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three.


L'inverno arrivò più velocemente di chiunque volesse ammettere.

Non solo con un formicolio doloroso, ma con il rovente freddo sulle braccia pallide. Un sussulto, e la Principessa si riscosse dal suo sonno su una fredda lastra di pietra. La sua reazione immediata fu quella di urlare, ma riuscì a contenersi soltanto per far aspirare aria fredda nei polmoni. Dai suoi occhi, il mondo intorno a lei sembrava essere pieno di ombre e sfocature.

Si riprese nuovamente spostando dietro le orecchie delle ciocche arruffate, anche se la sua vista non era ancora completamente messa a fuoco riuscì a intravedere la macchia rossa sulla sua mano.

Sangue.

Urlò, alzandosi da quella lastra, e attraverso le lacrime notò la macchia di sangue in cui la sua testa era appoggiata. Non perse tempo, si precipitò fuori dalla stanza: singhiozzando spaventata, ma si fermò quando fu abbastanza stabile da definire dove si trovasse in quel momento.

Davanti a lei c'era una sorta di balcone di pietra accompagnate da scale a chiocciola lucidate fino ad arrivare al piano di sotto, rivestito di un tappeto rosso.

Era quasi impossibile per i suoi occhi mondani mettere a fuoco tutto quello, per questo c'erano delle candele che illuminavano i corridoi. E più scendeva le scale, più il luogo che la circondava diveniva arredato. Anche con il respiro tremante la principessa riuscì a intravedere delle ammaccature sui muri rispetto al piano di sopra.

Il primo pensiero di Eleaonora fu percettibile: uscire, e di fretta. I suoi piedi la portarono giù più velocemente di quanto avesse mai immaginato possibile. Il costante intoppo del mantello dietro di lei le provocò soltanto frustrazione.

Un gemito frenetico uscì dalle labbra della ragazza quando decise finalmente di spingere via il tessuto dalle sue spalle, senza perdere tempo a sganciarlo per fare in modo che non ostacolasse il suo cammino.

L'aria di Londra colpì la sua pelle con così tanta forza. Come se il percorso nel castello non fosse stato sufficiente, Eleanora era ancora palpitante nel mezzo del giardino rustico davanti alla porta d'ingresso. Le spine le punsero la pelle, le foglie si annodarono ai suoi capelli, e quando finalmente fu in grado di liberarsi, scivolò sulle ginocchia contro l'umidità del terreno marcio.

"Non tornare."

L'affilata voce antagonista fece sganciare un altro urlo alla ragazza, ma quando si girò di nuovo verso il castello e tutto ciò che essi occupava, non vi fu nessuna traccia della struttura.

I vortici del vento divennero un rumore frenetico, il bip ripetitivo nella sua testa le mandava nient'altro che fitte. I suoi occhi ispezionarono ovunque intorno a lei. E nella mente frastagliata della principessa, prese a insinuare che fosse impazzita, consumata da qualsiasi cosa avesse mai creduto prima d'ora.

Le sue mani pallide colpirono il muschio verde  degli alberi; ogni oncia d'erba umida filtrava tra le sue dita tremanti mentre cercava di mantenere l'andatura dei piedi.

Non ricordava più i momenti prima della sua camminata, anche se stesse provando a tirare fuori i ricordi dalla sua memoria subconscia. Nel frattempo si sentì chiamare. "Nora, Nora!" Fu quasi certa di essere impazzita.

Una luce fioca lampeggiò in lontananza nei pressi dove si trovava: la fascia di un corpo visibile si identificò in quello di una ragazza stordita.

Le mani tremanti di Juliette presero le mani della Principessa, la sua tenuta da contadina ricopriva la sua figura, e guardò la principessa con occhi annebbiati.

"Dio celeste, cosa è successo?"

Juliette era in preda al panico, scuotendo la ragazza - la stessa ragazza che aveva giurato alla regina di proteggere a costo della sua vita - e la tirò più lontana dal pericolo sconosciuto.

"Vi ho aspettata e poi cercata. Ho sentito urlare e io- beh, non sapevo cosa pensare! Ero stata dietro di voi per tutto il tempo, come è possibile-" 

Eleanora era nota per il fatto di non riuscire a interrompere qualsiasi cosa dicesse Juliette. Ma lo sguardo di terrore che ricompariva la sua  espressione non riuscì a fermarla.

reale."

***

Juliette pensava che ormai la sua amica avesse perso ogni sensibilità. In realtà, la donna si convinse che la principessa fosse diventata terribilmente pazza. Ma anche questo non fu sufficiente a distrarla dalla preoccupazione della loro avventura; dovevano trovare il modo di rientrare al castello.

Con il tempo le due riuscirono a ritornare alla terraferma. Nora non aveva ancora detto una parola. Gli occhi iniettati di sangue furono sufficiente a non indurre Juliette a fare qualche sorta di pressione. La fanciulla dopo essere scesa dalla barca si fermava ogni tanto per la stradina.

