26. Sad.
Il giorno dopo sto davvero una merda totale.
Dopo essermi preparata e vestita, inizio a raccattare le mie cose per la stanza e le ripongo ordinatamente nelle valigie. Apro l'armadio e piego le magliette, le gonne, i vestiti e i miei indumenti per infilarli nella valigia rosa, grande.
«Non ci posso credere - dice una voce alle mie spalle - Siamo venuti qui, insieme, con l'idea di passare l'estate alle Hawaii e divertirci. Non pensare allo studio, al nostro futuro. Siamo venuti qui per stare insieme, noi cinque. Adesso fai le valigie, tentando di non piangere, perché ti hanno spezzato il cuore. Il tuo amore estivo.» la voce di Zayn si avvicina sempre di più.
Il suo mento si posa sulla mia spalla e chiudo gli occhi, beandomi della sua presenza che riesce a calmarmi leggermente. Le sue braccia mi circondano e io poggio la mia mano sul suo avambraccio. «Zayn...» mormoro.
«Va tutto bene. Torneremo a casa, riprenderemo le nostre vite e nel tuo caso, potrai riniziare. Con qualcun altro che non sia Louis.»
Mi giro, incontrando i suoi occhi marroni. «Tu pensi che sia perdonabile quello che ha fatto?»
«Voglio essere egoista e dirti di "no", perché io spero tu sia mia. Ma se dovessi essere sincero, posso risponderti "sì".»
Faccio un respiro profondo e mi ravvivo i capelli. «No, hai ragione. Non è perdonabile, per quanto io lo voglia.»
Sollevo il volto, trovando il suo a pochi centimetri dal mio. Le sue labbra sono dischiuse e il suo profumo mi arriva forte e chiaro, come la notte in cui siamo stati a letto insieme. Sento le sue mani posarsi sui miei fianchi e accarezzarli con dolcezza. Osservo le sue labbra, sentendo l'improvviso bisogno di baciarle. Mi metto in punta di piedi, ma appena sfioro la sua bocca, due colpi di tosse ci fanno staccare.
Niall è sulla soglia della porta. «Ehm, scusate. - fa una pausa, in imbarazzo - Mary, io sto andando a salutare Gigi e Roxy, vuoi venire?»
Annuisco, rossa come un peperone. «Ok.»
Quando varco la porta del bar, mi ricordo di tutte le altre volte in cui l'ho fatto nel mese precedente. Di quando avevo dei tacchi vertiginosi e la camminata da zoccola, o di quanto avevo indosso una gonna rossa spagnola e delle nacchere in mano. Gigi sta servendo una ragazza, ma quando ci vede, sorride radiosamente. «Mary, l'amico biondo che sembra Paris Hilton al maschile!»
Sobbalzo, ricordando che era stato Louis a dargli quel nomignolo.
Gigi ci viene incontro, con la sua testolina pelata più lucida del solito. «Allora? Sei qui per parlare con Louis?!» è allegro.
Abbasso lo sguardo.
«Siamo qui per salutarvi. Oggi partiamo.» dice Niall al mio posto, circondandomi i fianchi con il braccio. Poggio la fronte contro la sua spalla, abbracciando il mio migliore amico irlandese.
Gigi spalanca gli occhi. «Ma... No! Non potete! Mary, per fav...»
«Non dire niente, Gigi, deve andare così.» commento con voce flebile.
«No. Non ho mai visto due ragazzi amarsi come fate voi. E' sprecato. Dovete stare insieme.»
La forza delle sue parole e del suo tono di voce mi convince per un singolo secondo che forse ha ragione e che forse sto lasciando andare quello che potrebbe essere il ragazzo che amo e che vorrei trovare accanto a me tra vent'anni.
Sto per rispondere, ma lo sguardo di Gigi è oltre me e Niall. Sorride malignamente e mi afferra per il braccio. «Vieni con me.» dice trascinandomi verso il bancone.
«Cosa minchia...» borbotto.
Roxy mi fa un cenno sollevando in aria il coltello e Gigi mi fa entrare dentro la porta della cucina, vuota a quell'ora del mattino. «Resta qui!» mi impone prima di chiudere la porta e tornare di la.
No, ma stiamo scherzando? O qui si divertono tutti a prendermi per il culo, o forse sta tornando per violentarmi. Magari crede che io ami lui e non Louis.
Mi appoggio al muro bianco e chiudo gli occhi, assonnata.
Mi sento così triste. Sono così triste.
Non riesco a mandare via tutta la tristezza dal mio corpo. Non riesco a trovare una distrazione. Ogni volta che chiudo gli occhi, lui è lì, davanti a me. E' davanti a me in ogni cosa che guardo o faccio. Lui è sempre con me e non vedo come potrò dimenticarlo. Forse non voglio e non mi sto impegnando o più semplicemente non ce la faccio, perché dimenticarlo sarebbe come dimenticare la felicità e dare il benvenuto a questa sensazione costante di tristezza e vuoto che provo nel cuore.
Alla mia destra la porta si apre e si richiude. Non apro gli occhi perché non mi interessa vedere chi sia entrato. «Gigi, vai veloce. Ma usa il preservativo.» dico.
Se mi deve violentare, che non mi metta incinta.
«Cosa?»
Spalanco gli occhi, trovando Louis davanti a me. Indossa una canottiera grigia che lascia scoperte le braccia, dei jeans scuri e delle converse. I capelli sono spettinati e i suoi occhi azzurri sono semplicemente bellissimi. Mi fanno subito venire voglia di piangere e gridare dalla gioia contemporaneamente.
«Che ci fai qui?» chiedo.
«Mi ci ha spedito Gigi.»
La sua voce. I suoi occhi. Le sue labbra. Sento gli occhi pungere e il desiderio improvviso di abbracciarlo. «Bene.»
«Oggi parti?»
Annuisco.
«Bene.»
Silenzio. Quando torno con lo sguardo a Louis, lo scopro osservandomi bene. Non sposta gli occhi dai miei, nemmeno un secondo e la cosa mi fa tremare le gambe. Il cuore galoppa velocemente e lo stomaco è in subbuglio. Fa qualche passo avanti, fino a trovarmelo vicinissimo. China la testa fino a poggiarla nell'incavo tra il mio collo e la spalla. «Non andartene.» mormora solamente, prima di stringere le braccia intorno al mio corpo.
Rimango immobile, tentando di resistere, e più passa il tempo, più mi rendo conto che è tutto inutile.
«Hai sbagliato a mentirmi, Louis.»
«Lo so. L'ho fatto solo perché mi piacevi. Tutti sbagliano.»
«E io ho sbagliato ad andare a letto con Zayn.»
«Lo so. L'hai fatto in un momento di debolezza. Non ti condanno. Come sbagliano tutti, possiamo sbagliare anche noi, amore.»
Sussulto. Mi ha chiamata "amore"?
«Si, ti ho chiamata "amore", perché ti amo. Ti giuro con tutto il cuore che ti amo, come non ho mai amato nessuno.» la sua voce trema.
Lentamente sollevo la mia mano per arrivare alla base del suo collo. Accarezzo i suoi capelli dolcemente, passando al centro della nuca, con movimenti delicati e leggeri. «Odio il fatto che tu mi abbia mentito - ammetto - ma odio di più il fatto di non riuscire a odiarti completamente per avermi mentito, Louis.»
Lui non dice niente.
Così la mia mano passa alla sua schiena. La infilo sotto la sua canottiera per sentire il calore della sua pelle, liscia al contatto con il palmo della mia mano. Faccio scorrere le unghie sulle sue spalle, sempre con estrema delicatezza.
«Odio il fatto che tu mi abbia presa in giro - esordisco - ma odio di più il non riuscire a non amarti. Sei ovunque, Louis. Sei in ogni cosa che dico, faccio o penso.»
«Tu sarai sempre in ogni cosa che dirò, farò e penserò. Puoi andartene, adesso, aprire quella porta, prendere le tue valigie e salire su quell'aereo. Io non dimenticherò mai ogni singolo istante passato con te. I pistacchi, Boobs Kitty, tu che ti lanci da un muretto per me, il modo in cui ridi e il tuo essere pazza quando hai il ciclo. Sarai sempre in ogni mia azione quotidiana.»
I nostri sguardi si incontrano per la seconda volta. Afferro il suo volto tra le mie mani e lo bacio per prima. Gli mordo il labbro, mentre una lacrima scende velocemente e si mischia con la sua pelle.
«Puoi andare, adesso. Apri quella porta ed esci dalla mia vita, ma sappi che non sarò mai io a farlo.» mormora sulle mie labbra.
Mi stacco di malavoglia. La sua mano cerca la mia, in un ultimo tentativo di farmi rimanere con lui. Mi allontano, camminando all'indietro e mi volto verso la porta. Poggio la mano sulla maniglia e faccio per abbassarla, ma qualcosa cambia.
Sento la presenza di Louis dietro di me. Sento quello che potremmo essere se lo perdonassi. So che quello che potremmo essere se lo perdonassi sarebbe qualcosa di magnifico.
Mi volto improvvisamente e mi getto addosso a lui, affondando il volto sul suo petto e assaporando il suo profumo. «Non vado da nessuna parte senza di te.» mormoro.
Lui sorride, con gli occhi lucidi e china il capo dandomi un altro bacio. Un bacio carico di gioia, di amore, di speranza.
Delle grida dal bar ci interrompono. Aggrotto la fronte, mentre sento due voci maschili gridare sovrastando le urla della gente.
Molto stupidamente mi stacco da Louis e spalanco la porta della cucina. Il cuore smette di battere in un secondo quando vedo i clienti che dieci minuti prima erano tranquillamente seduti mangiando, tutti a terra, rannicchiati. Due uomini con indosso due passamontagna sono al centro del locale con due pistole in mano. Uno dei due vede me e Louis. «Voi due! Fuori da lì con le mani in aria. Subito! A terra!» ordina mentre io e Lou usciamo e prendiamo subito posto per terra. Accanto a me c'è una bambina di cinque anni, con le orecchie coperte dalle mani di quella che probabilmente è la madre.
«Oh mio Dio.» sussurra Louis.
