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4- Do you....well...i mean, i could give you a massage.

"Dio mio- non ne posso più".

L'allenamento di rugby, quel pomeriggio, era stato più impegnativo del solito - forse per la stanchezza accumulata, forse per la pioggia o più probabilmente per Manuel che, ombrellino giallo canarino ben aperto, s'era seduto sulle gradinate senza staccargli gli occhi di dosso per tutte e due le ore.

Simone, suo malgrado, aveva giocato male, distratto dalla presenza del più grande, portato com'era a cercarlo con gli occhi fin troppo spesso.

Era stato proprio uno di quei momenti, infatti, a farlo inciampare, portandolo a rovinare nel fango, impattando con la spalla e causando una contrattura immediata sulla quale, ostinato, aveva continuato a giocare.

Sono passate ore da quando ha lasciato il campo, entrambi sono a letto da un po' - e Simone si gode quegli ultimi giorni con un misto di sensazioni a riempirgli lo stomaco, ché la stanza di Manuel è quasi pronta e presto la brandina sarà inutile.

Si rigira per l'ennesima volta, cercando di far meno rumore possibile quando un lamento gli scappa, ma evidentemente fa troppo casino lo stesso, ché la luce del comodino s'accende di botto e gli occhi assonnati e irritati di Manuel calano su di lui.

"So'le tre."

"...Va bene?"

" Va bene n'cazzo Simo', voglio dormi'" si lagna, "perché stai sveglio?"

Simone si morde un labbro per trattenersi dal ridergli in faccia, che così imbronciato e assonnato più che minaccioso è comico.

"Mi fa male la spalla. E pure il collo. Oggi-"

"Oggi sei cascato pe'terra come n'coglione, t'ho visto, sì".

Simone scoppia a ridere alla fine e gli lancia il cuscino addosso. Lo prende dritto in faccia, ma non riesce a goderne come vorrebbe, ché un gemito dolorante lo interrompe.

"...Simo'"

"Eh?"

"Se vuoi-n'somma-te posso fa' n massaggio", e Simone non sa quale paio di guance sia il più rosso.

Si trova lo stesso a pancia in giù, senza maglia, con Manuel seduto cavalcioni su di lui e un'erezione prepotente nei pantaloni.

Prova a distrarsi come può, contando i poster incollati sull'armadio e i dischi impilati sulla mensola,ma a poco serve, che il peso di Manuel su di sé pare farsi sempre più insistente e le sue mani callose sempre più calde.

E non lo fa apposta, ma un gemito gli scappa, e già teme il peggio, però Manuel non si ferma. Continua, anzi, con più vigore, fino a che una delle mani non gli avvolge il collo e preme tanto forte da fargli affondare ancor di più il viso tra le lenzuola.

E Simone ormai è perso, è andato, e il labbro quasi sanguina per la forza con cui lo morde cercando di stare fermo, e la voce di Manuel gli accarezza l'orecchio, tanto vicina da riscaldargli la pelle, "fatti sentire".

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