1.6
"Per quali cose della tua vita ti senti più grato?" mi domanda Dylan subito dopo aver alzato gli occhi dal foglio.
Mi porto una mano al mento e penso per qualche secondo in silenzio. "Per i miei genitori" rispondo sicura.
Lui sembra come aspettare altro, ma quell'altro non arriva. "Tutto qui?" sembra stupito.
Faccio spallucce. "Cosa ci deve essere ancora?"
Lui scuote la testa. "Niente, solo che pensavo..." si interrompe. "Non importa"
"No, dimmi, che pensavi?" lo incito curiosa.
Dylan storce un attimo il naso. "Non so, semplicemente sembri una ragazza molto... Come dire..." sembra cercare le parole esatte. "Sembri una persona molto solare, energica. Sembri una di quelle ragazze molto carine e piene di amici che hanno un sacco di cose per cui essere grate" sembra vergognarsi per quello che ha appena detto.
Io sorrido appena. "Ho abbastanza amici, è vero, ma la cosa per cui sono più grata sono i miei genitori senza ombra di dubbio: hanno avuto fiducia in me, mi stanno pagando una scuola di recitazione, credono nelle mie abilità, mi permettono di inseguire il mio sogno. Cosa c'è di più importante di questo?"
Dylan sembra capire ed annuisce, mentre ci riflette su.
"E tu?" chiedo.
Lui tossicchia appena."Forse il mio amico Matthew e mia sorella Alyssa"
Involontariamente mi spunta un sorriso sul volto. "Andate d'accordo tu e lei?" gli chiedo, non ho mai approfondito l'argomento su sua sorella.
Dylan ride sarcastico. "Per niente" scuote la testa. "Ma è una ragazza fantastica, io lo so. Ha dei comportamenti poco carini da quando è morto mio padre: non l'ha ancora superata. Non ha mai pianto, in due anni; è come se non l'avesse nemmeno accettato, come se non se ne fosse resa ancora conto" mi confessa. "A volte sono preoccupato per lei, la ritengo una persona meravigliosa, ma sembra non voglia aiutarsi e nemmeno farsi aiutare"
Io lo ascolto con attenzione. "Avete provato a farla parlare con qualcuno?"
Lui mi guarda e solleva le sopracciglia. "Intendi uno psicologo?" annuisco. "Sì, ci abbiamo provato" ammette con voce mesta. "Lei non collabora, però. Non ha parlato in nessuna seduta, allora abbiamo provato a cambiare psicologo: non ha funzionato nemmeno quello" ha un tono di voce rassegnato. "Ho paura che si porti dentro questo dolore per sempre, che lo covi nella sua anima e non riesca a liberarsene" confessa, gli trema la voce. "Ho paura di non riesca mai più a fidarsi di nessuno, che pensi sia colpa di mio padre se è morto, come se l'avesse scelto lui. Alyssa è molto arrabbiata, le si legge in faccia ciò che pensa: odia mio padre per essere morto e odia tutti noi per averglielo lasciato fare. Non si rende conto che non è una decisione, che nessuno lo voleva. Sembra che si ancori a quest'idea della scelta per non accettare il fatto che la vita finisca, che le cose accadano senza il nostro controllo, che niente sia davvero prevedibile" scuote la testa e si passa una mano nei capelli castani i cui ciuffi gli stavano cadendo sul viso.
Cerco di essere rassicurante. "Ha quindi anni, è normale non capire la morte a quell'età. Ha solo bisogno di tempo" cerco di sorridere, ma non riesco a farlo in modo convincente.
Il dolore di Dylan è palpabile ed è difficile da sostenere: aleggia nella stanza come una presenza tangibile, riesco quasi a vederlo.
Un padre che muore quando lui ha all'incirca 18 anni, una madre straziata ed una sorella che diventa inerme ed impassibile a tutto. Sento il peso della sua situazione sulle mie spalle e, per qualche istante, vorrei sostenerlo io al posto suo.
"È stata lei a dirmi di venire qui, sai?" mi informa, ridendo appena ed io sorrido.
"Davvero? Come mai?"
"Voleva che iniziassi a pensare più a me e meno a lei. Voleva che la lasciassi in pace"
Io gli porgo una mano sul tavolo e lui, dopo un attimo di esitazione, allunga a sua volta la sua e prende la mia, stringendola tra le dita. Lo guardo negli occhi, cercando di essere il più convincente possibile. "Tua sorella ti vuole bene, Dylan" affermo, sicura. "Forse ha solo bisogno di stare sola, forse ha solo bisogno di vedere qualcosa nascere per poter credere ancora nella vita"
Lui mi sorride appena. "Veder nascere cosa?" mi domanda.
Io faccio spallucce. "Una relazione tra te ed una ragazza? Tua madre che trova un altro compagno? Vedere te e tua madre sorridere un po' di più?" Dylan non risponde, quindi decido di andare avanti. "Di sicuro non ce la può fare da sola, ha bisogno di stimoli esterni; ha bisogno di credere ancora in qualcosa"
Dylan stringe di più la mia mano e, mentre mi sorride rincuorato, se la porta alla bocca e mi lascia un bacio sul palmo. Sorrido a mia volta.
flowers' hall 🌸
ed eccoci qui, di mercoledì, con il nostro capitolo.
come vedete, dylan ed amelia sono sempre più uniti e le domande, da superficiali e leggere, diventano sempre più intime e personali.
sto seguendo l'ordine delle domande ufficiali che sono state fatte all'esperimento vero e proprio, mi sembrava giusto essere precisa.
come vedete, i capitoli che sto scrivendo, sono sempre abbastanza brevi, per il semplice fatto che a livello di numero saranno molti.
che dire, grazie per leggere questa storia e per i complimenti che ho ricevuto.
ve ne sono eternamente grata.
tanti baci sul naso.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro