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one.



Londra. 1842.
Precisamente 300 anni dopo.

"Mia figlia, Juliette, dov'è mia figlia?"

La regina Vittoria: la prima monarca inglese che attualmente viveva e passeggiava per le sale affollate del Buckingham Palace. In tale epoca, la vita fioriva per via della letteratura, musica, un'innegabile controverso ma un'ideale di polita apparentemente divertente. Era orgogliosa di se stessa e di tutto ciò che aveva compiuto, Sua Maestà era sempre avanti - sempre al livello successivo. E una festa al castello sembrava essere la ciliegina sulla torta.

"Mia signora," una frenetica serva ansimava mentre cerca di tenere il passo della sovrana stessa, sollevando le sue gonne per liberare le sue caviglie. Dio non voglia che strisciassero sul pavimento e si straccino, non ne era previsto dei nuovi vestiti fino alla fine del mese."Non la vedo dal brunch ma- ma le assicuro che sarà qui!"

La regina roteò gli occhi. Ai suoi occhi era già abbastanza brutto dover a che fare con una figlia scatenata, ma da quando la Principessa aveva fatto amicizia con una manciata di servi, poteva già essere una dominazione globale.

La regina si fermò, sorprendendo la già frenetica ancella che la fissò con i suoi grandi occhi. "Sarà? E' il tuo lavoro portarla qui quando ce n'è bisogno. La ragazza compirà sedici anni per carità, non significa niente per nessuno qui in giro?" L'ultima domanda era più retorica, e rivolta a se stessa. Tuttavia Juliette si ritrovò a chinare timidamente la testa, promettendo a Sua Altezza che avrebbe trovato la ragazza.

La ragazza la cui coronazione era precisamene a una settimana da oggi.

E una volta che la Regina del Dolore, come sia Juliette che la Principessa la chiamavano di tanto in tanto, scomparve dal corridoio, l'ancella si ritrovò a scattare verso la direzione che conosceva meglio.

***

"Nora! Nora!" Juliette chiamò fervidamente, le parole erano non erano urlate, ma duramente sussurrate.

"Principessa!" L'ancella sospirò per la frustrazione mentre camminava attraverso i giardini, non si sentiva niente se non il rumore del cinguettio degli uccelli e la scia luminosa dei fiori sul suo cammino. Aveva pressoché la garanzia che Sua Grazia fosse li, essendo il posto dove andava sempre per scappare alla sua indiscreta madre.

Appena stava per tornare indietro, dando fine all'inutile caccia alla ragazza, il suono di un ramoscello che si spezzava fece girare la testa di Juliette indietro verso la direzione da cui era venuta.

Si paralizzò. In un posto come Londra ai tempi come quello, c'erano troppe sommosse- troppe storie raccontate da anni sulle donne entrate nel panico solamente per un soffice, improvviso movimento.

"Principessa?" il richiamo fu più  soffice del primo, il sangue di Juliette si riscaldò mentre la temperatura sembrava calare considerevolmente.

Qualsiasi persona intelligente avrebbe corso via velocemente al suono, ma i Nelham erano conosciuti per la loro curiosità, e il tratto era stato passato anche a Juliette.

La frustrazione cominciò a formicolare nella temperamento della ragazza, le sue braccia si chiusero velocemente attorno al suo petto. Realizzò che aveva solo una di due scelte: andarsene o dare un'occhiata. Con un sospiro, Juliette sicuramente ma lentamente si avviò lontano dal rumore. In ogni caso, non dopo molto saltò di nuovo.

"Boo!" Un urlo eruttò dalla servitrice, e si girò di scatto solo per essere salutata da una macchia di capelli biondi, curvi dalle risate.

"Dannazione, Eleonora! Dannazione!" Juliette si tenne il petto in quello che da fuori sembrava pura agonia, ma la Principessa continuò a ridere, sapendo che la sua migliore amica non avesse la resistenza per quel tipo di spavento.
Dopo un momento per riprendere la compostezza, Eleonora ghignò umoristicamente lisciando il suo polveroso vestito bianco, ora raddrizzandosi. "Buona Juliette, ti chiedo scusa, ma non puoi dirmi che sono così spaventosa!"

La giovane Nora. Più e più parole non riuscirebbero nemmeno a descrivere una ragazza del genere.

Lei portava tutto quello che sua madre sembra detestare al regno: felicità, risa, la gloria della giovinezza. E lei lo sapeva anche.

L'ancella prima turbata non riusciva a contenersi con la Principessa che le sorrideva scioccamente indietro. Così, le due smisero di ridere, e Nora fu veloce a fare un passo avanti, serrando un braccio attorno a Juliette mentre scomparivano nel giardino.

"Nora, tua madre. Ti sta cercando, non possiamo farla aspettare ancora."

Juliette, essendo sempre l'apparentemente logica del duo intervenne dolcemente, lasciando che la Principessa alzasse gli occhi al cielo.

Nora, scuotendo la testa, si fermò per sgridare la ragazza qualche volta indiscreta. "Per cosa? Provare ancora altri vestiti? Mostrarmi altri esempi di stoffa?" Ridacchiò alla sua stessa descrizione, sganciando il braccio da quello di Juliette, "Sono stanca di questo casino di coronazione."

Essendo una che mette sempre gli altri davanti a se, Juliette cercò di dare un'occhiata di comprensione alla ragazza. Ma come poteva capire?
Questo è quanto: non poteva. Qualcuno come Juliette viveva una vita completamente diversa dalla Principessa. Darebbe la vita per essere nei pani di Eleonora.

