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Mama Cry

CAPITOLO 8 

Nemmeno le parole di Katy avevano funzionato, nessuno riusciva a farmi smettere di pensare al peggio, conoscevo mamma, era una persona pacata e composta, ma era brava con le parole per farti capire al cento per cento il suo disappunto, senza dover alzare il tono di voce. lei e papà non potevano essere più diversi di così. Perché avrei dovuto pensare a qualcosa di positivo? la mia vita non aveva nulla di positivo, non c'è mai stato nulla che fosse andato per il verso giusto, perché avrebbe dovuto comunicare ora?!

Ormai non avevo più tracce di rossetto perchè l'avevo mangiato tutti, non l'avrei messo anche se sapevo che si sarebbe accorta della mancanza, mamma era troppo attenta ai dettagli e alle presentazioni.

Mi aveva inviato un messaggio dicendomi che aveva prenotata in un ottimo ristorante, e mancavano giusto trentacinque minuti esatti all'appuntamento. Non ero mai stata così nervosa in tutta la mia vita, ma ne andava del mio futuro e della mia famiglia. Dipendeva tutto da questa cena.

Non ce l'avrei fatta a guidare ero troppo nervosa, mi tremavano le mani non riuscivo a stare ferma, diciamo che un incidente era fuori programma! Laurent si era offerto di accompagnarmi e avevo accettato, era il maggiore e a volte credeva che avesse diritti maggiori sugli altri, quindi anche se Thai si era offerto per primo lui si era imposto, e la cosa non mi sorprendeva.

Il viaggio fu molto più lungo di trentacinque minuti per la sottoscritta, perchè Laurent non aveva smesso un secondo di parlare, di darmi consigli, di dirmi come prendere nostra madre, era anche mia madre, sapevo esattamente cosa le desse fastidio e cosa no e ora tutto di me le dava fastidio. Non ascoltai una parola di quello che disse, anche perchè la mia mente stava elaborando un discorso che fosse degno degli Oscar per cercare di raccontarle tutto in maniera pacata, corretta e decente. Cercavo una scappatoia, una via di fuga, un altra bugia, ma sapevo che era tutto inutile, avrei dovuto prendere in mano la mia coscienza e dirle come stanno veramente le cose.

Quando parcheggia davanti a l'Atelier de Joel Robuchon, feci per aprire la portiere ma Lauren mi afferrò il polso così fui costretta a girarmi verso di lui

" so che non hai ascoltato una parola... quindi Cam si te stessa, mamma ha sempre apprezzato questo in te, ci ha provato in tutti i sensi a farti diventare come lei ma tu sei rimasta sempre fedele a te stessa " ma se non sapevo nemmeno io chi fossi.

Penso sia una cosa che capita a chi ha un passato come il mio, quando non sai da dove vieni, non sia le basi del tuo passato, non crei un futuro solido, non hai le fondamenta. La vita ha sempre scelto per te, in qualsiasi situazione possiamo dire, io ho sempre preso quello che veniva, eccetto una volta.

Annuì alle parole di mio fratello e scesi dalla macchina, la distanza che percorsi fino alla porta d'entrata fu un tuffo nel passato. Mi tornarono alla mente i miei ricordi legati ai Delacroix, a papà che cercava di far avvicinare una bambina timida, che teneva per mano la mamma e cercava di ambientarsi, papà mi aveva offerto latte e biscotti la prima volta che misi piedi in quella casa, si era messo davanti alla porta, dopo parecchi incitamente di Christine avevo allungato la mano e avevo accettato il biscotto, tenendo per mano Thai che già aveva finito il suo di biscotto. Piansi alla vista di Lauren e Hamet, non mi aspettavo altri estranei, non parlavo la loro lingua e volevo solo sparire.                                                                                                                                                                          Le prime settimane per quanto possa ricordare, so che furono piene di gioia e risate, Laurent e Hamet cercavano sempre di farmi ridere per evitare che piangessi di nuovo alla loro vista, ma io riuscivo solo a fare una smorfia. Mamma e papà, che non so nemmeno se potrò ancora chiamarli così, ci davano un sacco di tipi di cibi diversi e ci fissavano come dei falchi mentre li assaggiavamo. A Tahi piaceva tutto e poche cose non gli piacevano, io non li guardavo, fissavo il piatto e mangiavo; credo che siano passati mesi prima che iniziassi a socializzare, dicevo pochissime parole e mi facevo capire a gesti.

E poi è cambiato tutto, sono diventata espansiva dopo un anno, correvo per casa mentre giocavo a nascondino con i miei fratelli, mi ricordo le lezioni di pittura con papà, io e Mamma che facevamo i biscotti, le lotte con i cuscini e le lezioni di violino, la prima canzone che mamma mi fece imparare, il primo film che guardavamo assieme, i vestiti che mi comprava chiedendomi sempre se mi piacessero, erano tutti rosa.

I ricordi più belli sono legati alla comunicazione, a io che cercavo di capire la loro lingua e loro la mia, mamma era la più buffa, non era molto brava con le lingue e faceva spesso confusione con quello che le chiedevo, io ridevo delle sue facce buffe quando capiva che aveva inteso male, si metteva le mani sulla testa e rideva, la sua risata era contagiosa. La sua risata fu la prima cosa che mi fece sorridere.

Quando arrivò Katy io ero come i miei fratelli al mio arrivo, la spiavamo da dietro l'angolo, feci il falco quando dovevamo capire cosa piacesse a lei, ma feci anche la gelosa, perchè mi aveva portato via la donna che mi dava più attenzioni.

I miei anni con i Delacroix mi affiorarono alla mente in questi brevi due minuti che mi portarono a quella porta, con un grosso respiro, spinsi l'enorme porta di vetro ed entrai nel ristorante.

Dissi il nome al cameriere che mi indicò il tavolo in cui era seduta mia mamma, era di spalle, la camminata per arrivare da lei sarebbe stata la più lunga e la più difficile della mia vita. Quando arrivai mi misi di lato, si girò con il sorriso più grande al mondo, per poi fissarmi leggermente confusa

" Camille?" non riconosceva nemmeno sua figlia, un senso di vuoto mi attraversò, volevo scappare via come avevo sempre fatto, proprio come una codarda.

" ciao mamma " le dissi a fiato corto, ci volle un po' per riprendersi per poi indicarmi la sedia di fronte alla sua, e fu proprio quando mi sedetti davanti a lei, che mi sembrò di tornare a quando entrai in quella casa, a quanto avevo paura di affezionarmi ad altre persone, a quanto mi sentissi sotto esame per vedere se loro mi avrebbero tenuto o mi avrebbero mandato via.

E fu più forte di me, abbassai la testa e fissai il tovagliolo, mi vergognavo, non avevo il coraggio di vedere cosa dicessero i suoi occhi, non volevo vedere quanto fosse delusa.

" non riesci nemmeno a guardarmi" le sue parole mi fecero chiudere gli occhi e scossi la testa. Mi vergognavo veramente tanto avevo 27 anni e li davanti a lei mi sembrava di essere tornata la bambina di 3 anni che non era in grado di guardare suo padre. Ero disarmata.

" Camille, guardami " era sottile, ma sapevo che era un ordine, così dopo un grosso respiro la guardai e che dire, non era felice, era di pietra e serissima, non era nulla di buono.

" sei cambiata " sapevo che non intendeva in modo positivo, anche perchè il suo sguardo di disapprovazione per le mie braccia tatuate era più che evidente.

" sono passati parecchi anni dopo tutto " annuì alle mie parole e poi prese il tovagliolo e se lo mise sulle gambe

" ordiniamo " non era una richiesta, era un ordine, e mi stava più che bene perchè voleva dire che si stava sorvolando il discorso, anche se per poco, ma stavamo sviando.



A metà portata decisi che era arrivato il punto di fine, non potevo andare avanti così, se lei non sapeva come aprire il discorso l'avrei fatto io. Come mi aveva insegnato deposi le posate ai lati del piatto e poi lo affrontai, anche perché di mangiare non se ne parlava, facevo molta fatica.

" ti ho mentito mamma, per quasi dieci anni " le mi guardo, posò le posate ai lati del piatto e mi fece segno con le mani di andare avanti. Mi guardava negli occhi, io non riuscivo nemmeno a mantenere i miei occhi a contatto con i suoi.

Non sapevo da dove cominciare, il discorso preparato in macchina era volato, in fumo.

" comincia dall'inizio" mi disse come se mi avesse letto nel pensiero. Feci un respiro profondo, cominciare dall'inizio voleva dire tornare a tutto quello che era il mio passato.

" quando sono partita per Praga, l'ho fatto sia per trovare me stessa che per studiare all'università - mi chiese se almeno la laurea fosse una cosa vera e che non mi ero inventata anche quello - sapevo che nulla di quello che avrei fatto ti sarebbe andato bene, mi sono laureata solo perchè sapevo che ci tenevi, ma non era quello che volevo fare. Infatti ho usato i vostri soldi solo per quello " mia madre mise le mani incrociate sotto il mento, aveva appoggiato i gomiti al tavolo ed era una cosa che non le avevo mai visto fare.

" e cosa volevi fare che non avresti potuto fare a Parigi? " tutto e niente.

" La tatuatrice, tu hai sempre dato più importanza all'immagine e a cosa la gente pensasse di noi, quindi era fuori discussione. Non me l'avresti mai lasciato fare, quindi l'ho fatto di nascosto " rimase scioccata dalle mie parole e poi posò lo sguardo sulle mie braccia.

" deduco tu ci sia riuscita, complimenti " odiavo quel tono di voce, quella finzione di felicità e gioia per una cosa che in realtà non approvava.

" Ho trovato me stessa con questo, quando lo faccio mi sento me. Non mi sono mai sentita viva come quando faccio questo lavoro " mi guardò come se avessi appena parlato in un'altra lingua.

" Appena tuo padre sa come hai speso bene i nostri soldi, voglio vedere come sarà contento " come se non avesse sentito che i suoi soldi non li ho nemmeno toccati.

Ora non me ne fregava più nulla, tanto sapevo già come sarebbe andata a finire, mi avrebbe detto che potevamo anche andare ognuno per la sua strada e da domani sarei tornata al mio cognome.

" lo sanno tutti mamma, sei l'unica a cui non l'ho detto perchè sapevo che avresti fatto qualsiasi cosa per impedirmelo e riportarmi a casa. E te lo sto dicendo ora solo perché l'hanno voluto loro, non io - vidi per la prima volta il suo sguardo vacillare dall'incredulità - e comunque non ho usato un soldo Delacroux per i miei sogni, ho lavorato in un night club, ho fatto la baby sitter e lavoravo in un supermarket la mattina, vivevo in un monolocale per risparmiare. Non ho usato un centesimo dei vostri soldi per quanto papà me li ha sempre messi sul conto ogni mese " ora sapeva la verità e potevo benissimo andarmene, mi ero stufata anche di dare spiegazioni ad una persona che comunque avrebbe messo un punto tra di noi, perchè per lei era tutto bianco o nero, le sfumature non esistevano per lei.

Feci per alzarmi quando mi allungò la mano per fermare il mio movimento.

" quei vestiti mi dicono il contrario " beh erano soldi vostri ma miei.

" da persona furba mi sono aperta un conto e ho investito nella stessa azienda di cui sono proprietaria per un quinto " sapevo quanto valeva l'azienda di famiglia e ne avevo approfittato, in più Hamet mi teneva sempre super aggiornata.

" E comunque se l'avessi saputo, certo che ti avrei portata a casa, hai sprecato il tuo potenziale per una cosa così frivola, saresti stato un ottimo medico " io non volevo essere un medico è questo il problema alla base

" era il tuo sogno essere un medico non il mio, ho avuto un'infanzia in cui ogni cosa che subivo o facevo non era per mia volontà, non pensavo che avrei dovuto considerare te uguale a loro - ora si che era veramente sbalordita dalle mie parole - è anche il motivo per cui ho scelto che da quel momento in poi avrei fatto solo ciò che volevo. Ne tu, ne papà ne i miei fratelli avrebbero scelto per me, avrei scelto io. So che ti vergognavi di come ho passato gli ultimi due anni a casa, so che era un comportamento inadeguato per una Delacroix, perchè tu hai sempre dato più peso alle apparenze che a come stavano i tuoi figli, scommetto che non sai nemmeno che Katy non voleva fare l'avvocato. Ma tu scegli sempre le carriere per tutti " scossi la testa, fece per parlare ma la fermai.

" Parlo io, tu l'hai già fatto per anni. Sai non volevo incontrati perché sapevo che ti saresti arrabbiata, ma ora sono io arrabbiata. Forse non avresti dovuto scegliere me quando mi hai adottata, forse avresto dovuto scegliete solo Thai. Perchè se vuoi adottare un bambino è per amore, non per creare delle mini copie di te stesso organizzando la loro vita dal momento in cui entrano in casa tua al momente in cui muoiono. Sapevi il mio passato e quello che avevo subito, lasciando perdere il fatto che me lo avete tenuto nascosto, ma una bambina che subisce quello che ho subito io, che vede quello che ho visto io, come puoi costringerla a fare sempre ciò che non voleva. Non ho mai fatto nulla per infangare il vostro nome, non mi sono mai comportata male, ti avevo chiesto solo di studiare arte e tu me l'hai impedito che poi papà è un critico d'arte quindi mi chiedo dove stava il problema!? ma tu volevi una mini te stessa. Volevo vestirmi diversamente ma me l'hai impedito, a scuola volevo stare da sola e me l'hai impedito perché dovevo stare insieme ai figli di quelle galline che vedi ogni sabato mattina al club, per poi sparlare di loro quando metti piede in macchina per tornare a casa.

Perchè per te contano solo le apparenze e i giudizi, non se i tuoi figli sono felici.

Come la stronzata del sabato sera tutti a casa, quando sai perfettamente gli sforzi che i miei fratelli fanno per essere lì per una stupida cena quando magari vorrebbero passatela con la persona che amano. So che papà ti ama, ma mi sono sempre chiesta perchè passasse così tempo lontano da casa, se ti imponi anche su di lui forse lo fa perché chiedere il divorzio vorrebbe dire scandalo " Non me lo aspettai, mi diede uno schiaffo e se ne pentì subito dopo per via del mio passato e di quello che avevo subito.

" scusami " scossi la testa, in quel momento il mio passato non centrava nulla, me l'ero meritata ma non per la strada che avevo scelto, ma per come le stavo parlando.

" per la prima volta, questo schiaffo significa che mi stai ascoltando. Sei stata una madre fantastica quando ero piccola, ma non ho capito perchè poi hai cercato a tutti i costi di farmi essere come te, quando sapevi che non lo volevo. Papà la sera mi chiedeva scusa perchè facevo cose che era evidente a chiunque che non volessi fare. Sai cosa gli dicevo, che ve lo dovevo perchè voi mi avevate dato una chance nella vita, lui mi rispondeva sempre che non mi avete adottato per fare ciò che volevate voi, ma per avere una possibilità di essere ciò che volevo " vidi una lacrima scendere dal suo volto, quindi feci un respiro profondo e mi tranquillizzai.

" quando scoprì la verità, partì per Praga anche per capire me stessa, vivevo da due anni come un automa, e si seguirti era facile ma non ero felice. Papà mi ha consigliato di capire cosa volessi fare della mia vita, quindi partì" a quel tempo persino guardarmi allo specchio mi risultava difficile, non riuscivo a capire chi avessi davanti, e per quanto ora ho ancora dei problemi so chi sono e come voglio che sia la mia vita.

" ho sempre pensato che io fossi ciò che ti tenesse con i piedi per terra, che ti facesse stare bene, ho sempre pensato che io fossi il tuo tutto " annuì alle sue parole.

" Era così mamma, ma so che avevi capito che non potevo più fare quello che volevi, eppure non hai fatto nulla per cercare di capirmi " fu lei che abbassò lo sguardo sul piatto

" Ho sempre fatto fatica a capirti, eri indipendente sin da bambina eppure si vedeva il tuo bisogno delle persone. Ho cominciato ad essere la cosa di cui avevi più bisogno al mondo che poi ho finito per creare una piccola me. Ho sempre e solo voluto il tuo bene, che fossi forte e che ti lasciassi alle spalle il tuo passato che ho finito per essere come mia madre. E non mi sono accorta che invece ti stavo soffocando " mi morsi il labbro inferiore, ormai io avevo mentito a lei e lei mi aveva soffocato.

" ti va un giro?" le chiesi, avevo bisogno di uscire da questo posto e avevo un bisogno assurdo di respirare aria fresca. Annuì alla mia risposta, dopo che pagai il conto ci avviammo verso l'uscita e cominciammo a passeggiare per il distretto. Ci incamminammo verso il suono di un violino

" almeno quello ti piaceva oppure lo facevi per me?" in realtà mi piaceva suonare il violino anche perchè tutti e cinque suonavamo uno strumento, Laurent e Thai avevano scelto il pianoforte, io il violino, Katy l'arpa e Hamet il violoncello, mi piaceva quando suonavamo tutti assieme mentre mamma ci guardava sognante.

" quello mi piaceva, anche perchè l'ho scelto io il violino " annuì alle mie parole, che poi fosse lo stesso strumento che suonava lei era un altro discorso, però mi ricordo quanto volesse la perfezione proprio per quel motivo, lei suonava benissimo infatti quando era giovane aveva suonato per un orchestra abbastanza prestigiosa. Quel chiedere sempre il massimo e la perfezione non era un problema, perchè già di mio era qualcosa che cercavo.

" mi ricordo ancora quando ti insegnai Chevaliers de Sangreal di Hans Zimmer " me la ricordavo ancora, era una delle mie preferite

" ne ero ossessionata, poi mi avevi fatto vedere il Codice da Vinci e mi era piaciuto talmente tanto che volevo sempre che mi portavi al Louvre passando per la Linea della Rosa " sorrise a quei ricordi

" me lo ricordo, avevo cercato ovunque per trovare il percorso giusto. Ma la cosa che mi fa più ridere è quando ti sei messa in testa che volevi a tutti i costi vedere la tomba, perchè avevano ragione loro " Risi a quelle parole, si ero proprio ossessionata da quella storia.

" eri letteralmente ossessionata, guardavi in continuazione quel film, eri persino arrivata a voler fare lo stesso lavoro del professor " verissimo, poi Hamet e Laurent avevano cominciato a prendermi in giro dicendomi che era solo un film e che credevo a qualsiasi cosa, erano stati molto cattivi.

" mi piacevano tanto quelle cose, poi era pieno di quadri, chiedevo sempre a papà se sapesse di quadri che celavano misteri o grandi segreti " ora fu lei a ridere di gusto

" oh si che me lo ricordo, mi implorava di farti smettere. Eri una ragazzina di quattordici anni con una passione per i misteri, frugavi anche in giro per casa per vedere se c'erano segreti da risolvere " ero stata parecchio rimproverata per quello, avevo messo più volte il naso dove non avrei dovuto e che dire, i miei fratelli avevano cominciato a cambiare posto ai loro segreti.

" alla fine avevo trovato un sacco di cose, specialmente di Hamet " si mamma sicuramente si ricordava di quando mi aveva presa a sacco di patate e mentre mi urlava di farla finita mi portava verso la piscina coperta, beh in un primo momento non avevo fatto molto caso al fatto che mi avrebbe scaraventato in piscina e quindi ridevo come una matta perchè gliel'avevo fatta di nuovo, ma quando mi ero accorta delle piastrelle avevo capito le sue intenzione e avevo cercato di farlo cadere con me, ma fui l'unica a trovarsi fradicia dalla testa ai piedi. Indossavo l'uniforme della scuola, mamma si ero infuriata perchè il cambio era in lavanderia e quelli non sarebbero mai stati pronti per il giorno dopo, quindi sotto il suo occhio vigile, aveva messo i tre maschietti a lavarmi i vestiti e ad asciugarli così che fossero impeccabili per il giorno dopo.

Continuammo a passeggiare e a parlare del più e del meno, non capivo come eravamo rimaste ma sapevo che avrei scoperto a breve il verdetto. Quando fu l'ora di andare venimmo divise, lei perchè era arrivato Gérard, l'autista per riportarla all'hotel in cui alloggiava, mentre io presi la metro, non volevo chiamare nessuno. Diciamo che con il mio vestito in metro, ero uno spasso.

Quando arrivai a casa le luci erano spente, tutti erano tornati ai propri alloggi e Niko dormiva beato sul divano, forse aveva cercato di aspettarmi sveglio ma il sonno aveva avuto la meglio. Gli sistemai meglio la leggera coperta e me ne andai in camera mia, era parecchio buffo sul divano, aveva da le ginocchia in poi fuori dal divano e le spalle erano troppo grosse per la profondità del nostro divano.



Mi svegliai quando il sole era bello alto in cielo, saranno sicuramente le nove della mattina, di una calda domenica. Uscì dalla stanza e trovai Niko intento a preparre il caffè, mentre i miei fratelli erano seduti intorno al tavolo, fantastico già di prima mattina a discutere, che palle. Niko mi porse una tazza fumante di caffè e lo ringraziai mettendogli la mano sulla spalla, poi mi misi a sedere di fianco a Katy.

" allora?" mi chiese Thai, quando mandavano lui in avanscoperta era perchè gli altri non sapevano come prendermi, era difficile capirmi ero un libro che si poteva giudicare dalla copertina, ma poi era molto complicato da capire una volta aperto.

Cominciai a raccontargli per filo e per segno quello che era successo la sera prima, da quando ero scesa dalla macchina a quando ero salita in metropolitana, Katy mi disse che avrei dovuto chiamarla mi sarebbe venuta a prendere molto volentieri. Il mio piccolo confetto era la cosa più dolce su questo mondo, c'era sempre per lo sconforto di uno dei suoi fratelli ed era piena di belle parole per tutti.

" non mi sembra che si sia arrabbiata?!" Hamet aveva bisogno della conferma di tutti, se tutti avremmo pensato lo stesso allora eravamo fuori pericolo, ma se anche solo per uno di noi la mamma sembrava arrabbiata, allora era impossibile capire chi avesse ragione.

" a me ha scritto stamattina presto che tornava a casa " Laurent fece crescere il dubbio in tutti, ma poi si corresse dicendo che aveva un intervento importante nel pomeriggio.

" beh è venuta da sua figlia il giorno prima di un intervento così importante, penso che voglia dire qualcosa " Mamma non era tipa da queste cose e mi era piaciuto che Thai avesse sottolineato questa cosa.

" non lo so ragazzi, non ho voglia di scervellarmi per capire cosa abbia deciso. Tanto lo noteremo tutti cosa deciderà di fare " Katy mi sorrise e mi strinse la mano

" ha ragione Cam, vediamo come va. Io sono fiduciosa " anche i ragazzi cominciarono a dare ragione alla più piccola del gruppo.

Cominciai a chiedergli ora cosa avrebbero fatto loro, Laurent aveva un colloquio con una ditta importantissima cinese quindi non sarebbe tornato a Parigi, Hamet ne avrebbe approfittato per fare un salto al MIT, era uno dei migliori studenti che avessero mai avuto. Thai aveva un copione da imparare a memoria per una nuova serie tv e Katy era in ballo con gli ultimi esami prima del tirocinio e della stesura della tesi, era ancora parecchio indecisa su tutto, ma sapeva che prima o poi le sarebbe venuto in mente qualcosa. In tutto questo Niko aveva ascoltato un pochino e poi se n'era andato a prepararsi perché aveva un pranzo con suo fratello. Hamet era dispiaciuto avrebbe voluto passare ancora del tempo con lui.

" oh, c'è papà che mi sta chiamando " Laurent mise il telefono al centro del tavolo e mise in vivavoce.

" ciao papà, ci siamo tutti. siamo a casa di Cam " papà ci salutò e ci chiese come stavamo e com'era andato il volo ai miei fratelli, avevano usato i jet privati dell'azienda ed erano arrivati il prima possibile a miami, le modifiche che i nostri ingegneri stanno mettendo in campo sotto l'occhio critico e pignolo del Turco stavano venendo da Dio. Al ritorno però avrebbero preso tutti degli aerei di linea, a parte Laurent che ormai uno era il suo personale, era quello che si spostava più di tutti e diciamo che necessita di risparmiare tutto il tempo perso che si ha in aeroporto.

" ma ora passiamo alla mia artista - ecco dovevo ricominciare a spiegare tutto di nuovo - com'è andata?" appunto, raccontai di nuovo tutto anche a papà con l'aiuto anche dei miei fratelli. Anche papà non sapeva come l'aveva presa mamma, ma era fiducioso, alla fine mi aveva sgridato per averle detto che era l'unica a non esserne al corrente, appena sarebbe atterrata era sicuramente il primo che avrebbe chiamato, si aspettava già di litigare.

Mi consigliarono tutti di stare tranquilla che secondo loro non sarebbe successo nulla, poi mi salutarono tutti calorosamente tranne Katy che lei sarebbe partita alla sera, sarebbe stata un po' con me per distrarmi e per parlare di qualcos'altro.

Sarebbe stata una giornata tra i ricordi, perché a Katy piaceva parlare del passato e dell'infanzia collegandola ai giorni attuali, cercava sempre di mantenere un po' della spensieratezza di quando era bambina nella donna bella e matura che era ora. 

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