Capitolo 1 : The Very First Night
Questa è una storia d'amore in autunno, nella stagione delle foglie volanti durante la quale due anime si incontrarono nel buio di una biblioteca. Si spogliarono dei loro pregiudizi con frasi sussurrate al riparo dal freddo ed iniziarono a far parte l'uno della vita dell'altra. Ci vollero soltanto tredici notti autunnali per unirli.
La loro storia nacque in una stanza al secondo piano, da un libro scivolato dalle mani e dall'eco di un rumore nel buio. Ava voleva amare e Ryan sotto sotto non desiderava altro che essere amato. Bramavano lo stesso tipo di sentimento: caldo, vibrante, incondizionato. Non doveva essere struggente o complicato anzi tutto il contrario. L'amore che anelavano era semplice, tranquillo, colmo di quella soave sensazione di familiarità e pace.
Divisi da una parete di libri non sapevano ancora l'una dell'altro. Erano da poco passate le nove di sera, Ava aveva trascorso tutto il pomeriggio china a preparare l'esame che avrebbe dovuto sostenere da lì a pochi giorni . Con alcuni ciuffi biondi raccolti dietro la nuca, i gomiti appoggiati al tavolo dell'aula studio ed una gamba sopra l'altra, stava rileggendo la stessa riga da quindici minuti almeno. La pancia le brontolava e gli occhi le stavano iniziando a pizzicare di stanchezza. Si tolse gli occhiali da lettura e si passò le mani in viso.
L'aula era silenziosa, confortevole e piccola. Nelle due pareti ai lati erano posizionate le griglie di scaffali dov'erano appoggiati i libri, nel lato parallelo alla porta invece, si trovava una finestra enorme che si affacciava sul campus. Solo una volta guardato da quella parte, Ava si rese conto di quanto fosse stata chiusa nella sua bolla. Il cielo era ormai diventato scuro e ad illuminare la stanza erano rimaste: la luce giallastra che proveniva dal soffitto e le piccole abat jour sopra il tavolo.
Ryan nell'altra stanza, identica a quella in cui si trovava la ragazza, stava cercando di non perdere la ragione. Il tutore che gli fasciava la spalla destra era scomodo e non gli lasciava margine di movimento, stava provando, con risultati piuttosto fallimentari, a scrivere con la mano sinistra. Ora, non solo aveva una spalla lussata, ma anche un polso che gli doleva dallo sforzo, sbuffò. Purtroppo l'incapacità di fare una cosa elementare come lo scrivere non era l'unico motivo della sua frustrazione, anzi.
Ciò che lo tormentava era il fatto di doversi astenere dagli allenamenti per almeno due settimane, che sarebbero potute diventare tre se il medico non avesse riscontrato miglioramenti, il quale si andava ad aggiungere al fastidio che lo teneva sveglio la notte.
Ava decise di andare a sgranchirsi le gambe e passare a prendere qualcosa da sgranocchiare prima di ricominciare lo studio. Per fortuna sarebbe potuta rimanere lì per altre due o tre orette. La Binghamton University, durante il periodo di esami, chiudeva la biblioteca ben oltre l'orario di chiusura standard che erano le otto, di modo da dare agli studenti piena e libera consultazione ai manuali. Era in più un luogo molto comodo per gli studenti che alloggiavano al campus che se la trovavano a pochi passi.
Era l'unico posto in cui Ava riuscisse a studiare. Non solo perché condivideva la stanza con altre due persone, il che non le permetteva di concentrarsi con rumori di sottofondo che potevano variare da: telefonate, musica, preparativi per la serata o qualsiasi altra cosa che le sue compagne avrebbero potuto inventarsi pur di passare il tempo. Ma in secondo luogo, la sua stanza non la rendeva per niente produttiva. Finiva sempre distesa a letto a leggere o guardare il telefono e con gli esami alle porte non poteva permetterselo.
Si diresse verso le macchinette e dopo essersi fatta una scorpacciata di stuzzichini ritornò indietro. Ripercorrendo il corridoio per raggiungere l'aula, proprio mentre passò davanti una porta aperta alla sua sinistra, sentì un tonfo frantumare il silenzio.
Ava si arrestò sulla soglia, dove vide Ryan chino a terra con una manciata di volumi ai suoi piedi.
Non le fu possibile vedere i lineamenti del suo viso con il ciuffo dei capelli che li copriva, ma l'occhio le cadde subito sul tutore che gli sosteneva il braccio destro. Con movimenti goffi e scoordinati, il ragazzo sbuffando cercava di raggruppare i libri caduti in uno stesso punto da cui poi uno ad uno, li avrebbe tirati su. Lui non si era ancora accorto della presenza della giovane che senza esitare oltrepasso l'uscio, mollò i pacchetti di snack sul tavolo al centro della stanza e lo raggiunse.
"Aspetta, ti do una mano" lo sguardo di Ryan scattò nella sua direzione ed i loro occhi si incrociarono.
Ava si inginocchiò di fronte a lui, prese alcuni dei libri dal pavimento e lo aiutò ad avere una migliore presa di quelli che aveva lui nell'unica mano disponibile, e li appoggiò sul tavolo.
"Pesano quanto dei massi. Cosa ci dovranno mai fare? Costruirci delle fondamenta?" Cercò di rompere il ghiaccio lei, non rendendosi conto di quanto quella frase suonasse ironica considerato che si trattava di tomi di architettura. "Una cosa del genere" Gli rispose lui una volta lasciati i libri sulla scrivania.
In quel momento uno di fronte all'altro, Ava si prese un momento per scrutarlo. Il ragazzo davanti a lei era attraente. Riccioli castani gli incorniciavano il viso arrivando fino a poco sotto la tempia, occhi marroni chiaro con ciglia scure a contornarli, viso snello e mento leggermente squadrato.
Vicino al labbro inferiore una cicatrice che Ryan si era fatto durante una partita all'età di quattordici anni quando, giocando, la scarpa con i tacchetti di metallo di un altro ragazzino gli erano arrivati proprio in faccia mentre cercava di arrivare in casa base.
"Grazie per l'aiuto. Devo ancora farci l'abitudine" indicò il braccio. Dal canto suo il ragazzo socchiuse appena gli occhi e la squadrò. Non sarebbe riuscito a descrivere cosa fosse ma Ava emanava solo sensazioni positive. Gli occhi di lui caddero, attratti come da un magnete, sulle labbra sottili di lei nel momento in cui emise un sorriso poco più che accennato e timido.
I lineamenti della ragazza erano dolci ed aggraziati. Il naso alla francese era perfettamente proporzionato al suo volto. I capelli lunghi e biondi erano legati in un codino mentre gli occhi chiari lo studiavano con curiosità. Tono fine rispecchiato anche nel modo di vestire. Quel giorno aveva indossato una camicetta a maniche lunghe nera, una gonna rosso scuro con una fantasia a quadri tratteggiati con nero e marrone. A coprirle le gambe delle parigine nere che la facevano sembrare più alta di quanto fosse in realtà, rispetto alla figura sovrastante di Ryan infatti, Ava gli arrivava poco più sotto del collo.
"Figurati nessun problema" gli rispose portandosi un ciuffo dietro l'orecchio. Nessuno dei due era stupido, perciò ad entrambi non era passato inosservato quel momento in cui l'un l'altra si erano osservati. Mentre lui non diede a vedere quanto lo avesse condizionato, lei non ci riuscì.
Bastava guardarla in viso per vedere l'imbarazzo sorgere. Le guance le si imporporarono, si morse il labbro inferiore agitata e dovette fare uno sforzo non indifferente a non distogliere lo sguardo dal suo.
Cercando di scappare da quell'imbarazzo riprendendo le confezioni di merendine che poco prima aveva lasciato sul tavolo.
"Wow, devi sfamare l'esercito?" Inarcò il sopracciglio guardando la quantità di barrette nelle sue mani.
"Oh no sono tutte per me." "Sarai molto affamata se hai dovuto svaligiare un'intera macchinetta per quelle."
"Affamata e disperata" annuì "O queste o sette tazze di caffè. E visto che detesto il retrogusto che mi lascia non era il caso." Sorrise portando verso il suo petto le merendine mordendosi leggermente il labbro inferiore. "Nottata di studio?" chiese Ryan e lei annuì una seconda volta.
"Tra due giorni devo consegnare un saggio che dovrebbe essere di almeno diciotto pagine. Sono a cinque. Solo un miracolo potrebbe aiutarmi a finirlo in tempo." "O una notte insonne" La incalzò Ryan.
"O una notte insonne" le si allargò un sorriso, molto meno trattenuto dei precedenti.
"Sono Ryan comunque" disse ricordandosi di non essersi presentato. "Ti stringerei molto volentieri la mano ma-" si interruppe con un sorriso che gli illuminò pure gli occhi facendo cenno verso il tutore che la intrappolava.
"Ava, piacere" ricambiò lei.
Cari lettori, ᥫ᭡
se siete arrivati a questo punto del capitolo, vi ringrazio. Grazie di cuore per aver dato alla mia storia una possibilità.
vi chiedo pazienza e vi assicuro (o almeno spero) che i miei personaggi vi toccheranno e raggiungeranno nel profondo.
I miei capitoli sono lunghi e lenti, come avrete potuto constatare, ma più avanti capirete il perché.
Se vi va, non siete obbligati in nessuna maniera, lasciatemi una stellina e qualche commento per farmi sapere come sta andando la vostra lettura. ☆
Grazie ancora e al prossimo capitolo.
-Dairine ᥫ᭡
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