Le due rimasero in piedi in silenzio per quella che sembrò un'eternità, ma quello era sempre stato un dei momenti clou della loro parentela.

Silenzio. Silenzio nel momento di dolore, e perdita nella famiglia. Silenzio nei momenti di male quando avevano solo bisogno di abbracciarsi. Silenzio nelle loro opinioni, che raramente condividevano a fatica, mentre la Regina prendeva decisioni. Le parole non erano sempre necessarie, e rendevano la vita più semplice a entrambe.

Juliette sospirò dopo un momento, togliendo lo sporco dalle sue unghie in una nervosa abitudine: "Hai finito il giro del regno?" Cambiando il soggetto, la mente di Eleonora si risvegliò alla domanda.

Il sorriso che iniziava a formarsi sulle pallide guance delle ragazze provocò una fitta di nervi a Juliette. Perché doveva chiedere?

Ancora una volta, la Principessa si strinse al braccio dell'ancella. Solo questa volta, la tirò indietro in una parte di giardino più nascosta.

"Juli, sto per dirti qualcosa di magnifico- così meravigliosamente eccitante  che se lo dicessi a qualcuno non ti parlerei mai più!" Quella che solitamente era un'esagerazione fece sfavillare l'interesse in Juliette, e si ritrovò ad appoggiarsi con maggiore curiosità.

"Beh, cosa c'è ora?"

Un altro sorriso ambiguo si mostrò sulla bionda, e a questo punto, Juliette stava praticamente saltando dall'anticipazione. "Ho parlato con Leo, sai no, il vecchietto carino giù alle banchine? Si, beh, ha detto di avere una barca in più al porto di carico per i prossimi giorni, ed è felice di farmela usare."

Parole. Juliette le aveva sentite tutte, ma ancora non riusciva a capire da dove venisse la sua agitazione. "Nora, io- cosa vuol dire? Hai finito il giro? Non hai-?"

"Si, si. Ho finito il maledetto giro." Eleonora la interruppe, sbuffando mentre toglieva le ciocche di capelli dal viso vigorosamente. "O almeno il giro che mia mamma mi ha assegnato."

Ora le parole lasciarono Juliette confusa, e rimase con le sopracciglia aggrottate mentre la cosa cadeva lentamente a pezzi. La Regina assegnava sempre alla ragazza ogni città, ogni isola per fare il suo annuale giro, e l'anno dell'incoronazione veniva preso più seriamente quando si doveva incontrare la popolazione inglese. Ogni posto era assegnato. L'unico posto a cui Juliette poteva scandagliare sarebbe stato-

"No!" Juliette scattò improvvisamente, togliendosi dalla stretta della Principessa mentre la più ovvia verità veniva fuori. "Che Dio ti aiuti Eleonora, no!"

"Cosa?!" replicò la principessa, mantenendo la sua posizione, incrociando le sue braccia snelle al petto. Le due ragazze si fissarono.

Gli occhi di Juliette erano fumanti, e riusciva a sentire la sua faccia diventare bollente ogni secondo che passava.

"Dimmi. Dimmi che non stai alludendo alla completamente spericolata idea di viaggiare verso le Isole del Ovest?"

Un altro sospiro esausto dalla Principessa, " E cosa succederebbe se lo facessi?"

"Pazzia!" urlò Juliette, dando le spalle alla Principessa per mettere insieme i suoi pensieri mentre misurava a lunghi passi i sentieri di ciottoli. D'altra parte, Nora aspettava impazientemente che la sua amica mettesse fine al suo sfogo, battendo il piede e mordendosi il labbro inferiore per astenersi dallo sbottare ulteriormente. "Spericolatezza, e pazzia, Nora!" Juliette ora si girò verso la ragazza, i suoi occhi quasi supplicavano come se stesse chiedendo una qualche sorta di pietà. "E' proibito per una ragazza come te! Devi smetterla con queste tue piccole avventure o finirai per morire!"

Era proprio dalla Principessa Eleonora evitare ogni valido consiglio che qualcuno le potesse dare. Quindi, la ragazza abbassò un po' la testa, scuotendola per l'incredulità prima di incontrare gli occhi impazziti di Juliette ancora una volta:" Mio padre avrebbe voluto che avessi avventure."

Le parole erano a malapena un sussurro ovattato, ma abbastanza per raggiungere le orecchie di Juliette e spezzarle il cuore. Ecco. Ecco quello che Nora aveva sempre dovuto fare: giocare la carta del padre, e tutto diventava troppo pesante perché qualcuno lo gestisse.

Le ragazze continuarono a fissarsi: Eleonora diventava lucente, Juliette più addolorata prima di sospirare.

Guardandosi intorno per essere certi che nessuno stesse ascoltando, l'ancella si prese un secondo di contemplazione prima di lasciare fuori definitivamente un sospiro esasperato.

"Vengo con te."

Capitolo tradotto da bemy_smile

Ecco qua il capitolo, finalmente! Mi dispiace avervi fatto aspettare così tanto, ma io non ho potuto traduttore, e infatti un'altra ragazza gentilissima è stata disposta a farlo per me.

L'autrice non ha ancora aggiornato, quindi siamo in pari con l'autrice. Appena aggiorna vi avviso sul mio profilo, e spero di avere internet più veloce a quel punto x

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