Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

N° 27 RICOMINCIARE A CANTARE

CAPITOLO 2

" La mamma?" chiesi a mio fratello Nicolas. Eravamo seduti nella sala d'attesa del reparto chemioterapico. Stavo aspettando che l'infermiera mi venisse a chiamare mentre mio fratello mi faceva compagnia, la mamma sarebbe venuta a dargli il cambio, perché il signorino qui accanto doveva andare a lavorare.

Nicolas era il più alto della famiglia, era troppo divertente vederlo seduto, i gomiti appoggiati ai braccioli della sedia, il sedere era leggermente spostato verso il bordo e alle sue gambe mancava poco per toccare la fila di sedie identiche alle nostra davanti a noi. Inoltre gli sguardi dei pazienti e delle dottoresse non passavano inosservati, Nicolas era biondo naturale come nostro padre, anche se amava cambiare colore molto spesso, la cosa che saltava di più all'occhio oltre le punte rosa, il fatto di essere totalmente ricoperto d'inchiostro.

" Arriva più o meno quando hai finito " mi disse posando la sua testa sulla mia spalla.

" allora, niente di nuovo? "gli chiesi cominciando a giocare con il ciuffo di capelli sulla fronte che era ora ricevesse una spuntatina, potete scommetterci, il più delle volte non vedeva cosa ha davanti.

" una cosa ci sarebbe " si mise composto, per poi guardarmi, ricambiai la felicità che traspariva dai suoi occhi e sollevai lo sguardo in modo da guardarlo in quei cristalli azzurri. Ero curiosa di sapere cosa rendesse felice il mio fratellone.

" sputa il rospo " un sorriso genuino lasciò le mie labbra.

" ci hanno offerto un contratto, per suonare a Londra " a quelle parole la mia bocca si aprì di scatto. Era una cosa fantastica, lui e la sua band sognavano da anni di avere un'opportunità di questo tipo. Ero felicissima per lui, gli saltai addosso stritolandolo in un abbraccio.

" quando partite? " gli chiesi con un'inclinazione di entusiasmo e orgoglio.

" non so se accetteremo " lo guardai confusa, perché diavolo non avrebbero dovuto accettare?

" per quale diavolo di motivo rinuncereste a un sogno? " gli chiesi scioccata. Non poteva non accettare. Fummo distratti quando l'infermiera mi venne a chiamare. Mi alzai dalla poltrona e guardai mio fratello per avere una risposta.

" per questo motivo Nikky. Dovrei stare via per un anno. Mi perderei... " non c'era bisogno che finisse la frase. Avevo capito perfettamente. Ma non glielo avrei permesso, doveva continuare con la musica, doveva farlo per me. Doveva cantare per me. Quando non ci sarei più stata, la vita per loro sarebbe continuata e doveva continuare al meglio.

" mi renderesti la sorella più felice del mondo. Ma, partì per Londra Nicolas. Parti " gli dissi per poi seguire la dottoressa.

Mi sdraiai sulla poltroncina rossa, l'infermiera inserì la flebo e così ebbe iniziò la mia ora di tortura. Chiusi gli occhi cercando di rilassarmi il più possibile. Non capivo perché andare avanti. Ormai era segnato che sarei morta. Quindi cosa serviva continuare qualcosa che non sarebbe servito a nulla.

Mi svegliai di soprassalto, non ebbi il tempo nemmeno di pensare che come un gesto meccanico allungai il braccio verso destra, afferrando il secchio dove poi vomitai dentro. Era uno degli effetti collaterali della chemioterapia, specialmente quando ne avevi una tutto meno che leggera, vomitare dopo ogni seduta era la prassi. Mi toccava restare almeno un'ora per assicurarmi di non rischiare di perdere i sensi. Ma era sempre meglio che essere ricoverata, non volevo passare gli ultimi momenti della mia vita in un ospedale.

Afferrai il pacchetto di fazzoletti dal comodino e mi ripulii la bocca. Questa era decisamente la parte più brutta della malattia. Come se non bastasse sentire tutti i giorni il corpo dolente, o essere debole e potersi ammalare facilmente, la chemio era comunque la parte peggiore. I tuoi dolori erano amplificati e mi sembrava che ogni volta stessi scalando montagne ripide.

Chiusi gli occhi e feci un respiro profondo, ma fui costretta a riaprirli quando percepì il tocco di qualcuno sulla mia spalla. Aprì gli occhi per poi intravedere il volto della dottoressa.

" tuo fratello ti ha lasciato questo " mi porse un biglietto per poi andarsene e lasciarmi da sola.

Sono andato al lavoro, mamma ha chiamato, ha detto che sta venendo a prenderti. Sei l'unica a cui ho detto di Londra. Per favore non dirlo a nessuno, e sappi che mi sentirei un pessimo fratello se dovessi lasciarti adesso per andarmi a divertire

Scossi la testa a causa delle sue parole, non capivano che il vederli felici era il modo migliore per farmi pesare di meno questi periodi.





Afferrai il telefono per mandare un messaggio a Jade. Le chiesi se mi venisse a prendere, dato che di mia madre non c'era l'ombra. Ma ormai ero abituata, mia madre era sempre in ritardo e smemorata, non mi sarei stupita se si fosse dimenticata. Aspettai un po', quando vidi che l'orologio sopra la porta segnava le tre del pomeriggio, dato che ero li dalle undici capi che forse era arrivato il momento di andarsene. Jade mi aveva scritto che non c'era problema, ed era partita subito.

"Nikky " mi voltai sorpresa al suono della voce di mia madre. Sempre meglio tardi che mai, ma ora la mia amica mi stava venendo a prendere.

" scusa per il ritardo, ma ho avuto un problema con alcune modelle " annuì per poi continuare a preparare la mia roba. Mia madre non era stupida, capiva cosa stavo facendo. Ma non mi importava.

" Nikky, per favore " chiusi gli occhi e feci un respiro profondo, non volevo litigare. Mi girai piano verso di lei

" cosa Mamma, cosa? " le dissi scuotendo la testa. Si percepiva la delusione nel mio sguardo.

" ti ho detto che mi dispiace, ma ho fatto tardi " mi morsi il labbro, io a volte non la capivo

" dovevi essere qui alle undici e trenta, fa nulla, ma almeno essere qui per le tredici così da poter andare a casa. Se avevi da fare perché hai detto che mi saresti venuta a prendere? " volevo decisamente capire il motivo

" perché c'ero solo io. Siccome tuo padre è in riunione " scossi la testa. Odiavo quando cercava di scusarsi e dare la colpa agli altri. Soprattutto a papà

" mamma, sappiamo entrambe che ho chiesto io a papà di non lasciare il lavoro in mano a Zio Peet per occuparsi di me. Papà è sempre con me quando è a casa. E se non riesce a fare una cosa, non cerca di farla in tutti modi. Se sapevi che non riuscivi a venire, bastava che lo dicessi. Avrei chiesto a Jade come ho appena fatto "  le dissi molto lentamente cercando di mantenere un tono calmo.

" Nikky, io ho spostato il mio lavoro a casa, ti seguo ventiquattr'ore su ventiquattro. E ora sembro io la cattiva perché per una benedetta volta ho avuto un impegno e non ero qui. Sei ingiusta "  mi veniva da piangere e mi stavo arrabbiando.

" non ho detto questo. Se avevi un appuntamento con delle modelle, di certo non l'avevi organizzato ieri. Quindi sapevi che non saresti potuta essere qui. Sei una mamma e non puoi sempre cercare di essere in due posti contemporaneamente, e non te lo sto chiedendo " sapevo che c'era sempre stata e che faceva tantissimo per me. Questo non l'avrei mai messo in dubbio.

" mi dispiace " ci abbracciammo. Quando Jade spuntò nella stanza. Salutai la mamma e mi avviai con la mia amica verso la sua macchina.

" hai fame?" mi chiese mentre guidava verso casa sua.

" in realtà, sto morendo di fame " non mi ricordavo nemmeno da quante ore fossi a digiuno, ma sapevo che erano tante. Non mangiavo quasi mai, la malattia mi aveva fatto perdere l'appetito e le ulcere in bocca che si facevano vive due volte su tre erano dolorose, quindi mangiare a volte era impossibile. Mia madre mi pressava ogni volta, ma il mio corpo non riusciva ad ingerire più di un tot. E questo tot era molto scarso.

" ti va se ordiniamo una pizza?" non mi ricordavo nemmeno più che sapore avesse. L'ultima volta che l'avevo mangiata risaliva a parecchi mesi fa

" decisamente si " anche se Jade sapeva che avrei mangiato solo una fetta, sentendomi subito sazia.

" allora qual è la prossima cosa da depennare dalla lista?" mi chiese mentre parcheggiava davanti a casa sua, porgendomi le chiavi per aprire la porta.

" non ne ho idea – le dissi mentre scendevo dalla sua macchina – tu hai qualche idea?" scese anche lei. Mentre mi dirigo verso la porta di casa sua, lei prese le borse dai sedili posteriori.

" che ne dici se facciamo la numero 19 " inserì le chiavi nella toppa, per poi spalancare la porta

" non ho idea di cosa voglia dire " non avevo imparato ne a memoria ogni cosa da fare ne tanto meno a che numero corrispondesse ogni singola cosa che avevamo, o meglio aveva scritto di fare.

