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Capitolo XI - Contrada Notturna

Il viaggio fu molto lungo ed io, guardando fuori dal finestrino, non potei fare a meno di notare dei cambiamenti: i grattacieli diventavano sempre più lugubri e sinistri, le macchine della PA (Polizia Aerea) ci fermavano di continuo per accertarsi che fossimo a posto.

Arrivammo nel cuore di Contrada Notturna che era già notte.

Gli edifici erano trascurati e tutti di un colore scuro, le automobili volanti erano tutte ammaccate e rumorose, neanche lontanamente paragonabili al bolide del Dottore; da quello che vidi, secondo me, usavano ancora la benzina come combustibile.

Dappertutto c'era gente alcolizzata e drogata che urlava e cantava a squarciagola.

Il Dottore raggiunse il mare, sul quale si snodava un gigantesco porto, pieno di navi portacontainer lunghe almeno cinque chilometri l'una.

Ci fermammo davanti ad un edificio che pareva una locanda. Entrammo, e mi ritrovai avvolto da odori fortissimi di sudore, fumo, alcol e sporco.

Il professore si diresse al sudicio bancone, dove chiese ad un individuo in mutande che puzzava a morte di sporco, se poteva incontrare un certo Mr. W.

Lui, prima si guardò intorno, e poi indicò, con un minimo gesto della mano, una porta al lato del bancone.

Il Dottore bussò ed entrò, senza aspettare neanche una risposta.

La stanza era avvolta nell'oscurità.

Aleggiava un fortissimo odore di fumo di sigaro.

Nell'oscurità si scorgeva solo una scrivania e una mano che ticchettava con le sue lunghe unghie sulla superficie di legno.

<<Mr. W?>> chiese il Dottore.

<<Dipende da chi mi cerca...>> rispose con voce profonda l'uomo avvolto dall'oscurità.

<<Sono il Dottor Schwarz.>>

<<Ah, qual buon vento...>>

<<Ho una richiesta importantissima da farle...>>

<<Cosa cerchi?>>

<<Mi servirebbero degli elementi chimici per un esperimento...>>

L'uomo irruppe in una grassa risata e disse:

<<E cosa ti fa pensare che io voglia darti queste cose?>>

<<Non si ricorda di me?>>

Allora l'uomo si alzò in piedi ed uscì dall'oscurità.

Il suo vestito elegante stonava terribilmente con la sua faccia, sfigurata da enormi e profonde cicatrici, in bocca aveva un sigaro e al collo, una collana d'oro, che pareva pesantissima.

<<Ah, sì... Mi ricordavi qualcuno... Di quale elementi parliamo?>>

Il Dottore glieli elencò.

<<Seguimi!>> disse bruscamente l'uomo.

Io ed il Dottore ci avviammo dietro l'uomo, che entrò in un'altra stanza della locanda.

Ci fece aspettare fuori.

Uscì dopo un quarto d'ora e ci diede una busta.

<<Non voglio soldi, amico mio; ti sono debitore...>>

Lo salutammo riconoscenti e risalimmo sull'automobile del Dottore.

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