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What's up

CAPITOLO 6 

Si possono definire infiniti i muniti quelli che sto passando, a fissare la televisione di fronte a me. Oggi è un'altra delle mie giornate no, in cui avrei bisogno di tirare fuori tutto, di non sentirmi più così perché non mi piace. Ma non ne sono capace. Ci sono voluti la bellezza di trentadue minuti e diciotto secondi per far si che il mio cervello ricominciasse a pensare.

Si stava facendo tutto troppo tosto e non sapevo se ce l'avrei fatta, quando mi immaginavo come sarebbe stato venire a Miami, non mi immaginavo nulla del genere. Persino stare da sola si stava rivelando frustrante.

Sono seduta sul divano, stranamente non ho la mia canzone preferita a tutto volume, per non farmi sentire i pensieri nella mia testa, la sola luce che proviene dalla finestra mi lascia in penombra. Non sono mai stata brava a spiegare al mondo come mi sento, cosa mi tormenta e cosa c'è che non va in me. La gente conosce solo una parte di me, la ragazza all'apparenza forte ma un po' sulle sue, ma non sanno quanto tutto quello è solo una maschera. Io ho solo oscurità e dolore dentro di me. Mi imbarazza persino dire che mi sento sola, io che ho sempre allontanato tutti dalla mia vita, mi sono sempre bastata e ho sempre contato solo su me stessa, eppure vorrei qualcuno che mi capisse a pieno. Vorrei qualcuno che fosse in grado di placare i brividi che sento in questo momento, vorrei qualcuno che mi amasse per quella che sono, ma come posso volere qualcuno che mi ami se sono la prima che non ama se stessa.

E ho paura, sì la forte e dura Camille Delacroix ha paura, di non andare bene a nessuno, di non essere mai all'altezza, di essere sempre fuori posto, mai apprezzata e di non essere mai accettata e che la gente finga con me

Mamma non si faceva sentire dal compleanno della piccola Berta ed erano passate due settimane, e la cosa non mi piaceva perchè sapere che stava arrivando a Miami per compare una nuova villa e venire a trovare la sua bambina non aiutava, specialmente non sapere quando, mi tormentava. Non avevo nessuna delle persone che amavo affianco, ad aiutarmi ad affrontarla nel migliore dei modi. Non sapevo cosa fare, la tentazione di prendere e andarmene era allettante

Mi stava per venire un crollo emotivo e mentale, sapevo che se sarei entrata di nuovo in depressione sarebbe stato più difficile dell'ultima volta uscirne, quindi dovevo distrarmi.

Non era semplice, specialmente per una come me, non era assolutamente semplice.

A fatica mi alzai dal divano, ripensai anche a questi giorni, a come Lucy e Jessica mi guardavano in negozio, facevo fatica a spiaccicare una parola, Niko credeva che ce l'avessi con lui, siccome ogni volta che mi chiedeva qualcosa o altro, non gli rispondevo, ma semplicemente la sua voce mi pareva un sussurro, troppo soffocata dai miei mille pensieri.

Distrarsi era il modo giusto per affrontare la situazione, ma era difficile trovare qualcosa da fare. Per prima cosa mi dissi che un bagno caldo e rilassante sarebbe stata la cosa giusta, così mi avviai a passo di lumaca verso il bagno. Riempì la vasca da bagno di acqua calda, per poi adagiare una bomba di sapone alla lavanda.

Cominciai a spogliarmi osservando la mia immagine allo specchio, ero cambiata con gli anni, non sembravo più l'adolescente incontrollabile, ingestibile che non sapeva se voleva le attenzioni dei suoi genitori che le avevano mentito o preferiva restare da sola.

Mi immersi nell'acqua calda non prima di essermi legata i capelli in una crocchia disordinata, accesi la candela al mio fianco e presi un grosso respiro, le candele mi calmavano. Mamma sorrideva sempre quando mi perdevo in attimi infiniti a guardare la piccola fiammella che oscillava a un ritmo tutto suo, mi sarebbe piaciuto avere una vita che andasse ad un ritmo costante e non in costante cambiamento.

Il profumo della lavanda mi era sempre piaciuto, era un odore che mi ricollega al mio passato, per quanto doloroso e orribile fosse, quell'odore collegava alla mia mente qualcosa di positivo, come un'ancora di salvezza. Adoravo piantare con nonna, la mamma di mio padre Etienne, la lavanda nel suo giardino.

Questo fiore aveva due significati, nonna sapeva un sacco di cose sui fiori e mi ricordo come a uno ad uno me li raccontasse mentre ci beavamo dell'aroma dei fiori nella serra.

Un'antica tradizione racconta che la lavanda venisse usata nell'antichità contro i morsi dei serpenti e raccomandavano di strofinarla sulle ferite dopo averla lasciata macerare in acqua. Era un antidoto ma si diceva anche che all'interno dei suoi cespugli i serpenti vi facessero il nido. Quando nonna mi raccontava determinate cose, che comportassero dolore o ferite, mi guardava con compassione, lei sapeva del mio passato, ma se c'era una cosa che non avevo mai accettato nelle persone era la compassione.

Negli anni mi ero sempre detta che con il tempo il mio dolore si sarebbe acquietato, ma non era ancora successo da quando a sedici anni, mamma e papà mi dissero ciò che la mia mente aveva dimenticato. Non era andato proprio così', però sapere che loro sapevano ma che avevano preferito mandarmi da uno psichiatra per riportare alla mente ciò che volutamente avevo voluto cancellare a causa del trauma, piuttosto che dirmelo loro mi aveva ferito. Mi aveva fatta sentire tradita, prima che partissi, mamma mi aveva detto che sapeva che questa mia decisione era dovuta a ciò che avevo scoperto sul mio passato e che avevo bisogno di ritrovare me stessa, dato che mi ero smarrita, ma mi disse anche che lei aveva fatto ciò che tutti le avevano consigliato fosse meglio da fare. Che medici e specialisti avevano consigliato ai miei genitori di lasciarmi crescere felice e spensierata e solo una volta adolescente farmi scoprire il mio passato, come se fossi mai stata spensierata.

Quando le mie dita cominciarono a raggrinzirsi era segno che ero rimasta a mollo a sufficienza, così mi tirai su per poi avvolgere il mio corpo nel mio asciugamano lilla, si questo colore mi piaceva parecchio.

Però ci furono due cose inaspettate che non mi immaginavo assolutamente, la prima è che stavo piangendo, le lacrime stavano scendendo silenziose sul mio volto e la cosa mi spaventò, io non piangevo mai. Il trucco era colato da tutte le parti e quando What's up delle 4 non blonds uscì dagli altoparlanti del mio telefono come una cosa meccanica cominciai a cantarla, anche cantare era una cosa che non mi apparteneva, mi piaceva ascoltare la musica, ma credo che in tutta la mia vita io abbia canticchiato una canzone forse due volte, non cantavo nemmeno tanti auguri ai compleanni, non lo so ma era una cosa che non mi veniva spontanea. Non riuscivo a controllare il mio corpo, non riuscivo a smettere di piangere e cantare.

And so I wake in the morning and I step

Outside and I take deep breath

And I get real high

And I scream from the top of my lungs

What's goin' on?

Cantare a squarciagola avrebbe dovuto risollevarmi il morale, ma non era così, mi stava solo distraendo e quindi era un bene, anche quando la porta del bagno fu spalancata, mi girai verso Niko che mi guardava furioso, non smisi ne di cantare né di piangere.

Il suo sguardo cambiò lentamente, lessi diversi stati d'animo la maggior parte legati alla confusione, non riuscì a capire che cosa stesse passando per la sua testa quando si mosse verso di me, ma se gli stavo facendo pena forse era meglio che usciva e se ne andava.

Si fece più vicino e solo quando fu ad un soffio da me riuscì a smettere di cantare, ma le lacrime silenziose erano ancora lì e non sapevo come fermarle.