" è il tatuaggio imbarazzante " mi disse mentre entravamo in casa. Io ero girata di spalle, camminando all'indietro per vederla in faccia

" non credo di essere ancora pronta per il tatuaggio " le dissi per poi avviarmi verso la cucina della mia migliore amica. Ormai era una seconda casa per me, era il posto in cui stavo di più dopo l'ospedale e la mia.

Ma quando aprì la porta mi bloccai, davanti a me c'erano tutti. Travis, Simon, Ector, persino Shane che non avevo più visto da quella sera. Erano accompagnati da quattro ragazze che sedevano ognuna in braccio ad essi, ma che cazzo! Cominciai a sudare freddo, odiavo quando la gente mi vedeva in questo stato, quando c'erano ospiti o uscivo miglioravo sempre il mio aspetto, quel poco che riuscivo. Indossavo una tuta molto larga, con una felpa dei red hot chili peppers che mi era stata regalata a natale da zia Vera. In più ero senza parrucca, rimproverai me stessa di averla lasciata dentro la borsa. Ma di solito eravamo sempre a casa sua da sole, quanto mai non siamo andate da me.

Quando si accorsero di me ammutolirono all'istante, Travis portò il suo sguardo su di me e si rabbuiò. Solo, mamma, papà e Jade mi avevano vista pelata, non so perché, ma non avevo mai voluto farmi vedere così dai miei fratelli. Tanto meno dai suoi amici.

" perché ti sei fermata?" mi chiese Jade dietro di me. Mi sorpassa, e solo dopo aver visto i ragazzi davanti a me, la sentii imprecare a bassa voce, ma l'avevamo sentita tutti.

" vai pure in camera mia, salgo con la pizza " mi disse. Sapeva quanto odiassi il mio aspetto, sapeva quanto odiavo che la gente mi vedesse così. Annuì, mi girai per uscire da quella stanza e avviarmi verso la camera della mia amica, ma non fu possibile.

" Nikky, sei proprio tu?" quando sentì la domanda mi girai. Solo ora mi resi conto di chi fosse seduta sulle gambe di mio fratello. La persona che odiavo di più sulla faccia della terra. Sam Delgrado, mi aveva reso un inferno l'asilo, le elementari, le medie e quell'unico anno di liceo che avevo fatto. Vederla sulle gambe di mio fratello, il quale era a conoscenza di tutto il male che mi aveva fatto, era più forte di una pugnalata. Annuì alle sue parole

" allora come stai?" a volte mi chiedevo se non fosse scema.

" come una che sta per morire " le dissi. Vidi il disagio trasparire sugli occhi di tutti, Jade si girò a guardarmi e sul suo volto c'era della compassione. Ma non ero una che se la prendeva e tanto meno a cui dava fastidio parlare del suo problema e della morte. Vidi Jade muoversi più veloce, cercava in tutti i modi di velocizzare la nostra uscita di scena. Ma tanto, non mi importava.

" andiamo " disse nello stesso identico momento in cui chiuse il frigo con dell'acqua in mano

" no dai resta ancora un po', stavamo parlando " disse la rossa, sedendosi meglio sulle gambe di mio fratello.

" mi dispiace ma abbiamo da fare "  disse Jade prendendomi il polso, la guardai per farle capire che non avevo bisogno che intervenisse. La mia amica mollò la presa

" mi piacer... anzi non mi piacerebbe parlare con te neanche se fossi l'ultimo essere sulla terra -  vidi la sorpresa balenare sul suo viso – e ora se vuoi scusarci abbiamo da fare. Dobbiamo decidere il colore della mia bara " le dissi per poi fare dietro front avviandomi su per le scale. Jade mi stava guardando sorpresa, ma il dispiacere non aveva lasciato i suoi occhi color mare.

Quando venni a contatto con l'enorme specchio davanti al letto di Jade, un groppo mi si formò in gola, avevo delle occhiaie molto evidenti, sembrava che qualcuno mi avesse preso a pugni ed ero molto pallida, causa scarsità di zuccheri e chemio di merda. Con uno scatto staccai la mia immagine dallo specchio per poi buttarmi a peso morto sul suo letto king size  " non sapevo fossero in casa " mi disse per poi posare il tutto sul suo letto.

" non preoccuparti " le dissi per poi afferrare il suo pc dalla scrivania. Era da un paio di mesi che io e Jade avevamo deciso, o meglio lei aveva deciso, di riguardare tutte le nostre serie tv preferite, prima che io be... morissi.

Mi misi di fianco a lei, appoggiandomi alla spalliera del suo letto gigante. Lei afferrò una fetta di pizza, mentre io accesi il pc.

" seriamente, mi dispiace " mi disse con la bocca piena. Le sorrisi mentre digitavo su Google glee

" non preoccuparti " le dissi mentre misi a caricare l'episodio 3 della quinta stagione. Quando lessi il titolo pensai, perfetto.

" se vuoi possiamo saltare questo episodio " non volevo saltarlo, Finn moriva, ma cantavano canzoni stupende, e anche se io dovevo morire, non volevo che quella parola o parlare di morte diventasse un tabù per tutti. È la vita, prima o poi tutti muoiono, chi prima e chi dopo.

" dobbiamo vederla tutta, compreso questo episodio " le dissi cercando di essere il più solare possibile, afferrando la mia prima ed unica fetta di pizza. Non mi piaceva vedere Jade in quello stato, lei era il mio ciel sereno, mi rallegrava la giornata e avevo bisogno della sua pazzia, o sarei finita in depressione.

Durante la puntata Jade scoppiò a piangere come una pazza. Ma d'altronde Finn era il suo personaggio preferito. Ormai la pizza era finita, e anche il bere. Pensavo, a cosa depennare dalla lista, e a come mio fratello non abbia detto niente di sotto o mi abbia salutata. Non ha proferito parola, e non mi ha difesa. Ma cosa mi aspettavo, non ha mai mosso un dito per me, eppure lo capisco. Quando sento cantare Santana mi blocco. Dio la risposta ce l'avevo davanti da un bel po' di minuti. Come avevo fatto a non arrivarci prima. Nicolas saprebbe stato contentissimo. Mi alzai di scatto dal letto di Jade

" hey, tutto ok?" mi chiese stoppando la serie tv, per poi mettersi seduta.

" tutto ok Jade " le dissi mentre mi allacciavo le scarpe. Mi misi in piedi, estrassi la cuffia rossa dalla mia borsa, che misi per poi afferrare la borsa.

" devo fare una cosa" le dissi puntandole un dito contro. Aprì la porta e mi precipitai giù dalle scale, percepivo i passi di Jade dietro di me, mi stava seguendo e posso giurarci anche un po' allarmata dal mio cambiamento repentino.

" cosa hai intenzione di fare?" mi chiese nello stesso attimo in cui aprì la porta della cucina. I ragazzi si zittirono di nuovo

" non dovete smettere di parlare ogni volta che entro " gli dissi per poi andare contro Travis. Afferrai la sua giacca di pelle appoggiata sulla sedia.

" che diavolo fai?" mi chiese confuso strappandomi la giacca dalle mani. Non prima di prendere le chiavi dell'auto.

" ah, questi sono per la macchina fotografica, dovrebbero bastare " posai davanti a Shane delle banconote. Poi senza aspettare nessuno mi diressi verso l'esterno. Dietro di me percepivo la voce di mio fratello, del moro e di Jade.

" cosa diavolo credi di fare?" mi disse Travis, ma ormai ero già salita in macchina.

" ti ricordo che l'anno regalata ad entrambi. Non ti devo spiegazioni. Jade ci si vede stasera al Red " il Red era il bar di mio fratello Tino, l'aveva comprato da due anni ed era aperto nei week end come ritrovo per ragazzi. La mia amica confusa annuì, mentre mio fratello si staccò siccome tirai su il finestrino. Poco prima che il mio piede premette sull'acceleratore, sentì la porta del passeggero sbattere. Mi girai per vedere chi fosse, era Shane, ma che diavolo?

" non fermare la macchina tanto non scendo – decisi di ascoltare le sue parole – ti avevo detto che non li volevo " disse sbattendo i soldi sul cruscotto

" e io ti ho detto di trattarmi nello stesso modo in cui tratti tutti, anche se ho il cancro " odiavo chi mi trattava e mi parlava con i guanti.

" fidati non ti piacerebbe " mi girai per guardarlo con la coda dell'occhio. Mi stava fissando.

" perché? Tratti tutti come hai fatto l'altra sera?" non mi importava se mi avesse trattato così. Almeno sarebbe stato vero.

" più o meno. A volte anche peggio " annuì per poi continuare a guidare senza più prestare attenzione al tipo.

Mentre guidavo mi presi del tempo per osservarlo, cosa che non avevo fatto il giorno in cui ci eravamo conosciuti. Dato che non fu un episodio tranquillo. Aveva un volto rigido, contratto, la mascella spigolosa, una cosa decisamente attraente in un uomo. Anche se il mio stereotipo di bellezza era più sui lineamenti di Dylan O'Brien, qualcosa di più delicato e morbido. Shane era l'opposto, ma non potevo dire che non fosse affascinante, o che non avesse quell'aria di mistero, volevo scoprire qualcosa di più su di lui, se il suo carattere, l'atteggiamento e l'aspetto da Bad Boy fossero reali.

