Capitolo 4: Banda di gorilla
La fame nervosa si è come impossessata di me.
Sto divorando un cheeseburger con doppio strato di formaggio del King's.
Lo zaino gettato malamente a terra, la schiena contro il muro e le gambe distese lungo il divanetto rosso fuoco.
Drew si limita a sorseggiare rumorosamente la sua Coca-Cola, scrutandomi in maniera disgustata. «Della salsa ti sta colando sul mento, sai?».
Lo ignoro, così come ignoro la cameriera che mi scruta di sottecchi per la mia posizione decisamente poco consona.
Piuttosto, continuo a masticare con lo sguardo fisso su Elvis Presley, proprio di fronte a me, intrappolato in una cornice colorata.
Sono talmente tesa che ho come l'impressione che persino lui voglia sfidarmi.
«Avanti, Lorraine... Non deve essere andata così male!», torna all'attacco Drew, che si guadagna così una bella occhiataccia.
Si pente subito di aver aperto bocca, così alza le mani in segno di resa.
«Mi ha presa in giro da quando ho messo piede in quella dannata aula!»
«Beh, a parer mio la scelta di disegnare un salice piangente non è stata delle migliori...»
«Fai sul serio? Parla quello che disegna proboscidi dalla forma fallica!», strillo, e una signora al tavolo si blocca a guardare nella nostra direzione con la bocca aperta e il panino a mezz'aria.
Drew le sorride imbarazzato, mentre io la ignoro.
I campanellini della porta d'ingresso trillano, e gli occhi di Drew si spalancano.
E quando gli occhi di Drew si spalancano in quel modo, ciò significa solamente una cosa: guai in vista.
Mi metto le mani tra i capelli...
«E adesso che c'è?», domando esasperata.
«Lo capirai ben presto...», sussurra cominciando a trangugiare le patatine che fino a poco tempo prima aveva definito "stantite".
«Oh, wow...», la voce profonda proviene da dietro di me.
Alzo gli occhi. La riconosco all'istante: Brian Trevor.
Quando ci raggiunge, seguito dalla sua combriccola di gorilla esaltati, mi invita con un cenno della mano a spostare le gambe per fargli spazio.
«Non ci penso nemmeno...», inarco un sopracciglio, mentre il ghigno divertito si contrae nervosamente.
Finge di non essersi appena beccato un due di picche, e sposta lo sguardo verso Drew, che pare sul punto di farsela sotto.
«Beh?», continua. «Che ci fanno qui un frocetto e una scaricatrice di porto?»
Si avvicina e di scatto mi ritraggo. Mi sfrega il pollice contro il mento, pulendomi dalla salsa.
«E un completo idiota, pensa un po'... Sembra l'inizio di una barzelletta di grande successo, non trovi?»
Drew, invece, continua a fare il finto indifferente.
In realtà, si starà mangiando il fegato per quella parola che tanto odia. Credo che tra poco si consolerà ordinando un secondo hamburger, e non sarò di certo io ad impedirglielo.
Brian ride di gusto... «Ti adoro, cazzo... Sei uno spasso!»
Fingo un sorriso. «Oh sí, so bene che mi adori...».
Ed è vero... Anni prima, al termine delle scuole elementari, mi aveva preso in disparte in corridoio per dichiararmi tutto il suo amore nei miei confronti.
Si era addirittura preso la briga di scrivermi un bigliettino.
"I tuoi occhioni blu brillano come due fari nella notte", aveva scritto.
Beh, l'originalità non era certo il suo forte, ma il gesto in sè era davvero molto carino.
Nonostante ciò, lo conoscevo bene: prendeva in giro me quando mi arrampicavo sugli alberi per recuperare la palla incastrata tra i rami, ma in particolar modo Drew, quando lo beccava scegliere gli abbinamenti più adatti per i vestiti delle Barbie delle nostre compagne di classe.
Ecco perchè non ho potuto fare a meno di rifiutarlo: perché è un completo idiota. E perché i suoi denti somigliano a quelli di un castoro, ma questa è tutta un'altra storia...
Ha sempre odiato il fatto di essersi preso una cotta per una come me, di conseguenza ha sempre odiato me.
E mi odia ancora, eccome se mi odia.
Il suo ghigno, infatti, scompare nuovamente non appena capisce a cosa mi riferisco.
Tenta di continuare nel discorso ma, grazie al cielo, qualcuno lo interrompe.
«Lorraine, ciao!», mi saluta Calvin con un sorriso smagliante. Poi guarda il mio amico... «Drew!», fa il gesto di togliersi il cappello, cosa che Drew apprezza sempre particolarmente.
Rettifico: tra la combriccola di gorilla, c'è anche Calvin Warren. Non brilla di certo per la sua intelligenza, ma è piuttosto carino, e fortunatamente sembra essere in possesso di un briciolo di decenza e - perché no - anche un pizzico di carisma.
Un docile scimpanzè tra i gorilla, ecco.
«Calvin, come stai?», sorrido di rimando.
«Oh, bene... mi godo gli ultimi tempi prima del college!», tra una parola e l'altra mi stampa due baci sulle guance.
Mi si stringe il petto a sentire quella dannata parola, ma tento di non darlo a vedere.
«E tu?», domanda, sfregandosi la testa rasata.
«Io cosa?», prendo tempo, fingendo di non capire dove voglia andare a parare.
«Dove andrai, finita l'estate?»
Drew mi fissa... Sa bene che il discorso non è tra i miei preferiti.
«Oh, beh, l'idea è quella di stare qui, cercarmi un bel lavoretto e... Poi si vedrà»
È stranito, ma cela il tutto con un cenno di assenso.
«Fai bene, siamo giovani!»
Non la pensa così, in realtà... Sta solo cercando di essere gentile.
Tutti quanti qui sono ossessionati dall'idea di andare al college, di studiare, di farsi una carriera e via dicendo.
Se qualcuno ha una prospettiva diversa, quest'ultima non viene accettata e anzi... Cominciano ad affibbiarti pregiudizi a gogó: fannullona, poco ambiziosa, depressa.
Di pregiudizi, nella mia vita, me ne sono beccata parecchi, ma nessuno mi ha mai toccata particolarmente. Nessuno tranne questo, per una ragione o per l'altra.
Calvin sorprende Brian a fissarmi, alchè decide di togliere il disturbo.
«Buona scorpacciata, ragazzi», si allontana mentre Brian si lamenta e spintona per tornare al nostro tavolo.
Lo saluto vittoriosa, facendogli la linguaccia.
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