N°53 GIRARE IL MONDO
CAPITOLO 11
Il mio cellulare era attaccato alla presa del caricatore, così da essere perfettamente carico per il viaggio, e anche se si dice di evitare di usarlo mentre è in carica se no si rischia di rovinare la batteria, io me ne fregavo e ascoltavo a tutto volume pop argentino, mentre preparavo la valigia.
Put your hands on my hips baby
Muevelo
La vida es una ven aquí
Mueve, Muevelo
Put your money where your mouth is
Muevelo
Muevelo oh oh oh oh
Cantavo a squarciagola sulle note di Muévelo, mentre facevo ondeggiare i fianchi a ritmo di musica distraendomi dal mio obbiettivo, cioè finire la valigia. Sarebbe dovuta già essere pronta la sera prima, ma mi ero persa a scaricare nuove canzoni, mi ero ridotta all'ultimo, come sempre d'altronde.
Quando finì la canzone partì subito dopo la mia preferita, non potevo non ballarla, così mi lasciai definitivamente andare, agitando la t-shirt che avevo nella mano destra. Chiusi gli occhi e immaginai di essere in Dirty Dancing 2, ecco, un altro dei miei sogni era quello di ballare in un posto di quel genere, in cui le ragazze non pensano a farsi vedere e fare le troie, ma semplicemente a ballare. Non ero una bravissima ballerina, ma Jade diceva sempre che ero bravissima a muovere i fianchi e a sciogliermi. una volta aveva visto Travis ballare e aveva constatato che la danza era nel nostro sangue, anche se non aveva ancora visto Nicholas, si sarebbe ricreduta subito. Feci persino un paio di giravolte e finsi di avere qualcuno con cui ballare.
Quando terminò, decisi che ora dovevo focalizzarmi sulla mia valigia, così mi diressi verso la porta della cabina armadio dove c'era l'armadio delle scarpe, avrei preso sia scarpe comode che eleganti, magari un paio per uno e che si abbinasse con tutto. Ma quando mi girai mi fermai sulla soglia e divenni leggermente rossa, da quanto era lì? Aveva visto il mio spettacolino? Quando cominciò a battere lentamente le mani, capii che, sì, aveva visto il mio spettacolo. Perché ero così brava a mettermi in imbarazzo da sola!?
" grazie per lo spettacolo " non so se era possibile, ma divenni ancora più rossa, mi misi le mani davanti alla faccia per evitare di renderlo ancora più partecipe del mio evidente imbarazzo, Shane rise e mi venne incontro.
" non devi assolutamente vergognarti, anche perché quel fondoschiena mi sta dando problemi " mi disse per poi abbassare lo sguardo, feci la stessa cosa, e mi mancò l'aria, anche se aveva pantaloni stretti, l'erezione era leggermente visibile.
Che imbarazzo, Shane rise di nuovo quando spostai velocemente lo sguardo per poi darmi un bacio. Non avevamo messo in chiaro cosa fossimo, anche perché l'episodio alle cascate era capitato solo due giorni fa, ed era la prima volta che ci vedevamo. Aveva detto che dovevamo ricominciare da capo e cose così, ma non sapevo bene cosa intendesse. Sapevo che prima o poi gli avrei posto la domanda, ma ora ero troppo imbarazzata così mi limitai a continuare a fare la valigia. Shane si sedette sulla piccola poltrona che c'era in mezzo alla cabina e cominciò a guardarmi.
Non aveva avuto per niente una bella idea, già non ero veloce, con lui che mi fissava avevo perso ogni capacità umana. Mi stava destabilizzando, ero troppo impegnata a guardarlo con la coda dell'occhio, che stavo facendo un casino con la valigia.
