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"Ti amo"

«Morto. È morto.»
«Calmati, Remus...»
«Come posso calmarmi? Come?! È morto e io non ho potuto fare niente!»

Il volto ormai stanco dell'anziano professore pareva quello di una statua, alla luce della luna che filtrava dalla finestra, come a formare una pozza di luce che lo illuminava. Il volto di chi ne ha viste tante, e di chi ne avrebbe volute vedere la metà.

«Non puoi dire che sia colpa tua. Non avresti potuto farci niente, e lo sai bene.»
«Sirius è morto.»
«Ripeterlo non servirà, Remus» disse il Preside dolcemente.
«Lo so. Dannazione, lo so! Ma sono l'ultimo, capisce? Non ho più nessuno. Nessuno.»
«Non è vero» gli rispose Silente, sempre dolcemente «Pensaci. C'è ancora qualcuno.»

Remus lo guardò mettendo negli occhi del vecchio i suoi, pieni di lacrime.
«No.»
«Remus, ascoltami. Non posso decidere per te, ma posso darti un consiglio. Dille cosa provi. Chiedile scusa. Non lasciare che...»
«Cosa? Non lasciare che cosa?»

Il vecchio si tolse gli occhiali, avvicinandosi a Remus per essere sicuro che ascoltasse le sue parole.

«Non lasciare che il tuo amore per lei ti condizioni. Potrà sembrarti una contraddizione, ma quando avrai vissuto quanto me ti accorgerai che è la verità. Se non prima, come spero.»

Il silenzio calò su di loro, aleggiando sulla stanza, finché Remus non parlò.

«Mi faccia andare. Nel branco. Adesso.»
«Remus...»
«Lo avete detto voi: non potete decidere per me. Capitemi, e lasciatemi andare.»

E Silente capì, che fosse per lo sguardo o per l'intero corpo di Remus, proiettato verso di lui, quasi a voler sottolineare la sua decisione, che non avrebbe mai potuto fargli cambiare idea.

Si rimise gli occhiali.
«Quando intendi partire?»
«Il prima possibile» rispose quello «La prossima settimana.»
«Ne sei certo?»

È una domanda che viene sempre posta, questa, anche quando non ce n'è bisogno.
E in quel caso non ce n'era affatto bisogno.

«Sì.»

Il Preside annuì, congedandolo.
Sulla porta, però, lo fermò.
«Remus?»
«Sì?»

Silente lo squadrò un'altra volta. Pantaloni rattoppati, camicia spiegazzata, capelli prematuramente ingrigiti e spettinati.

Sguardo deciso.
Occhi di ghiaccio.

Chiuse gli occhi, sospirando un'ultima  volta.
«Quando esci chiudi la porta.»

Non ci volle molto perché tutto l'Ordine sapesse della partenza di Remus. Non era una notizia che sarebbe stata facilmente tenuta nascosta, e Remus non si aspettava certo che rimanesse tale.

La signora Weasley scoppiò in lacrime, mentre Arthur gli diede una pacca sulla spalla, annuendo.
Remus aveva l'impressione che se avesse aperto bocca avrebbe avuto la stessa reazione di Molly.

Piton ascoltò la notizia insieme agli altri, e non fece niente, almeno apparentemente.
Prima di lasciare la stanza, rimasto l'ultimo, lanciò a Remus un'occhiata così penetrante da fargli distogliere lo sguardo.

Prima di superarlo per andarsene, gli si parò di fronte.

Gli mise in mano una boccetta di cristallo.
«Un'unica luna» disse.
Digrignò i denti, poi parlò, facendo sembrare ciò che diceva un ringhio, tanta era la ferocia che aveva negli occhi.
«Ti avevo detto di stare attento.»
Poi lo superò, andandosene, senza lasciare che Remus rispondesse.

Rimane solo una persona.

Non avrebbe dovuto farlo, e lo sapeva.
Lo stava facendo lo stesso. E allora perché?

"Che senso ha chiederselo?" Pensò Remus, con esasperazione "Non saprò rispondermi lo stesso, no?"

Camminò verso la collina dove sapeva che l'avrebbe trovata. Era andato addirittura da sua madre per chiederle dove avrebbe potuto essere, e lei gli aveva risposto che sarebbe stata lì, perché vedere il tramonto la rilassava.

Il tramonto era passato da un pezzo, e perciò Remus aveva chiesto ad Andromeda di poter andare a cercarla personalmente, lasciando l'ospitalità di Casa Tonks, per addentrarsi nel boschetto che separava la casa stessa dalla collina.

E che, in quel momento, separava lui da Tonks.

Arrivato in cima alla collina non si sorprese di trovare Tonks sdraiata sull'erba, a guardare un cielo che di lì a poco sarebbe stato trapunto di stelle.

Per un attimo pensò che stesse dormendo, ma scartò subito l'idea.
Per quanto avesse la bacchetta alla mano, Remus era sicuro che Nymphadora Tonks non si sarebbe mai messa a dormire con così tanta tranquillità in così grande pericolo.

Si avvicinò a lei, che doveva averlo visto, poiché non cercò di Schiantarlo né di colpirlo, cosa di cui comunque si sorprese.

Le si sedette accanto, mentre lei si metteva seduta.

Per un attimo fissarono entrambi il cielo, poi Remus parlò.
«Non mi fai domande per capire se sono io o un Mangiamorte con la Polisucco in corpo?»
«Il tuo passo è sempre lo stesso» rispose lei, continuando a fissare il cielo.
«Se io avessi usato la Polisucco, i miei piedi e le mie gambe adesso sarebbero quelle di Remus John Lupin, non credi?»
«Non il tuo passo. Ogni essere umano ne ha uno, e uno soltanto.»

La sua voce appariva dura, ma fosse stata presente anche una sola sfumatura di tristezza, Remus l'avrebbe colta.
E così fu.

«Tonks...»
Lei si girò verso il suo viso.
«Non farlo. Non provarci.»
«Io... Volevo solo...»
«Volevi abbracciarmi» lo interruppe lei, secca «Non sei costretto, sai? Non ho bisogno di essere abbracciata, anche dopo la morte di Sirius. Non sono una bambina che ha bisogno di rassicurazioni.»
«Sto per partire per il branco» le disse, guardandola negli occhi «Credo... Credo di essere io ad aver bisogno di un abbraccio.»

Lei lo fissò, lo stupore dipinto negli occhi, che le rese ancora più chiari i capelli, già in precedenza di un grigio deprimente.

Poi, un attimo dopo, con lentezza, si avvicinò a lui e lo abbracciò.

Lui chiuse gli occhi, rimanendo lì con lei, finché poi non si staccò.
La strega lo guardò negli occhi.

«Non morire, Remus.»
«È per via di Sirius?» le domandò, in un sussurro.
«Sirius non è morto. Sirius è... in cielo. Lassù» rispose, indicando una stella lontana «il Sirio, nella Costellazione del Cane. Vicino ad Orione.»

Rimase in silenziò per un po', poi parlò di nuovo, portandosi le ginocchia al petto.

«Non riuscirei a sopportare la tua morte» sussurrò, girandosi verso di lui un attimo dopo «Remus, io...»

Non dirlo. Ti prego, non dirlo.

«...ti amo.»

Remus chiuse gli occhi, maledicendo sé stesso per essere andato lì. Ma d'altronde, se non ci fosse andato, si sarebbe maledetto ancora di più.

«Come?» le chiese, dando sfogo all'unica domanda di cui davvero, dal profondo del cuore, voleva avere la risposta «Come puoi amarmi? Non ho soldi, sono vecchio, molto più di te. E sono un Lupo Mannaro.»

Tonks non l'aveva mai sentito parlare di sé stesso con tanto disprezzo. Ed era sicura che niente avrebbe potuto eguagliare un tale odio nei suoi confronti.

Gli appoggiò una mano sulla guancia, passando il polpastrello del pollice sulle sue labbra.

«Non ho bisogno di un motivo, non mi importa. Di tutto questo, capisci? Non mi importa, né mai mi importerà.»

Lui la guardò, combattendo una guerra contro sé stesso, che gli imponeva di smetterla di parlare, di non trattenersi, di poggiare le sue labbra su quelle della ragazza che aveva di fronte...

A volte, per quanto strano e sciocco possa sembrare, vincere le guerre non è un bene.

«Devo andare, Tonks. Domani devo partire.»

Lo sguardo della ragazza fu così straziante che Remus, per un attimo, non riuscì a non pensare a sé stesso come ad un vero mostro.

Si alzò, non salutando Tonks e nemmeno voltandosi a guardarla.

Strinse i denti rafforzando la presa sul mantello, costringendosi a guardare davanti a sé, lasciandosi alle spalle la sua Dora e il Sirio, che dall'alto del cielo non poteva far altro che osservarlo, pregando che l'uomo tornasse indietro.

Remus proseguì per la sua strada.
Senza voltarsi.

Buona Domenica, gentaglia!

Non vedevo l'ora di pubblicare questo capitolo, che è uno dei miei preferiti (anche se c'è di meglio, intendiamoci), quindi, senza farla troppo lunga, ve lo chiedo: vi è piaciuto?

Come avrete capito, Sirius ormai se n'è andato, e per quanto voi me l'abbiate chiesto, non ho potuto salvarlo.

Fra l'altro, il fatto che lui sia andato nella Costellazione del Cane, praticamente accanto a quella di Orione, è un riferimento totalmente casuale ad una cosuccia che ho scoperto ieri a scuola, ovvero che le piramidi di Cheope, Chefren e Micerino sono disposte secondo lo schema della Cintura di Orione, parte della Costellazione, che secondo le credenze Egizie, è dove vanno le anime dei defunti una volta passate a miglior vita.

Forse Storia dell'Arte serve a qualcosa. Forse.

Nel prossimo capitolo, Remus partirà per il branco, che, ve lo assicuro, non è affatto come lo immaginate. Mi piace troppo sorprendervi, perciò state pur certi che lo farò anche questa volta.

Ora, sappiate che ho una notiziona: ho fatto un salto ai Gigli!

Per chi non lo sapesse, i Gigli sono un centro commerciale di dimensioni epiche, contenete la bellezza di 132 negozi. All'interno dei Gigli, possiamo trovare negozi del calibro di Foot Locker, Zara e Kiko, nonché alcuni negozi bellini bellini come, ad esempio, Primark.

Da Primark, udite udite, non si trova niente che oltrepassi la soglia dei quindici euro. Ma la cosa più emozionante, è che dentro ci sono vestiti, trucchi e accessori, e (cosa che sono certa sarà il vostro unico motivo di interesse) oggetti legati al Fandom.

Ebbene sì ragazzi, avete capito bene: lì la gente va' per comprare roba di Harry Potter. Come ti giravi, trovavi una ragazza con una maglia con su scritto Quidditch, Harry Potter o Hogwarts.

Tra me e mia sorella abbiamo praticamente svaligiato e depredato il negozio, arrivando a comprare la bellezza di quattro maglie inerenti ad Harry Potter, tre paia di calzini e una felpa, che ha comprato Sara.

Questa è una maglia, quando viene messa alla luce crea degli effetti colorati sul blu-verde, ma credo che in qualche modo si possa colorare anche di rosso e giallo.

Per il resto, ho comprato due felpe:

Il fatto che ci siano scritte in giapponese e in gotico (quella di sopra) è puramente casuale. Non è un riferimento ai manga, assolutamente. Spero si colga l'ironia nella mia voce.

Poi ho comprato un bellissimo (e strafigo) giubbottino felpato senza maniche ma col cappuccio, e un caldissimo maglione color cobalto.

Sara ha cercato di comprare una scatoletta con quattro mutande all'interno, ma, forse pensando che la pizza dell'altra sera ci avesse fatto ingrassare di circa 30-40 kg, ha infilato nella borsa della spesa un scatola con su scritto: "Taglia XL".
Con tutto il rispetto, così grandi non se le mette nemmeno mia nonna.

Poi, come ho già detto, siamo andati da Foot Locker. Tanto per fare un altro po' di pubblicità, a mio avviso non necessaria, ai Gigli e a Foot Locker, vi faccio vedere le scarpe che ho comprato.

Per chi se lo stesse chiedendo, sì, sono Jordan. Io amo le Jordan. Sarei capace di vivere solo con quelle.

Seriamente, qualcuno di voi può davvero dire che non siano meravigliose?

Ho ordinato le mie, mi arriveranno a casa, visto che lì non avevano il numero.

Bene, ora che ho finito di farvi la mia lista della spesa, possiamo passare alle cose un po' più serie.

Siamo quasi a 7mila visualizzazioni e 900 voti. Per la precisione, mancano circa 100 visualizzazioni e 10 voti.

Se non sbaglio, nel capitolo precedente avevo detto che ne avevamo raggiunte 6mila.

In tal caso mi chiedo: com'è possibile?

Fintanto che devo trovare risposta, vi rendo in possesso della possibilità (Dio, che bella frase) di farmi domande, a cui poi, naturalmente, risponderò, rompendovi le palle con un'altra nota dell'autore più lunga del capitolo stesso. Fatemi anche più di una domanda, anche la più piccola curiosità va' bene.

Piccola noticina: Ark_Gabriel_Jackson , sorella carissima, ti sto dando la possibilità di sputtanarmi davanti a tutti i lettori della mia storia, quindi non te ne approfittare, intesi? Altrimenti le tue nuove Vans potrebbero cadere in mio possesso, o peggio, essere espulse dalla casa. Ci siam capiti?

Bene, gentaglia, mi sembra di aver detto tutto, per questa volta.
Non vi faccio domande, visto che tanto voi le farete a me.

Grazie a tutti (e tutte), e ancora buona Domenica.

Moro

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