L'uomo che ci ha imposto di uscire, è davanti a noi e ci fissa insistentemente. Io tengo gli occhi incollati al pavimento, mentre la consapevolezza del fatto che i due sono armati si fa spazio nella mia mente.
L'altro ragazzo sta puntando una pistola alla tempia di Roxy. «Apri la cassa e dammi tutti i soldi. Ora, stronza.» urla.
Roxy, spaventata, digita qualche tasto nella cassa e tira fuori tutti i soldi. L'uomo la spinge a terra e infila tutte le banconote e le monete in una sacca.
La mano di Louis stringe forte la mia, e mi ritrovo a ricambiare la stretta con altrettanta forza.
Poi mi accorgo il perché del suo gesto.
L'altro rapinatore mi sta puntando contro la pistola, esattamente al centro della mia fronte. Sorride maliziosamente. «Sei proprio carina, lo sai?» domanda con voce poco sobria.
Deglutisco rumorosamente. Louis si avvicina ancora di più a me. «Tu, allontanati da lei, subito.»
Lou scuote la testa. «Scordatelo.» sibila.
«Louis, fai come ti ha detto.» mormoro spaventata.
L'uomo mi afferra per il polso, facendomi sollevare. Louis tenta di riafferrarmi, ma quando il ragazzo gli punta la pistola contro, torna al suo posto con i pugni serrati.
«Vieni qui, bellezza.» mi dice facendo scorrere la pistola lungo il mio collo per poi passare alla schiena.
Sento i brividi lungo la pelle. Brividi di terrore. Terrore che possa premere il grilletto. Terrore che possa fare altro.
«Non farle del male, ti prego.» la voce di Louis risuona nelle mie orecchie come una melodia dolce. «Ti supplico. Uccidi me, ma non lei. Quella ragazza è la mia vita, e senza di lei non ce la farei.»
Gigi, poco lontano da Louis, sta tremando. «Lou, allontanati, sono armati.»
L'uomo ride sonoramente e mi punta la pistola alla tempia. «Mi stai dicendo che se adesso premessi questo grilletto e le sparassi, tu staresti male?»
Louis non risponde.
«Quindi preferisci che faccia... questo?» la sua mano si posa sul mio fondoschiena, stringendolo con foga e scatenando la reazione che sperava di avere da Louis.
Louis fa per corrergli incontro. «Io ti ammazzo, non toccarla!» urla.
Gigi si avvicina a Lou. «Louis, no!»
Ma non fa in tempo a fermarlo, perché Louis si butta addosso a noi. Io rotolo a terra, la pistola a pochi metri da me. L'uomo ubriaco è dalla parte opposta, con Louis sopra che lo picchia brutalmente. E' troppo ubriaco o fatto per ribellarsi.
Solo allora noto l'altro compagno venirmi incontro puntandomi la pistola addosso. «Lascia il mio amico o la uccido!» grida.
Non riesco a respirare. Sento il fiato mozzarsi. Il terrore si impossessa di me. E se sparasse davvero? Non può spararmi. Non adesso che tutto sembra essersi messo a posto.
Louis non lo ascolta e continua a picchiarlo. «Non la devi toccare!»
«Louis, fermati!» grida Gigi disperato.
L'uomo davanti a me sorride. «Addio, bellezza.» sussurra prima di premere il grilletto.
Non realizzo quello che è successo fino a quando non sento qualcosa colpirmi il petto e oltrepassarlo, esplodendo all'interno. Lancio un grido lancinante, che fa voltare Louis.
Vedo tutto sfocato, ma riconosco le scarpe dell'uomo che mi ha sparato andare verso l'amico e trascinarlo via malamente dal locale.
Subito le mani di Louis mi accarezzano il volto, e le sue lacrime cadono sulle mie guancie. «Oh, cazzo. No, no. Mary. Mi senti? Mary?»
«Mh, sì.» dico con voce strascicata.
Il petto mi fa male. Sento il corpo andare a fuoco. La vista mi si appanna, le orecchie si stanno tappando.
«Chiamate un'ambulanza! Gigi! Muoviti!» la voce di Louis è isterica. Iniziano i singhiozzi e sento il suo capo poggiarsi sulla mia pancia e dondolarsi disperatamente.
«Non... ce... la... faccio.» sibilo senza forze. Una lacrima scende dal mio occhio.
Lou solleva la testa di scatto e mi prende il viso tra le sue mani. «Tu ce la farai. Mi hai sentito? Ce la farai. Ti ricovereranno, guarirai, staremo insieme. Hai capito? Ce la farai!»
Scuoto debolmente la testa, mentre gli occhi mi si chiudono.
«Apri gli occhi, Mary. Aprili. Rimani con me. Stai sveglia, amore mio. Ti prego, stai sveglia!»
Vorrei stare sveglia, Louis. Lo farei solo per te, credimi. Ma non ne ho la forza. Non riesco a lottare. Il dolore è troppo intenso.
Gli occhi si chiudono pesantemente.
Sento Louis gridare: «L'ambulanza!» prima di vedere il buio.
Riesco chiaramente a sentire i battiti del mio cuore arrestarsi.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro