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7.

-34 giorni

I due giovani ragazzi erano in viaggio sulla Lamborghini bianca da ormai mezz'ora e Paulo non riusciva a spostare gli occhi dal ragazzo al volante quasi abbagliato dalla sua bellezza; in quei trenta minuti aveva però notato un cipiglio sul suo viso e che ogni tanto toccasse le dita in ordine come se stesse contando qualcosa ma non riuscisse e quindi rincominciasse da capo.

- Si può sapere cosa stai contando? - rise l'argentino.

- No, non lo puoi sapere, però sappi che se non riesco a fare il calcolo è colpa tua che mi fissi con il tuo bellissimo sorriso stampato in faccia - arrosì alla risposta e abbassó lo sguardo leggermente vergognato da quelle parole dolci nei suoi confronti.

- M-mi dispiace - balbettò insicuro mentre giocava con le dita delle proprie mani.

- Il piccolo Paulo si vergogna? Ho solo detto la verità. Comunque, prendi il cellulare e passamelo che controllo sul calendario -

Il ragazzo fece il 50% di ciò che gli era stata ordinato, prese il telefono ma lo tenne nelle sue mani chiedendogli la password che Alvaro non volle dirgli, così, per scherzare, provó a inserire io suo nome.
Paulo.
La cosa che lo sorprese fu il fatto che la schermata dell'iphone, che lui mai avrebbe potuto permettersi, si illuminò mostrando la home.

- N-non è come pensi, Pau. Alice è incinta e abbiamo deciso di chiamare così il bambino - si giustificò il più alto tra i due.

- Oh... Capisco, beh congratulazioni, ora riportami a casa - il tono deluso di Paulo li colpì entrambi come la sua richiesta.

- Cosa? No! Mi hai chiesto di aiutarti a vivere ed io ti aiuterò, rimani con me -

- Dannazione Alvaro, non sapevo che la tua fidanzata fosse incinta! Devi prenderti cura di lei e del vostro bambino, non di me - urló furioso mentre parcheggiavano di fronte ai grandi magazzini.

- Non hai capito che non me ne potrebbe fregare di meno? Cazzo, ultimamente non faccio altro che pensare solo a te e a quanto vorrei averti accanto a me per tutta la vita! Se non fosse per quel fottutissimo bambino sarebbe finita da tempo con Alice - si zittirono entrambi dopo quelle urla prima che Alvaro scendesse dalla macchina sbattendo la portiera e tenendo in mano la carta di credito dorata.

- Non ti lascerò spendere soldi per me - mormoró Paulo.

- Dopo tutto quello che ti ho detto pensi a questo? Confortante, davvero! E ora taci, non me ne frega un cazzo di quello che non vuoi che io faccia, prenderemo quello che ci serve e andremo via. Insieme. -

- Almeno dimmi cosa stavi contando, almeno questo -

- I giorni che mancano prima che tu te ne vada lasciandomi da solo. - gli urló addosso quelle parole come se fossero delle lance che potessero fargli capire io dolore che provava in quel momento mentre piano piano si avvicinava a lui.

- Sei contento ora che lo sai? - disse con le lacrime agli occhi; ma Paulo non gli rispose, unì semplicemente le loro labbra e i loro corpi come se fossero uno solo.

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