N° 54 BAGNO SOTTO UNA CASCATA
CAPITOLO 10
Quando la macchina dei miei genitori si fermò davanti a casa, mi presi del tempo. Non mi ero arrabbiata con Shane, non ce l'avevo con lui. Non mi era venuto a trovare nei tre giorni di ospedale, ma potevo benissimo capirlo. Non era semplice, mi aveva visto in un bagno di sangue ed era semplicemente rimasto spaventato. Ci poteva stare. O meglio, ci stava. Avevo terrorizzato la mia famiglia, come potevo anche solo pensare, che un estraneo che non sapeva cosa volesse dire vivere con continue nausee o emorragie, non si spaventasse. Nei suoi occhi avevo letto, sorpresa, paura, disagio, incertezza. Non mi piaceva.
Scesi dall'auto insieme a mio padre, che prese la mia borsa per poi avviarsi verso casa. Mamma era al cellulare con la dottoressa Ottavi. Questo episodio aveva messo a repentaglio la mia possibilità di fare un viaggio in auto, non solo perché mia madre ora non si fidava più del mio stato di salute, ma anche perché non sapevo se avrei rivisto Shane.
Papà mi tenne la porta di casa aperta, non mi ero proprio rimessa del tutto, ero ancora leggermente debole, ma il tutto si sarebbe risolto con una bella dormita, dopo tutto erano solo le otto del mattino, avevo in mente di dormire fino a mezzogiorno.
" mamma io vado a dormire " le dissi una volta che staccò la chiamata con la dottoressa Ottavi
" ok amore, se hai bisogno di qualcosa chiama, sono in camera di Nicolas per cercare di metterla in ordine " mi disse per poi posarmi un bacio sulla fronte. Non so perché cercava ogni volta di metterla in ordine, tanto nel giro di un paio di ore ritornava un porcile.
Prima di dirigermi in camera mia, mi fermai nella camera dei miei per salutare papà. Lo vidi intento ad aggiustarsi la cravatta allo specchio, mio padre amava il lavoro che faceva e anche se gli portava via tante ore dalla sua famiglia, lavorava sempre con il sorriso. Anche se sapevo che era un peso e aveva tante responsabilità, ma lui riusciva a fare tutto benissimo.
" cucciola " disse quando vide la mia immagine dal riflesso dello specchio. Si girò verso di me e mi sorrise, ecco i sorrisi di mio padre sarebbero stata una delle cose che mi sarebbe mancata di più, trasmettevano tanto calore e amore.
" Ero venuta a salutarti prima che andassi a lavorare. Siccome volevo andare a dormire " gli dissi per poi sedermi alla base del loro letto. Papà mi guardò preoccupato, così si inginocchio davanti a me e mi guardò negli occhi.
" cosa c'è cucciolotta?" mi chiese posando le sue mani sulle mie ginocchia. Feci un grosso respiro per poi guardare dietro di lui. La mia immagine era riflessa allo specchio, mi chiedevo cosa ci facessi ancora al mondo. Ritengo che quando ormai la tua vita non ha più senso, quando ormai sei inutile per tutti e diventi un peso, non ha più senso vivere. Eppure io sono qui, ma per poco. A volte penso che sarebbe meglio finirla subito, tanto morirò comunque quindi perché aspettare e soffrire. E vedere e far soffrire gli altri.
" non lo so papà, so solo che sono stanca " gli dissi riportando i miei occhi a livello dei suoi
" è per questo che devi seguire i consigli della Ottavi – disse alzandosi in piedi - forza a dormire " mi disse indicandomi con la testa la porta. Sorrisi a mio padre. Sapevo che aveva capito a cosa mi riferissi, ma lui era fatto così, sdrammatizzava sempre. Mi alzai dal letto, per poi raggiungere la mia camera, ma non prima che mio padre mi abbracciasse e mi riempisse di baci.
Siccome sono l'ultima di sei fratelli, la mia camera era all'ultimo piano, ma dopo la malattia avevo fatto cambio con Tino e quindi avevo preso la stanza sullo stesso piano di quella dei miei genitori e dei gemelli. Nicolas aveva la stanza al piano terra, mentre Tino e Travis le avevano all'ultimo piano.
