Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

{21° Capitolo}

[Capitolo ventuno]

Jane

«Io, fossi in te, ci andrei»

Apro la porta di casa e, senza rispondere ad Amy, getto la borsa sul divano e corro in bagno.

«Ho altro a cui pensare, invece di uno stupido caso» borbotto, mentre apro l'armadietto dei medicinali.

«Stupido caso? Ma se tu adori questa roba!» esclama lei.

«Non si può cambiare idea?»

Prendo un barattolo giallognolo e ne estraggo un paio di pillole, che mando subito giù, senza neanche un po' d'acqua.

«Non dovresti prendere tutte quelle pillole»

«Amy, sono solo delle vitamine»

«Beh.. Non dovresti lo stesso»

La supero, dopo averla squadrata sbuffando, e mi avvicino verso la porta della camera.

«Si può sapere cos'hai oggi?» mi chiede, bloccandomi per un braccio. «Scommetto che è per il test»

La guardo dritto negli occhi, pronta ed esplodere. Ma, invece, mi libero semplicemente con uno strattone. «Devo chiamare Alan»

Entro e chiudo la porta a chiave, poggiando ad essa testa e schiena, per poi lasciarmi scivolare lentamente a terra, e poi chiudo gli occhi. Se solo potessi, rimarrei qui, in questa posizione, fino alla fine dei miei giorni. Ma, inevitabilmente, verrà la sera, e non ho voglia di sfrattare Amanda sul divano. E, come mio solito, comincerò ad avere fame tra meno di tre ore, se non due.

Spero che i tranquillanti che ho preso facciano subito effetto... Vitamine, certo. Prendere delle vitamine mi renderebbe ancora più nervosa di quanto non sia già. Ho cambiato il barattolo, così che Amy non si accorga che, ogni tanto, mi impasticco per l'ansia di non andare in ansia, sebbene siano dei tranquillanti molto leggeri.

Il cellulare, nella mia tasca, vibra, e io spero caldamente che non sia Al.

"Skype. Ora. Devo sapere come ti è andata"

Eccellente, davvero.

Mi alzo per prendere il tablet posato sul comodino e mi distendo sul letto. Lo accendo e mi collego subito su Skype. Neanche un minuto che sono online, che subito mi arriva una chiamata di mio fratello.

Prendo un respiro e rispondo, anche per fermare quell'insopportabile musichetta che mi dà ai nervi.

«Almeno il tempo di mettermi online potresti darmelo?» chiedo, ironica, non appena il suo volto appare sullo schermo. Sullo sfondo, riesco a riconoscere la sua camera da letto.

Lui mi ignora del tutto. «Com'è andata?»

Il mio sorriso si trasforma in una strana smorfia. Di solito, le espressioni dicono più delle parole.

Cerco di non incontrare i suoi occhi castani, per non leggere la delusione che tradiranno.

«Oh, no...» cerca di consolarmi.

«È andato bene, Al» lo rassicuro. «Ho solo...»

Ecco, fantastico. Come gli spiego che il problema è molto più grande del test in sé? Come faccio a dirgli che la nostra decisione è stata mandata all'aria per un mio stupido errore? Come? Come faccio a dirgli che la promessa che gli avevo fatto, ormai, non è più esaudibile?

Prendo un respiro. Tanto, cos'altro ho da perdere? «Ho fatto il test per la facoltà di criminologia» dico, tutto d'un fiato, e serro gli occhi.

Ne apro uno, lentamente, per sbirciare l'espressione di mio fratello. Ma niente, lui rimane impassibile, come se quello che gli ho appena detto fosse una cosa da poco.

«Okay» dice solo.

«Okay?» ripeto, aprendo anche l'altro occhio. «Okay?! Alan, ho praticamente sbagliato aula; ho mandato all'aria i tuoi piani, i nostri piani. Non puoi uscirtene con un semplice "okay"»

«Ma l'ho fatto» risponde lui. «Credo che sia meglio così, sai? Ci ho pensato a lungo, e ho capito che avrei avuto i sensi di colpa fino alla fine dei miei giorni, al pensiero di averti in qualche modo costretto a intraprendere una carriera che, in realtà, non vuoi»

Lo guardo, attraverso quel piccolo schermo che ci separa, e i suoi occhi sembrano così sinceri e comprensivi, che quasi mi odio per aver pensato che si sarebbe potuto arrabbiare.

«Ma, Alan...»

«Piuttosto, ringrazia il caso di averti fatto ritrovare nella facoltà che volevi intraprendere sin da quando avevi sette anni»

Gli sorrido, anche se in modo non del tutto sincero. «Ma se fossi diventata avvocato, avrei potuto aiutarti nella causa» argomento, non del tutto sicura.

Alan si stringe nelle spalle. «Mi sono informato...» mormora. «E non sarà così facile come credevamo. Sarebbe un processo lungo, complicato, e, forse, anche non molto semplice da vincere»

«Sei sicuro?» gli chiedo, dopo un attimo di esitazione.

«Jane, smettila di farti film mentali!» sbuffa lui, facendomi ridere.

«Io mi faccio i libri mentali, non dimenticarlo» lo correggo, con un sorriso. «Cosa farei senza di te?»

«Moriresti» risponde lui, sarcastico. Poi ricambia il mio sorriso. «Per il resto?»

Faccio spallucce. «Normale» rispondo. «Mangio, bevo, dormo, leggo...»

«Ti sei decisa a socializzare un po' con qualcuno che non sia o Amanda o...»

«O i miei amorevoli vicini di casa?» completo io per lui. «Per ora no»

«Come mai tutto questo sarcasmo?»

«Quale sarcasmo?»

«Quando hai detto "amorevoli" avevi un tono sarcastico»

«Beh...» Il mio cellulare, sul comodino, vibra, interrompendomi. Lo prendo e sblocco. «Hanno un modo strano di comportarsi» dico infine, prima di leggere il messaggio.

«In che senso?»

"Porta un paio di cambi. Rimarremo ad Horsham per qualche giorno. Partiamo stasera. SH"

Ecco, parli del diavolo...

"Perché credi che abbia accettato?"

«Jane?» fa mio fratello, facendomi tornare alla nostra conversazione.

«Cosa?» balbetto, confusa.

«Ti ho chiesto in che senso si comportano in modo strano» continua lui, alzando gli occhi al cielo.

«John è un tipo a posto» rispondo, con una scrollata di spalle. «Gentile, disponibile, simpatico... È il suo coinquilino, l'investigatore, che è un tantino...»

«Strano?»

«Fuori dal comune»

«È un sinonimo di strano»

«Non nel mio dizionario» sorrido.

«Fammi un paio di esempi»

Lo guardo spaventata. «Meglio di no»

«Perché?»

«Perché se ti facessi anche un solo esempio, prenderesti il primo treno diretto a Londra per finire sul giornale a causa di un omicidio»

Lui spalanca gli occhi. «Ti ha molestata?»

«Ma ti pare?!» sbuffo. «Si deve solo azzardare a fare una cosa del genere»

«E allora cosa ha fatto?!» chiede ancora lui, impaziente.

Prendo un respiro. «Mi ha dato il benvenuto sparandomi in casa» dico, tutto d'un fiato, tornando con lo sguardo sul cellulare.

"Perché non hai niente di meglio da fare. SH"

Touché.

Rialzo lo sguardo verso Alan, che mi osserva impassibile. Poi si alza dalla sedia, prende la giacca posata sul letto, la infila e mi guarda. «Vado a comprare un biglietto per il treno»

«Dai, non scherzare!» rido io, per tentare di sdrammatizzare.

"Dopo la dissezione del cellulare passi direttamente al pedinamento?"

«Jane, è una cosa grave! Perché non me lo hai detto subito?»

«Perché sapevo come avresti reagito e ti ho evitato un paio di mesi di carcere per rissa aggravata» rispondo, tranquillamente.

«Non ti fidi di me...» mormora lui, facendo l'offeso.

«Oh, no, Picci. Io mi fido di te» dico, con una vocetta smielata. «Solo che, a volte, è meglio evitare»

Sbuffa una risata, mentre si toglie la giacca e la posa di nuovo sul letto. «Parlami un po' di questo tuo pericoloso vicino»

«Che dire?» comincio, con un sospiro. «Ha un caratteraccio e una specie di mente onnisciente. Riesce a capire tutto solo osservandoti» Fisso i miei occhi verdi in quelli castani di mio fratello, e sento la mia voce diventare un sussurro. «Sa di papà»

"Sono un detective, è il mio lavoro questo. SH"

Wow, capita proprio a caso.

«Davvero?» balbetta Alan, guardandomi perplesso. «Da quanto?»

«Due, tre giorni. L'ha scoperto in meno di cinque minuti»

Approfitto del silenzio per rispondere al messaggio.

"Non ti occupi quasi mai di inseguimenti. Sei un consulente investigativo con la fissa per il macabro"

Rialzo lo sguardo verso mio fratello. «Ho smesso di stare male per questa cosa, Al» gli mento. «Non mi importa che lo sappia»

Lui alza un angolo della bocca per tentare una sorta di sorriso, che, nonostante la sua quasi totale falsità, ricambio.

Il mio cellulare vibra di nuovo, facendomi distogliere lo sguardo da Alan.

"E tu una ragazzina che cerca di diventare una stalker. SH"

«Si può sapere con chi stai parlando?» sbotta mio fratello.

Lo guardo, cercando di apparire confusa. «Nessuno»

«Jane» mi incita lui. «Sono tuo fratello»

«E allora?»

«E allora devi dirmelo»

«Dammi almeno tre buoni motivi per cui dovrei farlo»

«Sono tuo fratello» risponde, scandendo ogni parola, che ha contato sulle dita. «Eccoti tre buoni motivi per cui dovresti farlo»

Sorrido, raggiante.

"Ad ogni modo, non ho la minima intenzione di rimanere in un paesino sperduto insieme a te. Tornerò a Londra ogni sera"

Premo invio. «Sherlock Holmes»

«Quello con la mente onnisciente?»

«Proprio lui»

«Cosa vuole da te?»

"Se vuoi percorrere cento chilometri di macchina ogni mattina e sera per almeno tre giorni, fa' pure. SH"

«Che vada con lui in un paesino sconosciuto, Horsham»

«Tu guarda» dice Alan, ironico. «Sembra quasi umano»

Sorrido. «Già, sembra. Pensa solo che potrei "essergli utile" in quanto sa che faccio recitazione»

"Se mi dessi qualche informazione in più su questo caso, potrei anche cambiare idea..."

«Mi pare avesse un assistente, John... Giusto?»

«Dice che non sia molto bravo ad improvvisare»

"Posso solo dirti che è stato archiviato come un incidente e che la vittima era una mia conoscenza. Non dispiacerti, io non lo sono. SH"

"Se non te ne frega niente, perché tieni tanto a riaprirlo?"

«Beh, tu, comunque, non ci vai, vero?» mi chiede mio fratello, con tono speranzoso e intimidatorio insieme.

"Allora ti interessa. Perfetto. Ci vediamo alle cinque in punto, sotto casa tua. Non fare tardi. SH"

Sorrido, compiaciuta. «Oh, invece credo proprio che ci andrò»

Bandiera bianca, Holmes.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro