27. The moment I knew
Il giorno dopo.
- Louis.
Quando apro gli occhi, mi ritrovo a fissare il soffitto della mia stanza. Color crema. La mia mano accarezza le lenzuola leggere, calde. Lentamente le scosto completamente e rimango in maglietta e boxer disteso sul letto.
Non so di preciso cosa sento. C'è qualcosa che manca, ma non riesco a capire cosa. Forse mi sono dimenticato di qualcosa. Dovevo fare qualcosa di importante, per caso? Non ricordo.
Pazienza.
Mi metto a sedere e mi passo una mano tra i capelli, sospirando. Da sotto riesco a sentire Douglas e Poncho parlare in cucina.
Cammino fino al balcone della mia stanza e apro la porta a vetri, respirando l'aria estiva delle Hawaii. Il sole picchia sulla mia pelle e mi riscalda, iniziando a farmi sentire un leggero senso di caldo.
Torno dentro la mia stanza e mi avvio verso il bagno, spogliandomi ed entrando nella doccia, rinfrescandomi lentamente e con estrema calma. Indosso una maglietta a righe pulita e metto dei jeans, abbinandoli con delle converse.
Quando mi guardo allo specchio e noto la mia aria stanca, le occhiaie intorno agli occhi e la pelle del viso scavata, si accende un campanello nella mia testa. Ancora una volta sento di stare dimenticando qualcosa, ma non capisco cosa.
Forse ho dimenticato il compleanno di papà o di Doug? No, non è possibile. Papà compie gli anni in inverno e Douglas in primavera. Forse ho dimenticato il mio compleanno? No, non sono così coglione.
Magari non è niente di importante se non me lo ricordo. Oppure, al contrario, è qualcosa di terribilmente importante se il mio cervello si ostina a dirmi «c'è qualcosa che manca, Louis, svegliati»
Scuoto energicamente la testa e scendo in cucina, non trovando però nessuno. Apro il frigo e prendo del latte, versandolo in una tazza e aggiungendoci dei cereali. Dopo qualche cucchiaiata mi passa la fame e abbandono la tazza sul lavello.
Sento un vuoto all'altezza del petto. Un vuoto che quasi fa male. E quando poggio la mano sul mio cuore, come a voler "coprire" il buco, gli occhi si inumidiscono. E' come se il mio cervello stesse capendo cosa c'è che manca, è come se la cosa fosse davvero brutta, e io stessi soffrendo, ma al tempo stesso non capisco il perché.
Possibile che sia così idiota?
Poi un pensiero fa capolino nella mia mente, e sento subito il buco all'altezza del cuore colmarsi. Mary.
Forse era lei che stavo dimenticando.
Non ne sono completamente sicuro, ma afferro subito il cellulare con un sorriso a trentadue denti. Cerco il suo numero nella rubrica e avvio la chiamata. Voglio chiederle di uscire, stasera. Voglio portarla nel ristorante più elegante della città, voglio vederla venirmi incontro con un vestito bellissimo e io voglio mettermi in tiro. Voglio indossare giacca e cravatta, spostare la sua sedia dal tavolo per permetterle di sedersi e vederla sorridere del mio gesto così galante. Voglio afferrare la sua mano sul tavolo e stringerla, guardarla negli occhi e realizzare che nella mia vita non ci sia cosa più bella e preziosa di lei. Come sempre, d'altronde.
Parte improvvisamente la segreteria telefonica, che interrompe le mie fantasie. Sbuffo, immaginandola ancora a letto, pigra com'è quella ragazza. Allora digito velocemente un messaggio: "vengo a prenderti stasera, alle sette, vestiti elegante. Ti amo, Louis."
Sorrido inviando il messaggio e poggio il cellulare in tasca.
Douglas e Poncho entrano in cucina in quell'istante e si bloccano, guardandomi con cautela. «Ciao?» saluto stupito da quell'accortezza nei loro sguardi.
«Come ftai, tutto bene?» chiede Douglas.
Papà gli da un colpo e mio fratello si lamenta. «Lou, figliolo, va tutto bene?»
Li guardo, stupito. «Be', sì... Non dovrebbe?»
Doug e Poncho si scambiano un'occhiata stupita. «Stai bene?» domanda ancora papà.
«Non ftai foffrendo?»
Ancora una volta mio padre gli da un colpo. «Lou, figliolo, non stai soffrendo? Sai che puoi parlarne con noi, vero?»
Ma parlare di cosa? Non capisco di cosa stiano parlando. Si comportano come se fosse successo qualcosa. Ma non è successo niente. O sbaglio? Forse è quella cosa che non ricordo. Sono tentato di chiedere loro spiegazioni per capirci meglio qualcosa, ma non voglio. Se non c'entra Mary, papà, Doug o la mia salute, non mi importa. Va tutto bene.
«Come volete.» dico «Stasera esco, comunque. Non ceno con voi.»
I due si guardano ancora più stupiti. «E con chi esci?»
«Con Mary.» rispondo come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Sorrido, nel farlo. Sorrido perché il pensiero di avere lei colma il vuoto che sento al cuore. L'inspiegabile vuoto.
Douglas abbassa il capo e mio padre mi guarda con gli occhi lucidi. «Louis...» mormora.
I miei occhi azzurri vagano tra quelli azzurri di papà e quelli verdi di Douglas. «Cosa? Esco con Mary, stiamo insieme. Non ricordate?» accenno una risata divertita.
«Lou, è meglio fe ftafera rimani a cafa con me. Ci guardiamo la partita, ti va?» mio fratello mi da un pugnetto sul braccio.
Scuoto la testa. «No, mi dispiace, Doug. Devo assolutamente uscire con lei. Gliel'ho già detto.» non gli permetto di dire altro perché volto le spalle e torno in camera mia.
Osservo la mia immagine riflessa sullo specchio del bagno. I capelli sono ordinatamente pettinati, e sono fiero della mia "opera d'arte". Sono riuscito a coprire le occhiaie e la mia pelle è tornata più luminosa dopo una buona dormita. Sì, mi sento meglio. Forse il vuoto al cuore era dovuto al fatto che fossi stanco.
Ma appena mi torna in mente il dolore familiare di qualche ora prima, lo sento venirmi incontro e investirmi, mozzandomi il fiato. Poggio entrambe le mani sul petto e tento di calmarmi.
Ripreso fiato, sistemo meglio la cravatta e stiro per la centesima volta la giacca del completo, nera. E' la prima volta che mi vesto così elegante, e lo faccio perché... Non so nemmeno il perché. Voglio solo farla sentire una principessa, stasera. E voglio essere il suo principe che ha abbandonato le magliette a righe, i pantaloni con i risvolti per fare spazio a giacca e cravatta.
Il campanello nella mia testa si fa più rumoroso, dicendomi a voce più alta che c'è qualcosa che mi sta sfuggendo da stamattina. Qualcosa che non riesco a ricordare.
Dannazione. Afferro un pettine e lo lancio contro lo specchio, incazzato.
Mi copro il volto con le mani e faccio respiri profondi. Sono le sette meno un quarto e devo darmi una mossa.
Scendo in salotto e prendo i fiori, rose rosse, comprati apposta per lei. Mi metto il cellulare in tasca e saluto Poncho e Douglas, seduti in salotto. Mi guardano straniti, sofferenti, ma non voglio pensarci. Chiarirò dopo con loro.
You should've been here, and I would've been so happy.
Sono davanti a casa di Mary e dei ragazzi. Le faccio uno squillo, per indicarle di scendere, dopodiché aspetto.
La cosa strana è che non ha mai risposto al mio messaggio. Ma magari ha inviato il messaggio e non mi è arrivato. Oppure non aveva credito. O ancora non c'è campo.
Inizio a camminare lungo il marciapiede e una volta passati dieci minuti invio un messaggio "pistacchietta, sono davanti a casa. Scendi? Louis"
Aspetto ancora.
Non voglio entrare in casa e vedere Zayn. Potrei prenderlo a botte per essere andato a letto con lei, e non voglio rovinare così la serata. Perciò aspetto. Sono una persona paziente.
E il buco nel cuore si riapre.
Nella mia testa il campanello di allarme trilla più rumorosamente di prima, e quasi mi costringe a stringermi le tempie e digrignare i denti dal dolore.
Ho il terrore che mi abbia dato buca, come quella volta. Ma mi impongo di darle fiducia: non ricommetterà lo stesso errore. No.
Dopo venti minuti, mi stanco e mi avvio verso la porta di casa. Prendo un respiro profondo e busso.
Pochi secondi dopo mi apre un ragazzo dai capelli castano chiaro e l'aria stanca. «Ciao... Louis.» mormora.
Lo riconosco come Liam. «Ehi, posso entrare?» chiedo tranquillamente e lui mi fissa sbalordito.
Ci mette qualche secondo prima di farmi spazio. «Che ci fai qui?» domanda.
Mi guardo intorno, ancora con il mazzo di rose in mano. Il salotto è vuoto. La casa sembra completamente vuota. «Mary non ti ha detto niente?»
Silenzio come risposta.
«Non ti ha detto che dovevamo uscire? Le ho dato appuntamento alle sette, ma a quanto pare non è ancora pronta.» continuo a dire tranquillamente.
Liam ha lo sguardo sconvolto e io cerco di non badarci più di tanto.
Cammino per il salotto, mentre lui sta immobile davanti alla porta ancora aperta, come un palo. «Spero solo prima delle otto sia pronta. Ho l'ordinazione.» accenno una risatina, sebbene non ci sia niente di divertente.
«Louis.» sussurra con voce profonda. «Mary non c'è.»
Ci metto molto a capire. Non c'è perché è con Zayn? E' uscita con lui? Ha deciso che sta meglio con lui che con uno come me. Ma non è possibile. Lei diceva di amarmi. «E' uscita con quel terrorista?» domando con rabbia e delusione.
«Louis... Non uscirà con te, stasera.»
And it was like slow motion,
standing there in my smoking.
With no one to impress.
And they're all laughing,
as I'm looking around the room.
E' come una scena al rallentatore. Sono qui in piedi, con il mio smoking costoso ed elegante, e non ho una ragazza su cui fare colpo. E riesco a sentirle chiaramente, le risate. Stanno tutti ridendo di me, perché ancora una volta lei ha preferito Zayn a me.
«Perché non mi ha detto che sarebbe uscita con Zayn? Perché? Poteva anche inviarmi un messaggio. Ma io adesso che ci faccio con questi fiori? Con la prenotazione al ristorante? E il mio smoking? Dimmelo, Liam, perché io non lo capisco!»
Lui china il capo. «Non è uscita con Zayn. Lei non c'è e basta.»
Non c'è più un campanello nella mia testa. Ci sono delle sirene, rumorose come non mai. «E' tornata a Londra?» azzardo incredulo.
«Che succede qui?» una voce alle mie spalle mi fa voltare. Niall, l'irlandese e il riccio Harry ci stanno guardando incuriositi.
«Louis, che fai qui?» aggrotta la fronte Harry.
«Dovevo uscire con Mary. Le avevo dato appuntamento stamattina, ma Liam dice che non c'è. Volete spiegarmi?»
I tre ragazzi si guardano nello stesso modo in cui si sono guardati stamattina Poncho e Douglas.
«Louis, non ti ricordi niente?» sussurra Niall con gli occhi lucidi.
Scuoto la testa e sento di nuovo il buco al cuore. «Ricordo cosa?»
«Mary è morta.»
You should've been there.
Cosa?
No, è uno scherzo. Adesso Mary uscirà dalla sua stanza con un bel vestito elegante e un sorriso solo ed esclusivamente dedicato a me.
«Ma che dici?» rido. «Mary, dove sei?» grido.
Harry poggia due mani sulle mie spalle. «Ieri c'è stata una rapina al bar di Roxy e Gigi.»
La sirena diventa sempre più forte nella mia testa, mi lascia stordito. Inizio a ricordare, ma non voglio.
«C'eravate anche tu e Mary.» continua Harry.
Il rumore è assordante. Forse sono io che mi sono imposto di dimenticare tutto. Forse l'ho sempre saputo ma non ho voluto realizzarlo.
«Le hanno sparato. E' morta davanti a te, poco prima che arrivasse l'ambulanza. Non c'è, Louis. Lei non c'è più. E tra due giorni si terranno i funerali, amico.» la voce roca di Harry è comprensiva, come se stesse parlando con un pazzo.
E probabilmente lo sono. Come ho potuto dimenticarmi che la mia ragazza è morta davanti ai miei occhi?
Inizio a piangere silenziosamente. Le lacrime scorrono velocemente e un singhiozzo mi sale alla gola.
What do you say when tears are streaming
down your face in front of everyone you know?
And what do you do when the one who means
the most to you is the one who didn't show?
La stanza si riempie dei miei singhiozzi incontrollati e dal mio pianto. La stanza si riempie del mio dolore improvviso.
Cosa direste, voi, per spiegare le lacrime che scendono davanti alle persone conoscete?
E cosa fareste, voi, quando la persona di cui avete più bisogno è proprio quella che non si presenta?
Ora ricordo tutto. Ricordo io che picchio uno dei rapinatori, l'altro che mi minaccia di sparare a Mary se non mi fossi fermato, e io che continuo a picchiarlo, furioso perché ha osato toccare il corpo della mia ragazza. E lo sparo. L'urlo straziato di Mary.
E infine lei agonizzante, con il sangue che esce dal suo petto. Lei che chiude gli occhi. Lei che mi lascia. Lei che esala l'ultimo respiro.
And that was the moment I knew.
E ora capisco.
Ora capisco la sensazione di vuoto. Gli sguardi di mio padre, di Douglas.
Capisco il cellulare che squilla a vuoto.
I messaggi senza risposta.
Quella cosa che mancava.
L'incredulità di Liam.
Le lacrime di Niall, unite alle mie.
La comprensione di Harry.
Capisco tutto. E avrei preferito non capire, continuare a vivere nella menzogna che lei avesse preferito Zayn.
Avrei preferito immaginarla a Londra, con un altro, piuttosto che immaginarla morta.
E lei non mi ha dato buca. E' il momento in cui lo capisco. Lei non mi chiamerà chiedendomi scusa per non essersi presentata. Non litigheremo per questo, non tornerà da me il giorno dopo chiedendomi scusa. Non ci baceremo per fare pace. Non la perdonerò. Non accadrà perché è morta.
Heilà
Ciao ragazze, lo so questo capitolo fa piangere, aspettatevi un finale ancora peggio.
Anyway volevo dirvi che sto pubblicando altre due Fanfiction sul mio profilo. Una è ideata su Harry Styles (il nostro vecchio e caro riccio dagli occhi verdi) e si intitola "Bad or no?". L'altra invece è ideata su Dramione ovvero Draco Malfoy ed Hermione Granger di Harry Potter ovviamente, chi non conosce la saga più bella del mondo. La Fanfiction si chiama "Il ballo del giglio" è molto bella ve la consiglio. Bando alle ciance pubblico il finale tra un paio di giorni, non preoccupatevi non vi faccio attendere molto.
Bacioniiiii
Grace.
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