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{Speciale di Natale}

Dedicato a Billy, nel mio cuore sempre e per sempre❤

[Spazio autrice]

Eccomi con lo Special! Allora, vi avverto che è una specie di "capitolo-spoiler", ovvero che parlerà di qualcosa presente in uno dei prossimi capitoli (e con "prossimi" non intendo "vicini", scusate LoL) ma tratta di un tema inerente ad oggi: il Natale, come avrete ben intuito dal titolo. Spero vi piaccia e, mi raccomando, recensite. Un bacione e Buon Natale a tutti voi.

~Maddy

P.S.Domani spero di aggiornare in serata, però non vi prometto niente perché abbiamo ospiti. Spero possa accadere qualcosa di figo come nella cena tra Amy, John, Jane e Sherlock. #SperanzeNatalizie LoL

Okay, okay, vi lascio alla lettura e non rompo più :D

[Christmas Special - Buon Natale, Sherlock]

Jane

Ho la schiena attaccata al gelido muro del 221B. Guardo la gente che passa e che, a loro volta, guardano me senza sapere cosa ci faccio qui, da sola, al freddo. Nessuno lo sa... Solo Amy

Alzo lo sguardo verso le stelle, che si notano appena. Solo una brilla, più forte della luce dei lampioni e dei neon dei negozi. È lì che si trova chi cerco.

«Perché rimani qui?» mi chiede una voce alla mia destra.

Sorrido, senza distogliere lo sguardo. «Mi piace Londra quando nevica» rispondo.

«Ma non sta nevicando» ribatte Sherlock.

Mi stringo nelle spalle. «Sono certa che tra poco lo farà»

Anche lui alza lo sguardo al cielo, sedendosi accanto a me e appoggiando la schiena al muro.

«E come fai a dirlo?»

«Lo fa tutti gli anni, a Natale» spiego. «Sono certa che nevicherà, a mezzanotte»

Non so neanche perché ne sono così sicura... Ma è l'unica certezza che mi rimane, ed è l'ultima alla quale io possa aggrapparmi.

Mi porto le ginocchia al petto e le cingo con le braccia, per cercare di scaldarmi. Sherlock si fruga in una tasca, estraendone un pacchetto di sigarette e un accendino. Ne prende una e se la porta alla bocca, per poi accenderla. Ed io, come un'idiota, osservo i suoi movimenti così aggraziati, semplici, veloci. Inspira un po' e poi lascia andare la boccata di fumo, che corre verso l'alto, fuggendo dalle sue labbra.

«John non te le aveva nascoste?» faccio, corrugando la fronte.

«Non è stato difficile trovarle» dice lui. «È il mio lavoro, cercare le cose. Ricordi?»

Lo guardo sorridendo, mentre i suoi occhi osservano attenti il cielo e la mano destra si avvicina alla bocca e si allontana, si allontana e si avvicina, in un susseguirsi di gesti armonici.

«E poi conosco un segreto del tabacchiere dell'angolo che nessuno vorrebbe sapere» aggiunge. «Specialmente la moglie»

Sbuffo una risata, che poi cresce fino a diventare una risata effettiva. Lui mi guarda, sorridendo divertito, poi distoglie gli occhi e si riporta la sigaretta alle labbra.

Chissà quale sensazione provoca sentirsi il sapore di fumo e tabacco impregnato nella bocca. Deve essere piacevole, se le persone non riescono proprio a farne a meno. Oppure, fanno finta che lo sia per assumere quell'aria da duri autodistruttivi. Non ne sono sicura.

«Posso dare una boccata?» gli chiedo, accorgendomi troppo tardi di aver detto una stupidaggine.

Lui mi guarda, alzando un sopracciglio con fare provocatorio. «Perché? Non eri la ragazza tutta acqua e sapone che non si lascia andare a questo genere di cose?»

«C'è sempre un prima volta» ribatto, decisa a non farmi vedere come una debole. Solo che io non sono come Amanda, non sono come Sherlock... Io sono semplicemente Jane.

Lui continua a guardarmi per qualche secondo, come se fosse incerto sul da farsi. Poi, però, mi allunga la sigaretta e io la prendo tra il pollice e l'indice, anche se un po' indecisa.

Prendo un respiro e la porto alla bocca. Tiro su un po' di fumo, per poi iniziare a tossire e sputarlo come se un improvvisa morsa mi impedisse di respirare.

«Cavolo, come fa a piacerti questa roba?!» esclamo, tossicchiando ancora.

Sherlock ride. Non una risata vera, me una specie di ghigno divertito che, per lui, è quello che si avvicina di più ad una risata.

«Mi aiutano a pensare»

«E a cosa pensi adesso?»

Per la prima volta in tutta la serata, i suoi occhi azzurri si riflettono nei miei verdi, e riesco a mantenere lo sguardo fisso. Ne rimango sorpresa persino io.

«Sto cercando di capire la verità»

«Verità?»

«Sì, sai...» continua lui, tornando a scrutare il cielo. «Del perché sei qui»

Torno anche io ad esaminare le stelle, alla ricerca di quella che avverto così luminosa, così mia.

«Aspetto qualcuno...»

«Non la considero una risposta»

«Fai troppe domande, Sherlock» sbuffo, seccata.

Si stringe nelle spalle. «Fare domande è il modo migliore per scoprire le cose»

Poso gli occhi su di lui per qualche secondo, per poi levarlo subito dopo.

«Giusto...» borbotto, sapendo con certezza che Sherlock, quando si mette in testa qualcosa, di solito la ottiene.

Sospiro, perché parlare di una cosa così personale con qualcuno che non sia Amy mi spaventa. Mi spaventa il fatto che, magari, non potranno capire, che potranno prendermi per pazza. Il punto è che non ho nessuno, a parte quella stella mentre nevica, che mi faccia sentire vicina alla persona che mi manca più di tutte.

«Sto aspettando il mio migliore amico...» Poso di nuovo gli occhi su Sherlock, trovando sul suo viso un'espressione accigliata. «Lo so... Sembrerà strano, aspettarlo qui» balbetto.

«No, non lo è» replica. «La cosa strana è che tu non ne abbia mai parlato»

Sbuffo un risata, ma è solo per non rimanere in silenzio. «Non mi piace parlare di lui»

«Perché no? È il tuo migliore amico, e sicuramente ci tieni. Mi sembra strano che tu non ne abbia mai fatto parola con nessuno»

Arriccio leggermente la bocca, cercando di trattenere le lacrime, ma non ci riesco. Questo straziante dolore è sempre più forte di me.

«Lo so...» mormoro, abbassando lo sguardo. «Solo che farebbe troppo male»

Lancia la sigaretta per terra e la schiaccia con la punta della scarpa, mentre sembra pensarci su per un secondo. E poi, come un lampo, sbarra leggermente gli occhi: ha capito, ora gli è tutto più chiaro.

«Oh, no...»

«Oh, sì»

Mi guarda con aria mesta, mentre io lo osservo con la coda dell'occhio, tentando di non farmi notare. «Mi dispiace, Jane...»

«Certo, come no» dico, ironica. «A nessuno è dispiaciuto sul serio della sua morte... Solo a me»

«Come si chiamava?»

«Dovrebbe interessarti?»

«Sto solo cercando di fare conversazione mentre aspetto la mezzanotte»

«Potresti andare da John»

«È con Amanda, io sarei di troppo»

Alzo un angolo della bocca, tentando di accennare un sorriso.

'Sta mentendo'

'Perché dovrebbe?'

'Perché tiene a te'

«Billy...» mormoro, senza accorgermi di essere stata parecchi secondi in silenzio, mentre torno a scrutare il cielo: non voglio che mi veda piangere. «Era il suo nome. Era uno dei pochi che sapesse davvero apprezzare quello che dicevo, quello che pensavo, senza mai ribattere. Dopotutto, è questo quello che vuole ognuno di noi, no? Avere ragione. Ma avere ragione era l'ultima cosa che mi interessava. Io desideravo soltanto quell'amicizia che si trova solo nei libri, quella che va oltre ogni cosa; oltre l'età, oltre la distanza, oltre l'immancabile scorrere dei giorni che tutti siamo costretti a sopportare. Con Billy l'avevo: avevo quell'amicizia in cui non si litigava mai, in cui il tempo passava troppo in fretta, in cui le giornate erano una serie di meravigliose ore passate insieme». Sento una lacrima correre velocemente lungo la mia guancia, la voce farsi debole, e quell'immancabile morsa che stringe il mio stomaco fino a farmi venire la nausea. Nascondo il viso tra le gambe, ancora rannicchiate al mio petto. «E poi il tempo me lo ha portato via, come porta via un sacco di cose. Il tempo e uno stupido branco di cani rognosi. Tutti e due insieme... Si sono coalizzati per portarmi via l'unico che sapeva farmi tornare il sorriso, quando il mondo intero mi crollava addosso» mormoro, tra un leggero singhiozzo e l'altro.