Quando entrai in camera mi limitai a scalciare le scarpe in un angolo remoto della camera, per poi intrufolarmi sotto le coperte, spegnere la luce e coprirmi fin sopra la testa.
Dormire mi piaceva, si poteva dire che fossi una dormigliona, ma amavo dormire per una semplice ragione. Nei sogni potevo essere chi volevo, ma soprattutto potevo vivere per sempre.
Mi capitava molto spesso di vedermi all'altare. Salutando amici, parenti e famigliari seduti sulle panche di una bellissima chiesa gotica, addobbata con calle bianche. Non avevo mai visto l'immagine del mio principe, perché quando finivo di percorrere la navata al fianco di mio padre, la scena si spostava in ospedale. Dove una Nikky più matura era alle prese di un parto, lungo e stancante con dottori che pronunciavano le solite parole " spinga " e altre. Il sogno si concludeva con me, alla veneranda età di settant'anni seduta su una scogliera ad osservare il mare, con una foto tra le mani che volava via, a causa del vento provocato delle alte onde marine.
La parte più brutta era svegliarsi, comprendere che era tutto un sogno e che era qualcosa che potevo solo sognare.
Un raggio di sole proveniente dalla finestra colpì il mio occhio, ed era qualcosa di parecchio fastidioso. Ero abituata al buio, ed ero più che sicura che quando mi ero messa a dormire avevo tirato le tende. Ma dato che il sole entrava, voleva dire soltanto che mi ero sbagliata. Infastidita mi girai dall'altra parte per vedere se riuscivo a riprendere sonno. Mi sistemai meglio, misi bene le coperte e posizionai meglio il cuscino, poi cercai di rilassarmi e ricominciare a dormire. Ma fu tutto inutile ormai ero sveglia. Strofinai gli occhi e mi tirai su di scatto producendo un verso più che scocciato. Io volevo dormire ancora. Strofinai di nuovo gli occhi e poi li aprì, facevo leggermente fatica a vedere, dovevo abituarmi alla luce. Di solito preferivo brancolare nel buio. Mi stiracchiai un po' e mossi le gambe da sotto le coperte, si addormentavano facilmente, ed era una cosa che odiavo la sensazione delle gambe addormentate. Mi girai verso la finestra per vedere se era aperta, ma l'unica cosa che accadde, fu urlare. Sull'altra metà del mio letto c'era seduto Shane che mi guardava divertito. Braccia conserte, nella sua t-shirt grigia che faceva risaltare ancora di più i suoi muscoli, gambe avvolte da jeans neri molto stretti e occhiali da sole. Lo fulminai con uno sguardo per poi spingere le sue gambe via dal mio letto.
" niente scarpe sul piumone di mamma " gli dissi appoggiando la mia schiena sulla spalliera e mettermi nella sua stessa identica posizione.
" cosa?" mi chiese lui confuso dal mio gesto e dalle mie parole
" mia madre odia chi mette le scarpe sopra il letto " in realtà mia madre era fissata con la pulizia in generale. Lui annuì, così si tolse le scarpe e si rimise nella posizione di prima
" ti puzzano i piedi " gli dissi per poi sventolarmi la mano davanti al naso, stavo scherzando e lui l'aveva capito. Scosse la testa per poi guardarmi serio.
" come mai qui?" gli chiesi facendomi seria anch'io. Non si era fatto vivo per tre giorni, quindi perché venire adesso.
" sono venuto per chiederti scusa a causa del mio comportamento " scossi la testa per poi togliermi le coperte di dosso con uno scatto leggermente infastidito e avviarmi verso il mio armadio
" non voglio le tue scuse Shane. Non ti sei comportato male o chissà cosa " gli dissi prima di entrare nella cabina armadio, sentii i suoi passi per la stanza, segno che si era alzato.