Fu presa dal panico quando guardò le ferite di Nora. Non poteva permettersi che la principessa fosse ferita. Per fortuna, quando raggiunsero i portoni, le guardie si spostarono all'interno non degnandole di uno sguardo. Riuscì a portare la principessa in modo sicuro nella sua stanza, occupandosi di spegnere le candele illuminanti per ritornare nel suo letto prima che le guardie urlassero per farla ritornare al lavoro.

Quel giorno sarebbero stati trasportati dei monumenti nel castello, ma Eleanora si era già addormentata nel momento esatto in cui la sua testa martellante toccò il cuscino. Ma passarono pochi secondi prima che sua madre gridasse, frenetica in tutta la sua gloria.

"Nora!" La regina gridò strappando alla ragazza un grido lacerante. Il suo subconscio era balenato in un incubo nel suo breve sonno. Le era apparso un volto demoniaco, con occhi rossi mentre strappava della pelle ad un corpo umano con i propri artigli. Ciò la fece mettere in agguato, gli ossessionanti pensieri di Nora tornarono quando guardò la madre preoccupata avvolgere le braccia intorno alla figlia.

"Dannazione, tesoro, sono io, rilassati - Signore Dio, sei tutta rossa." La Regina alzò una mano sulla fronte della piccola, sfregando dei cerchi rilassanti sulla sua schiena mentre il suo respiro finalmente cominciò a rallentare.

Gli anelli scuri sotto gli occhi di Nora furono un allarme per la Regina, ma non riuscì a chiederle cosa fosse successo. Si convinse che fosse solo un brutto sogno; la ragazza naturalmente non poteva essere uscita la notte precedente, in quel momento doveva preoccuparsi del nuovo giorno. In realtà, la Regina non volle sprecare il suo tempo a chiedere, perché non importava quanto spesso si astenesse ad ammetterlo a sè stessa: la sua regalità e la sua posizione venivano prima della propria figlia.

"Gli ospiti arriveranno oggi." Victoria iniziò con voce calma ma ingannatrice, sistemando le ciocche selvagge della figlia. Nora annuì soltanto, guardando le proprie mani ricoperte di sporco, in uno stato di intontimento. Questo suo modo di fare lasciò la regina con le sopracciglia aggrottate, ma non era in procinto di sprecare un altro momento del suo tempo prezioso quando la figlia si era già svegliata tardi. "Chiamerò Genevieve per prepararti la vasca mentre Juliette rimane in cucina e ti aiuteremo a scegliere un abito dopo, va bene?"

Finalmente le ritornano i sensi, e la Principessa realizzò quanto fosse importante quel giorno. Mancava una settimana dalla sua incoronazione, perciò tutta la sua famiglia sarebbe arrivata presto, e non c'era certamente nessun dubbio nella sua giovane mente che la regina avesse invitato una persona nella speranza di fargliela piacere. Indipendentemente da ciò, annuì, alzandosi dal letto senza uno dei suoi soliti commenti.

Con il passare delle ore fu ripulita e sistemata, avvolta in una abito bianco e oro, un lungo velo dello stesso colore le scendeva dalle spalle fino a toccare il pavimento dietro di lei. Ogni ricordo della notte prima era sparito nell'oblio.

Juliette lasciò la cucina solo per aiutare la ragazza a conciare i capelli, le arricciò le estremità facendole delle trecce che formavano una spirale per tutta la criniera. La ragazza non disse una parola per tutto il tempo: una tattica poco comune tra le due. Una barriera si era posta tra Eleanora e Juliette - la cui quest'ultima era ora avvolta in un vestito molto più pulito e stirato, ma nulla in confronto a quello dei nobili - e alla fine si fecero strada verso l'entrata comune. Solo allora i pensieri di Nora sembrarono essere sgomberati, gli orrori si misero da parte in un momento di lucidità.

"Ellie!" Lui era l'unico a chiamarla così; Isaac. Principe del terreno confinante; figlio del fratello della Regina Victoria. La loro familiarità si perse con il tempo e questo li rese più vicini, la sua sola presenza fu abbastanza per riportare un sorriso sul viso della Principessa.

Isaac si diresse verso la ragazza a passo svelto, e entrambi gioirono con un abbraccio prepotente. Dietro di loro dei carichi di persone arrivarono, un po' di loro si sistemarono al villaggio mentre i conoscenti più vicini si sistemarono al palazzo.

Non era mai riuscito a stupire la ragazza; Isaac, solo quando all'età di quattordici anni, dopo aver superato la morte dei genitori si assunse la responsabilità di guidare un paese con il fratello, poco più vecchio di Eleanora. Egli non veniva mai a questi tipi di eventi, più che atro rimaneva nella sua vita protetta in contrasto coi due cugini più giovani.

"Sei venuto," Cominciò Nora, tirando sorridente in un angolo Isaac, "Ci era giunta voce che non ti sentivi bene?" Il ragazzo scosse la testa.

"Solo un raffreddore, non mi sarei perso questo evento per nulla al mondo." Con ciò, offrì una gomitata giocosa alla ragazza e in risposta gli offrì lo stesso favore, facendoli ridacchiare entrambi. Così si immaginò la settimana perfetta prima dell'incoronazione: lei e Isaac che scherzavano per il castello, riducendole lo stress e mettendola a suo agio. Le sue preoccupazioni si erano già affievolite dopo averlo visto. Un vero e proprio legame familiare.

