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10. He killed my grandma's cat.






Quando entro nella cucina, il giorno dopo, trovo Zayn seduto, intento a fare colazione. Solleva lo sguardo verso di me, e sorride, leccandosi un labbro. “Buongiorno.”
Diciamo che è lo stesso tono con il quale uno direbbe: “Sono bollente di passione solo per te, piccola micetta.”
“Anche a te.”, rispondo. Rimango impalata davanti a lui, insicura. Mi sta fissando in modo strano, e la cosa non mi piace, stranamente.
“Allora?”, chiede.
“Allora cosa?”, chiedo.
“Io e te.”
Mh? “Io e te cosa?”
Alza gli occhi al cielo e afferra una banana dal cestino della frutta. Me la mostra, con un sopracciglio inarcato. “Adesso capisci?”
Sinceramente? No. “No, Zayn.”
Sbuffa e sbatte la banana contro il tavolo, fischiettando.
“Zayn? Hai fatto colazione con il nuovo nesquik bianco?”, domando.
Sorride e si mette in piedi, lanciando la banana alle sue spalle, che finisce per sfracellarsi a terra. Splat. “Inizia con ‘s’ e finisce con ‘o’.”
Che minchia di problemi ha? “Sombrero?”
“No.”
“Sasso?”
“Nah.”
“Sterco?”
“ Sesso. La nostra scommessa!”, esclama spazientito.
Ah. “Oh, giusto.”
Le sue mani si posano sui miei fianchi, e ancora una volta si avvicina a me con aria minacciosa. “Ho letto in una rivista che farlo in cucina, con l’aroma di agrumi e fragole, rende il tutto più fruttoso.”
No, no, no! Starnutisco violentemente, inondando di saliva la faccia del Pakistano. Pakistàn alla salivà. Lui chiude gli occhi e si passa il palmo della mano sul volto, scocciato. “Hai ancora il raffreddore?”
Annuisco.
“Va bene.”, mormora allontanandosi e tornando a sedersi sul tavolo.
Un po’ mi dispiace. Insomma, è la seconda volta che gli do buca. Non dev’essere bello, no? “Zayn, io…”
Solleva la mano, facendomi cenno di bloccarmi. “Non dire niente. Ho sbattuto una banana contro un tavolo rendendomi ridicolo. Vai a conquistare quel Louis, su.”

Quando faccio il mio ingresso al bar Domenica D’Agosto, Roxy alza gli occhi al cielo, infastidita. “Ancora?”
“Sì, ancora. Non ti libererai mai più di me!”, le dico sedendomi al bancone.
Oggi ho un piano infallibile, in mente. Nessuno stupido travestimento, niente finti nei o accenti tedeschi. Non farò finta di essere una ragazza perbene. Oggi ho una tecnica innovativa.
Sembra un po’ la pubblicità delle nuove strisce depilatorie? ‘Nuove strisce Veet, con tecnica innovativa! Facile, easy. Lo facco io!’ Ogni volta che dicono “lo faccio io.”, mi girano i coglioni.
Chi vuoi che te la faccia la ceretta? Tuo padre? Sta minchia?
“Ti senti bene, Mary?”, mi domanda la voce di Gigi, preoccupata. Apro gli occhi e trovo il pelatone con una tazza di cappuccino e panna in mano.
Annuisco. “Gigi? Ti sei lucidato la testa?”, chiedo incuriosita squadrandolo bene.
Lui appoggia la tazza davanti a me. “No.”
“Ah.”, prendo un sorso. “La vedo più lucida. Sembri una palla da bowling.”
Gigi sbatte un pugno sul bancone, accigliato. “Perché?!”, esclama.
Con chi ce l’ha questo drogato? Bevo un po’ di cappuccino e faccio per estrarre il cellulare dalla borsa, ma lui mi blocca. “Spiegami cosa ti ho fatto di male.”
“Tu non hai fatto niente, Giggì.”, lo rassicuro. “Sono i tuoi genitori che avrebbero dovuto usare il preservativo.”
Gigi sbuffa dal naso, come un toro senza capelli. “Perché sei sempre cattiva con me? Io ti tratto bene e tu mi prendi sempre per il culo!”
Alzo gli occhi al cielo. Oggi si sente trasgry e vuole a tutti i costi fare il duro. Andiamo, Gigi, lo sappiamo che non sai fare un cazzo e che non vali un cazzo, tu e le tue stupide domeniche d’agosto. “Gigi, c’è un tavolo che aspetta di essere servito. Vai.”
Ci guardiamo negli occhi qualche istante, dopodiché lui scrolla le spalle. “Ok.”, dice semplicemente e si allontana saltellando.
Lo fisso, scioccata. “Che problemi ha?”
La signora cinese del concerto di qualche sera prima, si siede accanto a me, ordinando un caffè bollente senza zucchero. Ovviamente, è tutto voluto dalla divina provvidenza: la vecchietta, con il suo chignon, mi copre il volto di Louis!
Mi sposto verso destra, ma la nonna fa la stessa mossa. Provo verso sinistra, e lei mi imita ancora.
“Ma tu gualdale me, o lui? Pelchè se tu gualdale me, io vedelmela blutta!”, esclama spaventata.
Oh, cielo. “Sono etero, nonna. Fatti i cazzi tuoi e non segarmi le palle!”
“Tu maleducata.”
“Tu rompicoglioni.”
“Tu maleducata.”
“Tu ripetitiva, nonna.”
“Tu maleducata.”
“ Ascallò, hai rotto le trincee, nonna.”
“Tu maleducata.”
Mi sporgo in avanti, urlando. “L’ho capito! Cazzo, mi sembri una minchia di disco rotto impallato sulla stessa canzone!”
“Come Gigi.”, si aggiunge qualcuno.
“Esatto!”
La nonna scrolla le spalle e si sposta qualche sgabello più avanti. Finalmente posso vedere Louis, che legge tranquillamente il suo libro. Immagino sia uno di quei libri colti e pieni di valori. Un bestseller. Magari parla della guerra. Oppure della condizione delle donne in Afghanistan. O magari sta leggendo letteratura italiana! Sì, Louis è un ragazzo colto e acculturato…
Louis solleva un po’ il libro, lasciandomi scorgere il titolo.
E acciminchia. Come non detto.
“Biancaneve e i sette nani: il nuovo libro illustrato con disegni a colori.”
Porca minchia. Acculturato un par de balle.
“Roxy, ehi?”, chiamo a bassa voce. Lei si gira con un grugnito: è sempre così felice di servirmi! “Puoi portarmelo un bicchiere d’acqua?”
Lei grugnisce ancora. “E dove siamo? In un bar? Prenditelo da sola.”
Inarco un sopracciglio e lei mi poggia violentemente il bicchiere in vetro sul bancone. “Se si scheggia, lo ripaghi.”
Perché le sto così tanto sulle palle?
Scuoto la testa: è l’ultima delle mie preoccupazioni, adesso che ci penso. Immergo due dita nell’acqua e me le passo sul volto più volte. E tre, due, uno… via! Inizio a piangere, prima in modo soft e dopo con singhiozzi e sussulti. In pochi istanti il bar si è riempito del mio piangere disperato. Con la coda dell’occhio noto Louis guardarmi, confuso.
Roxy sta affettando, infuriata. “Le affetto le tette, e vedi come piange.”
Gigi sta sciacquando un bicchiere e seguendo la scena, confuso quanto Louis, almeno.
Visto che Mister Smemorino non si fa avanti per soccorrere una fanciulla indifesa, con un gesto improvviso di coraggio, afferro il bicchiere e me lo getto in avanti, bagnandomi completamente la faccia e anche la maglietta.
Roxy scuote la testa, disgustata. “Che cogliona.”
“Dopo ne riparliamo.”, la minaccio.
Riattacco con il pianto e fingo un singhiozzo, che sembra più un orgasmo. Sono pronta a chiedere il secondo bicchiere d’acqua, quando una mano si posa sulla mia spalla. “Ehi, va tutto bene?”
Finalmente!Louis è in piedi davanti a me, e mi guarda sconcertato. Probabilmente si sta domandando come le mie lacrime possano essere colate lungo la maglietta. “Sì…”, mormoro.
Lui sorride e annuisce e fa per andarsene, quando lo afferro per il polso e lo volto verso di me. “Ok, no.”
“Cosa… ehm… ti turba?”
Oh, andiamo. Cosa mi turba? Non siamo in un confessionale, tesoro! “Il mio ragazzo mi ha mollata.”
“Oh, be’, mi dispiace.”
Mi accorgo che in effetti non suona molto tragico. Devo aggiungerci qualcosa che colpisca. Boom. “Prima mi ha tradita.”