E poi pausa.

'Non sa cosa dire. Gli dispiace'

«Avevi Amanda» dice Sherlock, infine.

Sbuffo una risata, tra le lacrime.

«Amanda... È una persona fantastica, lo sai quanto me, e senza lei non sarei a Londra, a vivere quello che sto vivendo... Solo che lei non è Billy...» Alzo piano la testa, poi mi asciugo il viso con un veloce gesto della mano. «Sai meglio di me quanto sia strano l'essere umano, Sherlock. Quanto possa essere bipolare, come possa cambiare idea da un secondo all'altro, come possa essere infedele. Perché anche le persone che credono di essere leali, alla fine, tradiscono. Ma Billy no. Forse perché i cani sono davvero gli esseri più fedeli del mondo»

Ecco. Perché parlo di sentimenti a Sherlock, se so benissimo che lui non li capirà mai? Perché parlo di quel qualcosa che mi stringe lo stomaco, quel pensiero che mi fa star male ogni maledetta volta, senza darmi pace?

Il detective corruga la fronte. «No, aspetta, stiamo parlando di un cane?!» dice, incredulo.

«Dio mio, non dirmi che non lo avevi capito perché non ci credo» esclamo, spazientita.

«Avevo qualche sospetto, ma non pensavo fosse davvero...»

«So quello che provi, sai» dico io, interrompendolo. «Quando Mycroft ti ricorda Barbarossa con una battuta tagliente. Conosco quell'orribile sensazione di oppressione che grava su di te, ogni volta che senti il suo nome. Lo conosco, perché lo provo anche io»

Sherlock ha gli occhi sgranati, prima così glaciali, e che ora tradiscono leggermente un misto di paura e tristezza. «Come fai a sapere di Barbarossa?» mi chiede, freddo.

«Mycroft sa essere una vera fonte di sapere, se si sa quale tasto premere»

«E tu quale tasto hai premuto?»

«Credi che lo verrò a dire proprio a te?» rispondo, ironica.

Sherlock accenna appena un sorriso, poi tira ancora la testa all'indietro, mentre io nascondo nuovamente il viso tra le ginocchia. Ora che gli ho parlato di una delle mie questioni più personali, potrei quasi considerarlo un amico. Ma no... Mi conosce a malapena, e probabilmente non sono neanche adatta ai suoi "standard". E poi, io non voglio affezionarmi. Non di nuovo.

Il tempo scorre: potrebbero essere secondi, minuti, persino ore... Non ne sono sicura. E non voglio esserlo.

«Jane...» dice Sherlock, a voce bassissima. «Jane, sta nevicando!»

Sorrido, senza alzare lo sguardo, mentre la sveglia del mio orologio da polso batte dodici rintocchi: è Natale.

«Come facevi a...?»

«Gliel'ho chiesto» lo interrompo di nuovo. «Prima che se ne andasse. Gli ho chiesto se poteva far nevicare, ogni Natale, così da sapere che festeggia con me, per qualche secondo»

Alzo lo sguardo, mentre dei bellissimi fiocchi di neve si posano dolcemente sul mio cappotto. E per quanto possano sembrare freddi, non riesco proprio ad odiarli, perché so che, quando appaiono scendendo dal cielo, lui, il mio Billy, è con me.

«Sai che sono solo delle coincidenze, vero?»

«Certo che lo so» replico. «Solo... Mi piace pensare che mi sia vicino in questo modo»

Guardo il cielo, rapita dalla bellezza del momento e felice perché sta accadendo davvero, mentre tantissima gente si ferma sul marciapiede a guardare la neve che scende lentamente.

«Buon Natale, Sherlock» mormoro, quando una piccola parte di me si rende conto che replicherà con una delle sue solite frasi da saputello.

Ma quella parte sbagliava.

«Buon Natale, Jane»

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