I suoi occhi cominciarono a vagare, osservando un'altro corpo emergere dalla carrozza di Isaac. Lui si girò per incontrare il suo sguardo, rannicchiandosi leggermente. "Hai portato degli ospiti?" Nora chiese senza guardarlo, i suoi occhi rimasero incollati verso l'ospite. Sua madre uscì fuori dalle ombre proprio come previsto.

"Eleanora, tesoro!" La sua voce provocò un sobbalzo da parte della ragazza e Isaac. Sua madre non perse tempo ad aggrapparsi al braccio dell'uomo sconosciuto, tirandolo verso di lei.

Isaac fece un'inchino prima di bisbigliare. "Chiedo scusa. Su vostra richiesta." Ci vollero un paio di secondi prima che l'uomo e la madre furono davanti a lei facendola gemere sconfitta prima di ricomporsi. La regina era al di là dell'euforia il quel momento e Nora riuscì a vedere adesso gli occhi dell'uomo; un ricco color marrone, i quali combaciavano inquietantemente con i suoi più chiari. Anche lui non faceva che scrutarla.

"Tesoro," La Regina iniziò con voce mielosa. "Ti ricordi di Duke Bowe, sì? È stato in servizio per un anno circa in una campagna militare." Quando il Re era ancora in vita intendeva. Nora annuì brevemente, soltanto per evitare la domanda.

I suoi occhi non lasciarono la figura di lei, seguendo ogni sua mossa. Le sue labbra si aprirono in un sorriso sornione prima di estendere la mano verso di lei per afferrare la sua e lasciare sopra di esse un bacio soave: "È un piacere incontrarti formalmente, Principessa."

La barba corta solleticava la sua pelle e si trattenne dal tirarla via. Si schiarì la gola. Non poteva negare l'innegabile: l'uomo era parecchio attraente. L'epitome di ciò che ogni donna a Londra desiderava. I suoi riccioli impomatati gli cadevano generosamente sulle spalle larghe e muscolose. I capi che indossava segnalavano un elevata potenza e l'arma da fuoco nella sua cintura di sicuro non sosteneva il contrario.  "La stessa cosa, Duke Bowe."

"Oh, per favore," Lasciò cadere la sua mano soltanto per inchinarsi. "Tobias."

Lei annuì un'altra volta ancora. "Tobias."

Dopo tutti i sorrisi e le risate, la regina sembrava addolorata nel vedere la conversazione finire così presto. E quando per la cena si riunirono alla sala nelle ore successive - ore trascorse con Isaac - Nora non poteva prevedere il piano di sua madre. Il Duca era un uomo di venticinque anni, dominante in una gerarchia come la loro, essendo senza moglie questo era qualcosa di quasi inaccettabile. Gli altri supponevano che il loro modo di confrontarsi fosse quasi simile, ma alla fine, la Principessa pensò a quanto lui potesse gioire a sua madre. Lei non voleva nemmeno sposarsi. Finora, aveva speso l'intera cena con un broncio, evitando gli sguardi lascivi di Tobias e incrociando invece gli sguardi inquietanti di Juliette dalla cucina. Solo in quel momento le visioni ritornarono a scatti.

Il terreno era freddo e umido, nonostante la mancanza di pioggia, il suolo filtrava senza rimorsi qualunque cosa, come se la terra si stesse consumando.

Si alzò dalla sala da pranzo dopo essersi scusata, non dando alla madre la possibilità di opporsi. Invece, si diresse velocemente lontano da suoi incubi. Non ricordava cosa fosse successo prima che si ferisse alla testa. Ma sapeva che c'era qualcuno con lei. Non era sola, non credeva alla sua amica quando le disse che non c'era nessuno. Lei non era sola.

I suoi passi cominciarono ad essere altamente vigorosi, le mani tiravano le sue ciocche dove il cervello martellava. Riuscì a evitare la servitù per rinchiudersi nella sua stanza in fretta.

Lui non parlava, la guardava soltanto. Poteva sentire i suoi occhi. No, non gli occhi. Le sfere di un demone. Satana in persona.

Il tempo corse più veloce. Quando le lancette segnarono le dodici in punto, la Principessa si avvolse uno scialle sul collo. Controllò con coscienza tutto il corridoio, cercando la porta in cui stava Isaac, solo per trovarla chiusa. La sua mente si scollegò quando i suoi stivali bussarono sui corridoi in moquette. Si ritrovò ansimante per una boccata d'aria quando qualcuno la tirò per il braccio.

Gli occhi imploranti di Juliette incontrano quelli della principessa. "Dove stai andando?" La fanciulla chiese a malapena, la sua voce era piccola. La peggiore voce tra tutte viveva ancora nella sua testa, dolorosa come se fosse guizzata da coltelli: "Non tornare."

Diede uno sguardo alla porta e poi a Juliette:

"Ritorno indietro."

///

Ecco un'aggiornamento dopo tutto questo tempo!
Comunque questo è l'ultimo aggiornamento dell'autrice xx

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