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La pioggia batteva contro gli enormi finestroni dell'immensa stanza grigia, richiamando l'attenzione di due iridi scure, strappandole agli importanti documenti da revisionare per ammirare lo spettacolo delle gocce trasparenti scorrere nella loro gara d'istanti verso il terreno. Il cielo, nero come pochi, stava sfogando l'ira repressa durante tutti quei mesi di siccità che avevano seccato le strade riempiendole di smog nero e puzza di immondizia. L'indice del moro picchiettò un paio di volte lungo l'area liscia della scrivania in onice nero, in quelle giornate grige la voglia di fare finiva rapidamente, ma quando si è il proprietario di una multinazionale non sono concesse pause.
- Figuriamoci, se mi fermassi poi tutti quei dipendenti scansafatiche pretenderebbero di fare lo stesso ad ogni minimo cenno di fatica - *sbuffo stizzito tornando a lavorare* - In poco tempo raggiungeremmo l'anarchia -
Riappropriandosi della stilografica ad inchiostro nero, la mano destra riprese a pattinare sulle pagine bianche, scorrendo fra contratti milionari dal valore più o meno interessante, approvando e soffermandosi su quelli che l'occhio affaristico, allenato e colmo dell'esperienza acquisita dopo anni ed anni, riconosceva come possibili guadagni, cestinando gli altri. Raccolti in due file separate ordinatamente, i primi attendevano il suo timbro ufficiale, i secondi invece, posti all'angolo per comodità, erano ad un passo dal trita-carte, presto avrebbero concluso la loro esistenza da inutili e superflue perdite di tempo quali erano.
- Ormai è totalmente occupato, sono tre giorni che non chiamo la segretaria per svuotarlo - *controllo l'orologio* - Dovrebbe essere arrivata la posta di oggi, bene, prenderò due piccioni con una fava - *appoggio il dito sul pulsante bordeaux del cerca persone* Maggie, portami la posta, ho anche dei documenti da farti eliminare il prima possibile
Certo capo *rispondo posata, sistemandomi gli occhiali, ed alzandomi per raccogliere le numerose buste poste davanti alla mia scrivania prima di avviarmi verso l'ufficio*
In pochi minuti, il moro sentì il familiare ticchettio delle scarpe della donna farsi sempre più forte lungo il corridoio, lei non era affatto il suo tipo, l'aveva scelta appositamente un po' bruttina per evitare distrazioni o scandali sui giornali, ed aveva scelto bene. La giovane lavorava in modo diligente e non dava troppe confidenze, si era dimostrata riservata ed immune alle attenzioni ricevute dagli impiegati di qualsiasi rango, a volte l'uomo sospettava fosse lesbica, ma aveva svolto attente ricerche sull'argomento prima di accettare la sua richiesta di lavoro, nessun frocio, di alcun genere, avrebbe messo piede nella sua rispettabilissima azienda, mai.
*busso e, solo appena ricevo il permesso, entro e mi avvicino alla scrivania appoggiandovi la posta* Comincio subito capo *prendo i fogli sull'angolo a gruppi di cinque e li metto nella macchina in modo che li riduca in milioni di striscioline*
*comincio ad ispezionare la posta, busta per busta, dividendole per emittente* - Bene, molte di quelle che attendevo sono arrivate ... - *improvvisamente mi arriva fra le mani una busta azzurra da parte di un certo "Adam"* - Cos'è questa ? - *la apro usando il tagliacarte e trovo al suo interno quello che ha tutta l'aria di essere un biglietto comprato in una squallida cartoleria, sopra vi sono disegnati dei disgustosi froci in abito da matrimonio* - Chi mai mi avrà fatto uno scherzo tanto stupido ?!? - *lo passo a Maggie* Leggilo tu, non intendo toccare ancora quella cosa
*apro il biglietto* Con il seguente invito, lei è caldamente invitato al matrimonio di Jules Lindgren, Claes ed Ernst Bergman ... ci sono delle indicazioni per giungere a quello che ha tutta l'aria di essere un villaggio in montagna *noto lo sguardo del capo ed indietreggio spaventata*
Carico di rabbia l'uomo tirò un pugno chiuso contro la scrivania crepandola e facendo così cadere a terra tutti i fogli, poi prese rapidamente la giacca e, mormorando a denti stretti gli ultimi ordini alla propria segretaria, afferrò il biglietto ed uscì come una furia. Leggendo ancora una volta il nome del villaggio il moro non ebbe più alcun dubbio, salì in auto ed ordinò al proprio autista di accompagnarlo alla stazione il più in fretta possibile, anche a costo di investire qualcuno.
Non solo un lurido frocio ... *stringo il foglio così forte da stropicciarlo* ... ma addirittura immischiato con i Bergman !!! È così che hai cresciuto nostro figlio, Anne !?!
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