro si colorava di nero, grazie all'imponente coltre di fumo nata come risultato di quello scoppio.
Reika giurò di non aver mai visto nulla di simile. Fu sconvolta dalla reale potenza del ragazzo e per la prima volta, dovette ammettere, anche leggermente intimorita.
Tuttavia, si sarebbe volentieri rasata a zero piuttosto che rivelarlo ad alta voce e dargli così una tale soddisfazione.
Con gli occhi di vetro, fissò il villain indietreggiare grazie alla violenza dell'attacco.
Pezzi di fango viscoso si staccarono e volarono altrove, incollandosi alle pareti circostanti. O in generale, a qualsiasi cosa trovassero lungo il proprio tragitto; che fossero cassonetti, buste dell'immondizia o il gattino di prima che, decretando di averne avuto abbastanza, decise di darsela a gambe.
Lo sapevo, avere a che fare con gli eroi porta solo guai!
Rimuginò tra sé, mentre cercava di non arrendersi alla paura, venendo poi interrotta dalla roca voce del ragazzo al suo fianco.
«TUTTO QUI CIÒ CHE SAI FARE, FOGNA AMBULANTE?!»
Bakugou aveva urlato in tono canzonatorio, lasciandosi andare ad un ghigno altezzoso. Era ovvio fosse soddisfatto del proprio operato.
«Tsk. Che spreco di tempo.»
Dando ora le spalle a ciò che era divenuto un cumulo di resti verdognoli e spiattellati sul ciottolato, il suo sguardo fiero trovò quello invece sgomento e impaurito della ragazza; i capelli formavano un groviglio scompigliato di ricci a causa della ventata d'aria da lui generata, e buona parte dei fiori che utilizzava come decoro o non c'era più, o aveva assunto il colore di carbonella bruciata.
Lui la scrutò infilare le dita in mezzo alle ciocche nere, per poi agitare la mano con vigore sino a quando anche l'ultimo petalo incenerito rimasto non fosse caduto.
«Hai idea di cos'hai fatto, razza di dinamitardo?!» Sbraitò stizzita.
«Sì. Ho salvato il tuo culo immortale.» Un istante dopo, Reika gli colpì forte il petto allenato con ambedue le mani, costringendolo ad indietreggiare di qualche passo.
«Non parlo del villain, ma dei fiori!» Asserì, cogliendolo di sorpresa. «Ne ho bisogno. Se dovessi morire, senza un odore forte come stimolante impiegherei ore per risvegliarmi!»
«Oh, sì. Perché sarebbe una vera tragedia avere qualche ora di pace e non sentirti gracchiare come una cornacchia.»
Passandosi la lingua sulle labbra tinte di rosso dal freddo, la mora conficcò i denti nella parte interna della guancia nel disperato tentativo di trattenersi dal ribattere a tono. Nonostante percepisse la rabbia crescere intensa fino a scaldarle il sangue nelle vene, la verità era che non poteva negare che l'idea di allontanarsi il prima possibile da quel vicolo e di conseguenza da lui, l'allettava molto di più che dare nuovo inizio all'ennesimo litigio la cui fine non accenava a mostrarsi lungo alcun orizzonte.
Decretando quindi che almeno per quella giornata lo avesse stuzzicato abbastanza, lo ignorò.
Il corpo tornato infreddolito come di consueto, venne avvolto maggiormente nella morbida pelliccia lanosa del cappotto bordeaux, e gli anelli scomparvero una volta coperti dalla stoffa della tasca in cui affondò la mano che li portava.
«Cosa diavolo fai?!» Domandò Bakugou, inarcando un sorpracciglio nel momento in cui alle proprie orecchie giunse il suono di una tastiera telefonica.
«Chiamo la polizia. Qualcuno dovrà pur portare via i resti di quella...cosa, no? E per la cronaca...» Reika accostò il cellulare all'orecchio in attesa. Abbassò leggermente il capo e sospirò, sussurando infine mesta. «Non sono immortale come credi.»
Un'ombra tetra sembrava ora incomberle addosso, l'atteggiamento spavaldo era svanito del tutto.
Il ragazzo dovette mordersi la lingua per non lasciare che la curiosità prendesse il controllo delle sue azioni e le domandasse il perché di quel brusco cambio.
Sia mai che lei credesse fosse preoccupato, o altre stronzate del genere.
«Ma per favore. Raccontala a qualcuno che non abbia stretto il tuo cadavere e senta ancora la puzza del tuo sangue sui vestiti. Oltre che perfida e bugiarda, ora sei anche ipocrita.» La voce uscì sfuggente dalla sua gola con un'involontaria nota amara.
Se un minuto prima era stato capace di rimanere indifferente, stavolta di qualsivoglia freno inibitore non vi era la minima traccia.
Bakugou s'insultò mentalmente; non avrebbe dovuto riportare a galla quel ricordo, non davanti a lei.
Le stava praticamente servendo su un piatto d'argento la possibilità di ricominciare a deriderlo e rammentargli quanto fosse stato ingenuo a cascare nel suo tranello.
Poco dopo, l'ombra che circondava Reika parve mollare ogni contatto con quest'ultima, iniziando ad avvolgere al suo posto il ragazzo dai capelli biondi e sporchi di cenere. Ma lui fece finta di nulla e tossì, come a voler smorzare la tensione. Come a scrollarsi di dosso l'opprimente mantello di silenzio creatosi.
«E comunque, non hai bisogno di quelle inutili piantine del cazzo.» Gli uscì di getto.
Di rimando, la ragazza batté più volte le palpebre, scostando appena il telefono per sentire meglio. I loro sguardi si mescolarono nuovamente.
«Mh?»
Bakugou si umettò le labbra screpolate, alzando gli occhi al cielo e sbuffando con aria ovvia. Quasi scocciato. «Ho mandato il bastardo melmoso al tappeto, no? Sei al sicuro con me.»
«Tu credi, moccioso?»
Nessuno di loro, a quel tempo, poteva in alcun modo prevederlo, ma gli eventi che seguirono in rapida successione quelle parole dal suono tanto malvagio, avrebbero dato una svolta significativa alla vita dei due giovani ed in particolare, al loro rapporto.
La fioca luce del primo pomeriggio che rischiarava a tratti sporadici il vicolo, fu subito oscurata dal corpo ora nuovamente integro e issato del villain.
Si stagliò su di loro in tutta la sua enorme stazza, creando poi due fruste viscose che si allungarono come a voler mimare delle braccia. Fulmineo le lanciò contro di loro, intenzionato ad arpionarli nella propria morsa. Utilizzando il suo quirk, Reika stavolta fu abbastanza lesta da schivarlo con una capriola e giungere dietro un cassonetto, sfruttandolo a mo di nascondiglio temporaneo. Il battito era accelerato, così come agitato era il respiro e non si accorse che nel frattempo, aveva perso il cellulare chissà dove.
Ma se lei fu quantomeno pronta nello scegliere di trovare un luogo dalla parvenza sicura, Bakugou non ebbe la medesima idea.
Spinto dal proprio ego e dalla presunzione attaccò di nuovo, sferrando un'esplosione dalla forza ancor più distruttiva di quella precedente; il braccio gli andava a fuoco a causa del dolore lancinante, le vene gli pulsavano. Non aveva mai eseguito colpi del genere con un lasso di tempo tra l'uno e l'altro tanto breve.
Stava esagerando, e lo sapeva. Tuttavia si costrinse a stringere i denti, sopportando in silenzio.
Eppure, quel secondo tentativo di sconfiggerlo si rivelò del tutto vano.
Ha...assorbito l'esplosione?!
«CHE QUIRK STREPITOSO! SARAI UN CONTENITORE PERFETTO!»
Nuove fruste simili a tentacoli nacquero dalla melma, e prima che fosse in grado di rendersene conto uno di essi si attorcigliò lungo la caviglia del biondo, tirando abbastanza perché cadesse sul cemento duro. La schiena gli s'inarcò per l'impatto della botta ed un'imprecazione irruppe nell'aria.
A quella vista, Reika istintivamente sgusciò fuori dal proprio nascondiglio.
Schivò ogni singola sferzata che si trovò davanti e gli afferrò saldamente le mani con le proprie tremule, bloccandolo sul posto quando il mostro lo girò a pancia in giù ed iniziò a trascinarlo verso di sè.
Per quanto terrorizzata si sentisse, per quanto fosse in procinto di piangere da un momento all'altro, per quanto le sue ginocchia sembrassero fatte di gelatina e lui impersonificasse l'ultima persona che avrebbe dovuto difendere così strenuamente...non aveva la minima intenzione di abbandonarlo.
«Cosa credi di fare, Zombie?! Lasciami! Ti ho detto di non toccarmi!» Gridò lui, infastidito da quel contatto e agitando la gamba imprigionata come affetto da spasmi.
«Sei serio?! Ti sembra ora il momento di fare il timido?!» L'unica risposta che ottenne fu un ringhio seccato.
Durò una frazione di secondo, ma Bakugou riuscì a liberare la mano sinistra dalla stretta di Reika, la quale era impegnata nel tentare di paralizzare il corpo del mostro con gli occhi.
E solo una volta fallito realizzò la verità: per il proprio quirk, quell'ammasso di poltiglia fetida non era catalogabile come corpo.
Tornando al biondo, una volta constatato che anche quel colpo si fosse rivelato inutile, si abbandondò ad un grido furioso, mentre l'ennesima fitta al braccio lo costringeva a piegarsi zitto dal dolore. Osservandolo ora agitarsi con maggiore intensità, Reika intrecciò a forza le proprie dita con le sue, legandole in una presa ancora più salda.
Non le interessava l'imbarazzo che quel gesto poteva creare e che si mostrava attraverso le gote bollenti ed arrossate di lei, o dal ritorno di alcune mini-esplosioni sul corpo di lui.
«Smettila! Non vedi che sei troppo debole per ferirlo?! Possiamo soltanto scappare! Quindi lascia che ti aiuti e-»
«Perché non lo capisci?! Non voglio il tuo cazzo di aiuto!» Sputò acido, e lingue di fumo nero iniziarono a sprigionarsi dai palmi incollati delle loro mani.
Non sono debole.
«Bakugou, a-aspetta...» Mormorò Reika impanicata. Un afflusso di calore si espanse, scaldando man mano sempre più le loro pelli.
Ad ogni istante che volava via, la temperatura di quel tepore saliva incessantemente, così come un fastidioso tanfo di carne abbrustolita che, pizzicandole gli occhi, l'obbligò a lacrimare.
Non voglio scappare.
«So che noi...sì insomma, so che non mi sopporti...c-come io non sopporto te! Sia chiaro! Ma cerca di essere ragion-...MERDA! BRUCIA!»
Non ho bisogno che mi salvi ancora.
«STUPIDA RAGAZZINA! NON INTERFERIRE O SARÀ PEGGIO PER TE!» In seguito a tale minaccia, un primo tentacolo cominciò ad avvicinarsi pericolosamente, desideroso di ferirla. Il secondo, al contrario, circondò il ragazzo fino al busto. Reika deglutì sonoramente, sbarrando gli occhi in preda all'ansia ed incatenò il proprio sguardo a quello sanguinolento del biondo, mentre una smorfia sofferente le corrucciava il viso.
Le mani le facevano male. Tremendamente ed insopportabilmente.
Si ritrovò ad odiare quel ragazzo, forse quasi quanto odiava sé stessa per non avere il fegato di abbandonarlo al supplizio che lo attendeva se l'avesse mollato alla mercé di quel villain.
«Lasciami.» Ordinò lui.
«N-No.» Reika estrasse i propri artigli e glieli conficcò nella carne, sebbene in modo superficiale. Era certo nel panico più totale, ma ancora abbastanza lucida da non trafiggerlo. Bakugou invece, vendicativo, aumentò la quantità di calore sprigionata.
Si stava infuriando di nuovo, lo capì dalla crescita sempre maggiore del numero di mini-esplosioni.
Come se una lampadina le si fosse accesa in testa, un'idea le balenò per la mente.
Ho bisogno che si agiti, tuttavia non ho tempo per discutere con lui e aspettare che s'infuri. Ma se non posso utilizzare la rabbia come emozione, allora che?!
Cosa potrebbe farlo agitare più di...Oh, no. Devo proprio?!
«Ti ho detto di togliermi le mani di dosso, cazzo! Vuoi finire di nuovo all'altro mondo?!»
«Accomodati pure! Ma tu a differenza mia ci resterai se ti lascio a lui!» Con la coda dell'occhio, la ragazza vide il tentacolo ormai a centimetri di distanza.
Non ho altra scelta. Solo...ancora qualche istante.
«Ah?! Maledetta comparsa! Non osare sottovalutarmi!» Gli scoppi sulle braccia nude e graffiate divenivano sempre più rumorosi.
Ci siamo quasi.
«E tu non fare lo sbruffone! La verità è che sei tutto fumo e niente arrosto! Ti credi tanto superiore quando in realtà sei inutile e debole! Per questo ho dovuto salvarti!»
«IO TI-»
Adesso!
Ci fu uno spostamento d'aria: il tentacolo le aveva sfiorato i capelli. Reika allentò la presa sino ad ora d'acciaio, e il biondo dagli occhi intrisi di sangue poté finalmente staccarsi da lei. Incurante del dolore caricò la quarta esplosione, puntandogliela dritta in faccia un istante prima di sentirsi afferrare per la propria.
E ritrovarsi con le labbra di Reika che, in un bacio volento, spingevano contro le sue.
Riguardo a ciò che accade dopo...in realtà, Bakugou non ne aveva idea. La sua memoria restò frammentata, confusa, zeppa di parti che non identificò né come fatti reali, né come allucinazioni.
Di ben poco fu in grado d'ideare una ricostruzione, ma sapeva con certezza questo:
Reika aveva lasciato infine che il villain lo catturasse e assorbisse dentro sé, mentre il sangue gli bruciava nelle vene come alimentato dalle fiamme dell'inferno.
Il colpo più distruttivo che si fosse mai azzardato a lanciare era partito senza che lui potesse far nulla.
Il mostro era scoppiato in mille pezzi.
Erano salvi.
Dannazione, lei lo aveva salvato ancora.
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