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Capitolo XXIV - addio?

La metropolitana ci portò nella stazione di Long Island Hamlet. Uscimmo da quel posto affollatissimo e ci incamminammo per quelle strade contornate di splendide abitazioni.

Era ormai il tramonto ed il Sole calante tingeva tutto di rosso.

Le sporadiche nuvole assumevano colorazioni che variavano dal rosa più lieve al rosso più accesso.

Arrivammo, dopo un quarto d'ora di cammino, dinanzi allo spiazzo dove giaceva, ormai da moltissimi anni, la macchina del tempo.

Ci avvicinammo alla capsula e vedemmo che ad aspettarci c'era Quindici.

Le corsi incontro.

<<Cosa ci fai qui?!>> le chiesi stupito.

<<Non avevo più vostre notizie, quindi vi sono venuta a cercare. Ormai tutti gli abitanti di Long Island Hamlet parlano del vostro processo al WMC...>> rispose arrossendo.

<<Per fortuna è andato tutto per il meglio...>> dissi.

Restammo in silenzio per una decina di secondi.

<<Perché non me l'avete detto?>> chiese con un pizzico di rabbia Quindici, interrompendo il silenzio.

<<Cosa?>> chiesi preoccupato.

<<Che venivate dal passato...>> rispose mettendosi a piangere.

<<Perché piangi?>> le chiesi.

<<Presumo che ora dobbiate partire...>>

<<Emh... Purtroppo sì...>> risposi, anche se a malincuore.

<<Posso venire con voi?>> chiese speranzosa, con gli occhi ancora lacrimanti.

<<Quindici, non è possibile che tu venga... Potrebbe verificarsi un paradosso spaziotemporale...>>

<<Ma il Dottor Schwarz non ha causato nessun paradosso spaziotemporale, eppure è vissuto nel futuro per più di quarant'anni!>> esclamò irritata.

<<Lo so, ma è meglio non rischiare...>>

Le diedi la mano in segno di saluto...

Il Dottore aveva già programmato la macchina per tornare al giorno prima della mia partenza.

Cominciai ad allontanarmi da Quindici.

Quando le nostre mani ormai si sfioravano appena, lei allungò la sua...

Me la strinse intorno al braccio e mi tirò a sé.

Le nostre labbra si unirono.

Era il mio primo bacio.

Fu bellissimo.

La testa mi girava e mi pulsava, ma non era sgradevole...

Era come se il cervello mi stesse esplodendo.

Il cuore mi batteva all'impazzata.

Restammo così per circa venti secondi.

Quando ci dividemmo, ci guardammo negli occhi.

La presi per il braccio e la portai insieme a me e al Dottore nella macchina del tempo.

Il Dottore, sorridendo, chiuse il portellone del veicolo.

<<E ora, come facciamo con i paradossi spaziotemporali?>> mi chiese Quindici, sorridente.

<<Al Diavolo i paradossi spaziotemporali!!!>> esclamai, ridendo.

<<Ah, l'amour...>> disse il Dottore.

Premette il pulsante ed il viaggio che ci avrebbe portato indietro di due millenni ebbe inizio.

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