God save me but don't drown me out
CAPITOLO 9
" papà basta " ero pienamente consapevole che era tutto inutile, la mia pietà non l'aveva mai fatto fermare, non smetteva mai anche se piangevo, anzi di solito più piangevo e più mi rimproverava che non dovessi piangere perchè era una cosa che gli dava tremendamente fastidio.
Non mi rispose, continuò a muoversi, i versi da animale che uscivano dalla sua bocca ormai popolavano i miei incubi, mi faceva male tutto, e c'era sempre tanto sangue, ormai il mio letto era una macchia di sangue, mamma rideva quando vedeva tutto quel sangue e poi tornava in sala dicendo che doveva prendere le sue medicine.
I miei genitori facevano cose brutte, però ero riuscita ad evitare che le facessero anche al mio fratellino, lui era piccolo mentre io avevo già sei anni e potevo prendermi cura di lui
" quante volte ti ho detto di non piangere " mi disse arrabbiato per poi tirarmi una sberla, so che avrei dovuto fare ciò che mi diceva, ma non ci riuscivo io ci provavo con tutta me stessa a non piangere, ma era più forte di me, le lacrime uscivano anche se io gli dicevo di no
" devi fare ciò che ti dico io Kordelia, hai capito! " mi intimò, poi si alzò dal letto, mi guardò con sguardo schifato e se ne andò.
Mi svegliai di soprassalto, ero sudata dalla testa ai piedi, la mia t-shirt era quasi inzuppata; da tutta la situazione con mia madre gli incubi erano decisamente peggiorati, nemmeno le pastiglie li tenevano lontani, e non volevo assolutamente dover rifare la trafila che avevo fatto da ragazza, non volevo un altro psicologo a cui raccontare i miei problemi.
Ormai non c'era notte in cui dormissi serena senza svegliarmi con gli incubi, mi sembra di essere tornata a sedici anni, quando la mia vita era influenzata dal mio passato, era ciò che avevo aggrappato all'anima. Stava diventato difficile persino lavorare, quando ero assorta nel mio lavoro la mente vagava ai ricordi e avere poche ore di sonno alle spalle non mi rendeva lucida. Andare al lavoro stanca non era il modo in cui volessi iniziare questo nuovo percorso, una persona stanca non da il massimo e io sono una persona che da sempre il massimo, lavorare mi distrae dalle cose che succedono nella mia vita, ma ora non era così. Seth mi aveva detto che potevo prendermi del tempo per riprendermi, perchè sì, una cosa che odiavo, ma era evidentissimo che non ci fossi al 100% e che avessi dei problemi.
Il problema principale era proprio stare a casa, mi conoscevo abbastanza bene, rimanere da sola e senza distrazioni mi avrebbe fatta cadere nel baratro, e io in quel buio non ci volevo tornare.
Inoltre sapere che mamma non si fosse fatto sentire dopo settimane mi faceva scervellare, non sapevo se alla fine era tutto a posto o se stava cercando dic apire se ce l'aveva ancora con me.
Mi legai i capelli in una crocchia disordinata mentre mi alzai dal letto, la sera scorsa mi ero addormentata solo per stanchezza, stava diventando difficile addormentarmi normalmente perché pensavo già a cosa avrei potuto sognare, quindi cercavo di rimanere sveglia finché riuscivo. Ieri sera stavo disegnando e penso di essere riuscita a rimanere sveglia fino all'1, ero sommersa da disegni a carboncino e avevo persino cominciato a fare quello stramaledetto disegno, sapevo che era lui, l'uomo che ha reso la mia infanzia orribile, colui che mi ha reso debole e mi ha inginocchiata al suolo senza chiedermelo. CIò che ha fatto ad una bambina, fragile, indifesa, impaurita; ho sempre creduto che vederlo morto o sapere che sia in carcere avrebbero alleviato le mie sofferenze, ma la mia psicologa mi aveva detto che non avrei dovuto aggrapparmi a quello per riuscire ad uscirne.
Mi avvia verso la cucina perchè avevo terribilmente bisogno di un bicchiere d'acqua gelata e di riprendermi, non potevo prendere le pastiglie perchè non era passato abbastanza tempo dall'ultima volta. Consapevole che ormai non avrei più chiuso occhio, a peso morto mi diressi verso il pensile in cui avevo riposto in maniera ordinata i bicchieri puliti da lavastoviglie.
Notai quando afferrai la caraffa e il bicchiere, che le mie mani tremavano, anche troppo, chiusi gli occhi e presi un profondo respiro per calmarmi e cercare di far funzionare le mani, ce la puoi fare, ce l'hai fatta una volta e ce la farai anche una seconda, me lo ripetevo ogni volta, puntualmente era sempre più difficile. Non ero per niente forte anche se mi piaceva credere e dimostrare il contrario alla mia famiglia e alla gente, non era così.
Mi voltai pronta per tornare in camera, ma mi bloccai sui miei passi quando il movimento di un ombra si fece troppo vicino, il mio cervello non cercò nemmeno di dare una spiegazione ed essere razionale, ero troppo agitata e il panico si insinuò in me portandomi a mollare la presa sul bicchiere, il quale si ruppe in mille pezzi sotto di me e il baratro del mio passato si fece di nuovo vivo.
" quante volte ti ho detto che non devi metterti in mezzo " urlò mio padre lanciando un bicchiere di vetro nella mia direzione, ero in mezzo alla sala, mio fratello dietro di me, come se potessi fargli scudo con il mio corpo. Papà stava scagliando piatti, bicchieri, ogni genere di cosa contro di me mentre la mamma rideva sul divano, avevo paura, era una risata malsana, pazza e psicopatica, ciò che fumava aveva un forte odore che mi arrivava alle narici.
" guardami quando ti parlo " meccanicamente alzai lo sguardo su mio padre, ora aveva un coltello in mano e mi si gelò il sangue Cam
" devi smetterla hai capito " era di fronte a me, Abel piangeva sulla mia maglietta e la stringeva forte, mi disse che non voleva che papà mi facesse quelle cose brutte per colpa sua, gli rispondevo che lo facevo perchè era mio dovere, ero la sorella maggiore io.
Annuì alle parole di mio padre, cercando di calmarmi e non farmi vedere debole, dovevo essere forte per e Abel, ci dovevo riuscire a tutti i costi. Cam
Quando la lama si avvicinò al mio braccio trattenni il fiato, cercai di respirare senza agitarmi, faceva male, me lo ricordo, ma meglio io che Abel, sempre meglio io che lui. Così chiusi gli occhi, cercando di immaginarmi un briciolo di gioia e felicità che caratterizzava la mia vita. Immaginai i fiori in primavera, con quella brezza leggera che ti faceva volare i capelli e il vestitino, pensai alle margherite, a un prato ricoperto di margherite, mi piacciono le margherite, non sentire dolore, non è reale, pensa a correre nel campo.
" Cam! " lo scossone violento mi riportò alla realtà, no diamine non potevano cominciare anche questi, tremavo dalla testa ai piedi e avevo il fiato corto e mi sembrava di soffocare. Niko si pose davanti a me, mi mise le mani sulle guance, ma mi scostai, quando stavo male non amavo essere toccata. I capelli gli ricadevano sul viso ed erano tutti spettinati ed era visibile l'agitazione e la preoccupazione nei suoi occhi, quegli occhi, mi concentrai su quelli cercando di perdermici dentro, e comincia a fare ciò che sapevo, a contare il mio respiro per tranquillizzarmi.
" stai bene?" mi chiese a bassa voce quando mi ero tranquillizzata, riportando le sue mani sulle mie guance e questa volta non mi scostai, era palesemente troppo preoccupato, ma non riuscì a rispondergli a voce così scossi la testa.
Accadde qualcosa di inaspettato, ma che era già successo una decina di giorni prima, mi tirò a sé e mi abbracciò. Mi lasciava di stucco, non avevamo un rapporto, stavamo cominciando ad andare a malapena d'accordo, nessuno dei due avevo dato incoraggiamenti a cercare di essere almeno amici, non l'avevo avvicinato in nessun modo, quindi non capivo tutto questo interesse nei miei confronti, io non ne avevo bisogno, io mi bastavo.
" devo raccogliere il vetro " la mia voce era un sussurro che non credo nemmeno sia riuscito a sentirmi, mi preoccupai, perché la mia voce uscì senza la minima emozione, ero vuota per l'ennesima volta nella mia vita, ero un guscio vuoto.
" faccio io, non ti preoccupare " annuì alle parole di Niko, mise le sue mani sui miei fianchi per spostarmi, le percepì a malapena, mi sollevò leggermente per farmi sedere sulla penisola della cucina, prima di abbassarsi a sistemare il mio disordine, mi sorrise.
Non lo capivo, non capivo i suoi comportamenti, non capivo perchè sembrava tanto il ragazzo che amava la solitudine che era scontroso e arrogante, poi c'era questo, il suo lato protettivo, gentile e altruista.
Si piegò sul pavimento e raccolse i pezzi di vetro più grandi per poi appoggiarli al mio fianco, quando i nostri sguardi si scontrarono nuovamente, mi regalò un altro sorriso, e fu strano, ma riuscì a scaldarmi, riuscì a percepire quel calore. Pensare che credevo non ne fosse capace.
Afferrò la scopa per rimuovere anche i pezzi più piccoli, ritornai alla mia mente, sentivo il fruscio della scopa sul pavimento, e tenendo gli occhi fissati sulle mie mani afferrai un pezzo di vetro grande e cominciai rigirarlo tra le dita, il vetro tagliava, tanto quanto i coltelli di che usava un abile chef. A volte vorrei che le cicatrici sul mio corpo siano state il frutto di cadute di una bambina esuberante e sbadata, la quale crescendo non si era ricoperta di tatuaggi per cercare di coprirle, mi basta anche che fossero il frutto di un incidente, tutto ma non della pazzia di mio padre, del suo essere malato, viscido, sporco, quello sporco che mi ha contagiata fino alla punta più profonda della mia anima.
Feci passare il pollice sul lato scheggiato, non volevo tagliarmi, anche se a volte penso a quella sensazione, a quel dolore fastidioso e intenso che si prova quando la pelle viene lacerata, non lo provavo da parecchio, eppure mi ricordavo esattamente quello che si provava, quella sensazione di bruciore, e in questo momento mi sembrava quasi di volerlo di nuovo, ma stavolta il controllo ce l'avevo io, avrei scelto io dove fermarmi e quanto profondo doveva essere.
" hey, potresti tagliarti lo sai" non era una domanda eppure risuonava come tale, come se cercasse di capire se lo sapevo o se quello che stavo facendo era assolutamente voluto. Mi prese il pezzo di vetro dalle mani e lo allontanò da me, e cominciai a far scorrere il pollice sulla parte interna delle dita tra indice e medio, dove una piccola cicatrice ci abitava, quella era l'unica che mi ero fatta casualmente, cadendo mentre giocavo con Tahi da piccola.
" lo so, mio padre me l'ha insegnato bene " mi guardò confuso, come se non stesse credendo alle sue parole, e io mi stupì della facilità con cui fossero uscite. Nemmeno i miei fratelli sapevano i dettagli del mio passato, mamma e papà si erano limitati a due parole, abusi e violenze, erano abbastanza grandi per capire e immaginare, quindi i dettagli non erano necessari.
" cosa?! " scossi la testa alla sua confusione e gli feci segno con la mano di lasciar perdere, tanto nessuno prestava mai molta attenzione a ciò che provavo a spiegare, nella mia mente i ricordi erano vivi, reali, quasi attuali, ma era sempre difficile dirlo a qualcuno, fargli capire e sentire il dolore che avevo provato sulla mia pelle, ne avevo parlato solo con una persona, e anche lei si era stupida dalla tanta freddezza che uscisse dai miei racconti. Era come se non l'avessi vissuta, come se ripetessi a pappagallo una storia inventata, mai esistita o scritta da qualcun altro e semplicemente letta, ero apatica verso il mio stesso dolore.
Inoltre non era proprio qualcosa che mi faceva emozionare particolarmente, quindi ne parlavo ancora meno, non solo perché la gente era spaventata dall'indolenza con cui ne parlavo.
" lascia perdere " gli dissi, poi scesi dalla penisola ero bloccata tra lui e la penisola stessa, le sue braccia stringevano con forza il marmo. Feci per liberarmi da quella gabbia umana per dirigermi in camera mia, ma Niko non me lo permise
" che succede?" sembrava quasi una domanda disperata, come se sapere cosa mi succede avrebbe fatto stare meglio anche lui, sapeva già fin troppo, sapeva delle bugie ai miei attuali genitori, non potevo raccontargli anche quella parte della mia vita, mi avrebbero distrutta dentro, inoltre mi avrebbe tenuta ancorata ancora di nuovo al mio passato, e non lo volevo.
" non posso " gli dissi cercando di sottrarmi di nuovo dalla sua presa, ma Niko fu più forte di me anche se la sua forza non mi spaventò, così mi afferrò la vita, di nuovo, mi sollevò tra le sue braccia e io mi accoccolai a lui, si sta sera forse, lui sarebbe stata la mia ancora.
Si incamminò verso la mia camera, mi appoggiò delicatamente sul letto verso la testiera, raccolse i disegni sparsi sul mio piumone, non mi passò inosservata la cura con cui li guardava, li appoggiò sulla scrivania nell'angolo, poi si girò verso di me e si fece vicino, scostò le coperte del piumone, si mise al mio fianco, mi fece scivolare sotto le coperte e non mi lasciò andare per il resto della notte.
" mia madre mi ha sempre detto, che se ti sfoghi poi stai meglio. Non ho mai ascoltato questo consiglio, ma ora ti guardo e mi sembra di avere un'altra coinquilina" mi guardai le mani, era difficile aprirmi, non sapevo nemmeno da dove cominciare, non sapevo nemmeno se ne fossi stata capace, ma di certo non l'avrei travolto nel mio buio
" invece cosa si nasconde dietro di te?" fui io questa volta a voler sapere, di solito non mi intrometto nei segreti e nel passato di una persona, so quanto possa dar fastidio essere costretto a rilevare i propri demoni.
" okay, hai ragione. " mi incitò, scossi la testa alle sue parole
" tu sai già una bella fetta sulla mia famiglia, io non so nulla di te " lo vidi prendere un respiro profondo, per poi cominciare a far scorrere le dita sulla leonessa, non mi sono mai chiesta se per caso l'avesse fatta per qualcuno in particolare
" si chiamava Nikky " lo vidi prendere un respiro profondo e chiudere gli occhi, così feci ciò che lui aveva fatto per me quando mi era stato vicino, allungai una mano sulla sua spalla, mi guardò con occhi lucidi, annuì, non avevo fretta, poteva prendersi tutto il tempo del mondo, se si odia parlare del passato, si odia ancora di più quando uno cerca di forzarti a parlarne.
" quando abbiamo preparato la cena assieme, mi sono corretto sul numero dei miei fratelli " a quelle parole chiusi gli occhi, speravo con tutto il cuore che non fosse quello che pensavo, sapevo cosa volesse dire perdere un fratello, ma mai e poi mai l'avrei augurato a qualcun'altro.
" Nikky era mia sorella. Quando era piccola abbiamo scoperto che era malata di leucemia, fu l'unica a prenderla bene pur essendo così piccola. La prima volta guarì, ma poi la malattia si era ripresenta - fece un grosso respiro e fisso il mio piumino blu con i fiori di pesco - è morta a gennaio " Gli afferrai la mano e cercai di dargli un po' di conforto, cercai di fargli capire che non era giudicato, che quello che provava e che sentiva lo percepivo alla perfezione.
" era piena di vita, mi sono chiesto molto spesso perchè a lei, perchè non a uno di noi. Eppure vorrei tornare indietro per fare qualcosa di più, per esserci di più, per fare... " non finì la frase perché tirò un pugno contro la spalliera del letto, non ero molto incline alla violenza infatti mi scostai da lui e se ne accorse, potevo capire benissimo la sua rabbia e che non si sarebbe scagliata contro di me, la sua impotenza nel cercare un modo per aiutare qualcuno che non può essere aiutato. Gli strinsi la mano, quando capì che non c'era pericolo, ora toccava a me, in più penso che allontanarlo da quel dolore per portarlo nel mio, gli avrebbe fatto bene.
" mi sono chiesta anche io perchè a me, anche io ho perso un fratello. E per quanto possa sembrare insensibile, cattivo, violento, avrei preferito che se ne andasse come se n'è andata tua sorella " percepì il suo cambiamento, la sua confusione, si spostò e si mise seduto in modo diverso, lo capivo dal letto che si muoveva, perchè da quando avevo aperto bocca, fissavo la mia mano scorrere su quella piccola cicatrice.
" Di solito in una persona che ha lasciato questa terra, si cerca di ricordare i momenti belli vissuti con lei, per cercare di allontanare il dolore il più possibile e la rabbia. Io non ne ho" mi fissava e non riuscivo a capire se fossi stata fuori luogo, se avessi sbagliato le parole, se fossi stata insensibile, mi fissava e basta. E per la prima volta, i miei occhi erano lucidi, mi girai per guardarlo, per cercare di fargli capire che mi scusavo se fossi stata indelicata.
E fu un attimo, le sue labbra furono lì, sulle mie, come una richiesta disperata sulla punta di esse, non fu un bacio passionale, non fu un bacio approfondito, fu solo uno sfiorarsi al quale era legato un messaggio preciso, io ci sono e sono quì se hai bisogno.
Quando ci staccammo, mi sdraiai sul letto a pancia in su, e Niko fece lo stesso, le nostre mani strette tra loro.
" Saremo mai meglio di così me lo sono tatuata nelle lingue dei miei fratelli in mezzo a un circo. Cercavo un modo per esprimere la mia vita. Ho cambiato paesi al pari di un circense ho visto cose e subito cose che non augurerei a nessuno. Eppure spero sempre che la gente migliori " non era proprio una confessione, ora come ora erano solo i miei pensieri.
" quando ero bambina, mi ripetevo costantemente quella frase, sperando che mio padre e mia madre potessero migliorare " si appoggiò su un fianco e mi fissò confuso, chiusi gli occhi così non ce l'avrei fatta
" se continui a guardarmi non ce la faccio" lo guardai seria, perchè per quanto non c'era nulla di male, io mi vergognavo del mio passato e avrei tanto voluto cancellarlo via, ero anche riuscita. Annuì alle mie parole e si sdraiò nuovamente
" quel tatuaggio copre ventisei tagli, anche se il mio occhio non li vede li sento in profondità" mi misi a sedere e portai le gambe al petto, mi stava guardando perché percepivo il suo sguardo su di me. E istintivamente feci scorrere le mani sul braccio, ormai era difficile sentirle, eppure sapevo esattamente dove iniziavano, dove finivano e quando fossero estese.
" ti ricordi la sera della sfida?" mi girai ad osservarlo, si appoggiò ai suoi gomiti e poi guardandomi annuì alle mie parole.
" mi chiedi perchè stessi dormendo sul divano e non nel mio letto con i gemelli " gli avevo risposto che non erano affari suoi, specialmente perchè al tempo mi giudicava solo per i miei soldi; avevo spento l'abat jour, tirato su le coperte e mi ero girata dandogli le spalle chiudendo gli occhi.
" non riesco a dormire con le altre persone, mi agito e il mio cervello impazzisce " non riuscivo a stare ferma, arrivava la parte peggiore, mi alzai in piedi e cominciai a girare avanti e indietro sul tappeto ai piedi del letto.
" hey, non devi per forza..." alzai la mano per fermare le sue parole e presi un respiro profondo
" dammi due minuti " continuai a camminare in cerchio, vidi Niko avvicinarsi al bordo del letto, afferrò le mie gambe e le mise davanti a sé, poi sollevò lo sguardo verso di me.
" è da almeno quindici minuti che fai avanti e indietro" chiusi gli occhi e passai le mani nei capelli, lo chignon era morbido quindi ci passarono senza intoppi.
" i miei genitori erano eroinomani, e mio padre in più beveva. Non mi ricordo se mia madre - era difficile chiamarla in quel modo - fosse mai stata cosciente in tutta la mia infanzia, mio padre era un violento, un alcolizzato e un pedofilo" pensare a questo non mi faceva bene, e la faccia compassionevole di Niko mi stava uccidendo, doveva sparire, per la prima volta lacrime amare calarono dai miei occhi. Niko si fece vicino
" non c'è bisogno che... " gli misi una mano sulla spalla per fargli capire di lasciarmi continuare, poi chiusi gli occhi e feci un respiro profondo
" Mi hanno drogata, picchiata, ferita, violentata... non mi piaceva, ma se tornassi indietro, vorrei che fosse tutto com'è stato, lo rifarei altre mille volte, l'importante era che non toccasse a mio fratello, non volevo che provasse quello che provavo io. Abel è morto quando aveva forse tre anni... lui morì di fame. Quando avevo forse sei anni venni venduta al mercato nero" Niko era del tutto scioccato, non potevo biasimarlo, era qualcosa di delicato, e sapeva solo l'inizio, non sapeva quello che era successo dopo, l'orfanotrofio, l'Italia, la Francia e infine Praga.
" perchè hai detto forse? " ci volle un po' per capire a cosa si stesse riferendo. passai la lingua all'angolo della bocca, per poi afferrare tra i denti il labbro inferiore.
" quando ti vendono, non hai documenti o carte, ero talmente magra che solo... quando arrivai all'orfanotrofio, un paio di anni dopo mi diedero un giorno di compleanno, e un anno di nascita. la mia età si aggira tra i 25 e i 28 anni " e fu lì che lo fece di nuovo, mi prese tra le braccia e mi strinse a se, mi strinse così forte che forse, una piccola parte del mio dolore, provò sollievo.
Mi svegliai a causa di un fastidio al naso, aprì gli occhi piano, dalla finestra entrava un po' di luce siccome la sera prima mi ero dimenticata di tirare le tende oscuranti. Una piuma del mio acchiappasogni si era staccata, e stava proprio dove pochi minuti fa c'era il mio naso.
Feci un profondo sbadiglio e mi stiracchio cercando di non svegliare il ragazzo che mi dormiva addosso, Niko borbottò qualcosa, poi la sua mano dal mio fianco scesa sulla mia coscia e posizionò in maniera più comoda la sua testa sul mio sterno.
Passai un paio di volte le mani sui suoi capelli selvaggi, cercando di ravvivarli, mi aveva fatto bene parlare con lui, non avevo avuto nemmeno incubi le poche ore che avevo dormito con lui. Era stato gentile, dopo che gli raccontai il tutto, andò in cucina a prendermi dell'acqua, non prima di avermi costretta a mettermi a letto. Quando era tornato aveva versato dell'acqua nel bicchiere e l'aveva appoggiata sul mio comodino, andò dalla sua parte del letto, si infilò sotto le coperte e mi strinse a se. Avevo dormito molto bene, anche se non mi era passato inosservato il suo continuo cambio di posizione.
Con un po' di fatica riuscì a posargli un bacio delicato sulla testa, poi sperando che non si svegliasse, cercai di sottrarmi a quella mole che mi teneva ancorata al letto.
Avevo assolutamente bisogno di una doccia calda che mi svegliasse per bene, e poi oggi volevo che fosse un giorno diverso, sereno e felice. Oggi sarebbe stato un, senza pensieri, avrei preparato la colazione a Niko, era il minimo, e poi mi sarei messa finalmente a lavorare con serenità e tranquillità.
A doccia finita, mi presi un po' cura di me stessa, rimossi il trucco in eccesso che l'acqua calda aveva fatto colare sul mio visto. Lo lavai per bene e poi applicai una crema idratante per sentirmi più fresca. Legai i capelli in una coda alta morbida. Infilai la maglia lunga pulita, avevo fatto molta attenzione a non fare troppo casino chiudendo il cassetto per non svegliare Niko.
Mi diressi verso la cucina pronta per preparare una favolosa colazione! cominciaia a preparre l'impasto per i pan cake e poi avrei preparato i muffin ai mirtilli, avevo notato che a Niko piacevano parecchio, inoltre aveva affermato che i miei erano molto più buoni di quelli preparati con l'impasto già pronto, avevamo smesso di comprarlo finalmente.
Feci partire la musica dal mio cellulare, prima naturalmente collegare le cuffie con il bluetooth, non volevo svegliare il biondo. Dimenando i fianchi al ritmo di The Time of Our Lives riempì la teglia per i muffin, per poi infornarli. presi la padella antiaderente, misi un po di burro e cominciai a fare i pancake, canticchiando nella mia testa la canzone e muovendo la bocca senza far uscire il minimo suono.
Mi piegai verso il forno per vedere a che punto erano i Muffin, quando percepì una presenza alle mie spalle, così lentamente voltai la testa, Niko era appoggiato al tavolo con le braccia conserte e la testa leggermente inclinata verso la mia direzione.
" mi stai guardando il culo?" gli chiesi non cambiando posizione, sorrise divertito, le braccia conserte mettevano ancora più in risalto le spalle larghe e ben definite, erano sicuramente il frutto di parecchie ore in palestra
" non è colpa mia se me ne dai la piena vista " mi ero solo piegata per osservare i dolci, non è che ero chissà quanto piegata. Chiusi lo sportello del forno e mi girai verso di lui, mi indicò il corpo allungando il braccio destro senza muovere nessun altro muscolo, così abbassai lo sguardo, mi ero dimenticata di star indossando solo una t-shirt, okay colpa mia, anche se non mi dispiaceva che mi avesse osservato il lato B.
" avresti anche potuto non guardare " gli dissi posando il piatto di pancake sulla tavola, ero di fianco a lui. Lo guardai a braccia conserte, lo vidi muovere la bocca in segno che stava pensando tra sé e sé.
" mi sarei perso un bello spettacolo " lo colpì leggermente al braccio per poi scuotendo la testa andare verso il forno per prendere i muffin
" vuole favorire ancora " gli dissi prima di aprire lo sportello, sorrise divertito per poi sedersi a tavola
"nah, mi è bastato, anche perchè ero già qui da un po' " ah si quindi se l'era visto anche ancheggiare e sculettare, fantastico direi. mi fece l'occhiolino mentre io scuotendo la testa di nuovo, aprì il forno per tirare fuori la teglia.
" non so nemmeno se te li meriti" gli dissi posando sul piatto di fronte a lui i muffin ai mirtilli.
" certo che me li merito, sono un coinquilino fantastico " disse mentre ne afferrava già uno
" non vale se te lo dici da solo " mi misi seduta al suo fianco e afferrai un paio di pancake, mi ero dimenticata lo sciroppo, come se mi avesse letto nel pensiero, Niko si alzò a prenderlo per poi poggiarlo di fianco al mio bicchiere
" grazie " sapere come mi piaceva mangiare i pancake mi fece sorridere, anche se non era tanto difficile da sapere, li mangiavo quasi tutti i giorni.
Seduto composto mangiava i suoi favolosi muffin, io ero seduta di sbieco verso di lui e stavo rispondendo ad un messaggio di Seth riguardante il pranzo di oggi a casa loro.
" mi ha appena scritto Seth " Niko si girò a guardarmi, aveva la bocca piena, presi un sorso di succo prima di rispondere alla sua domanda interrogativa che leggevo dal cipiglio sulla fronte.
" chiede se va bene andare da loro per le 12:30 - 13:00, gli ho scritto che non c'erano problemi " posai il bicchiere e misi in bocca un altro pezzo di quel favoloso paradiso
" tra l'altro penso parleremo delle vacanze " lo guardai interrogativa, in che senso vacanze, non era periodo di vacanze, o almeno credo, magari quì funzionava in modo diverso.
" in che senso vacanze?" gli chiesi, aveva la mia più totale attenzione, mandò giù il suo bicchiere di acqua e poi si girò verso di me. Non era possibile che anche quando fosse seduto la sua tartaruga era definita, questo ragazzo non è umano.
" ogni anno facciamo una settimana di vacanza tutti assieme in montagna, organizziamo sempre a casa di Seth " mi sembrava una cosa carina, tanto quanto estranea al mio modo di essere. c'è se qualcuno che lavorava con loro non voleva inserirsi nella loro grande famiglia, ma semplicemente lavorare cosa doveva fare? avrebbe dovuto per forza andare in vacanza con loro?
Lesse la mia confusione, mi sorrise
" questo vale anche per te, tu vieni con noi!" oh, questa non me l'aspettavo, non capivo se era qualcosa che mi avrebbe fatto piacere oppure no!
Percorremmo il lungo viale della casa di Seth, fuori poteva apparire una classica casa, semplice e normale, ma mi era già capitato di ricredermi, non era per niente da come appariva; sapevo che avrei trovato un perfetto connubio di stili differenti. Qualcosa di vecchio per la personalità romantica e malinconica di Sally, non mi stupisce il fatto che insegni letteratura inglese alle superiori, accostato all'anima moderna di suo marito, un amante delle cose semplici, linee pulite, colori accesi e non sfumati che riempissero ampi spazi, i suoi tatuaggi spiegavano al 100% la sua personalità, ricordavano molto i disegni per bambini in cui devi colorare tra gli spazi.
Sul divano di pelle scura, Jessica giocava con la piccola Berta insieme a quella minuscola palla di pelo, che la padrona di casa aveva regalato al suo uomo per il compleanno, il moro aveva già comprato dei favolosi guanti per gatti, i graffi sui mobili non erano graditi a quanto pare.
Mi avvicinai alle due, posai un tenero bacio sulla testolina di berta e poi raggiunsi le altre in cucina, Sally tirò fuori dal forno un profumatissimo sformato, le salutai calorosamente e raggiunsi la mia collega per aiutarla con la preparazione della tavola.
" hey Cam! come sta?" diciamo che mi ero ripresa dalla sera prima e negli ultimi giorni, Niko aveva aiutato parecchio, quindi si!, mi sentivo più serenza. Era sorprendente come riuscissero ad accorgersi di quando qualcuno della "famiglia" stesse male.
" molto meglio grazie, Niko mi ha aiutata!" le ragazze lasciarono perdere ciò che stavano facendo, dando le loro totali attenzioni alla sottoscritta
"perchè mi guardate così?" ero leggermente confusa e mi stavo un po' imbarazzante, cosa avevo detto di sbagliato.
" c'è per caso del tenero?" le guardi sperando stessero scherzando
" no, abbiamo solo parlato" Selly alzò le sopracciglia per poi farmi un occhiolino.
" ora si dice così'" la pregai con lo sguardo, già Lucy era quella spinta, e che vedeva tenero da tutte le parti, ci mancava solo lei.
" che mi sono persa?" chiese Jessica entrando in cucina con le mani alla base della schiena come se le riuscissero a darle sollievo nel camminare, stavo per dire nulla, quando Lucy la mise al corrente della situazione.
" e anche se fosse?! - le parole della mora mi lasciarono un attimo interdetta, dove voleva arrivare - sono giovani e Niko l'avete visto! e no non sono gli ormoni. Sfiderei chiunque a resistergli specialmente se ci vivi insieme" la rimproveravano dato il suo stato e dall'essere fidanzata con un tipo molto geloso.
" vi ricordo che quando è arrivato avevate tutte la bava alla bocca, e io non sono sposata!" disse la futura neo mamma puntando il dito alle due dietro di me mentre andava a sedersi, non potei che sorridere dal suo essere così semplice e spontanea.
Suonarono il campanello, anche Tyrone e Shana erano arrivati, quindi voleva dire che si poteva mangiare!
Cominciai un po' a pensare a Niko, anche se cercai in tutti i modi di non fissarlo all'altro capo del tavolo mentre ero immersa nei miei pensieri su di lui. Come sarebbe stato essere una coppia? fare le cose da coppia? anche se non avevo molta idea di cosa facessero le coppie. un futuro? una famiglia? dei figli? proprio come i nostri amici; sarebbe stato bello ritrovarci tutti assieme come oggi, con i nostri bambini, mandarli all'asilo insieme, farli crescere assieme. Era qualcosa di bello, felice e sereno, ma ne sarei stata capace? sarebbe stato qualcosa che mi si addicesse? una madre io, ci sarei mai riuscita?
Erano tutte cose da cui fuggivo, da tutta la vita, qualcosa che mi faceva sentire stretta, e ora, ero quì a pensarci, come se fosse qualcosa di semplice, veloce e indolore, qualcosa che viene ed è bello, ti riempie di gioia... ma sarebbe stato veramente così per la sottoscritta, non sapevo badare a me stessa o prendermi cura di me stessa, figurati prendermi cura di un uomo, io non so come si fa, non conosco glo uomini! non so cosa gli piace fare la domenica, o che film vogliono vedere al cinema, quali serie, se preferiscono il the o la tisana, le patatine o popcorn, per non parlare dei figli! pannolini, poppate, pappette, io non sapevo fare nulla di tutto quello.
Non ero in grado, ma non c'era da preoccuparsi, era qualcosa a cui non dovrò mai pensare, perchè non accadrà mai.
Terminato il pranzo cominciammo a decidere la meta delle nostre vacanze, davanti ad un buon caffè e una cheesecake ai frutti rossi. Non parlai molto, se non per acconsentire a qualsiasi cosa dicessero, qualsiasi cosa sarebbe andata bene! Era parecchio tempo che non andavo in vacanza, da quando vivevo a Praga penso di essere uscita dalla Repubblica Ceca solo due volte, una è il mio trasferimento a Miami.
" E voi due, cosa ne pensate? sono anche nostre le vacanze quindi, basta accontentarci!" Seth tirò in causa anche me e il mio coinquilino che si limitò ad approvare qualsiasi cosa andasse bene a loro, con Seth che continuava a chiedergli se ne fosse sicuro, ora l'attenzione era tutta su di me! fantastico.
" io avrei una casa... in montagna, sulla neve. Dato che avete detto che non volete un'altra meta calda, e altro mare" mi scocciava proporre la casa sulla neve, ma non perché non li volessi a casa mia, ma avevo paura che potessero prenderla come un'ostentazione dei beni della mia famiglia, come se i miei vestiti e la mia macchina già non bastassero. Non volevo che anche loro pensassero come Niko, che sono una viziata.
Cominciarono a tartassarmi di domande, così chiesi a Rowdy se potesse passarmi il suo computer, andai sul sito della mia famiglia, selezionai sull'opzione case, montagna e andai in fondo, era l'ultima in quanto cercavamo di affittarla il meno possibile, era la casa delle vacanze con più ricordi, speravamo che la maggior parte dei visitatori si fermasse sulle prime, anche perché erano più moderne.
Girai il pc e lo mostrai a tutti, allungavano tutti la faccia verso lo schermo, poi mi guardarono, ecco lo sapevo adesso dicono che l'ho fatto apposta solo per far vedere quanto sono ricca.
" Perchè Camelot?" mi chiese Keynan interessato, bella domanda, chiedilo a Katy!
" lo capirai... sempre se per voi va bene" si guardarono tutti e poi annuire più che convinti, Seth mi fece l'occhiolino per poi mettermi un braccio attorno al collo e attirarmi a sé
" aggiudicato per Camelot!" Disse a tutta la squadra.
" perfetto, fatemi fare delle chiamate, e ci siamo! "
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