E poi successe l'imprevedibile, ciò che non mi aspettavo e ciò che mi fece capire che provava compassione per me, e chi è soggetto a compassione significa che è debole e io debole non dovevo mai esserlo davanti alle altre persone.

Quindi dopo che mi ripresi dall'abbraccio improvviso di Niko, il quale mi aveva stretto a sé come per impedirmi di cadere, mi staccai da lui e gli puntai un dito contro

" tu non hai visto nulla di tutto questo " in risposta mi sorrise e annuì lentamente per poi uscire dal bagno.



Mi ero rivestita, o meglio avevo messo un pantaloncino in jeans e una canotta larga, ora eravamo entrambi seduti a lavorare sulla penisola in cucina, io ero specializzati in tatuaggi ad acquarello e disegni che sembravano a matita, infatti ero alle prese con un buffo bianconiglio, tra due ciuffi d'erba e un fiore di orchidea. lui stava lavorando ad un muffin super carino in stile old school. Anche sui tatuaggi eravamo molto diversi, i miei erano quasi tutti in stile acquerello o disegni semplice e super precisi, i suoi erano vecchia scuola e con colori super accesi e profondi, però non ce n'era nemmeno uno che stonasse con il suo corpo, l'aquila al collo era la mia preferita, cambiava forma ad ogni suo sbalzo d'umore, per non parlare della leonessa che dormiva sulla sua mano, in questo momento mentre lui disegnava, lei non stava un attimo ferma.

Io che amavo follemente i tatuaggi sulle mani, non ne potevo avere nemmeno uno. E li ripensai a mia madre, se le avessi raccontato tutto avrei finalmente tatuato anche le mie mani, ma se non l'avessi fatto, se fossi riuscita a sviare ancora una volta questa bugia

" devo dire che sei una ragazza che pensa parecchio " ritornai alla realtà e smisi di osservare il vuoto davanti a me

" cosa te lo fa pensare?" gli chiesi concentrandomi di nuovo sul mio tatuaggio

" molto spesso ti perdi nel vuoto, e vuol dire solo una cosa, che stai pensando " sollevai un sopracciglio e lo guardai appoggiando i pugni chiusi a livello delle guance, perché si prendeva la briga di fissarmi? stava forse cercando di capire chi fossi?

" e perchè mi guardi spesso? " lo vidi mollare la matita e alzare le braccia al cielo con un sorriso leggero sulle labbra

" mi arrendo, non ti si può dire nulla a te " sorrisi alle sue parole

" non è quello, diciamo che sono una persona che sta abbastanza sulle sue " ora fu lui a guardarmi con un sopracciglio alzato

" se non ci fossi stata tu la festa di Robby sarebbe stata una noia, non stai sulle tue. Tu hai qualcosa di strano... che non so nemmeno io come decifrare " sorrisi alle sue parole, stava veramente cercando di capirmi!?

" su quello hai ragione, sono una tipa parecchio strana " sorrisi per poi alzarmi dallo sgabello e aprire il frigo

" ti metti a cucinare alle tre del pomeriggio " chiusi l'anta con in mano parecchi prodotti diversi

" abbiamo invitato gli altri a cena, ricordi?" lo vidi aprire gli occhi come una triglia

" mi sono dimenticato, e ho preso anche un altro impegno " mi misi una mano davanti agli occhi

" sposta il tuo impegno qui " gli dissi cominciando a tagliare i peperoni

" è che dovevo uscire con il mio migliore amico, non ti scoccia quindi cucinare anche per lui" ora ditemi cosa stava succedendo, Niko non mi chiedeva mai se una cosa potesse andarmi bene oppure no, ma penso che la scena di prima gli abbia fatto mettere i guanti bianchi e non volevo assolutamente che accadesse una cosa così

" invitalo pure, tanto c'è cibo per un reggimento " gli dissi mentre riempivo il lavello di acqua.

se c'è una cosa che mi piace fare è cucinare, mi rende serena e mi distrae, in più avere fratelli che provengono da piccole parti diverse del mondo mi aveva fatto amare ancora di più la cucina. Quando i miei fratelli tornavano dalle rispettive famiglie durante le diverse feste o per semplice visita, li seguivo e le loro mamme mi avevano permesso di aiutarle nelle loro cucine, così avevo imparato a cucinare etnico.

