Capitolo 7: "Nuove idee"
19 Marzo 1941
Il Rospo stava eseguendo scrupolosamente gli ordini di Barthel. Infatti si mise a seguire il giovane soldato.
“Quando lo coglierò con le mani nel sacco, sarò premiato! Inoltre mi è sempre stato antipatico quell'Amos.
Troppo debole, non vuole uccidere. Bah! Prima lo metterò nei guai, meglio sarà per me ” pensò.
Naturalmente il generale l'aveva esentato dal lavoro perché potesse meglio pedinarlo.
“Sento già l'odore, il profumo della vendetta...!”si diceva, entusiasta.
Si sedette su un masso poco lontano dal ragazzo, osservandolo di sottecchi. In quel momento stava lavorando, cioè sorvegliando gli ebrei che stavano fabbricando i mattoni.
Era lì, lo sguardo un po' perso. Osservava i lavoratori ma sembrava pensare ad altro.
“Certamente al suo segreto.” si disse il Rospo, sorridendo malignamente.
* * *
“Non credo sia giusto che io abbia Amos. Nel senso, io ho qualcuno che mi aiuta... Ma tutte le altre no. Forse dovrei fare qualcosa. Non posso stare con le mani in mano a guardare le altre private di tutto. La prima cosa che dovrei fare sarebbe sicuramente dare della minima istruzione alle persone. Del resto è senza l'istruzione che le persone sono impotenti. Devo insegnare a... Pensare. Credo che oggi inizierò a spargere la voce, ma domani inizierò effettivamente la mia opera.” pensò Leah.
Era una ragazza coraggiosa, che non si fermava davanti a nulla pur do raggiungere i suoi obbiettivi, che soffriva nel vedere gli altri soffrire.
Sparse la voce, dicendo la sua idea ad un'ebrea, che la disse ad un'altra e un'altra ancora, e così presto tutto il dormitorio seppe.
Quando fu ora di mangiare Amos tornò nella sua stanza a pranzare. Il Rospo lo spiò dal buco della serratura, ma fu tutto ordinario. L'unica cosa che lo stupì fu che avesse avanzato un po' di cibo, lasciandolo nel piatto.
Lo seguì fino a sera, quando il sole iniziava a spegnersi e la notte sembrava assorbirne tutta la luce nel suo nero manto.
«Generale.»
«Oh, sei tu, entra. Hai scoperto qualcosa oggi?»
«Ecco, no signore. Non è accaduto nulla di strano. Ecco, dato che ho visto che stava rientrando nella camera, ecco, ho pensato che non potesse fare nulla a quest'ora, e sono venuto da lei.»
«Umh, sì, ma domani controllalo fino a quando non sarai certo che stia dormendo.»
«Ecco, signore, certo.»
«Ora va, ti prego.»
«Certo, signore, ecco, certo.» rispose chinando il capo il Rospo.
* * *
Amos, non sentendosi più osservato, andò da Leah. Le mancava terribilmente, eppure non la vedeva da appena un giorno.
«Leah!»
«Emh, Amos.»
«Hai letto il mio biglietto?»
«Oh, sì. Ma ne sei sicuro?»
«Di essere dispiaciuto? Ma certo che sì! Non so cosa darei per avere nuovamente la tua fiducia, Leah.»
«Oh, Amos! Intendevo sei sicuro che qualcuno ti seguisse?»
«Beh, quasi. Avevo quell'impressione, e non mi capita spesso di sbagliare ma... Potrebbe essere la prima volta »
«Oh. Comunque io ti ho già perdonato, Amos!»
«Dici sul serio? Davvero davvero!?»
«Emh, sì! »
«Oh, Leah, ora sono l'uomo più felice del mondo!»
«Eddai, ora non esagerare!»
«Scherzi?! È la verità! »
Leah arrossí.
«Leah io...»
«...si?» lo incitò la ragazza, mentre il cuore le batteva a mille nel petto.
«Emh, nulla, solo grazie ancora di avermi perdonato.»
«Oh. Di nulla, figurati. Grazie a te di continuare ad aiutarmi dopo che sono stata così scortese ieri »
«Oh, non preoccuparti di ieri, è tutto dimenticato, sul serio.»
«Ne sono felice.» sorrise la ragazza.
«Leah?» fece ancora Amos.
«uh?»
«Il tuo cibo.»
«Ah. Emh, scusa ma non ho fame. »
«Scherzi? Devi mangiare! »
«Senti Amos, non ne ho voglia, per favore, sono solo molto stanca.»
«Come vuoi.»
Leah annuì.
«B-Buonanotte.» disse Amos, lasciandole un fugace bacio sulla guancia e andandosene.
«Anche... a te.» farfugliò la ragazza, impacciata, mentre il rossore le copriva le gote.
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