“Oggi sembra essere diventato uno sport tradire.”, commenta.
Ecco, come non detto. E’ ancora poco seria la cosa. “Mi ha tradita con un ragazzo!”
Louis fa un verso dispiaciuto. “Accidenti.” Lentamente si siede nello sgabello davanti a me.
“E poi ha ucciso il gatto di mia nonna.”, aggiungo per dare un tocco br al racconto. Insomma, far morire qualcuno aiuta sempre. Prendete come esempio Nicholas Sparks. Fa sempre crepare un personaggio dei suoi romanzi.
Louis maschera una risata. “Che stronzo. Il gatto non doveva ucciderlo.”
Gli do una spinta. “Esatto! Mi tradisci con un maschio, uccidi il gatto di mia nonna e poi parti in Italia con un’altra ragazza?”
Ah-ah! E poi non sono una brava regista. Guardate un po’ il racconto che ho tirato fuori! Potrebbero chiamarmi per scrivere una nuova stagione di Beautiful. Sono troppo brava. Potrei fare che Ridge muore, Brooke lo tradisce con sua madre, poi Ridge spunta dieci puntate dopo dicendo che era uno scherzo e lì vede Brooke che se la fa con sua madre e…
“Quindi ti ha tradita con un ragazzo, ha ucciso il gatto di tua nonna e poi è scappato in Italia con un’altra ragazza?”
Annuisco e mi asciugo una lacrima finta. “Sì. Sto malissimo. Mi sento come se il trattore di zio Michele, facendo brum brum, avesse investito il pulcino pio e poi me.”, commento. “E se ci pensi fa davvero schifo. Perché le penne giallognole del pulcino sono rimaste nelle ruote, e mi sono finite in bocca. La cosa è orribile!”
Gli occhi azzurri di Louis mi guardano qualche istante. Infine scoppia a ridere, sotto il mio sguardo allibito. Cioè, io ti racconto una storia tragica, dove c’è pure una morte, e tu mi ridi in faccia?
“Questo racconto te lo sei inventato al momento, o ci hai pensato la notte?”
Ah, acciputtana. Mi ha sgamata. “Come hai fatto a capire che me lo sono inventato?”, chiedo.
“Oh, sai.”
Tossisco, prendendo un sorso di cappuccino.
Lui ride ancora più forte. “Cosa c’è ancora?”, domando infastidita.
“Ti è rimasta della panna sui baffi.”
Sporgo in fuori il labbro e mi osservo la piccola nuvoletta di panna che vi si è posata sopra. “Aia, sto per diventare strabica!”
Lou sghignazza e afferra un fazzoletto, per poi passarmelo sul volto e pulirmi dalla panna. “Ecco fatto.”
“Grazie.”
Rimaniamo in silenzio, a fissarci. La cosa non mi piace. Mi mette in soggezione.
Tomlinson alza gli occhi al cielo e si mette in piedi. “Ti sei buttata un bicchiere di acqua addosso, hai pianto come una disperata e ti sei inventata una storia ridicola per avvicinarmi, e alla fine non mi lasci nemmeno il numero o non mi inviti ad uscire?”
Comecomecome?“Pardon?”
“Niente, ciao.”
Ci impiego pochi secondi a capire che devo rincorrerlo. Esco in fretta dal bar e cammino lungo il tratto di sabbia del parcheggio. Louis sta salendo sulla sua macchina, scocciato. “Ehi, aspetta!”
Lui si volta. “Cosa vuoi ancora?”
“Io… Io… Ti va di vederci, stasera?”
“Adesso me lo chiedi?”
Eh, però, cicci, chi si accontenta gode! “Andiamo.”
“Non mi…”, inizia a parlare, ma un ragazzo lo interrompe. Ha una borsa a tracolla, contenente dei giornali del luogo.
Ci saluta, sorridente. “Giornale?”, lo porge a Louis.
Lui si scusa. “No, mi dispiace. L’ho già letto.”
Ma quando vedo i suoi occhi azzurri lanciare un’occhiata alla prima pagina, capisco cosa ci sia di davvero sbagliato in quello che sta accadendo. Sulla prima pagina c’è scritta la data di oggi.
Oggi è il sette luglio.
Louis crede di stare vivendo il quattordici giugno.
“Sette luglio?”, esclama con mio orrore. “Oggi è quattordici giugno, non è possibile.”
Oh, merda.

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