" Niko!" chiamai il mio coinquilino per farmi aiutare, avevo in mente una cena in cui non si distinguevano le portate, avrei fatto un po' di tutto e avremo mescolato diversi sapori, quindi avevo un sacco da fare, forse essermi messa alle tre ai fornelli era già tardi. Niko si presentò al mio fianco

" mi hai chiamato?" mi chiese mentre rubò un cubetto di pancetta per la mia Quiche, si può dire che sia la prima ricetta che abbia imparato a fare, papà amava fare le torte salate e io amavo guardarlo cucinare, con il tempo mi aveva coinvolta in cucina e riuscivamo a realizzare piatti fenomenali, a volte mettavamo un po' troppa fantasia stravolgendo le ricette originali, mamma ci sgridava sempre, ma che potevamo fare, la nostra vena artistica si riversava su qualsiasi cosa facessimo.

" potresti darmi una mano? " gli chiesi dopo avergli schiaffeggiato la mano via dal cibo. Mi guardò impanicato, mi erano bastate poche settimane per capire quanto fosse disastroso ai fornelli, ma per tagliare delle verdure mi potevo fidare.

" devi solo tagliare le verdure " annuì poco convinto, scossi la testa mentre posavo il tagliere sul bancone e la ciotola con le verdure. Lui mi seguì a ruota si mise il grembiule che gli avevo lanciato e lo osservai divertita, diciamo che il rosa confetto con il profilo di wonder woman

" non ridere " mi disse puntandomi il coltello, alzai le mani sorridendo

" ma non possiamo scambiarceli " scossi la testa il mio era nero semplice con il ricamo dell'azienda di famiglia in alto a destra

" è più divertente così " gli dissi sorridendo, mi guardò con gli occhi chiusi in due fessure

" qui dentro grattugia due patate, due carote, e una cipolla a cubetti " mi sarebbe servito come ripieno per i fagottini e per le Kotleti

" mentre queste sei patate tagliate a rondelle insieme a questi funghi " poi gli indicai la pentola dove doveva metterli. Okay Camille ora concentrata che ce la puoi benissimo fare.

" sai che ti viene bene dare gli ordini " mi disse con un sorriso sfacciato mentre tagliavo un chilo di pollo a cubetti, gli feci la linguaccia, fui felice di notare che era partito dai funghi e dalle patate a rondelle, il primo piatto sarebbe arrivato in fretta, quindi una volta tagliato il pollo mi dedicai alla preparazione della Quiche, non avevo fatto in tempo a preparare la pasta quindi l'avevo comprata già pronta. La stesi in una pirofila di vetro per poi aggiungere tutti il contenuto, la ricoprì con un altro strato di pasta e la posai sul piano di marmo vicino ai fornelli.

" che hai in mente di prepare?" mi chiese Niko mentre era super concentrato a pelare le patate.

" un po' di cose etniche, spero possano piacere? " gli chiesi mentre recuperavo sale, pepe e farina. Da quando mi ero trasferita la cucina aveva preso nuova vita, ore c'era un senso logico nella disposizione dei prodotti, delle pentole dei piatti e della dispense, in più non mancava nulla, c'era tutto l'essenziale per mangiare bene e non solo schifezze come qualcuno di mia conoscenza faceva. Alla fine ero riuscita a convincerlo a lasciarmi fare a me la spesa e che non mi sarei dimenticata di prendere qualche schifezza.

" direi di sì, mangiamo tutto noi. In più Lucy e suo marito stanno insegnando a Robby a mangiare qualsiasi cosa " fui contenta di sapere che allora avrebbero apprezzato. Presi il pollo a cubetti e lo buttai nella ciotola in cui avevo preparato il mix di aromi e farina per poi stenderli su una teglia da forno, mancavano solo i funghi, le patate e i due formaggi da mettere sopra e poi sarebbe finita in forno.

Presi dal frigo il latte, le uova, il lievito, lo zucchero, il burro e cominciai a fare l'impasto per i Pirozhki

" Finito!" mi disse Niko tutto esaltato, aveva tagliato i funghi e le patate

" perfetto puoi stenderli sul pollo nella maniera più omogenea possibile insieme al formaggio a fette grazie " gli chiesi mentre cominciai ad impastare

" che cos'è? " mi chiese mentre stava facendo perfettamente quello che gli avevo chiesto, tutto sommato non era così male. Infatti mi persi ad osservarlo un attimo, con le mani immerse nella farina e nelle uova. Stonava leggermente in cucina, un ragazzo di un metro e novanta passa, con due spalle ampie e dei bicipiti più grandi delle mie cosce, stava trattando del cibo nella maniera più delicata possibile, aveva il labbro inferiore intrappolato nei suoi denti da quanto era concentrato, avrei voluto morderlo io quel labbro, c'era dell'attrazione quello era inevitabile, in più il suo corpo gridava sesso con la S maiuscola, vederlo quasi sempre a torso nudo o sudato a causa degli allenamenti che faceva in sala, non aiutava. Stavo per perdere il controllo ne ero consapevole, e non andava bene dato che eravamo coinquilini, era una cosa che non doveva accadere, anche se sapevo che prima o poi qualcosa sarebbe successo, era come un sesto senso

" non ha un nome in particolare, l'ho sperimentata una volta con mia sorella ed è piaciuto a tutti, quindi la facciamo spesso a casa " gli dissi sorpresa di me stessa, non parlavo di solito nemmeno delle piccole cose che riguardavano la mia famiglia

" hai dei fratelli!" disse sorpreso per poi girarsi per guardare, annuì con uno sguardo divertito, altrochè se avevo dei fratelli, fu inevitabile mi misi a pensare a loro, mi mancavano tremendamente, ma sapevo che Laurent aveva ragione, se non potevamo vederci molto era anche colpa mia.

" ci puoi giurare, siamo in cinque " gli dissi, mi guardò sorpreso come se avessi detto chissà che cosa.

" noi siamo in sei - ora lo guardai sorpresa io, si rabbuiò tutto d'un botto - c'è volevo dire, siamo anche noi in cinque " si corresse per poi tornare al cibo, okay cosa era appena successo? perché quel cambio repentino

" be con così tanti fratelli non ti puoi di certo annoiare " gli dissi mentre mi misi vicino a lui per allungarmi e prendere l'acqua, diciamo che ero leggermente spalmata sul suo corpo

" puoi dirlo forte " sussurrò leggermente, il suo fiato mi fece solletico al collo riempiendomi di brividi, battei un attimo le palpebre per poi portare il mio sguardo sul suo

" tutto bene?" la mia voce uscì come un leggero soffio di vento, non mi rispose ma si limitò ad annuire guardandomi negli occhi, ma quegli occhi parlavano da soli, il suo azzurro cristallo era diventato di due tonalità più scure, facendomi capire che non era tutto okay. Non cercai di capire cosa non andasse perchè sapevo cosa volesse dire avere delle persone che cercano in tutti i modi di farti parlare, ero sempre stata una tipa riservata e chiusa, socializzavo poco, così a tredici anni mamma e papà mi avevano mandato da uno psicologo dicendomi di non vederla come una cosa negativa ma come un modo per aprirmi con qualcuno che non mi avrebbe mai giudicato o trattato male per il mio passato, che dire il primo anno pagarono per niente, perché entravo e guardavo il soffitto per quarantacinque minuti. Cercai di fargli il sorriso più caloroso che fossi in grado di fare, che dire una smorfia era più carina di quello che mi era uscito, ma potevo giurarci i suoi occhi avevano leggermente sorriso

Ritornai al mio impasto così da preparare i dischetti per i fagottini mentre Niko si mise a grattugiare le verdure che gli avevo chiesto, restammo in silenzio fino a quando non lo sentì imprecare, così mi girai per vedere cosa fosse successo. Dal suo dito scorreva del leggero sangue, si apprestò ad allontanarlo dal cibo per poi avviarsi in bagno, lo segui asciugandomi le mani nel mio grembiule.

Mise il dito sotto l'acqua fredda mentre io mi affrettai a prendere disinfettante, cerotti e cotone, bagnai il cotone con il disinfettante e poi mi girai verso Niko, il sangue scorreva ancora ma non più come prima. Mi passò il dito che guardai con attenzione

" nulla di grave, non hai bisogno di punti " gli dissi poggiando il cotone imbevuto sul dito tamponando leggermente

" te ne intendi?" il privilegio di essere la figlia di un chirurgo che non solo doveva curare le persone al lavoro ma passava il tempo a disinfettare le ferite mie e dei miei fratelli quando era a casa.

" sarei dovuta diventare un medico, ma poi la vita ha cambiato le mie scelte " fui io quella a rabbuiarsi, perchè mi tornò alla mente il motivo per cui quella mattina ero stata male e anche la ragione per cui ora non ero laureata in medicina con un importante internato in chirurgia

" io non metterò mai uno di questi " alzai lo sguardo e notai che aveva in mano la scatola di cerotti con i disegni dei dinosauri

" quelli normali erano finiti " gli dissi con un sorriso cercando di non farlo innervosire, mi fissò torvo

" che poi hai il corpo pieno di tatuaggi, che sarà mai qualche piccolo dinosauro " fece uno sbuffo sonoro e mi lasciò fare.




Alle sette infornai il pollo, la chique e i fagottini, fu inevitabile non ripensare a quando Niko si era divertito a riempirli, tanto che era quasi rimasto deluso quando i dischetti di pasta erano finiti.

" hai bisogno ancora d'aiuto?" mi chiese pulendosi le mani, mi guardai intorno e notai che avevo tutto sotto controllo, dovevo solo friggere le Kotleti e le Quibe e mettere su il riso, quindi potevo benissimo cavarmela da sola

" no, sei libero di andare " annuì alle mie parole, si tolse il grembiule che appoggiò al mio fianco

" allora vado a fare la doccia " annuì alle sue parole e misi di nuovo all'opera, non prima di aver acceso la televisione e aver fatto partire una playlist, per tutta la casa partirono le note di Footloose, così cominciai ad ancheggiare e ad atteggiarmi mentre friggevo, sembravo una persona diversa da quella di stamattina.

la playlist anni settanta, ottanta procedette bene e mi diede un sacco di carica, finì di preparare le polpette le quali coprì con un panno e le appoggiai sul ripiano in marmo. Controllai come procedeva la situazione nel forno e girai i saccottini, poi diedi una bella mescolata al riso, in turchia il riso veniva mangiato come il pane per gli italiani, era di accompagnamento al cibo.

Quando Hot Stuff di Donna Summer partì fermai qualsiasi cosa stessi facendo e cominciai a ballare come se fossi in discoteca, mi dimenai tutta per poi rimuovere persino la matita che legava i miei capelli in una crocchia disordinata, li scossi a destra e sinistra lontano dal cibo naturalmente e ballai come una pazza, con il telecomando a farmi da microfono, sulle note del ritornello feci una giravolta e mi bloccai sui miei passi quando vidi un Niko divertito appoggiato alla trave vicino alle scale, se pensava che mi imbarazzassi aveva proprio capito male, perchè non smettendo di cantare gli puntai il mestolo contro e gli feci segni di venirmi incontro e ballare con me, scosse la testa categorico e incrociò le braccia, mi mancò il fiato, spero non abbia capito che fosse per la sua posa ma per la canzone. la canottiera troppo attillata metteva in bella mostra le braccia scolpite e muscolose coperte da un'infinità di tatuaggi colorati intensamente.

Non mi fermai nemmeno quando suonarono al campanello così mi avviai alla porta, e prima di aprire la porta spensi la musica, posando il telecomando sul tavolino vicino all'entrata

" gira il riso " sussurrai a Niko mentre aprì la porta, davanti a me trovai un Rowdy più che divertito con il solito cappellino al contrario e in mano una bottiglia di vino e una Jessica sorridente mentre tra le mani aveva una bella torta pie appoggiata alla sua pancia che cresceva a vista d'occhio. Strinsi Jes in un abbraccio e gli diedi un bacio sulla guancia, poi fu Rowdy a stringermi in un abbraccio, avevo imparato in queste settimane che per questi ragazzi il Twins era una famiglia e che abbracci e supporto erano in regalo.

" vi stavate divertendo per caso, volevate coprire rumori particolari?" chiese Rowdy mentre stringeva in un mezzo abbraccio Niko, Jess lo rimproverò poggiando la torta sul tavolo. Si poteva pensare una cosa del genere data la mia maglia lunga a farmi da vestito e i capelli sparsi da tutte le parti a causa del balletto, come i suoi per via della doccia.

" gli piacerebbe Row " gli dissi per poi controllare il riso

" hai bisogno di una mano?" mi chiese dolcemente Jessica mentre si accarezzava la pancia, quella ragazza era favolosa, il look rock stonava parecchio con la sua anima e il suo atteggiamento gentile, sembrava che nulla potesse scalfirla in alcun modo.

" se non ti dispiace puoi girare il riso, così vado a rendermi presentabile. E voi due, preparate la tavola " gli dissi lanciando la tovaglia, la quale si aprì leggermente ma venne afferrata da entrambi.

Afferrai l'abito a stampo con applicazione in gel di Louis Vuitton e le Aurelian di Louboutin e mi avviai in bagno per una doccetta veloce.

Uscì dal bagno mentre legavo i capelli in una coda alta, arrivata in sala notai che ormai erano arrivati tutti e notai anche con piacere che la tavola era preparata e le pietanze erano già in tavola insieme a dell'ottimo buon vino e che le torte erano aumentate.

" buonasera " dissi facendomi notare, Berta mi corse in contro così sollevai quella piccola polpettina e le diedi un bacino, cosa che contraccambio.

" ormai non fa altro che parlare di te " disse Keynan mentre abbracciava da dietro Lucy, si poteva benissimo capire da come Lucy si lasciava andare in mezzo a quelle braccia, avevo notato in lei una somiglianza con me, eravamo sempre sull'attenti per non essere mai presa alla sprovvista da qualsiasi cosa, in quel momento ogni sua barriera di difesa e protezione era crollata. Mi venne presentato Kit, che era l'unico che non conoscevo, era alto non come il suo migliore amico ma nemmeno basso, era ben piazzato e aveva due occhi magnetici, era un bel ragazzo, ma sfortunatamente il suo migliore amico nonché coinquilino era più il mio tipo, lui aveva troppa pelle bianca e non aveva nessun piercing, ed erano cose che io amavo in un ragazzo

" possiamo mangiare?" chiese Tirone guardando con occhi a cuoricino e bava alla bocca la tavola imbastita, Shana lo rimproverò in quanto pensasse sempre al cibo peggio di Niko

" Donna, ci siamo dati da fare devo recuperare le forze " Shana divenne rossa dall'imbarazzo, mentre Lucy e Key gli diedero un coppino, facendo ridere tutti sotto i suoi toni di rimprovero verso il fratello e la cognata

" bada a come parli, c'è tua nipote " lo rimproverò Lucy per poi sedersi a sinistra del seggiolino, mentre io alla sua sinistra sotto grande richiesta della piccola Robby. Si misero tutti comodi e fui contenta di avere vicino Sally, non avevo legato molto con lei, non la conoscevo così bene, invece avevo conosciuto un po' meglio Shana al compleanno di Berta, in quando ci eravamo prese a cuore l'idea di rendere quel giorno memorabile per la piccolina.