Il volto era contornato da un ciuffo di capelli corvini, rasato ai lati delle tempie fino alla base del collo, per mettere in evidenza l'intricato tatuaggio. Aveva il piercing ad entrambe le parti del naso, per non parlare delle orecchie. E non mi stupì di notarne uno anche sulla lingua, con il quale stava giocando in questo preciso momento. Non avevo via libera sugli occhi, ma potete scommetterci, li ricordavo chiari. Eravamo fermi al semaforo, così decisi di mettere fine a questo silenzio. Non era imbarazzante, anzi era piacevole, ma avevo voglia di parlare.

" quindi – incominciai a parlare mentre sistemavo il cappello aiutandomi con lo specchietto retrovisore –che cosa studi all'università? " gli chiesi senza girarmi a guardare cosa stesse facendo o quale fosse la sua espressione. Magari era sorpreso della mia domanda?

" ho una borsa di studio per il football " mi girai a guardarlo, aveva il fisico del giocatore, come d'altronde quello di Travis e della maggior parte dei miei fratelli. Erano andati tutti alla stessa università, e tutti avevano avuto una borsa di studio per lo sport. No, non è vero, Nicolas aveva fatto belle arti e Niko aveva mollato al secondo anno. 

" decisamente ciò che immaginavo " Beh, di certo non aveva l'aspetto di uno che avrebbe fatto economia o scienze, insomma cose noiose.

" e tu invece, cosa fai?" lo guardai per vedere se era serio o stesse scherzando. Ma quando notai che sul suo volto c'era solo serietà, lo guardai a bocca aperta. Fece un sorriso divertito.

" nel tempo libero intendo " non era poi così sottinteso.

" sto in ospedale fino alle tre il più delle volte, poi o sto a casa o vado da Jade " gli dissi alzando le spalle, ero una ragazza molto impegnata... a fare nulla.

" deduco che tu ti diverta molto " mi disse ironico, sul suo viso apparve il sorriso di prima, e solo ora mi accorsi delle piccole fossette ai lati della sua bocca.

" lo so che sei geloso del mio divertimento. Ma è tutto mio, non lo condivido con nessuno " Shane scoppiò a ridere, così lo feci anche io. Era da parecchio che non ridevo. Il verde apparve, così premetti sull'acceleratore per poi svoltare a destra.

Si fece momentaneamente serio per poi guardarmi, mi voltai a vederlo per brevi attimi per poi tornare sulla strada. Avevo azzeccato, occhi verdi e molto espressivi.

" domani ti passo a prendere alle 3 " per poco non inchiodai per le sue parole, mi girai a vedere se stesse scherzando, ma era serio.

" no grazie " gli dissi scuotendo la testa. Non sarei andata in giro con un estraneo, e poi chi avrebbe mai voluto passare il proprio tempo con una malata.

" fatti trovare pronta "

" non ho accettato " mi sorrise per poi farmi l'occhiolino. Perché diavolo è salito su questa auto.


Parcheggiai di fronte al negozio di musica di Jackson e Talia. Avevo lavorato in quell'angolo di musica per un paio di mesi, prima che si scoprisse la malattia. Era stato Jackson a scoprire la mia voce e aveva cominciato sin da subito ad insegnarmi come usarla al meglio. Quando poi ebbi i risultati dell'esame, avevo lasciato tutto a lui compresa la mia chitarra. Aveva detto che se avessi ricominciato a cantare sarei dovuta andare a riprendermela, ma io gli avevo risposto che quel giorno non sarebbe mai arrivato.

" dove siamo?" mi chiese il mio compagno di viaggio, mentre scese dall'auto. Lo guardai con un sopracciglio alzato, l'insegna sopra il negozio non era sufficiente.

" lo capirai entrando " gli dissi chiudendo la macchina, per poi mettermi le chiavi nella tasca della felpa. Quando aprì la porta fui contenta di sentire quel campanello che mi era mancato tanto, suonare di nuovo. Ma automaticamente i ricordi di un passato, che mi sembra così lontano si insinuano nella mia mente. Una ragazza piena di vita, che muoveva la testa a tempo di musica sistemando i cd nei diversi scaffali.

" benvenuti, come posso esservi utile " la voce di Jackson mi riportò alla realtà, così mi girai verso l'uomo di mezza età. Quando mi vide strabuzzò gli occhi, mettendomi a fuoco. Dall'inclinazione che prese il suo volto, dal sorriso sincero pur quanto triste, capì che mi aveva riconosciuta.

" Nikky? " chiese quasi in un sussurro. Annuì per poi farmi più vicina. Jackson non se lo fece ripetere due volte e mi venne ad abbracciare. Erano stati come una seconda famiglia, passavo qui la maggior parte del mio tempo.

" qual buon vento ti porta qui? " i suoi occhi scuri non avevano perso la vitalità e la piccola malizia e simpatia di anni fa.

" hai una cosa che mi appartiene " vidi il suo volto farsi leggermente confuso. Ma come per un colpo di genio si illuminò. Annuì per poi dirigersi verso il magazzino, nello stesso momento in cui sparì dietro la porta sentì il campanello suonare. Sia io che Shane ci girammo verso la porta. Dove una donna che conoscevo fin troppo bene, entrò con in braccio un bambino che poteva avere sì e no un paio di anni.

" ciao Talia " la salutai, per poi scuotere la mia mano al bambino che ricambiò. Ma quando i suoi dolci e ingenui occhi vennero a contatto con il volto del ragazzo a fianco a me, si aggrappò alla madre nascondendo il viso. Vidi l'imbarazzo negli occhi del moro, non era proprio l'immagine del ragazzo tranquillo.

" Nikky! " mi disse questa tutta felice per poi venirmi ad abbracciare. Era sempre stata una donna solare, ma a primo impatto, ti poteva sembrare una persona molto timida.

" trovata " sentimmo dire alle nostre spalle. Jackson fece il suo ritorno con in mano la custodia della mia chitarra, la quale venne appoggiata sul bancone del negozio

" mi avevi detto che non avresti mai ripreso a cantare, cosa ti ha fatto cambiare idea... o forse dovrei dire chi? " disse per poi guardare Shane, oh aveva decisamente capito male

" no, assolutamente no. È solo un amico di mio fratello " dissi in fretta a Jackson per non fargli venire in mente strane idee. Shane era bello ma decisamente non il mio tipo. Jack mi guardò non convinto. Scossi il capo.

" quindi ricominci a cantare?" mi chiese Jackson porgendomi la mia chitarra

" forse " non avrei ripreso a cantare, avrei solo salutato la mia famiglia con una canzone.

" be fammi sapere, non mi perderei per nulla al mondo la tua voce " annuì, se avevo conosciuto la musica era solo grazie a lui e a Nicolas il quale mi aveva aiutato molto volentieri quando aveva scoperto le mie intenzioni a riguardo.

" allora fatti trovare stasera al Red " gli dissi per poi fare segno al mio accompagnatore di andare. Sentii alle mie spalle un 'non vedo l'ora'











Non so se il look fosse appropriato per una malata terminale ma mi piaceva troppo per importarmi cosa avesse pensato la gente. L'unico al corrente del mio piano era Nicolas, beh anche Shane dato che era presente, ma gli avevo fatto giurare di non dire nulla a nessuno. Lo avevo minacciato dicendogli che l'avrei castrato se avesse anche solo osato dire qualcosa a qualcuno. Con l'aiuto di mio fratello e con una scusa pessima, non mi ricordo nemmeno come abbia fatto a venirmi in mente, eravamo riusciti a far trovare tutta la mia famiglia al Red.

Finì di mettere la collana di borchie intorno alla coda disordinata su una delle mie parrucche, l'avevo usata come una sorta di cerchietto. Feci un respiro profondo per poi passare le mani sulla parte anteriore del mio vestito e fare una leggera giravolta per vedere se anche dietro era perfetto. Era molto semplice, di pizzo nero, una cintura borchiata dello stesso colore in vita, e mi ero fatta forza a mettere i tacchi. Poi avevo aggiunto un collana lunga d'argento e gli occhiali alla John Lennon.

" tesoro!" sentì mia madre bussare alla porta. Apprezzavo il fatto che bussasse, ma poi apriva comunque la porta senza avere il permesso. Quindi come un razzo mi lanciai nel letto per poi coprirmi con il piumone fin sopra la testa. Allungai la mano sotto l'ammasso di coperte per arrivare all'interruttore e spegnere la luce. Mia madre odiava il modo in cui dormivo, ma l'avevo preso da papà, se avevo la testa fuori non riuscivo a prendere sonno. Sarebbe più giusto dire, che ha iniziato ad odiarlo da quando mi ero ammalata, riteneva che non ricevevo abbastanza ossigeno e poteva succedermi qualcosa. Odiavo come la malattia rendesse cose così semplici e banali, pericolose.

" sai che non mi piace che dormi così " mi disse sedendosi ai bordi del letto, percepivo la sua mano che accarezzava il mio corpo da sopra le coperte.

" mamma, sto cercando di prendere sonno. Avevi bisogno?" le chiesi non uscendo dal piumone. Adrenalinica, avevo il terrore che mi scoprisse.