" la smetti di fissarmi " gli dissi lanciandogli la prima cosa che avevo in mano, da bravo giocatore di football la prese al volo, per poi esaminarla. Sul suo viso apparve un sorriso malizioso, proprio mutande dovevano essere, dannato clichè. Chiusi gli occhi e feci un profondo respiro, da quando Jade era venuta a conoscenza del viaggio era impazzita di gioia, mi aveva trascinato fuori di casa e mi aveva portato nel primo centro commerciale, mi aveva rifatto l'armadio in sostanza. La biancheria non poteva mancare e dato che io ero una che a certe cose non ci badava, aveva svaligiato il primo negozio di intimo comprando un sacco di completini. Dotati naturalmente di pizzi, nastri, fiocchi e tessuti morbidi e... qualcosa che subito mi aveva dato l'idea di essere molto scomoda.
" no! " mi rispose per poi farmi un occhiolino, alzai gli occhi al cielo e continuai la mia valigia, fui felice quando lo vidi alzarsi e cominciare a camminare per il mio armadio, osservando ciò che c'era al suo interno. Cominciò a ficcare il naso dappertutto, la cosa non mi dispiaceva, ero una che era abbastanza materialista, odiavo chi curiosava tra le mie cose o le usava senza il mio permesso. Stranamente non mi stava dando nessun fastidio.
Quando finalmente la mia valigia fu pronta feci un respiro di sollievo, stavamo via una settimana, ma il mio accompagnatore mi aveva proibito di portare più di una valigia, mi aveva detto che non dovevo pensare a i vestiti - lo disse in un modo che mi fece capire che avremmo passato molto più tempo senza, ero andata letteralmente a fuoco - ma dovevo preoccuparmi solo di fare cose eccezionali. Alzai la testa dalla valigia, e notai che si era fermato sullo scaffale dove tenevo le mie macchine fotografiche.
" al posto di ripagarmi avresti potuto regalarmi la tua " prese in mano la Fex-Indo mod. Ultra
" scordatelo, sai che non ci sono più in commercio " gli dissi strappandogliela dalle mani per poi rimetterla al suo posto di fianco alla Leica.
" si lo so, dato che non ho potuto ricomprarla " mi tolse la macchina dalle mani per poi metterla lui al suo posto, notando la mia leggera difficoltà, erano troppo alti quegli scaffali.
" Te la lascerò come eredità " non sentii più risposta da parte sua, percepì solo la sua fronte poggiata sulla mia spalla e un forte respiro. Non tutti erano come Jade, non potevo dire certe cose con tutti.
" scusa " gli dissi per poi girarmi, torreggiava su di me, si abbassò lentamente, senza mai staccare i suoi occhi dai miei, poi mi diede un lento e dolce bacio. Chiusi gli occhi e gli lasciai il permesso di farmi perdere in lui. Quando si staccò, lasciò ancora per brevi attimi le mani all'altezza del mio collo e le nostre fronti unite, sapevo che non era facile per lui. Ma mi sarei impegnata a rendere il tutto meno pesante." ora, è meglio che andiamo " mi sussurrò dopo avermi posato un bacio sulla forte, io avevo perso l'uso della parola, così mi limitai ad annuire. Mi scoccò di nuovo un veloce bacio per poi recuperare la mia valigia e dirigersi verso la porta" ti sei incantata " mi riportò alla realtà, così afferrai la borsetta che avevo preparato, assicurandomi che la nikon e il kit di medicinali, accuratamente preparato da mia madre, fossero dentro, poi lo seguì fuori. " a proposito, il tuo armadio è grande quanto camera mia... " recuperai il cellulare sul mio comodino e mi girai a guardarlo" le fortune della vita " gli dissi per poi superarlo e cominciare a scendere le scale. " mi raccomando chiama ogni sera " mi disse mia madre mentre mi stritolava in un abbraccio, sarei soffocata da lì a poco. Praticamente dovetti staccarmela di dosso. Si girò verso il moro" mettila nei guai o in pericolo e solo Dio sa cosa ti capiterà" mia madre era peggio di mio padre, e io ero fin troppo imbarazzata. Papà gli aveva fatto già una bella ramanzina alla soldato, e mamma aveva rincarato la dose. Povero James, afferrai il suo polso e cominciai a trascinarlo verso il