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Le lacrime erano fredde contro il sole caldo del mattino, un dono lasciato dalla tormenta per quella partenza carica di emozioni discordanti. Jules raccolse i sentimenti dei presenti a grandi sorsi, insieme ai suoi, formavano un torrente in piena, impossibile dire chi fosse più travolto da quanto stava capitando. Sua madre, con il cuore in mano, dava il suo dolce addio, stringendogli le mani con fermezza, il signor Bergman era come una montagna di ciottoli in procinto di sgretolarsi, le sue forti spalle tremavano mentre accarezzava le schiene dei suoi figli, Margaret, altrettanto nervosa, non riusciva a calmare i singhiozzi.

*osservo la scena tenendo la testa appoggiata sulla spalla di mia madre* - È tutta colpa mia ... Perché mi vogliono seguire ? Così perderanno ogni cosa, solo per ... Me - *mi volto guardando mio padre, di schiena, rivolto verso i binari* - Se solo in passato, ed ancora oggi, avesse il coraggio di esprimere chiaramente ciò che prova ... - *staccandomi dall'abbraccio raggiungo i gemelli stringendo i loro maglioni fra le dita ed affondando il viso sui loro petti, marmorei, nonostante la lana che li copre* Vi prego ... *sussurro* Ripensateci, non potete farlo, questa ... Questa è la vostra casa 

*lo bacio sulla fronte* Dovunque staremo insieme, sarà casa, non ti lasceremo mai *sorrido e guardo mio padre* Non importa se partiamo, ciò che siamo davvero non cambierà mai

La montagna è parte di noi *prendo fra le mani il volto di Jules* Non devi sentirti in colpa, è una nostra scelta *guardo suo padre di sfuggita e poi torno su di lui* Non ci pentiremo mai di aver scelto di seguirti *lo bacio* Sarà bello vedere il posto in cui sei cresciuto

Emettendo un lungo fischio, il treno giunse nella modesta stazione, mai arrivo fu più inatteso, nessuno fu felice di vederne i vagoni sferragliare sui binari. I genitori strinsero i propri figli con tutta la forza di cui furono capaci, l'idea di abbandonarli era insopportabile, lasciarli nell'ignoto, alla completa mercé di Leonard, era come spedirli in una fossa piena di lupi, anzi, Claes e Ernst se la sarebbero cavata meglio in quest'ultimo frangente. La consapevolezza fece titubare i cuori dei gemelli, non erano mai stati tanto vicini alla stazione, le cime erano distanti, ciò li spaventava, ma non avrebbero abbandonato il loro amato. L'apertura delle porte della carrozza, pronte a farli entrare, fece sussultare i fratelli Bergman e Jules, notandolo, si portò immediatamente al fianco di entrambi e diede un bacio per uno con delicatezza.

Non siete obbligati, vi prego ... *dico accarezzando le barbette sotto i loro menti*

*lo superiamo e saliamo aiutandolo a portare le valige e porgendogli una mano per farlo salire* Noi siamo qui per te, come tu ci sei per noi *andiamo a sederci*

*sentendoli stringo i denti e, salendo sul primo gradino, mi volto verso Frans* Avresti dovuto amarmi, come io amavo te *entro e le porte si chiudono*

Con un ultimo fischio, il treno prese velocità sotto lo sguardo impotente di Frans, gelato dalle parole dell'ex migliore amico, ormai in fuga verso l'odiata città, portando con sé quanto di più prezioso il montanaro possedeva. Scosso dal torpore, il biondo scattò parallelamente ai binari inseguendo il mezzo senza distogliere lo sguardo dalle figure dei propri figli, schiacciati contro il finestrino ad osservarlo. I gemelli avevano visto loro padre correre alla pari degli animali più veloci, dai cervi ai caprioli, saltando fra la vegetazione e gli ostacoli naturali, mai avrebbero pensato esistesse qualcosa di più rapido dell'uomo che li aveva cresciuti, ma quel mostro di ferro, nato dalla città, c'era riuscito. Quali altri misteri si nascondevano oltre i luoghi incontaminati nei quali erano nati e cresciuti ? Nei loro animi, entrambi temevano che non sarebbero più stati gli stessi dopo quel viaggio, diventare come il signor Lindgren era un'idea agghiacciante, ma se ciò avrebbe permesso ai biondi di restare con colui che amavano, era un rischio che dovevano affrontare.

*incrociando gli sguardi spauriti di Ernst e Claes li bacio* - Non temete, vi riporterò indietro - *mi alzo e vado a sedermi davanti a mio padre, qualche sedile più avanti* Sei contento adesso ? Portarmi via alla mamma ti ha reso finalmente felice ?

*lo guardo apatico* Sì, ora sono felice, perché ? Non si vede ? *incrocio le braccia al petto* Sappi che non intendo mantenere i figli di Frans, non li voglio nemmeno intorno, quindi comincia a cercar loro un appartamento *mi volto e li fisso* - Cavolo se gli assomigliano ... -

Papà, se vuoi davvero che io prenda il tuo posto senza lamentele allora farai meglio a sopportare la loro presenza. Io senza i miei mariti non ci resto *guardo le sue mani e le prendo nelle mie attirando la sua attenzione* Anche se eri lontano non ho mai smesso di volerti bene, eri il mio eroe ... *prendo dallo zaino il mangiacassette, ormai sporco e rovinato* Io sono diventato come te quand'ero piccolo, ma non sarò mai come sei adesso *gli ridò il registratore e mi alzo* Perché io ho lottato a viso aperto per coloro che amavo *torno dai gemelli*

Osservando la figura del moro allontanarsi e stringendo a sé quella vecchi reliquia, Leonard si ritrovò a pensare a tutto ciò che l'aveva condotto fino a qual punto. Decidere per la vita di Julien affinché avesse ciò che aveva avuto lui, a dispetto di ciò che avrebbe potuto avere, era davvero la cosa giusta ?

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