" stavi dissanguando davanti ai miei occhi, e l'unica cosa che sono riuscito a fare è stato... niente " mi disse prendendomi il viso tra le sue mani e girarlo verso di lui per guardarlo negli occhi
" Shane, non credere che sia stato così solo per te. È successo anche a mio padre la prima volta. Non l'ho odiato, non gli ho dato colpe, ok. Non ti accuso nemmeno del fatto che tu non mi sia venuto a trovare. Questa situazione non è facile per nessuno, quindi non mi aspetto niente da nessuno " gli dissi per poi afferrare un paio di jeans, una maglia a maniche corte e una felpa con la cerniera. Era passato quasi un mese da quando mi ero fatta togliere il catetere, i capelli erano cresciuti leggermente ma non mi piacevano ancora, sembravo Omer. Quindi afferrai una cuffia nera e una parrucca castana.
" prendi anche il costume " mi disse Shane che stava guardando con occhio attento ogni mio movimento
" perché?"
" ho chiesto a tua madre se potevo portarti in un posto... per farmi perdonare " alzai gli occhi al cielo, non doveva farsi perdonare nulla
" non devi farti perdonare nulla, ok... aspetta mia madre ha accettato?" stavamo parlando della stessa donna che vorrebbe che stessi rinchiusa in casa? Non ci potevo credere.
" si, pur che non ti metta in pericolo " non mi aveva mai messo in pericolo, perché adesso.
Annuii, per poi superarlo e dirigermi verso il bagno. Shane mi seguì, ma io mi girai e lo guardai male, se credeva che sarebbe entrato in bagno con me si sbagliava di grosso. Alzò le mani e mi sorrise divertito per poi prendere le scale e scendere di sotto.
" questo mi sembra tutto fuorché una piscina " gli dissi con le braccia conserte mentre ero appoggiata all'Hummer, guardando il bosco davanti a me.
" aspetta e vedrai " disse mentre tirava fuori dal baule uno zaino da campeggio. Cosa diavolo c'era li dentro e dove mi stava portando? Credo che abbia mentito a mia madre, mi metterà sicuramente in pericolo.
" che fai non vieni?" mi disse mentre si stava incamminando. Mi ero leggermente persa a fissare il bosco. Feci un respiro profondo per poi cominciare a seguirlo. Era una giornata stranamente calda e piacevole.
Era decisamente impossibile stare dietro al suo passo e guardando l'orologio potevo giurare che stavamo camminando da più di mezzora e io stavo per collassare.
" non puoi andare un po' più piano " chiesi a Shane che camminava a circa tre metri davanti a me, in mezzo al bosco senza campo, pieno di insetti e faceva caldissimo, mi ero già legata la felpa in vita, ma mi sarei tolta volentieri la maglietta.
" siamo quasi arrivati Nikky " mi piaceva un sacco come il mio nome uscisse dalle sue labbra.
" non mi interessa, io ho bisogno di una pausa " mi fermai sui miei passi per poi posare i palmi delle mie mani sulle ginocchia leggermente piegate e cercare di riprendere fiato.
" tutto ok?" mi chiese Shane che tornò indietro per vedere se era tutto ok. Annuii per poi alzare una mano verso di lui cercando di riprendere fiato ancora un attimo
" ce la posso fare " gli dissi rimettendomi eretta, prendendo una grossa boccata d'aria, per quanto mi era possibile. Shane tolse lo zaino dalle spalle per poi metterlo davanti, si girò mostrandomi la schiena per poi piegarsi sulle ginocchia
" Sali " mi disse girando leggermente la testa per vedermi
" ce la faccio a camminare " mi guardò con tono severo e autoritario, non aveva mai usato quello sguardo su di me prima. Alzai gli occhi al cielo per poi salire sulla sua schiena
" comunque non ce n'era bisogno " gli dissi una volta che si mise di nuovo in marcia
" non mi interessa "
Dopo circa dieci minuti arrivammo davanti ad una cascata. Mi fece scendere dalle sue spalle. Non mi resi nemmeno conto se mi stava parlando o mi stesse chiedendo qualcosa perché ero come rapita. Era bellissima. Un sogno e non potevo crederci che avesse seriamente ascoltato le mie parole quella giornata in mongolfiera.
L'acqua era limpida come il cristallo, nel punto in cui le due rocce collidevano una breve cascata ci diceva ciao. Era qualcosa di meraviglioso e mozzafiato, la roccia e la natura erano un tutt'uno. Dopo aver visto ciò, be potevo decisamente morire tranquilla.
" allora ti piace?" mi chiese il moro al mio fianco. Annuii incapace di parlare e di staccare il mio sguardo da quella bellezza
" allora che aspettiamo, andiamo a nuotare" disse sfilandosi la maglietta, mi girai verso di lui a causa delle sue parole, si era forse scordato com'era finita l'ultima volta
" sai che non so nuotare "
" lo so, io che ci sto a fare se no " lo guardai negli occhi, il sorriso che aveva sulla faccia non mi piaceva.
" comunque si tocca in alcune zone " mi disse tranquillo
" se tu tocchi, non vuol dire che tocco anch'io " gli dissi facendogli notare l'abissale diversità di altezza.
" a me arriva a metà busto " mi rilassai alle sue parole. Per poi seguirlo nel togliersi i vestiti. Mi faceva sempre uno strano effetto. Che non mi era indifferente già si sapeva, ma più passavo il tempo con lui e più imparavo a conoscerlo e più mi piaceva. Anche se non sarebbe dovuto succedere, nessuno dei due si sarebbe dovuto innamorare dell'altro. Perché entrambi sapevamo come sarebbe andata a finire.
" l'hai fatto veramente " mi disse indicando la mia pancia, dove il bellissimo unicorno e l'elfo si stavano rilassando in una bella bevuta
" che credevi, mantengo sempre le mie promesse " gli dissi per poi far avere la stessa fine della maglietta ai miei jeans.
" pronta " mi chiese Shane una volta che fummo in costume. Annuii per poi accettare la mano che mi porse e avviarci in acqua. Anche qui lui era un po' più avanti, sembrava che non sentisse il freddo glaciale dell'acqua. Quando vide che l'acqua si fece più profonda si fermò per aspettarmi, poi mi fece avvolgere le gambe attorno al suo busto e continuò a camminare. Con una mano afferrai saldamente la sua spalla, mentre con l'altra cominciai a giocare con l'acqua.
Quando passammo sotto la cascata mi attaccai completamente a Shane per la temperatura dell'acqua, solo una volta che mi staccai mi resi conto che il mio seno era praticamente sulla sua faccia. Divenni leggermente rossa, ma lui non me lo fece notare, cosa che mi lasciò sorpresa.
" qui tocchi " mi disse, annuii alle sue parole così sganciai le mie gambe dal suo busto, e ancora un po' titubante staccai le mani. Ma potei notare che non mi aveva mentito, toccavo benissimo. James mi schiacciò un occhio per poi tuffarsi nell'acqua e nuotare via.
Mi presi del tempo per osservare ciò che mi circondava, era un posto decisamente magico. Chiusi gli occhi, mi immaginai vestita di bianco, con una coroncina di fiori tra i capelli, e camminavo nell'acqua. Come una dea, ma non sarei mai stata bella come una dea, non ora e ne mai.
Incominciai a muovere le mani, come a formare dei cerchi intorno a me, per poi ogni tanto schiaffeggiare l'acqua, non mi ero ancora mossa, avevo paura che se avessi spostato il mio piede di poco avrei rischiato di annegare. Non mi era mai piaciuta l'acqua. I miei non ci avevano mai insegnato a nuotare, credo sia dovuto al fatto che ero la più piccola, dopo sei figli sapevano cosa sarebbe accaduto dopo i primi anni di un figlio, erano tornati al lavoro e io mi ricordo molto bene delle mie baby sitter. Non che i miei non mi siano stati vicini, ma non avevano mai scelto di farmi fare qualcosa che non volessi. Non avevano nemmeno pensato al nuoto, mi avevano fatto scegliere. E quando a sei anni avevo optato per il calcio e un corso di informatica, avevano riso dicendo che passavo troppo tempo con i miei fratelli e che mi avevano influenzata.
Trattenni il fiato quando sentii qualcosa sfiorare la mia pelle, non c'erano i coccodrilli o strani pesci vero? E Shane dove diavolo era finito? Mi stavo agitando. Quando la sensazione divenne una morsa stretta intorno alla mia vita, ricominciai a prendere fiato, soprattutto quando la testa di Shane apparve davanti alla mia, era piegato sulle ginocchia per essere alla mia altezza
" mi hai spaventata " gli dissi, senza aver nessun tipo di tono accusatorio.
" mi dispiace " mi disse, lo guardai un po' confusa, si era fatto serio e il suo sguardo era intenso. Mi attirò di più a sé, i suoi occhi non staccavano i miei e non riuscivo a capire che cosa avesse in mente. Portai le mia braccia intorno al suo collo, lui mise le mani sulle mie cosce e mi fece sedere sopra le sue ginocchia piegate.
" non morderti il labbro " mi disse in un sussurro, la sua voce si era fatta più roca e potevo percepire il... desiderio? Mi bloccai immediatamente, liberando il mio labbro dalla morsa dei miei denti.
Shane chiuse gli occhi, strofinò il suo naso sul mio, poi unì la sua bocca alla mia. Spalancai gli occhi scioccata, cosa diavolo stava succedendo. Morse il labbro che fino a pochi secondi prima stavo mordendo, e fu in quel momento che mi sciolsi come il burro. Chiusi gli occhi e cominciai a godermi un paio di labbra morbide e una lingua esperta. Si staccò un breve attimo per guardami negli occhi, stava cercando approvazione o se per caso lo avessi respinto. Ma quando da me notò solo un consenso, tornò sulle mie labbra.
Le sue mani si posarono sulla mia schiena fino ad arrivare al laccetto del mio costume, prese il lembo del fiocco e lo tirò. Ok, stava decisamente prendendo tutto una piega che non mi aspettavo.
" Shane " riuscì leggermente a sussurrare, ma al ragazzo non importò, perché come un uragano continuò a rendere quel momento ancora più magico.
Strinse il mio corpo al suo, saremmo potuti benissimo fonderci insieme, mi teneva a sé come se volesse proteggermi dal mondo, come se fossi solo sua, come se... come se mi amasse.
Non ero un'esperta di amore, non avevo la più pallida idea di cosa volesse essere, anche se quando i miei genitori mi guardavano, dai loro occhi leggevo solo amore. Quindi potevo comprendere, o forse mi sbagliavo, che Shane provasse qualcosa per me. Ma oltre che essere qualcosa di senza senso e impossibile, era anche brutto per quanto bello.
Afferrai il volto di Shane e lo allontanai leggermente dal mio, avevamo entrambi l'affanno, ma dovevo dirglielo
" non ti innamorare di me " lo guardai negli occhi, e notai un leggero tremore al suo interno.
Si limitò a osservarmi intensamente, quello sguardo, quegli occhi così veri ed espressivi e il modo in cui mi guardava, mi fecero perdere un battito, poi tornò a baciarmi. Se vogliamo metterla così, io non sapevo cosa provavo per questo meraviglioso e fantastico ragazzo. Ma la sua compagnia mi faceva piacere, e beh dal punto di vista fisico non mi era indifferente. Ma l'amore non si basa solo su questo.
Non diedi più importanza a cosa la mia mente stesse pensando, perché si alzò in piedi e cominciò a camminare verso la riva del lago. Si staccò da me e senza proferire parola si mise a guardarmi. Mi sembrava di avere davanti un'altra persona, una composta, sicura ma allo stesso tempo insicura di non so cosa, fiera e bellissima.
Quando uscimmo dall'acqua fui invasa da brividi, ma lui ci impiegò pochissimo a riscaldarmi, il suo corpo a differenza del mio emanava calore.
Mi fece adagiare sopra la coperta che pochi attimi prima di entrare in acqua aveva disteso, mi seguì a ruota. Ok, ora ero agitata, ma non quel tipo di agitazione che ti porta a mollare tutto e a scappare, non è più una sorta di adrenalina.
Posai il palmo della mia mano sulla base del suo collo, e incominciai a far scorrere il pollice lungo la sua mascella. Come un gatto si lasciò fare le coccole, poi riaprì gli occhi e mi osservo. È difficile descrivere il modo in cui ci guardavamo, ma era come stare in paradiso, mi sentivo felice, spensierata e serena... mi sentivo, sana e viva.
" dimmi se devo fermarmi " le sue parole erano come il vento estivo, leggero e impercettibile.
" non fermarti " sulle sue labbra apparve quel sorriso che ogni volta mi metteva K.O., le fossette ai lati delle sue guance erano carine e mi facevano sorridere a sua volta.
Potevo dire che ero felice.
Shane mi stringeva con il braccio destro forte al suo petto, il braccio sinistro faceva d'appoggio alla sua testa, mentre io ero praticamente sdraiata a pancia in giù sul suo corpo. Lui guardava il cielo, io guardavo i suoi occhi, il mio cielo.
" la prima volta che ti ho vista, credevo fossi una pazza " lo guardai con un sopracciglio alzato, io avevo dedotto tutto il contrario. Stava sorridendo, e il suo sguardo mi diceva che stava ricordando il momento
" ne sei sicuro, a me sembrava volessi tanto uccidermi " si lasciò andare in una grossa risata. Poi mi fissò con occhi adoranti. Mi piaceva questo momento, mi sentivo stranamente viva.
"non è stata quella la prima volta che ti ho visto, quella sera semplicemente non ti riconobbi" lo guardai più che sorpresa, ero anche leggermente confusa
" la prima volta che ti vidi, fu quando tua madre al primo semestre portò un borsone di biancheria pulita a Travis alla confraternita - Travis aveva il brutto vizio di far lavare tutto a mamma e poi farsi portare i vestiti puliti in università, diceva sempre che non aveva tempo per fare le lavatrici. Ma ci credevo poco – tu eri in macchina con una parrucca viola e cantavi a squarciagola Fancy di Iggy Azalea, fregandotene della gente che passava. Tuo fratello era imbarazzato mentre tu eri spensierata. Be' mi avevi fatto sorridere e ti invidiavo davvero tanto, perché io non avevo mai sorriso così. Quando tuo fratello mi ha raccontato della vostra famiglia, e come mi parlava di te. Ho semplicemente detto wow. Avevi il cancro e amavi la vita, anche se ti aveva condannata " nei suoi occhi lessi un pizzico di tristezza. Mi misi seduta, Shane si agitò leggermente e mi imitò per poi tirarmi a sé. Se credeva che stessi pensando a chissà cosa si sbagliava di grosso, ma ero curiosa.
" perché invidiavi una ragazza che ha dovuto accettare ciò che la vita le aveva costretto ad accettare, solo per non morire prima del tempo? " avevo sempre e solo accettato la malattia, perché sapevo che se mi sarei crogiolata nella sofferenza e nel dolore non sarei andata da nessuna parte.
" quando mia madre morì, cambiò tutto. Scoprì quando mio padre si risposò da lì a pochi mesi, che in realtà i miei avevano divorziato mesi prima che mia madre morisse, le era rimasto accanto per rispetto – non riusciva a guardarmi negli occhi, ma non cercai di forzare la cosa, si stava già aprendo – almeno in questo non è stato un bastardo. Da lì in poi, il rapporto con mio padre è cambiato e lui ha deciso di dare importanza solo al suo nuovo figlio" e ancora una volta mi ritrovai ad immaginare quel povero ragazzino triste e da solo, indifeso e mi sarebbe piaciuto essere lì in quel momento per stringerlo forte e fargli capire che non era solo. Non ero in grado di tornare nel passato, ma ero qui adesso, e avrei fatto di tutto per lui.
" ora ci sono io, non sei più da solo " lo abbracciai fortissimo, la sua testa era all'altezza del mio cuore, e posai un bacio sulla sua fronte
" alla fine te ne andrai anche tu " e chi poteva dargli torto su questo, sarei morta da lì a poco, ma fino a quel momento gli sarei stata accanto, avrebbe dimenticato il significato di solitudine, lo soffocherò della mia presenza. Tanto che poi chiederà di stare un po' da solo.
" e tu cercami nei testi delle canzoni, nelle citazioni, nei libri. Cercami nei posti in cui nessuno immaginerebbe mai la mia presenza. E ti prometto che io ci sarò"
" posso farti una domanda?" gli chiesi leggermente imbarazzata, focalizzando il mio sguardo sui suoi capelli, con cui stavo giocando da un paio di minuti. Lui tirò in su la testa, così che i miei occhi fossero alla stessa altezza dei suoi. Mi sorrise per poi annuire. Non riuscivo a chiederglielo guardandolo negli occhi
" com'è...- girai la testa verso destra, incominciando a grattarmi la base del collo e assumendo un sorriso più che imbarazzato – stato?" Shane prese il mio mento tra l'indice e il pollice e mi girò il volto verso di lui. Comunque non riuscivo a guardarlo negli occhi.
" è stato bello " mi disse cercando di catturare il mio sguardo. Be' dai non ho fatto così schifo per essere la mia prima volta.
" quindi come prima volta non ho fatto così schifo " gli dissi con una mano sul cuore, ero uscita con questa frase per uscire dall'atmosfera che avevo creato, non mi piacevano molto le situazioni imbarazzanti
" aspetta... prima volta?" lo guardai confusa, era più che comprensibile che fosse la mia prima volta
" ero una bambina quando mi sono ammalata, non passavo il tempo a fare sesso, pensavo l'avessi capito " dal suo volto capì che non era così, lo capì ancora di più quando mi fece scendere dalle sue gambe
" perché non me lo hai detto, messa così sembra che io ti abbia portata qui solo per... fare sesso " fece scorrere una mano da me a lui
" non è per questo! La cascata, il bagno... " Shane si girò sconcertato e mi guardo più che furioso
" sei tu che hai scelto il posto, io ti ho solo accompagnata " cosa? Scusa non avevo capito bene. Direi che la mia prima volta si è appena trasformata in un disastro. Mi alzai dall'asciugamano e mi incominciai a vestire, ma non prima di avergliene dette quattro
" primo sei stato tu a chiedermi cosa volessi fare prima di morire, tu hai deciso di portarmi qui non io. E tu mi hai infilato la lingua in bocca. Quindi non dare la colpa a me. E secondo te lo ripeto, ti sei offerto tu di fare il buon samaritano, io non ti ho chiesto niente. Stavo bene anche prima di conoscerti " gli dissi prima di infilare l'ultima scarpa e incamminarmi verso il bosco
" dove vai?" mi urlò dietro Shane, non mi presi la briga né di girarmi e ne di rispondergli, e nemmeno di fargli il dito medio da dietro. Ma sentilo, adesso dovrebbe essere persino colpa mia.
Ok forse avrei dovuto dirglielo, ma non pensavo si sarebbe arrabbiato così tanto.
Ma sinceramente non mi importava, era uno come tanti, e se si arrabbiava per così poco tanto valeva lasciarlo perdere. Tanto sarei morta a breve. E sinceramente c'erano altre persone che mi dispiaceva di più lasciare, piuttosto che lui. Non mi dispiaceva stare in sua compagnia, ma a volte i suoi modi di fare non mi piacevano. Si era offerto lui di fare questa cosa, se non gli andava bene quella era la porta, io non trattengo nessuno.
Ormai non so più da quanto stavo camminando nel bosco, so solo che i miei piedi facevano molto male e si stava facendo buio e non ero ancora riuscita a trovare la via per arrivare alla macchina.
Un po' mi stavo spaventando, ero sicura che era da più di venti minuti che camminavo. Non avevo la più pallida idea di dove stessi andando, forse l'idea che mi sarei ricordata la strada man mano che procedevo, non era stata così buona. Il mio orientamento non era mai stato buono.
Presi il telefono dalla tasca posteriore dei miei pantaloni, e notai che erano le 18:30, se non fossi stata a casa tra mezzora, mia madre avrebbe dato di matto e da lì a poco avrebbe mosso anche l'esercito per cercarmi ovunque, persino oltreoceano.
Presi un respiro profondo e provai a orientarmi con la bussola del telefono, non mi erano mai piaciuti i boschi, erano tetri, spaventosi e emettevano suoni poco rassicuranti.
Ma niente da fare, dopo poco era già dispersa come prima, non sapendo dove stavo andando, e ora si che la paura stava aumentando. Mi sedetti sopra un sasso e presi tra le mani le medagliette di Zio peter, me le aveva date quando era tornato dal militare, quando ormai il suo servizio per la nazione era finito. Nella mia famiglia almeno tutti avevano fatto un anno di militare, Travis ci sarebbe andato da lì a poco.
Chiusi gli occhi e pensai alle parole che papà e Zio Peter ci ripetevano da bambini, che la paura rende deboli, e non ci fa pensare lucidamente sul problema. Quindi dovevo stare calma e cercare una via di fuga. Ma era più facile a dirsi che a farsi.
Mi stava venendo da piangere, volevo andare a casa, stare al caldo e con la mia famiglia, qui diventava sempre più buio e i rumori aumentavano soltanto. Quanto mai me ne sono andata da Shane, Dio, mi sarei dovuta limitare a sbraitargli contro e pretendere che mi portasse a casa. Sono una sciocca e una stupida, forse è un bene che muoia, tanto nella mia vita non ho mai fatto niente di buono se non casino. I miei hanno rischiato di divorziare per via della mia malattia perché nessuno dei due voleva rinunciare alla sua carriera, ma li capivo credo che nessun genitore voglia vedere ventiquattr'ore su ventiquattro la vita che abbandona il corpo del proprio figlio.
I miei fratelli passavano sempre meno tempo a casa, e quel poco che ci stavano beh, il tutto era un po' strano. Le attenzioni erano su di me, ma per via della malattia e il loro comportamento era dovuto al fatto che il mio tempo insieme a loro era limitato. Ma sapevo che comunque soffrivano quando stavano con me, non è bello vedere un malato terminale.
E poi non mi perdonerò mai per Tino, aveva una ragazza con la quale era pronto ad andare a convivere, ma poi ha preferito restare a fianco della sorella malata. Alla fine ha rotto con lei, mi ha sempre detto che Monica non era quella giusta, ma io so che la colpa è solo mia.
Misi le mani sotto gli occhi e scacciai via le lacrime, di solito non ero una che piangeva, ma adesso ero stressata, e volevo andare a casa dalle uniche persone che mi amavano.
" Nikky" quando sentii l'urlo del mio nome, feci scattare la testa all'insù. Vidi in lontananza il corpo di Shane, quindi senza perdere tempo mi alzai da terra e gli corsi incontro. Quando me lo ritrovai di fronte a una distanza di pochi metri mi bloccai sui miei piedi. Ero sollevata, e non ero mai stata più felice di vederlo come adesso. Quando si accorse di me mi osservò con il fiatone, riuscivo a leggere la paura nei suoi occhi, quindi non ci pensai due volte e mi fiondai tra le sue braccia. Lui mi strinse forte a sé e mi sussurrò parole dolci e cercò di rilassarmi e farmi smettere di piangere.
" ci sono io adesso, è tutto ok " mi disse per poi prendermi in braccio e cominciare a camminare verso la macchina. Mi accoccolai al suo petto e cercai di calmarmi.
" scusa per prima " la mia voce era poco percepibile, ma dal suo sguardo capì che mi aveva sentito
" non scusarti, la colpa è stata solo mia " mi disse per poi depositare un leggero bacio, quasi impercettibile sulle mie labbra.
Una volta dinanzi a casa mia, mi fece voltare verso di lui. E mi guardò con occhi sinceri, ma prima di parlare prese un grosso respiro.
" cancella tutto quello che ti ho detto oggi, l'unica cosa che ti interessa sapere è che credo veramente di starmi innamorando di te " ero contenta ma allo stesso tempo stavo morendo dentro, perché non avrei voluto lasciare un'altra persona che amavo, ma ero impotente su questo punto di vista. Non potevo impedire la mia morte. Non riuscii a rispondere alle sue parole, perché facevano male pur essendo bellissime, perché io non pensavo al presente, nella mia testa c'era solo il futuro, sapevo che avrei dovuto fare qualcosa. Dovrei allontanarlo da me, così che si dimentichi e non soffra, ma sono egoista e non sono capace di rinunciare a una persona così bella e che mi fa sorridere. Lo guardai semplicemente con occhi intensi e poi mi allungai leggermente verso di lui, appoggiai in un leggero bacio le mie labbra sull'angolo della sua bocca.
Poi scesi dalla macchina, ma rimasi davanti ad essa e agitai la mano salutandolo. Shane mise in moto e sparì verso la confraternita.
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