lato del guidatore" mamma, papà siete stati abbastanza chiari, ma ora noi ce ne andiamo " spinsi Shane dentro l'auto e poi tornai a dare un bacio veloce ai miei genitori per poi scappare da loro." pronta?" mi chiese una volta essermi seduta" mai stata così pronta " sorrise alle mie parole e mise in moto. Non ci potevo credere, stavo veramente per fare un viaggio on the road, era un sogno che diventava decisamente realtà"James, qual è la prima tappa? " chiesi al mio autista per poi collegare il telefono allo stereo tramite cavo aux. " è una sorpresa, e poi perché mi chiami sempre per cognome?" mi chiese mentre usciva dal viale di case di lusso dove abitavo." lo fai anche tu " Mi guardò leggermente divertito e confuso. " come ti immagini questo viaggio?" mi chiese James. Era una domanda non semplice, volevo fare a tutti i costi questo viaggio, perché la parte che mi eccitava di più era decisamente il viaggio in se, avrei potuto scattare un sacco di foto mentre attraversavamo i diversi stati, e volevo una foto per ogni cartello che ci informava di essere entrati in un nuovo stato. Volevo cantare a squarciagola. " non lo so?" si girò a guardarmi confuso, non gli davo tutti i torti" e allora perché hai voluto fare questo viaggio?" domanda più che lecita" perché amavo l'idea in sé, e poi mi avrebbe permesso di vedere molti posti, in poco tempo" mi persi a guardare fuori dalla finestra, era da un sacco di tempo che non lasciavo Miami, sembrava tutto ancora così surreale. " meno male, che ho organizzato tutto io " girai la testa verso di lui sorpresa, lui mi sorrise, dovevo preoccuparmi? No, perché con lui era sempre andato tutto perfetto, e non mi pento di nessun minuto passato insieme.
https://youtu.be/5yXQJBU8A28
You got a fast car
I got a plan to get us out of here
I been working at the convenience store
Cantavo a squarciagola sulle note di Fast car, Shane era divertito, mentre io non riuscivo a stare ferma nel sedile, avevo anche preso in mano la macchina fotografica e avevo cominciato a scattare foto al paesaggio, a me e soprattutto al mio compagno di viaggio che si era opposto un paio di volte. Avrebbe controllato ogni scatto che gli avevo rubato siccome dovevano avere la sua approvazione, mi stupisco sempre di quanto anche gli uomini ci tengono ad essere perfetti, come Tayler che passa più tempo di me in bagno per sistemarsi i capelli.
Eravamo in viaggio da circa dodici ore, avevamo fatto una sosta a mezzogiorno per mangiare e poi ci eravamo messi subito di nuovo in viaggio, non avevo idea di dove mi stesse portando, ma la cosa non mi dispiaceva, siccome avevo fatto un sacco di foto e avevo attraversato già quattro stati, la cosa mi rendeva felice.
" giusto per la curiosità, ma dove mi stai portando?" mi rimisi comoda sul sedile, appoggiandomi col fianco così da avere la visuale su di lui.
" New York" a quelle parole mi tirai su di scatto, era decisamente lontano da dove abitavamo noi, ci voleva un giorno intero per arrivarci, era decisamente un pazzo. Un pazzo che rise di gusto alla mia faccia sconvolta.
" se tutto va bene saremo in Carolina per mezzanotte, mi bastano un paio di ore per dormire, così poi mancheranno solo otto ore per arrivare a New York " wow, ero decisamente più che colpita.
" tu sei un pazzo "
" si forse, ma ne vale la pena " si girò verso di me per poi sorridermi, sapere che faceva tutto questo per me mi riempiva il cuore. Ero abituata a ricevere questo tipo di trattamento dalla mia famiglia, riceverlo da lui mi faceva sentire strana... perché non riuscivo ancora a capire per quale diavolo di motivo lo stesse facendo.
" Nikky, siamo arrivati" mi sussurrò dolcemente Shane all'orecchio, con un verso di disapprovazione mi girai dall'altra parte. Non mi ricordo il momento preciso in cui mi ero addormentata, ma ora volevo continuare a dormire e basta. Sentii la sua leggera risata, per poi perdere la percezione del sedile e comprendere che mi stava prendendo in braccio.
" non ce n'è bisogno, sarai stanco " gli dissi, anche se non feci nulla per scendere, anzi mi aggrappai come un Koala al suo collo. Lui non mi rispose, si limitò a darmi un bacio sulla fronte. Cosa che mi sciolse dentro, come il cuore morbido di un muffin e mi fece aumentare la presa su di lui.
Credo di essermi addormentata tra le sue braccia, e la cosa mi portava a pensare a come abbia fatto a prenotare una camera e a come abbia portato le valigie con me in braccio.
" ciao " gli dissi stiracchiandomi, dopo essermi resa conto che mi aveva adagiata sul letto della nostra camera.
" ciao " mi disse lui mentre torreggiava su di me, con le braccia appoggiate ai lati del mio busto, restando in piedi. Gli sorrisi per poi lentamente tirarmi su e concedergli un bacio. Aveva sempre avuto lui l'iniziativa, io non avevo abbastanza coraggio per farlo, anche se adesso mi era sembrata la cosa più naturale di tutte. E dato che non si tirò indietro, ma percepì un sorriso sulle sue labbra, capì che la cosa non gli era dispiaciuta.
" vado a farmi una doccia " mi disse dopo essersi staccato, sfiorando comunque il suo naso contro il mio. Non riuscivo a dire nessuna parola, così mi limitai ad annuire, lui mi diede un altro bacio per poi dirigersi verso il bagno.
Capì che era entrato in bagno quando sentii la porta chiudersi, dalla mia bocca cominciarono a uscire versi eccitati e come una bambina sbatte i piedi sul letto, per poi girarmi a pancia in giù, sprofondando la faccia nel cuscino. Dio che situazione strana, non potevo ancora crederci e la cosa era decisamente non alla mia portata. Non avevo mai fatto nulla del genere prima d'ora e non sapevo come comportarmi. Come per esempio che avevo una voglia matta di seguirlo in doccia, ma che non sapevo come l'avrebbe presa. Aveva parlato un sacco di come avrebbe fatto a riprendersi quelle mutandine o come tutti quei vestiti fossero inutili, però non avevo idea di come interpretarlo. Anche se era piuttosto chiaro. La mia testa era un groviglio di pensieri molto, troppo confusi.
Non feci in tempo a scegliere se unirmi a lui o restare sul letto, che la porta del bagno si spalancò, lasciandomi letteralmente a bocca aperta. Non riuscivo ancora a capire cosa ci trovasse in una come me. La tartaruga era scolpita ad opera d'arte, per non parlare delle braccia muscolose ricoperte di inchiostro nero. Ma la cosa che mi fece mancare del tutto il respiro, fu che indossava solo un asciugamano, lasciandomi perfettamente vedere la striscia di peli che scompariva al di sotto del triangolo rovesciato che mi mozzava il fiato. Mi mancò il respiro, ma era normale, quel fisico avrebbe fatto invidia persino al David di Michelangelo.
" ti piace ciò che vedi Red?" Mi chiese facendo un po' lo spaccone e gonfiando il petto, anche se non ne aveva decisamente bisogno. Mi limitai ad annuire per poi mettere addirittura le mani sotto il mento e godermi lo spettacolo. Shane rise leggermente e venne a sdraiarsi al mio fianco. Aveva i capelli ancora umidi e un paio di goccioline gli ricadevano sul petto, in più i suoi occhi erano diventati ancora più cristallini a causa della stanchezza e della doccia. Non era mai stato bello come in questo momento
" dormi così?" gli chiesi indicando l'asciugamano che avvolgeva i suoi fianchi perfetti, mentre cominciai a giocare con la ciocca dei suoi capelli alla base del collo.
" se per te non è un problema ?" mi chiese malizioso
" è tutto meno che un problema, anche se... forse sei meglio senza " non so da dove mi uscisse tutto questo coraggio ma non era male, anzi tutto il contrario. Vidi un lampo di lussuria attraversargli lo sguardo. Gli uscì un verso strozzato, per poi spostare il suo sguardo sul soffitto
" così mi uccidi Red " non riuscì a non ridere
" non ti preoccupare, dato che dobbiamo dormire siccome domani ci aspetta ancora un lungo viaggio e non voglio che il mio autista personale sia mezzo addormentato" gli sussurrai all'orecchio, lui si girò verso di me e allacciò il suo braccio al mio fianco tirandomi più vicina
" ah, quindi mi vedi solo come autista personale, mi sfrutti " annuii alle sue parole, gli diedi un bacio sul collo. percepì che qualcosa era cambiato, che la situazione si stava scaldando
" per quale altro motivo ti dovrei vedere se no " gli dissi con nonchalance, lui mi guardò con sfida e in pochi attimi fu sopra di me, con il peso sui gomiti così da non farmi male.
" be mi dispiace deluderti, ma domani prenderemo un aereo per new york... ho finito di fare il tassista " lo guardai incredula, cercando di capire se stesse mentendo. Quando annuì capì che era vero
" perché non l'abbiamo preso anche oggi, saremmo già a New York da un pezzo. E non avresti dovuto stancarti per guidare così tanto? " gli chiesi un po' confusa. Mi sorrise a trentadue denti, ora avevo trovato la cosa da amare più al mondo, il suo sorriso
" sapevo che volevi vedere i diversi stati e goderti il viaggio, quindi l'aereo era fuori discussione " non ci credo, aveva decisamente pensato a tutto.
" l'hai fatto veramente per me?" nessuno aveva mai fatto un gesto così grande per me, mamma e papà si sacrificavano parecchio, ma mai in questo modo.
" e se no per chi altro avrei dovuto farlo " a quelle parole non ci vidi più, allacciai le braccia al suo collo e lo avvicinai, per la seconda volta sentivo il bisogno di baciarlo. Non mi lasciò andare facilmente, infatti ci baciammo per minuti infiniti, fino a quando la stanchezza prese la meglio su entrambi e ci addormentammo.
Quando aprì gli occhi, la prima cosa che vidi fu il collo tatuato di James, dal suo respiro regolare capì che stava ancora dormendo. Eravamo abbracciati, mi stringeva come se avesse paura che da un momento all'altro potessi sfuggirgli via. Il suo braccio sinistro avvinghiato al mio fianco e le nostre gambe intrecciate, l'asciugamano era leggermente sceso dalla notte scorsa e ora avevo una bella vista. E fu impossibile non imbarazzarsi alla vista della sua erezione. Era sorprendente come fossimo passati dal niente al tutto. Due mesi fa era estremamente impossibile pensare a una cosa del genere.
Faccio scorrere le punta delle dita sulle linee scure del braccio, prima o poi mi sarei fatta dire il significato di ogni suo tatuaggio, adesso mi accontento di contemplarli.
" e adesso che si fa?" chiesi al mio accompagnatore una volta usciti dall'aeroporto. Per essere stata la mia prima volta su un aereo dopo anni, potevo dire che era andata decisamente meglio di come me l'aspettavo.
" prendiamo un taxi, come due veri newyorkesi " annuì alle sue parole, non poteva dire niente di più vero. Come ho fatto a non pensarci prima. Shane mise in spalla la sua borsa e afferrò la mia valigia, poi prese la mia mano e si diresse verso un taxi giallo.
" fifth avenue grazie " disse al taxista, che dopo averci dato il benvenuto a New York mise in moto l'auto. Mi persi nel fissare James, era davvero bello e non sarei mai riuscita a dirgli quanto quello che stava facendo significasse per me.
" che c'è?" mi chiese una volta essersi accorto di come lo fissavo, scossi la testa
" niente, volevo solo dirti grazie " lui mi sorrise per poi farmi un occhiolino.
Per il resto del tragitto mi persi a osservare il paesaggio dal finestrino e a scattare una grossa quantità di fotografie.
" siamo arrivati " Shane mi riportò alla realtà, mi ero decisamente persa ad osservare ogni cosa che mi circondava. Anche se per adesso l'avevo vista solo da un finestrino, potevo capire perché New York era la meta per così tante persone. Era la città dei sogni di ogni persona.
Era bellissimo vedere, come la gente si mescolasse tra di loro, uomini e donne vestiti eleganti che camminavano velocemente, con una ventiquattrore alla mano e un cellulare all'orecchio. I turisti erano inconfondibili, macchine fotografiche e telefoni a portata di mano.
Un sacco di ragazzi che camminavano insieme agli amici, animatamente e scherzosamente.
" sei mai stato a New York " chiesi a James mentre scendevo dal taxi, il ragazzo non mi rispose subito, perchè era intento a pagare il tassista
" si, un paio di volte " mi disse dopo che la macchina gialla sfrecciò via. Solo ora mi resi conto, che i bagagli erano rimasti in quella macchina
" James i bagagli!" gli dissi allarmata, mentre guardavo la strada in cerca del nostro taxi, che però se n'era già andato
" tranquilla, gli ho chiesto se poteva portarli al nostro hotel. Ora seguimi " mi prese la mano e cominciò a guidarmi per la quinta strada.
" dove mi porti?" Shane si girò un minuto a guardarmi, mi sorrise. Non me l'avrebbe detto.
" neanche un indizio " gli feci gli occhi da cucciolo, anche se non ero decisamente capace.
" Danish pastry, ti basta come indizio " corrucciai la fronte, cosa c'entrano i Danish pastry! boh, questo indizio non era stato molto utile, ne sapevo come prima se non di meno. Ma mi fidavo di James quindi mi sarei lasciata guidare da lui.
" Non c'ho capito molto, ma mi arrendo " Mi sorrise vittorioso, dannato ragazzo.
Quando ci fermammo davanti a un bar, rimasi un po' confusa. Mi stava portando a fare colazione? Ormai era chiaro a tutti che non mangiavo, sapevo che però lui doveva farlo, infatti aveva decisamente mangiato tantissimo prima di partire. Quindi non capivo perché fossimo qui.
" mi aspetti un attimo! torno subito " era impossibile dirgli di no dopo il sorriso che mi aveva appena regalato. Sparì dentro al negozio, mi sedetti su una panchina lì vicino e mi persi nella magia.
Mi sentivo come una piccola formichina, e la sensazione era quella di stare all'interno di una palla di neve. Era veramente una città bellissima, James non avrebbe potuto trovare posto migliore.
" eccomi quà " si sedette di fianco a me, mi mostrò un paio di chiavi e un sacchetto delle brioches. Scossi la testa confusa, lui alzò le spalle.
" andiamo, ovunque tu mi porti " mi alzai e gli offrii la mano, lui l'afferrò e non la mollò più.
" ok, ora chiudi gli occhi " mi disse guardandomi felice. Ero ancora più che confusa.
" fidati di me " mi disse quando notò che ero un po' incerta. Alla fine accettai e chiusi gli occhi.
" aprili quando te lo dico io " annuì alle sue parole, e strinsi di più la sua mano. Brancolare nel buio non mi piaceva, avevo già avuto quel periodo molto buio della mia vita. Ora volevo solo la luce.
Camminammo per quelli che credetti un centinaio di metri. Poi si fermò e io con lui. Mi fece girare verso qualcosa che non avevo idea di cosa fosse. Ma gli lasciai fare, gli avevo detto che mi fidavo di lui, dovevo fidarmi fino alla fine.
" ora aprili " mi sussurrò all'orecchio. Molto lentamente aprì le palpebre, per poi rimanere senza fiato.
Davanti a me c'era Tiffany and co, in quel momento mi sembrava di essere come Audrey Hepburn, senza tutta quella parte del, andare da Tiffany mi fa sentire a casa. E io di certo non avevo una paturnia in questo momento.
" allora?" mi chiese James, quando mi girai aveva in mano il Danish Pastry e me lo stava porgendo. Ora anche quel semplice e banale indizio di prima, rendeva tutto più chiaro. Era una cosa semplice, e forse un po' stupida ma mi piacque il fatto che aveva pensato a questo. Colazione da Tiffany era il film preferito di mia madre, e non si possono contare su due mani le volte che me lo fece vedere. Quando ero piccola volevo essere come Audrey, così bella ed elegante.
" come hai fatto?" chiesi a Jamie, prendendo quella brioches, non ero mai stata felice come in quel momento di mangiare un dolce.
" sei una donna, ho pensato che... " vedevo che era leggermente in imbarazzo, e lo capì ancora di più quando cominciò a grattarsi la base del collo. Così posi fine a quella tortura, lasciai perdere la mia brioches, e mi misi in punta di piedi, concedendogli un rapido e fugace bacio. Come un gesto meccanico, mise un braccio intorno alla mia vita e mi attirò più vicina.
Quando si staccò rimanemmo con le fronti unite e mi diede un bacio all'eschimese
" grazie " gli dissi in un sussurro, gli diedi un altro rapido bacio, ma questa volta non potè tenermi avvinghiata. Perché corsi via dalla sua presa, e mi fiondai in una delle vetrine.
Non ero un'amante dei gioielli, ma a chi non piaceva tiffany. In poco tempo fui affiancata da Jamie.
" sei contenta?" mi girai verso di lui e lo guardai come per dire ' vuoi scherzare, sono al settimo cielo ' Annuì
" più che contenta. Mi fai una foto? " gli chiesi gentilmente porgendogli il cellulare
" non devi nemmeno chiedere " mi porse ciò che rimaneva all'interno di quel sacchettino, potei constatare che si trattava di un cappuccino. Mi fece mettere in posa dinanzi la porta e mi scattò una foto. Corsi da lui per vedere com'era venuta.
" girati " lui mi guardò confusa. Gli misi un braccio intorno al collo e scattai un selfy, che poi mandai a Jade. Mi ero ricordata di una cosa, l'aveva messo sulla lista. Ci impiegò davvero poco a rispondermi
" non è giusto, dovevamo farlo insieme " con allegato una foto di lei arrabbiata a scuola. La mostrai a Shane che rise.
Avevo scoperto che le chiavi che James aveva in mano erano di un motorino, e che il proprietario del negozio in cui avevamo preso la colazione, era un amico di vecchia data, che l'aveva ospitato un paio di volte quando era ragazzino.
Passammo il pomeriggio a visitare New York, mi portò a vedere la statua della libertà, dove facemmo un sacco di foto idiote. Sembravamo due bambini più che due ultra diciottenni.
Mi spiegò la storia della statua, e rimasi a bocca aperta davanti a tutte le cose che sapeva, ero curiosa di sapere se si fosse preparato prima del viaggio. Oppure facevano parte di quella serie di cose che quando ti raccontano nell'arco della tua vita, non te le scordi più.
Mi portò sul ponte di Brooklyn, dove rimasi letteralmente senza fiato a causa della vista pazzesca. Purtroppo dovevo ammetterlo, era decisamente troppo affollato, anche se da una parte fu vantaggioso, ci scattarono un sacco di foto.
Ma la parte che decisamente preferii fu quando mi portò alla Unisphere, lì mi si era letteralmente sciolto il cuore. Mi aveva fatto fare il giro in moto, e la cosa mi fece ridere, per non dire commuovere.
" mi avevi detto che volevi vedere il mondo... io te lo sto facendo vedere " il fatto che ci trovammo lì, mi aveva fatto capire che questo ragazzo programmava il tempo che doveva passare con me. Che pensava a cosa fosse perfetto da fare, e mi portò a volergli un bene dell'anima. Volevo girare il mondo, aveva preso il mio desiderio e l'aveva trasformato in realtà, sotto forma di metafora.
Mi aveva regalato un'altra delle giornate più belle della mia esistenza. Questo ragazzo era
incredibile.
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