" dicci un po Skittle, di che si tratta?" mi chiese Seth riferendosi al cibo, guardavano tutti molto curiosi le pietanze che avevano davanti al loro naso

" ci tengo a sottolineare che Niko ha contribuito - si allontanarono tutti con verso schifato e con frasi alla modi morirò avvelenato, io quella roba non la mangio, diciamo che furono sgridati dalle rispettive fidanzate e mogli - tranquilli tutto commestibile, però il poverino si è tagliato " Niko mi guardò malissimo, sapeva che l'avevo fatto solo perchè così tutti avrebbero notato il suo cerotto mascolino

" molto virile " gli fece Rowdy con la mano che graffiava l'aria, Niko si allungò per schiffeggargli la mano

" tornando alle cose serie e lasciando perdere questi due, dicci tutto " Disse Tyrone schiaffeggiando via le mani dei suoi amici. Mi presi la briga di spiegare ogni pietanza nel modo più appropriato e poi ci tuffammo nel cibo.

La cena passò tranquillamente, parlammo del più e del meno con le ragazze, Jes ci tenne informata sullo svolgersi della gravidanza e su quanto non sapesse se aveva fatto bene a decidere di non sapere il sesso del bambino, in quanto questa cosa le stava mettendo ansia, non sapeva come colorare la camera e come prendere i vestiti. Lucy la tranquillizzò proponendo qualche colore neutro e che se fosse stata una femminuccia le avrebbe prestato volentieri qualche vestito della piccola Berta la quale si stava abbuffando di cotolette e crespelle agli spinaci, era bellissima con tutta la bocca sporca.

Shana ci informò, coinvolgendo anche l'imbarazzato Tyrone che le aveva chiesto di sposarla e che lei aveva detto si, ci raccontò anche della proposta romantica con cui glielo aveva chiesto e venne leggermente preso in giro dai ragazzi in quanto sosteneva sempre che lui non era tipo da smancerie e romanticherie, invece aveva regalato un meraviglioso anello alla sua futura moglie in oro rosa, dopo averle chiesto di passare il resto dei giorni con lui nel ristorante preferito di lei con tanto di serenata e fiori a non finire.

Le ragazze, tranne Lucy che dovette correre dietro a Berta in quanto aveva cominciato a correre in giro per la casa urlando a squarciagola chi riesce a prendermi e Jess siccome con il pancione che si ritrova era meglio che stava seduta, la cucina non era molto grande già di suo in più avevamo allungato il tavolo dunque si faceva un po' fatica a muoversi, mi passarono i piatti che sciacquai pronta per riempire la lavastoviglie.

Fummo tutti interrotti quando sentimmo il campanello suonare, io e Niko ci scambiammo uno sguardo

" aspettavate qualcuno?" chiese Rowdy mentre mi porse il suo piatto vuoto

" io non conosco nessuno a parte voi quindi!" gli dissi per poi sciacquare il suo piatto e infilarlo nella lavastoviglie

" sarà Ty " disse Niko andando ad aprire la porta, non conoscevo questo Ty, non sapevo chi fosse, non era mai passato prima.

" e tu chi sei?" a quell'accento americano un po' troppo sporcato bloccai ogni mio movimento, ma che diavolo, non era possibile, rischia pure di far cadere uno dei piatti del nuovo set che avevo comprato, Sally mi guardò accigliata, o si non andava tutto bene, e dalla sua faccia pensai a come dovesse essere la mia. Sorpresa era decisamente riduttivo

" cosa ci fai qui?" chiesi a Laurent che mi guardava divertito, fu strano vederlo indossare un paio di bermuda e una semplice t-shirt bianca, ormai ero abituata a vederlo in completo per via del lavoro che faceva.

" in realtà ci siamo tutti " sentì la voce di Tai che spuntò dalla porta seguita dal caschetto biondo spettinato di Katy

" ciao sorellona " mi salutò muovendo le dita della sua mano destra, diciamo che non ero l'unica sorpresa anche i miei nuovi amici, se possiamo definirli così erano sorpresi.

" questo è odore di Quibe " e anche la testa di hamet fece capolino nella stanza, adesso cosa diavolo stava succedendo.  

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