" volevo solo avvisarti che io e tuo padre stiamo uscendo. Se hai bisogno Nicolas è in camera sua, ma tra un paio d'ore andrà via. Ma credo che per quell'ora noi saremo già a casa " meno male che io e Nicolas saremmo partiti subito o addio piano.

" ok mamma, ci vediamo domani mattina " le dissi con una voce assonnata. Quando percepì la porta della mia camera chiudersi, con uno scatto tolsi le coperte e mi misi seduta. Ci era mancato poco che scoprisse tutto e io volevo fare una sorpresa a lei e alla mia famiglia.

Mi diressi verso la cabina armadio, al mio look mancava una giacca di pelle, era corta e arrivava a metà pancia. Ma era necessaria o i miei genitori mi avrebbero sicuramente scoperto. Era abbastanza semplice riconoscermi, avevo tutto il braccio sinistro ricoperto da tatuaggi, ognuno in onore della mia famiglia. Era stato Niko a farmelo e mi ricordo ancora come si era emozionato. Avrei lasciato questo mondo molto presto e non volevo andarmene così, volevo lasciare il segno a tutti i costi ed essere ricordata e volevo far capire alla mia famiglia che li amavo. Era un tatuaggio molto intricato, c'erano i nomi dei miei famigliari e ad ognuno c'era un simbolo. Mamma aveva ago e filo rosso, papà aveva un giglio. Tino aveva un fusto di birra e una tavolozza di colori. Nicolas aveva una chitarra elettrica color arcobaleno, siccome aveva cambiato colore di capelli troppe volte. Tyler aveva un cuore umano e una spina dorsale, oltre a voler diventare medico era stato la mia cura. Niko aveva la macchina per tatuaggi e infine Travis che aveva un giocatore di Football in posizione di lancio. Era il modo che una sedicenne aveva cercato per ricordare per sempre la sua famiglia. Ricordo ancora come papà mi abbia urlato contro dicendomi che ero un'irresponsabile e che avrei potuto prendere infezioni, ma la cosa che mi fa sorridere di più di quel giorno e che papà mentre mi sgridava si era fermato di colpo, mi aveva osservata e nella sua testa si era come accesa una lampadina.  Si era messo a correre su per le scale per poi aprire di colpo la porta della camera di Niko, il poverino era appena uscito dalla doccia e con un asciugamano in vita e uno in testa si stava asciugando i capelli. Mio fratello si era pietrificato mentre mio padre aveva cominciato a urlargli dietro chiedendogli cosa gli fosse saltato in mente e con quale diritto aveva tatuato la pelle di una minorenne senza il consenso dei genitori e che l'avrebbe denunciato. Io e mia madre eravamo rimaste in salotto, sedute sul divano, abbracciare a ridere del piccolo sclero di papà. La situazione era andata a migliorare nel giro di una settimana, anche se Niko aveva iniziato ad avere un atteggiamento perfetto, degno di ogni genitore. Aveva avuto paura che lo denunciasse seriamente.

Uscì dal mio antro, ma all'uscio della porta drizzai le orecchie per sentire se c'era qualche rumore o se ne fossero già andati via tutti. A passo di fata, quel poco che i tacchi mi permettevano, scesi al secondo piano dirigendomi nella camera di mio fratello. Lo trovai a torso nudo che cercava nel porcile della sua camera una maglietta pulita. Guardare Nicolas era come guardare un'opera d'arte, aveva la pelle ricoperta interamente di inchiostro. Dai disegni con i colori più sgargianti a quelli neri. Sul cuore aveva un bacio della mamma, si era commossa quando glielo aveva detto. Diciamo che avere un tatuatore in famiglia era decisamente una fortuna.

" questa va bene? " mi chiese mostrandomi una t-shirt dei Rolling Stone leggermente sbiadita. Annuì convinta, era decisamente il suo genere. Se la portò al naso per vedere se puzzasse. La indossò e quindi dedussi che non puzzasse.

" ora possiamo andare " mi disse uscendo dalla porta come un razzo, rimasi appoggiata allo stipite della porta scuotendo la testa, mio fratello era decisamente smemorato. Infatti a metà scala lo vidi fare dietrofront e tornare in camera, aveva ai piedi solo un anfibio. Ritornò a cercare per quel porcile, senza avere successo. Quando lo vidi sopra la sua scrivania, mi feci avanti per poi afferrarlo tappandomi il naso con la mano libera glielo lanciai contro.

" hay, non puzza così tanto " disse per poi raccoglierlo da terra e metterlo al piede mancante.

" ora sono decisamente pronto " disse per poi infilarsi una mano nei capelli pettinandoli leggermente e venire verso di me

" alla buon ora " gli dissi per poi seguirlo e scendere in garage dove la sua Mustang del 73 nero metallizzata ci aspettava.

" allaccia la cintura " mi disse mentre faceva la retromarcia nel vialetto di casa.

" sono agitata " confessai mentre guardavo il mio aspetto dagli specchietti

" non esserlo, se c'è una cosa in cui sei brava è decisamente cantare " mi disse premendo un po' di più sull'acceleratore. Eravamo leggermente in ritardo.

" cosa vorresti dire, io sono brava in tante altre cose " sentì la sua risata riempire tutta la macchina

" lo so sorellina, cercavo un modo per farti sentire meno nervosa "



Nella sua band lui era il cantante ma oggi avrebbero lasciato il trono a me, lui e i ragazzi avrebbero semplicemente suonato. Quando gli dissi il titolo della canzone che volevo cantare, sul suo volto era apparso un sorriso leggermente triste, ma cosa ci potevo fare, anche questo faceva parte di uno dei modi per dire addio alle persone che amavo ed era una canzone azzeccata, e poi serviva per far capire che non avevo paura della morte e che non dovevano essere tristi, perché prima o poi tutti muoiono. Chi prima e chi poi.

Quando arrivammo al locale l'agitazione si faceva sempre più persistente. Zack il batterista della band, che conoscevo abbastanza bene, si mise a farmi un massaggio alle spalle per farmi passare la tensione, ma non stava funzionando per niente. Che poi, non è che da questa sera fosse dipeso qualcosa, dovevo solo cantare per la mia famiglia, eppure ero agitatissima.

" tra due minuti siamo in scena " di certo le parole di mio fratello non mi aiutarono, anzi peggiorarono solo la situazione. Sfuggì dalle mani del mio massaggiatore perché cominciai a fare avanti e indietro. 

" carotina, stai tranquilla" Rowdy aveva questa strana fissa, chiamava tutte le ragazze carotine, eppure odiava le carote. Era un tipo tranquillo e sempre molto rilassato, credo che sia anche per le vagonate di canne che si fuma, ma lui dice che lo rilassano. Credo che in questo momento me ne servirebbe una, siccome sto odiando il suo essere così tranquillo.

" ok andiamo in scena " disse Nicolas apparendo dalla tenda del sipario. Ok, torno a casa. Mio fratello mi venne incontro porgendomi il microfono, per poi annuire deciso e convinto. I suoi occhi trasmettevano sicurezza e mi lasciai trasportare da essa. Presi un respiro profondo e afferrai il microfono. Facciamolo, ormai siamo in ballo, quindi balliamo.

I ragazzi mi presero in braccio e poi mi posarono perfettamente in mezzo al palco girata di schiena. Nessuno doveva vedermi in faccia, la sala si era zittita dopo i numerosi fischi di apprezzamento per i ' be more wild '

" stasera abbiamo una novità, spero vi piaccia " quando non sentì più la voce di mio fratello capì che era ora di cantare.

https://youtu.be/dYGKxxTXqSs

Le parole cominciarono a fluire come un fiume in piena, man mano Zack, Rowdy e Nicolas cominciarono a suonare. Non avevo proprio immaginato il momento in cui mi sarei girata o avrei fatto capire che ero io. Come presa da una strana energia decisi di agire diversamente. Tolsi la giacca e continuai a cantare, ormai avevano capito che ero io.

Decisi di girarmi, continuando a cantare con tutto il cuore. La gente ascoltava, avevano smesso di fare ciò che facevano e mi guardavano. Ma me lo aspettavo, paese piccolo, tutti mi conoscono. Mamma piangeva stringendo la mano di papà, il quale sembrava rapito dalle mie parole. Tino aveva in mano un drink che stava porgendo ad una persona, entrambi erano immobili con gli occhi verso di me. I gemelli che stavano parlando con due bionde mi guardavano con due smorfie orgogliose sul volto. Travis era scioccato, letteralmente, mi aspettavo indifferenza da lui. E infine Shane che mi guardava divertito, ma non quel divertimento da presa per il culo, come se non si aspettasse una cosa così.

Continuai a cantare con quanta più energia avevo, cercando di trasmettere tutto ciò che pensavo e che credevo con le parole di questa canzone.

Quando la canzone finì la gente continuava a fissarmi allibita e io gli sorridevo, mi sentivo bene, felice come se fossi finalmente riuscita a dire una parte di tutte le cose che volevo dire ma che non riuscivo a spiegare. Mi sentivo orgogliosa di me stessa e mi sentivo bene, dopo tanto tempo. Jade mi guardava furba, potei percepire solo tre parole da lontano, non ero molto brava con il labiale, ma furono quelle giuste che mi fecero sorridere ancora di più. La mia amica era una grande.

Tolto dalla lista

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro