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N°23 IMBUCARSI AD UNA FESTA UNIVERSITARIA

CAPITOLO 1

" no Jade è fuori discussione, non mi faranno mai uscire " dissi alla mia amica dalla finestra della mia camera. Jade scosse la testa per poi arrampicarsi fino alla mia finestra al terzo piano, altro che il principe di Raperonzolo. Faceva parkour più o meno da quando aveva imparato a camminare.

" su questo non ti devi preoccupare, Travis ci darà una mano " non riuscivo a capire cosa mio fratello centrasse in tutto questo. No aspetta!

" è fuori discussione, non andremo mai e poi mai alla festa dei nostri fratelli " Jade mi guardò avvilita, per poi mettersi a fare gli occhi dolci

" perché no, lui ci riporta " lo disse come se fosse una cosa ovvia. Si parlava di imbucarsi, non di essere accompagnate. Jade mi stava pregando con lo sguardo, ma quella che doveva andarci a causa della lista non ero mica io? No sai, Chiedo!

Esasperata dalle moine e dagli occhi da cucciola della mia migliore amica, acconsentii, tanto alla fine andava sempre così, era impossibile riuscire a dirle di no. La mia amica saltellò felice, come se fosse la mattina di Natale e poi mi travolse come l'uragano Katrina.

" dobbiamo darci una sistemata però " disse squadrandomi dalla testa ai piedi, penso che felpa oversize e short blu non andassero bene, ma ero pienamente d'accordo con lei. Sparì nella mia cabina armadio per poi rispuntare fuori con quasi tutto il mio guardaroba in mano.

" ah e non voglio sentire scuse, metterai un vestito " la pregai con gli occhi affinché cambiasse idea, ma non fu così. Non è che non amassi il mio fisico, ma con la malattia era leggermente cambiato. Ho diciotto anni, ma fisicamente ne dimostro sedici. Avevo perso parecchio peso dalla malattia, quando indossavo vestiti attillati avevo le ossa del bacino leggermente sporgenti, e non amo molto si vedano. Non mi ritengo una brutta ragazza, anche se il mio viso assomiglia ad una palla da basket, in quanto gonfio a causa dei farmaci.

Quando Jade finì l'opera, scelse una delle parrucche che mia madre amava comprarmi di diverso colore e sfumatura. Un caschetto nero lucido,  mi dava un'aria sbarazzina e sexy secondo lei. l'outfit era un po' rovinato dalla inesistente scelta sulle scarpe, siccome i tacchi erano off-limits, mi stancavo molto e avevo sempre paura di inciampare o cadere, dato il mio pessimo equilibrio, l'essere fisicamente debole e un innata mancanza di coordinazione, quindi le Dr. Martens, erano l'unica soluzione al problema.

Giusto il tempo di indossare che Travis ci venne a chiamare, furtivamente lo seguimmo in garage, per poi salire sulla sua Barracuda.

" mi raccomando ragazze, evitate di creare scompiglio o di farvi troppo notare " io e Jade lo guardammo confuse

" parli proprio tu " mio fratello non era solo il re della festa, ma adorava creare problemi insieme alla sua banda di amici, personalmente non conoscevo nessuno di loro, a parte Simon il fratello di Jade.

" si parlo proprio io, non voglio che la mia immagine cambi per via di mia sorella e la sua amica " odiavo quando faceva il pieno di sé, perché conoscevo le capacità cerebrali di mio fratello, altrimenti avrei pensato che li dentro ci fossero solo criceti su una ruota. 

" se vuoi ci puoi lasciare a qualche metro di distanza dalla confraternita, ce la facciamo a piedi " gli dissi leggermente stizzita. Mi guardò per brevi attimi in silenzio. Odiavo quando faceva lo stronzo, non volevo fosse come i gemelli che mi trattavano con i guanti e mi concedevano ogni cosa io volessi, ma non tolleravo questo atteggiamento da parte sua.

Rimasi imbronciata per tutto il viaggio e quando fummo arrivati, io e Jade scendemmo dalla macchina senza proferire parola e ci avviammo verso la casa.

" tuo fratello è decisamente uno stronzo a volte " la guardai con la bocca aperta

" stronzo è riduttivo! " Jade scoppiò a ridere. Dopo esserci riprese e aver superato la stupidità di mio fratello ci avviammo verso la festa.

Una volta all'interno fu inevitabile tossire, la quantità di fumo presente nella stanza era decisamente notevole e fastidiosa. Per non parlare dell'odore pungente dell'alcool. La gente dimenava braccia e culi al centro della stanza sotto una base techno decisamente troppo alta, qualcuno ci avrebbe rimesso un timpano. Ci guardammo un po' in giro. C'erano secchielli di alluminio sparsi qua e là, una ragazza dai lunghi capelli rosa, vomitò al suo interno facendomi comprendere il motivo della loro presenza. In una zona più tranquilla di quello che dedussi fosse il salotto della confraternita, c'era chi giocava a birra pong e chi beveva dai fusti di birra in verticale. Credevo che queste cose succedessero solo nei film, ma a quanto pare mi sbagliavo. Anche perché nessuno dei miei fratelli mi ha parlato del proprio periodo al college. Io e Jade ci facemmo largo nella folla alla ricerca di qualcosa da fare. Sinceramente, questa festa per adesso non mi stava piacendo.

" Jade!" ci girammo verso la voce che aveva pronunciato il nome della mia amica. Quando venimmo a contatto con un ragazzo alto dagli occhi azzurri, fui confusa. Di solito conoscevo tutti gli amici della mia migliore amica. Perché i suoi amici erano anche i miei. Ma non avevo idea di chi fosse.

" ciao Ector " disse la mia amica sognante, ok ora forse avevo decisamente capito chi fosse.

Ector era uno degli amici del fratello di Jade, e di conseguenza anche del mio. Quindi non volevo avere niente a che fare con lui per paura che lui sbucasse da un momento all'altro. Ma la mia amica non la pensava allo stesso modo, aveva una cotta per lui ormai non so da quanti anni.

Le toccai dentro con il gomito, così da attirare nuovamente l'attenzione su di me, le feci capire che l'avrei lasciata da sola e che sarei andata a fare un giro per la casa.

" sei sicura? " mi chiese leggermente preoccupata.

" tranquilla, sto bene, non mi mangia nessuno " le sorrisi camminando al contrario allontanandomi, mi guardava preoccupata, mi girai così che potesse tornare a concentrarsi sul biondo, poi mi avviai a perlustrare la casa. Jade conosceva gli amici di suo fratello e a volte c'era uscita anche assieme, dopo tutto c'è solo un anno di differenza tra noi. Ma per me non era stato lo stesso, Travis non mi voleva con lui e passavo molte ore in ospedale.

Sapevo che l'atteggiamento di Travis nei miei confronti era cambiato da quando avevamo scoperto della malattia, in un modo duro e triste, solo per non soffrire. Voleva sempre far vedere al mondo che lui era quello forte, ma sapevamo entrambi che non era così.

Fu l'unico a non piangere quando venimmo informati che orami non c'era più nessuna speranza, non pianse, ma distrusse in mille pezzi la sua auto nuova. Lui reagiva così. Non potevo biasimarlo, ognuno reagiva a modo suo, e credo che il fatto che adesso si comporti come se mi odiasse, serva per alleviare la sua pena. Dopo tutto nessuno piange per la morte di una persona che odia.

Mi feci strada verso le scale, anche se mi dovetti fermare a causa di alcuni ragazzi. Stavano scivolando dalle scale seduti sui fusti di birra vuoti e potevo giurare che fossero molto ubriachi. Uno dei tre si accorse della mia presenza

" ragazzi, fermatevi. Fate passare la signorina " era basso e grassottello con una spazzola di capelli rossi. Aprì le braccia per farmi spazio, dandomi la possibilità di salire al piano di sopra. Gli sorrisi per il gentile gesto e percorsi le scale.

La sensazione che ebbi finite le scale era di sollievo, niente odore di alcool, niente musica a palla, ma soprattutto, niente odore di fumo. Ora i miei polmoni potevano respirare liberamente. Il corridoio era avvolto in un'atmosfera buia e cupa, c'era solo un pizzico di luce che proveniva dalla tromba delle scale, la cosa mi stava decisamente piacendo. Amavo il buio sin da bambina e stare da sola, anche se la testa percorreva strade verso pensieri infelici. Non ero una di quelle ragazze che si piangeva addosso o si chiedeva "perché a me?". Avevo accettato la malattia ormai da tempo e avevo imparato a conviverci, certo sarei stata più felice se non ci fosse, ma non potevo cambiarlo. E poi, anche se avessi potuto, non avevo la più pallida idea di come si facesse.

Mi soffermai vari attimi ad osservare le foto che ritraevano le diverse classi di studio dal 1986 ad oggi. Mi era sempre piaciuta la fotografia, e se ero appassionata ad essa era solo grazie a mio padre. Con la fotografia riuscivo a rendere immortale, qualcosa di mortale, un po' come me. La fotografia manteneva in vita qualcosa che sarebbe potuto morire. Fermava il tempo e rendeva quell'attimo infinito.  Mi ero soffermata molte volte ad osservare le foto che avevo fatto durante la mia breve vita, sperando di poter rivivere quei momenti, anche per poco. Ma sapevo che era impossibile, dovevo accettare la realtà ed evitare  questo tipo di pensieri inutili.

Continuai il mio giro turistico fino ad arrivare in fondo al corridoio, dove la mia attenzione fu rapita dalla porta aperta di una delle stanze. Sapevo che non era una cosa corretta da fare, ma ero curiosa di natura e quindi mi intrufolai al suo interno.

Una stanza semplice, senza chissà quale lusso, un letto matrimoniale al centro della stanza sfatto, ma riuscivo ad intravedere coperte di un blu cielo, non che mio colore preferito. Una piccola scrivania completamente deserta, scarso per una lampada, sotto la finestra, dalla quale arrivavano piccoli raggi di luna. Mi spostai sul lato opposto per osservare la piccola collezione di macchine fotografiche che ornava la parete. C'erano un sacco di foto che ritraevano un ragazzo di spalle in diversi posti nel mondo. Lo invidiavo, mi sarebbe piaciuto vedere il mondo, la malattia mi aveva segregata in casa, avevo chiesto parecchie volte a mamma e papà di tornare in Italia dai nonni. Ripetevano che il volo non era adatto ad una ragazza con il cancro e il viaggio in nave sarebbe stato eterno. Dell'Italia non ricordavo nulla, avevo solo otto anni l'ultima volta che la vidi, mi ricordavo a stento l'odore di salsedine portato dalla rezza marina. Ricordavo l'odore degli aranceti in fiore, dei cavalli che brucavano il prato nello spiazzo di fianco alla fattoria. Non ricordo come ho vissuto quei momenti, com'è la nonna, che faccia abbia il nonno, quel poco che so è solo grazie alle foto. Mi fa male pensare che morirò senza vederli una seconda volta. Papà aveva lasciato quel posto così pacifico, per l'America, la città, i rumori delle auto, ma soprattutto per la mamma.

Presi in mano una delle macchine fotografiche, posai l'occhio all'altezza dell'obiettivo e osservai la stanza da questo nuovo punto di vista, era tutto più bello da qui. Il tutto accadde troppo velocemente, persi la percezione della macchina fotografica che si scagliò sul pavimento rompendosi, mi aveva spaventata. Sullo spigolo della porta c'era un ragazzo che si affrettò a compiere passi all'interno della stanza.

" ti ha mai detto nessuno che bisogna farsi gli affari propri " la luce della luna mi mostrava solo una parte del suo corpo. Ma la maglia priva di maniche metteva in evidenza le sue ferree braccia, ricoperte interamente da tatuaggi, era molto alto, potevo giurarci, gli sarei arrivata a mala pena al torace. Dal suo tono di voce traspariva l'irritazione e la frustrazione. Ma non seppi spiegare la sensazione che il mio corpo ebbe alla sua vista. Non riuscii a capire se era paura e timore, o c'era un pizzico di attrazione.

" scusa io... " non mi fece finire di parlare.

" non mi interessano le tue scuse. La prossima volta impara a non entrare nelle camere altrui – si era fatto troppo vicino e ormai tra i nostri corpi c'erano pochi centimetri di distanza. Sì, le mie deduzioni erano vere, gli arrivavo a malapena al petto. Cominciai a respirare molto più velocemente, il mio torace si alzava e abbassava molto velocemente – e ora sparisci prima che possa arrabbiarmi sul serio " mi sussurrò all'orecchio, con voce leggermente controllata. Non me lo feci ripetere due volte e come una scheggia mi precipitai fuori per poi correre giù per le scale. Dovevo trovare Jade e dovevamo andarcene. Il rosso di prima mi fece passare, quando intravidi la chioma di capelli biondi quasi bianchi della mia amica, le andai incontro. Avevo il fiatone e mi mancava l'aria, il fumo non aiutava. Le afferrai il braccio, spaventata si girò verso di me.

" Nikky mi hai spaventata – solo dopo si accorse del mio stato e si preoccupò - stai bene? " mi mise entrambe le mani sul volto per vedere se avessi qualcosa di strano, io respiravo sommessamente cercando di incamerare più aria possibile. Ma mi stava cominciando a girare la testa.

" ho fatto un casino – cercai di dire il meglio possibile – dobbiamo andare " le afferrai il polso per poi trascinarla verso la porta. Jade cercava di capire cosa avessi fatto, ma le avrei raccontato tutto una volta fuori. Ma non fu possibile, perché dalle scale si intravide la figura del moro che marciava dritto verso di me.

" tu! " sbraitò, in una mano aveva ciò che rimaneva della sua macchina fotografica. Ok, averlo davanti al naso, sotto la luce, non era bello, era ancora più spaventoso e grosso rispetto a camera sua. In più notai che i tatuaggi non si limitavano solo alle braccia.

" credi di cavartela così " non lo so, ma lo speravo davvero tanto

" mi hai detto tu di andarmene " vidi la vena del suo collo gonfiarsi, anche lì aveva un tatuaggio.

" mi devi ripagare la macchina fotografica " se non mi avesse terrorizzata e mi avesse lasciato parlare è quello che gli avrei detto in camera sua

" era la mia intenzione " gli dissi. Jade afferrò il braccio al tipo per poi allontanarlo leggermente da me

" comunque non è il modo con cui parlare ad una ragazza " lo ammonii la mia amica, le rise in faccia, ma come ti permetti.

" avete rotto il cazzo per la parità dei sessi, quindi ti parlo come voglio " la mia amica rimase sbalordita ma non fu l'unica. Odio chi tratta male le persone che amavo, e anche se ero malata in queste situazioni mi sentivo invincibile. Fui montata dalla rabbia, odiavo i maleducati con tutto il cuore, e odiavo di più chi reagiva d'istinto senza prima ragionare. E quando vidi un ragazzo con delle torte in mano, mi balenò in mente un'idea. Forse non era il caso, avrebbe aggravato ancora di più la situazione. Ma non mi importava, non mi era piaciuto come si era comportato con Jade, poteva prendersela con me, ma non con lei. Presa dal coraggio, afferrai una delle torte dal ragazzo e poi mi dedicai a lui.

" questo è perché non si parla così a una ragazza, orso! " e gli lanciai la torta dritta in faccia. Senza dar tempo a nessuno e nemmeno al rozzo di rendersi conto di ciò che era appena accaduto, afferrai la mano della mia amica per poi correre verso la porta.

" puoi cancellare anche la numero 14 " le dissi ridendo, una volta uscite all'aria aperta. Ricominciammo a camminare. Jade mi guardò sbalordita

" ma come ti è venuto in mente, quel tipo ti ucciderà " risi sommessamente alla faccia della mia amica

" tanto devo morire comunque " Jade rise ancora di più, per poi darmi una leggera pacca sulla spalla

" quanto sei scema " bè dopo tutto era la verità, sarei dovuta morire, quindi, prima o poi, non faceva molta differenza.

Mi dovetti fermare sui miei piedi quando fui investita da una strana sensazione. La testa cominciò a girare molto velocemente e la percezione del mio corpo diminuì.

" Ja.." non riuscii a finire di pronunciare il suo nome che vidi tutto buio.



Quando capì che stavo cominciando a riprendere conoscenza, mi sorpresi di non percepire la terra sotto i miei piedi, così di scatto aprì gli occhi, cosa che mi creò una fitta alla tempia, ero di nuovo nel corridoio. Che diavolo di scherzo è mai questo.

" hai avuto un calo di zuccheri " mi girai di scatto al suono di quella voce. No, non poteva essere. Prima mi sbraitava contro e ora mi portava in braccio. Questo tipo si che era strano. Non so con quale coraggio lo feci, o da quale strana forza il mio corpo fosse impossessato, ma allungai l'indice verso il suo volto. Sullo zigomo destro era rimasta un po' di panna, così la raccolsi per poi portarla alla bocca.

" è al limone " dissi schifata, da quando ero piccola non amavo il suo sapore troppo aspro.

" gusti difficili? " mi chiese continuando a camminare, ormai la sua camera era a pochi passi da noi.

" dici che è una brutta cosa? " gli chiesi. Ormai eravamo arrivati, mi fece accomodare sul suo letto.

" la tua amica ha detto che andava a chiamare tua fratello " annuì, anche se la cosa non mi allettava molto. Travis si sarebbe infuriato e non avevo voglia di litigare con lui. Fui distratta dai miei pensieri, il moro si mise leggermente a ridere

" perché ridi?" non mi sembrava di essere così buffa. Comunque dovevo ammettere che aveva una bella risata, anche se in realtà era bello tutto.

" è strano, di solito è più dura portare una donna nel mio letto " scossi la testa, perché i ragazzi pensano sempre a quello, ragionando con il coso che si ritrovano in mezzo alle gambe.

" comunque sono Shane, Shane James " mi disse porgendomi la mano, la strinsi, fantastico, ci mancava anche lui. Ora il quartetto degli amici di mio fratello era finito. E dopo diciotto anni li ho incontrati entrambi la stessa sera. Anche se da quanto ho capito nemmeno Jade lo conosce.

" be Shane James, io sono, Nikky, Nikky Red " gli dissi stringendo nuovamente la sua mano.

" sei la sorella di Travis? " mi chiese confuso. Mi limitai ad annuire. Ma forse non avrei dovuto, perché il suo sguardo cambiò. Il quartiere in cui vivevamo non era grandissimo, ma nemmeno così piccolo; eppure tutti sapevano che l'unica figlia femmina dei Red aveva il cancro. E beh, lui è uno dei migliori amici di mio fratello.

" non guardarmi così, ho solo il cancro " vidi l'imbarazzo crescere in lui, si portò la mano destra sulla nuca che gratto. Per fortuna fummo interrotti dall'arrivo di Jade e Travis. Mi sollevai dal letto e mi avviai verso la mia famiglia.

" Grazie Shane " disse mio fratello al moro dandogli una pacca amichevole sulle spalle

" di nulla T " gli disse il moro, salutando mio fratello nello stesso modo. Quando passai di fianco a lui gli dissi un grazie, mio fratello e Jade erano avanti, così mi fermai un attimo e mi girai verso il moro.

" ti farò avere i tuoi soldi " feci per girarmi e andarmene, ma la sua voce mi fece fermare

" non dev " non lo feci finire perché sapevo già dove voleva arrivare.

" anch'io faccio errori ed è giusto che paghi, anche se ho il cancro. E ti pregherei di comportarti in modo normale. Ne ho fin sopra le scatole delle persone che mi compatiscono " e detto questo mi voltai per poi andarmene. Avevo detto che era una pessima idea venirci. Ma Jade era così contenta.









Durante il tragitto verso casa nessuno proferì parola, avevo chiesto a Jade se poteva sedersi davanti, non volevo parlare con mio fratello. Odiavo quando se ne fregava, ma nel contempo rompeva come se gli importasse qualcosa.

" ma cosa ti è saltato in mente è?" mi chiese una volta arrivati. Non gli risposi e continuai per la mia strada. Mi afferrò per un polso e mi girò verso di lui

" rispondi quando ti parlo " lo guardai vuota, inespressiva. A volte credevo che il suo piano stesse funzionando, ci stava portando all'odio.

" sono svenuta. Ora dimmi cosa c'è di male? " si passò una mano nei capelli per poi lasciare un verso rauco

" vedi non sai nemmeno tu cosa dire Trav. Ma ora parlo io. Mi sono rotta del tuo atteggiamento, ma veramente tanto. E non credere che sia stupida, ho capito cosa stai cercando di fare... ma sai qual è la cosa bella. Che soffrirai e rimpiangerai di aver buttato via del tempo. E ora se non ti dispiace sono stanca " questa volta non mi fermò. Anche se erano le tre del mattino, sapevo che lui ci sarebbe stato. Mi misi il pigiama per poi uscire dalla mia camera e salire in mansarda. Mi infilai nel letto di Tino, era il maggiore, aveva ventisei anni ed era l'unico che mi capiva di più.

" che succede? " mi chiese attirandomi a se. Feci un respiro profondo

" Travis " tutta la mia famiglia ormai aveva cominciato a convivere con il suo modo di fare, mamma e papà avevano cercato di farlo ragionare, Tino aveva anche provato a parlargli in maniera più diplomatica, Niko era quasi arrivato a prenderlo a pugni. Ma nessuno era riuscito a farlo cambiare.

" dai tempo al tempo " mi disse, una frase bella ma che per me non valeva

" ma io non ho tempo, e non voglio morire con lui che mi odia " percepì il respiro di mio fratello arrestarsi per brevi attimi. Mi posò un bacio sulla fronte e sentì una lacrima scendere sulla guancia.

" dormi Nik " ascoltai le parole di mio fratello e chiusi gli occhi cercando di dormire.

Non dico che ho delle preferenze sui miei fratelli, assolutamente, ma Travis ed io eravamo cresciuti insieme, eravamo come gemelli. Inseparabili. Essere stata " tradita " così da lui, era una cosa dolorosa.

        (Shane James)

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